La tragedia della morte di Re Cecconi: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Tragediacecco3.jpg|right|180px|thumb|La prima pagina della Gazzetta]]
[[Immagine:Vianitti.jpg|thumb|left|180px|Via Nitti: dove era l'oreficeria ora c'è un ottico]]
[[Immagine:tragediacecco6.jpg|thumb|right|180px|Un libro edito nel 1977 sulla tragedia]]
[[Immagine:24ottobre76.jpg|thumb|left|180px|L'infortunio rimediato con il Bologna]]
[[Immagine:tragediacecco1.jpg|thumb|left|180px|Dic. 1976, Re Cecconi si allena al Flaminio per recuperare]]
[[Immagine:discecc77.jpg|right|thumb|180px|Un disegno raffigurante la tragedia]]
[[immagine:ceccomortestadio.jpg|180px|thumb|left|La prima pagina di Stadio]]
[[image:ceccobara.jpg|180px|thumb|right|La bara di Luciano il giorno dei funerali]]


► [[1976/77|Torna alla stagione]]
E' praticamente pronto a rientrare in squadra quando, il 18 Gennaio 1977, mentre il telegiornale della Rai (allora principale tg nazionale), chiudeva l'edizione serale, arrivò la notizia che il centrocampista della Lazio e della Nazionale era morto in una gioielleria a Roma, mentre era in compagnia di altri compagni di squadra. Si pensò inizialmente ad una rapina finita tragicamente, invece la morte del forte centrocampista fu dovuta ad un tragico scherzo finito male.
Quella sera di gennaio, si reca con il compagno di squadra Pietro Ghedin ad accompagnare un amico comune, Giorgio Fraticcioli (titolare di una profumeria), in una gioielleria di via Nitti a Roma, nel quartiere Flaminio, dove quest'ultimo doveva svolgere una commissione. I tre entrano poco prima dell'orario di chiusura. Il carattere estroverso di Luciano, gli suggerisce uno scherzo, che si rivelerà tragico, anche perchè il clima sociale del periodo non è certo dei migliori. All'ingresso si presenta col bavero alzato esclamando: "Fermi tutti questa è una rapina". Il gioielliere, Bruno Tabocchini, che non lo riconosce, anche perchè ha il bavero alzato e tiene una mano in tasca, simulando una pistola, lo scambia per un rapinatore vero ed estrae una pistola, vera, che teneva in negozio perchè già vittima di diverse rapine e spara. Re Cecconi, colpito in pieno cade mormorando "Era uno scherzo, era solo uno scherzo", morendo mezz'ora dopo; lasciando nel dolore non solo la tifoseria laziale da cui era adorato, ma l'intero modo sportivo italiano. Una morte che arriva poco più di un mese dopo dopo la perdita di Tommaso Maestrelli, stroncato da un tumore il 2 dicembre 1976. Luciano lasciava così a soli 28 anni, appena compiuti, l'adorata moglie Cesarina ed i figli Stefano di due anni e Francesca.


► [[Re Cecconi Luciano|La scheda di Luciano Re Cecconi]]
Tabocchini venne arrestato ed accusato per "eccesso colposo di legittima difesa"; processato in direttissima 18 giorni dopo, venne assolto per "aver sparato per legittima difesa putativa". Per una delle tante ironie del destino, che spesso gioca beffardamente con la vita, Luciano Re Cecconi era uno dei pochi, se non l'unico, giocatore della rosa laziale del tempo, a non possedere un'arma da fuoco.


► [[24 ottobre]] [[1976]]: [[Domenica 24 ottobre 1976 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Bologna 3-0|Lazio-Bologna 3-0]].
I funerali si svolsero presso la basilica romana di San Pietro e Paolo, a cui prese parte una gran folla. Le sue spoglie vengono poi tumulate nel cimitero di Nerviano. Il 30 gennaio 1977, alla ripresa del campionato, la Lazio è di scena a Cesena, nel minuti di raccoglimento decretato dall'arbitro Agnolin, un trombettiere solitario, intona il silenzio dalla curva locale, in uno stadio che rimane immobile dalla commozione.




