De Censi Renato: differenze tra le versioni
Nessun oggetto della modifica |
Nessun oggetto della modifica |
||
| Riga 3: | Riga 3: | ||
[[image:De Censi_morte.jpg|thumb|left|180px|Il titolo della "Stampa" sulla tragedia del piroscafo "San Spiridione"]] |
[[image:De Censi_morte.jpg|thumb|left|180px|Il titolo della "Stampa" sulla tragedia del piroscafo "San Spiridione"]] |
||
[[image:De Censi_regina_elena.jpg|thumb|right|180px|La nave da guerra "R.N. Regina Elena dove De Censi prestò servizio]] |
[[image:De Censi_regina_elena.jpg|thumb|right|180px|La nave da guerra "R.N. Regina Elena dove De Censi prestò servizio]] |
||
[[image:medaglia_de_censi.jpg|left|180px|thumb|La motivazione della medaglia di bronzo conferita a De Censi nel 1918]] |
|||
[[image:medaglia_de_censi2.jpg|right|180px|thumb|La motivazione della medaglia d'argento postuma conferita a De Censi nel 1922]] |
|||
'''Pioniere''' |
'''Pioniere''' |
||
Versione delle 21:23, 17 ago 2014






Pioniere
Difensore. Nato a Roma il 6 febbraio 1893 da Pietro e Belli Angela.
Fu studente, come molti altri pionieri laziali, dell'Istituto Leonardo da Vinci di Roma. Fa parte della squadra riserve che in previsione del 1° campionato ufficiale della Federazione disputato tra 1909 e 1910, giocò contro la Juventus Romana e perse per 3-1 in quanto la squadra titolare riteneva di essere troppo superiore per battersi con i bianconeri. Nel 1912 risulta tra le file della Pro Roma. Fratello di Remo e Romolo, forti giocatori di varie squadre romane e rimasti gravemente feriti in combattimento, durante il primo conflitto mondiale fu marinaio cannoniere sulla R.N. "Regina Elena" (Il libro dei caduti del Comune di Roma lo indica come 2° timoniere). Perì a seguito dell'affondamento del piroscafo San Spiridione su cui prestava servizio il 27 marzo 1919 nel canale delle Zattere a Venezia. Il natante, diretto a Pola con un carico di benzina e botti di vino Marsala e che aveva un equipaggio di circa 200 fra soldati e marinai, 5 Ufficiali e 9 borghesi, saltò in aria per cause sconosciute appena lasciati gli ormeggi nel molo di San Baseggio, davanti agli stabilimenti di un cotonificio distrutto dai bombardamenti della guerra.
La deflagrazione fu tale che alcuni corpi furono ritrovati sui tetti degli edifici di fronte al molo. Il piroscafo, avvolto dalle fiamme, affondò subito e i molti che si tuffarono in acqua finirono bruciati dalla benzina che aveva preso fuoco, rendendo così quasi impossibile ogni via di fuga. Fu decorato con due Medaglie d'Argento e una di Bronzo al Valor Militare.
| ► Torna ad inizio pagina |