Per [[Re Cecconi Luciano|Luciano Re Cecconi]] è l'inizio della sua quinta stagione nella Lazio. [[Domenica 24 ottobre 1976 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Bologna 3-0|Durante la partita]] s'infortuna ad un ginocchio e, zoppicante, abbandona il campo dello [[Stadio Olimpico - Roma|Stadio Olimpico]]. Nessuno può immaginare che il biondo centrocampista ha appena indossato, per l'ultima volta, la maglia che più di tutte gli ha dato gioie calcistiche, arrivando a vincere lo [[Scudetto]] e venendo convocato più volte in nazionale. Sembra essere un infortunio di poco conto, di facile guarigione, dove basta restare fermi un po' di tempo. In un mese torna ad allenarsi, ma proprio in questa delicata fase subisce una dolorosa ricaduta, rischiando addirittura l'intervento chirurgico. Luciano non si dà per vinto e, grazie alla sua forza di volontà, recupera a vista d'occhio.
Gli è stato intitolato lo stadio polifunzionale di Nerviano, sua città natale; un impianto dove fino alla metà degli anni 80' veniva disputato un torneo giovanile (cat. Allievi) a suo nome che aveva riscosso notevole successo in ambito Europeo; con Lazio e Pro Patria come squadre obbligatoriamente sempre presenti, oltre a Milan ed Inter, che richiamava sugli spalti migliaia di sportivi. Uno stadio in cui anche la Pro Patria ha giocato una gara ufficiale, quella del campionato di Eccellenza 1992-93, nel disgraziato periodo della (non)presidenza di Filippini.


Si allena solitario al [[Stadio Flaminio - Roma|Flaminio]] dove riceve anche la visita del suo amato allenatore [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]] ormai consumato dal ritorno del male che lo porterà di lì a pochi mesi alla scomparsa prematura. Martedì [[18 gennaio]] [[1977]]: gioca finalmente per intero la partitella d'allenamento con il resto della squadra. È felice, corre verso il dottor [[Ziaco Renato|Ziaco]] e gli confida: ''"Va meglio Dottore, mi sento pronto. Domenica a Cesena sono convinto che giocherò, facendo rimanere tutti a bocca aperta"''. E' praticamente pronto a rientrare in squadra quando, la stessa sera, mentre il telegiornale della Rai (allora unico tg nazionale) chiudeva l'edizione serale, arrivò la notizia che il centrocampista della Lazio e della Nazionale era morto in una gioielleria a Roma mentre era in compagnia di altri compagni di squadra. Si pensò inizialmente ad una rapina finita tragicamente, invece la morte del forte centrocampista fu dovuta ad un tragico scherzo finito nel sangue.
'''Bozza da fare'''


Quella sera di gennaio Luciano è in compagnia di [[Ghedin Pietro|Pietro Ghedin]] e [[Rossi Renzo]]. I tre incrociano [[Garlaschelli Renzo|Garlaschelli]] e lo invitano ad unirsi a loro per una serata a cena fuori. L'ala declina l'invito e va via. Anche [[Rossi Renzo|Rossi]] deve sganciarsi per fare delle commissioni. [[Re Cecconi Luciano|Re Cecconi]] e [[Ghedin Pietro|Ghedin]] vanno da un loro amico comune, Giorgio Fraticcioli (titolare di una profumeria), per passare un po' di tempo scambiando due chiacchiere. Il negoziante li invita ad accompagnarlo da un cliente a cui deve consegnare dei flaconi in una gioielleria di via Nitti a Roma, nel quartiere Flaminio. I tre entrano poco prima dell'orario di chiusura, intorno alle 19,30. Il carattere estroverso di Luciano gli suggerisce uno scherzo che si rivelerà tragico anche perché il clima sociale del periodo non è certo dei migliori. All'ingresso si presenta col bavero alzato esclamando: ''"Fermi tutti questa è una rapina"''. Il gioielliere, Bruno Tabocchini, non lo riconosce anche perché [[Re Cecconi Luciano|Re Cecconi]] ha il volto parzialmente coperto e tiene una mano in tasca simulando una pistola. Il calciatore è così scambiato per un rapinatore ed il gioielliere estrae una pistola che teneva in negozio perché già vittima di diverse rapine e spara immediatamente.
[[Categoria:Cronaca|La tragedia della morte di Re Cecconi]]

[[Re Cecconi Luciano|Re Cecconi]], colpito in pieno, cade mormorando: ''"Era uno scherzo, era solo uno scherzo"''. [[Ghedin Pietro|Ghedin]] fa in tempo ad alzare le mani e farsi riconoscere. Poi si gira verso il compagno dicendogli di alzarsi ché lo scherzo è terminato, ma si accorge del sangue che esce dal torace del compagno. Il dramma è compiuto. Qualcuno ferma una pattuglia della polizia che, a sirene spiegate, lo porterà al San Giacomo dove arriverà ormai morto. Sono circa le 20 e neanche mezz'ora dopo l'atroce fatto, il calciatore muore lasciando nel dolore non solo la tifoseria laziale, da cui era adorato, ma l'intero modo sportivo italiano. Luciano lasciava così, a soli 28 anni appena compiuti, l'adorata moglie Cesarina ed il figlio Stefano di due anni (Francesca nascerà dopo pochi mesi). La notizia si sparge in un'attimo. Accorrono i compagni di squadra ed il presidente [[Lenzini Umberto|Umberto Lenzini]] pietrificati dal dolore. [[Pulici Felice|Felice Pulici]] è l'unico a vederlo all'obitorio, nudo con un piccolo foro del proiettile che gli è penetrato nel cuore. Gli altri non ce la fanno. [[Ghedin Pietro|Ghedin]] è in preda alle convulsioni in stato di shock. Solo dopo ore riuscirà a fare una deposizione alle autorità giudiziarie raccontando i fatti.

Tabocchini venne arrestato ed accusato per "eccesso colposo di legittima difesa". Processato per direttissima 18 giorni dopo, venne assolto per "aver sparato per legittima difesa putativa". Per una delle tante ironie del destino che spesso gioca beffardamente con la vita, [[Re Cecconi Luciano|Luciano Re Cecconi]] era uno dei pochi, se non l'unico giocatore della rosa laziale del tempo, a non possedere un'arma da fuoco. I funerali si svolsero presso la basilica romana di San Pietro e Paolo all'EUR a cui prese parte una gran folla. Le sue spoglie vennero poi tumulate nel cimitero di Nerviano (MI). Il [[30 gennaio]] [[1977]], alla ripresa del [[campionato]], la Lazio [[Domenica 30 gennaio 1977 - Cesena, stadio La Fiorita - Cesena-Lazio 0-0|è di scena a Cesena]] e nel minuto di raccoglimento decretato dall'arbitro Agnolin, un trombettiere solitario intona il silenzio dalla curva locale in uno stadio che rimane immobile per la commozione. Scriveva Giorgio Tosatti: ''"La morte di [[Re Cecconi Luciano|Re Cecconi]] rappresenta un dramma cui nessuno può sentirsi estraneo: è la folgorante testimonianza della nevrosi nella quale viviamo. Di queste nevrosi si trovano prove anche nei commenti della tragedia: il cinismo si sostituisce alla pietà, la riprovazione per la stupidità dello scherzo è superiore allo sdegno per il modo in cui è stata stroncata la vita di un uomo"''.
Nel libro [[Lui era mio papà]] edito nel [[2008]] e scritto dal figlio Stefano, questa versione dei fatti viene ritenuta poco credibile da [[Martini Luigi|Martini]] e [[D'Amico Vincenzo|D'Amico]] che hanno sempre ritenuto che [[Re Cecconi Luciano|Re Cecconi]] con gli estranei avesse sempre mantenuto un comportamento riservato. Inoltre non è da dimenticare il fatto che il Tabocchini pochi mesi prima aveva sparato a due rapinatori ferendoli. La verità su quella tragica sera forse è stata un po' diversa da quella che si è sempre sostenuta, ma al momento non è stato ancora possibile appurarla con certezza.

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<Gallery caption="Galleria di immagini" widths=220px heights=220px>
immagine:18gen77u.JPG|Dalla prima pagina dell'Unità
immagine:19gen77u2.JPG|Dall'Unità: la cronaca della tragedia
Immagine:urc4.jpg|Da Stadio del 19/1/77 la cronaca
Immagine:urc1.jpg|Da Stadio: la costernazione di Bortolotti
Immagine:urc2.jpg|Da Stadio: sgomento nel mondo del calcio
Immagine:urc3.jpg|Dalla Gazzetta dello Sport del 19/1/77: La cronaca in prima pagina
Immagine:urc5.jpg|Dalla Gazzetta dello Sport: La disperazione della moglie
Immagine:urc6.jpg|Dalla Gazzetta dello Sport: Costernazione nel mondo calcistico
Immagine:urc7.jpg|Dalla Gazzetta dello Sport: La carriera del giocatore
immagine:urc8.jpg|Dal Pontin Sportivo del 26/01/77; Il ricordo di Alvaro Rezzonico
image:tabocchini4.JPG|La salma di Re Cecconi lascia l'ospedale
image:tabocchini5.JPG|Tifosi sbigottiti mentre leggono i giornali
image:oceano76.jpg|L'oceanica folla davanti alla chiesa il giorno dei funerali
image:tabocchini7.JPG|I giocatori portano in spalla la bara
image:tabocchini10.JPG|Un momento del funerale
image:funeralececco8.jpg|La bara di Re Cecconi esce dalla chiesa per l'ultimo saluto
image:tabocchini15.JPG|La bara viene tumulata a Nerviano
image:tabocchini20.JPG|Lovati depone in aula
image:tabocchini21.JPG|Tabocchini parla con l'avvocato
image:tabocchini22.JPG|Ghedin depone davanti al giudice
image:tabocchini23.JPG|Tabocchini in aula
image:tabocchini24.JPG|La disperazione del gioielliere mentre depone
image:tabocchini25.JPG|Bruno Tabocchini in attesa della sentenza
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| ► [[1976/77|Torna alla stagione]]
| ► [[Re Cecconi Luciano|La scheda di Luciano Re Cecconi]]
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[[Categoria:Cronaca|R|La tragedia della morte di Re Cecconi]]

Versione attuale delle 12:06, 22 gen 2019

Così l'annuncio del Corsport
La prima pagina della Gazzetta
Via Nitti: dove era l'oreficeria ora c'è un ottico
Un libro edito nel 1977 sulla tragedia
L'infortunio rimediato con il Bologna
Dic. 1976, Re Cecconi si allena al Flaminio per recuperare
Un disegno raffigurante la tragedia
La prima pagina di Stadio
La bara di Luciano il giorno dei funerali

Torna alla stagione

La scheda di Luciano Re Cecconi

24 ottobre 1976: Lazio-Bologna 3-0.


Per Luciano Re Cecconi è l'inizio della sua quinta stagione nella Lazio. Durante la partita s'infortuna ad un ginocchio e, zoppicante, abbandona il campo dello Stadio Olimpico. Nessuno può immaginare che il biondo centrocampista ha appena indossato, per l'ultima volta, la maglia che più di tutte gli ha dato gioie calcistiche, arrivando a vincere lo Scudetto e venendo convocato più volte in nazionale. Sembra essere un infortunio di poco conto, di facile guarigione, dove basta restare fermi un po' di tempo. In un mese torna ad allenarsi, ma proprio in questa delicata fase subisce una dolorosa ricaduta, rischiando addirittura l'intervento chirurgico. Luciano non si dà per vinto e, grazie alla sua forza di volontà, recupera a vista d'occhio.

Si allena solitario al Flaminio dove riceve anche la visita del suo amato allenatore Maestrelli ormai consumato dal ritorno del male che lo porterà di lì a pochi mesi alla scomparsa prematura. Martedì 18 gennaio 1977: gioca finalmente per intero la partitella d'allenamento con il resto della squadra. È felice, corre verso il dottor Ziaco e gli confida: "Va meglio Dottore, mi sento pronto. Domenica a Cesena sono convinto che giocherò, facendo rimanere tutti a bocca aperta". E' praticamente pronto a rientrare in squadra quando, la stessa sera, mentre il telegiornale della Rai (allora unico tg nazionale) chiudeva l'edizione serale, arrivò la notizia che il centrocampista della Lazio e della Nazionale era morto in una gioielleria a Roma mentre era in compagnia di altri compagni di squadra. Si pensò inizialmente ad una rapina finita tragicamente, invece la morte del forte centrocampista fu dovuta ad un tragico scherzo finito nel sangue.

Quella sera di gennaio Luciano è in compagnia di Pietro Ghedin e Rossi Renzo. I tre incrociano Garlaschelli e lo invitano ad unirsi a loro per una serata a cena fuori. L'ala declina l'invito e va via. Anche Rossi deve sganciarsi per fare delle commissioni. Re Cecconi e Ghedin vanno da un loro amico comune, Giorgio Fraticcioli (titolare di una profumeria), per passare un po' di tempo scambiando due chiacchiere. Il negoziante li invita ad accompagnarlo da un cliente a cui deve consegnare dei flaconi in una gioielleria di via Nitti a Roma, nel quartiere Flaminio. I tre entrano poco prima dell'orario di chiusura, intorno alle 19,30. Il carattere estroverso di Luciano gli suggerisce uno scherzo che si rivelerà tragico anche perché il clima sociale del periodo non è certo dei migliori. All'ingresso si presenta col bavero alzato esclamando: "Fermi tutti questa è una rapina". Il gioielliere, Bruno Tabocchini, non lo riconosce anche perché Re Cecconi ha il volto parzialmente coperto e tiene una mano in tasca simulando una pistola. Il calciatore è così scambiato per un rapinatore ed il gioielliere estrae una pistola che teneva in negozio perché già vittima di diverse rapine e spara immediatamente.

Re Cecconi, colpito in pieno, cade mormorando: "Era uno scherzo, era solo uno scherzo". Ghedin fa in tempo ad alzare le mani e farsi riconoscere. Poi si gira verso il compagno dicendogli di alzarsi ché lo scherzo è terminato, ma si accorge del sangue che esce dal torace del compagno. Il dramma è compiuto. Qualcuno ferma una pattuglia della polizia che, a sirene spiegate, lo porterà al San Giacomo dove arriverà ormai morto. Sono circa le 20 e neanche mezz'ora dopo l'atroce fatto, il calciatore muore lasciando nel dolore non solo la tifoseria laziale, da cui era adorato, ma l'intero modo sportivo italiano. Luciano lasciava così, a soli 28 anni appena compiuti, l'adorata moglie Cesarina ed il figlio Stefano di due anni (Francesca nascerà dopo pochi mesi). La notizia si sparge in un'attimo. Accorrono i compagni di squadra ed il presidente Umberto Lenzini pietrificati dal dolore. Felice Pulici è l'unico a vederlo all'obitorio, nudo con un piccolo foro del proiettile che gli è penetrato nel cuore. Gli altri non ce la fanno. Ghedin è in preda alle convulsioni in stato di shock. Solo dopo ore riuscirà a fare una deposizione alle autorità giudiziarie raccontando i fatti.

Tabocchini venne arrestato ed accusato per "eccesso colposo di legittima difesa". Processato per direttissima 18 giorni dopo, venne assolto per "aver sparato per legittima difesa putativa". Per una delle tante ironie del destino che spesso gioca beffardamente con la vita, Luciano Re Cecconi era uno dei pochi, se non l'unico giocatore della rosa laziale del tempo, a non possedere un'arma da fuoco. I funerali si svolsero presso la basilica romana di San Pietro e Paolo all'EUR a cui prese parte una gran folla. Le sue spoglie vennero poi tumulate nel cimitero di Nerviano (MI). Il 30 gennaio 1977, alla ripresa del campionato, la Lazio è di scena a Cesena e nel minuto di raccoglimento decretato dall'arbitro Agnolin, un trombettiere solitario intona il silenzio dalla curva locale in uno stadio che rimane immobile per la commozione. Scriveva Giorgio Tosatti: "La morte di Re Cecconi rappresenta un dramma cui nessuno può sentirsi estraneo: è la folgorante testimonianza della nevrosi nella quale viviamo. Di queste nevrosi si trovano prove anche nei commenti della tragedia: il cinismo si sostituisce alla pietà, la riprovazione per la stupidità dello scherzo è superiore allo sdegno per il modo in cui è stata stroncata la vita di un uomo".

Nel libro Lui era mio papà edito nel 2008 e scritto dal figlio Stefano, questa versione dei fatti viene ritenuta poco credibile da Martini e D'Amico che hanno sempre ritenuto che Re Cecconi con gli estranei avesse sempre mantenuto un comportamento riservato. Inoltre non è da dimenticare il fatto che il Tabocchini pochi mesi prima aveva sparato a due rapinatori ferendoli. La verità su quella tragica sera forse è stata un po' diversa da quella che si è sempre sostenuta, ma al momento non è stato ancora possibile appurarla con certezza.





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