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[[Immagine:Vincenzo Paparelli.jpg|thumb|left|200px|Vincenzo Paparelli]]
[[Image:D'Amico scudetto.jpg|thumb|left|180px|Vincenzo D'Amico]]
[[Immagine:Paparelli1.jpg|thumb|left|200px|Il titolo sul Messaggero]]
[[Immagine:VD'Amico2.jpg|thumb|left|180px|Un'immagine di Vincenzo D'Amico nei primi anni '80]]


==<font color=green> '''28 ottobre''' </font>==
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===Vincenzo Paparelli===
===Vincenzo D'Amico===


Vincenzo D'Amico nasce a Latina il [[5 novembre]] [[1954]] e da molti addetti ai lavori è considerato l'ultima bandiera biancazzurra per il suo attaccamento alla maglia e alla Società. Un divertente aneddoto riguarda la sua data di nascita. Il padre lo registrò all'anagrafe solo il giorno dopo scordandosi di specificare che era nato il 5. L'addetto comunale registrò la data con il giorno 6, per questo molti almanacchi riportano questa data e non quella vera. Già in adolescenza il pallone è parte indissolubile delle sue giornate dopo la scuola. Ci si accorge subito che il ragazzo ha talento, ma è anche irrequieto e ogni tanto, come è giusto per i bambini della sua età, compie qualche monelleria per la disperazione dei genitori. La classe cristallina lo porta a giocare giovanissimo per la squadra degli allievi provinciali C.O.S. Latina e poi nell'Almas e, dopo un interessamento della [[Roma AS|Roma]], giunge alla Lazio nel [[1970]] dove segue la solita trafila delle giovanili mettendosi in mostra per il tocco di palla vellutato ed una visione di gioco fuori dal comune per un ragazzino così giovane. E' però molto indisciplinato e tende ad ingrassare e non sono poche le volte in cui viene messo a dieta ed invitato a fare una vita da atleta. Ma la gola a volte è più forte e a tavola non si sa contenere. Ma sono peccati veniali per un giocatore che da solo riesce a risolvere le partite più difficili con i pari età.
► [[Domenica 28 ottobre 1979 - Roma, stadio Olimpico - Roma-Lazio 1-1|La gara Roma-Lazio 1-1]] del [[28 ottobre]] [[1979]]


Il giovane Vincenzo si fa largo progressivamente nelle squadre minori ma subisce un primo serio infortunio. Comunque viene segnalato a [[Maestrelli Tommaso|Tommaso Maestrelli]] che va a visionarlo rimanendo incantato dal suo modo di giocare sopraffino ed intelligente. Nell'ultima parte della stagione [[1971/72]] viene aggregato alla prima squadra e il [[21 maggio]] [[1971]] [[Domenica 21 maggio 1972 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Modena 2-1|esordisce da titolare]] in [[Serie B]] contro il Modena con la maglia numero 11 e gioca una bella gara. Non ha ancora 17 anni. Viene poi convocato nella nazionale Juniores dove disputa 5 partite. Sembra così lanciato per il grande salto ma un secondo infortunio al ginocchio, più grave del precedente e riportato il 5 ottobre [[1972]] nel corso di un'amichevole a [[Giovedi 5 ottobre 1972 - Rieti, stadio comunale - Rieti-Lazio 1-2|Rieti]], lo costringe a saltare tutta la stagione [[1972/73]] rischiando di finire anticipatamente la carriera. Solo grazie alle cure mediche e alla forte fibra questo pericolo viene scongiurato. ► [[D'Amico Vincenzo|Clicca qui per continuare la lettura]]
Vincenzo Paparelli, tifoso laziale, era seduto in Curva Nord [[Domenica 28 ottobre 1979 - Roma, stadio Olimpico - Roma-Lazio 1-1|in attesa di assistere]] al [[Derby|derby]] [[Roma]]-Lazio del [[28 ottobre]] [[1979]]. Stava mangiando un panino mentre osservava il cielo plumbeo che minacciava pioggia e due razzi di segnalazione, partiti dalla Curva Sud, finiti fuori dagli spalti dopo una traiettoria a zig-zag. Ad un certo punto, sempre dalla curva Sud, parte un terzo razzo che compie una linea retta di quasi 150 metri che lo colpirà in pieno volto andandosi a conficcare dentro un occhio. Racconta un testimone di una lunga scia nera e schizzi di sangue ovunque. Paparelli si accascia su sé stesso e la moglie, che era seduta accanto a lui, comincia ad urlare e chiedere aiuto ma molti tifosi scappano in preda al terrore. Un ragazzo cerca di intervenire cercando di togliere il petardo dall'occhio di Paparelli ma ci riesce solo a metà e dal foro sul viso e da dietro la testa esce del fumo. Arrivano i medici ed una barella che lo porta nell'antistadio della Curva Nord dove c'è un'ambulanza che di corsa, a sirene spiegate, cerca di raggiungere l'Ospedale Santo Spirito dove però il povero Paparelli giungerà cadavere.

Vincenzo aveva 33 anni e lascia la moglie e due figli. In Curva Nord, ormai ridotta a poche migliaia di persone, scoppiano disordini e tentativi d'invasione. Nessuno vuole che si giochi e solo [[Wilson Giuseppe|Capitan Wilson]] riesce ad avvicinarsi ai ragazzi laziali inferociti. Per non creare altri disordini, si decide di giocare in un clima surreale con la Nord e la Tevere "''laziale''" vuote ed il resto dello stadio pieno. Le forze dell'ordine si mettono subito alla caccia degli assassini e dopo una breve indagine, viene indicato in Giovanni Fiorillo l'autore materiale del gesto criminale. Fiorillo ha 18 anni ed è un pittore edile disoccupato. Già la sera dell'omicidio si dà alla latitanza fuggendo senza una meta ben precisa in giro per l'Italia riuscendo anche ad espatriare in Svizzera.

Dopo quattordici mesi si costituirà. Verrà condannato dalla Cassazione, nel [[1987]], a sei anni e dieci mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale. Morirà il [[24 marzo]] [[1993]] a causa di un male incurabile. Durante il periodo di latitanza aveva chiamato quasi ogni giorno Angelo Paparelli, fratello dello sfortunato Vincenzo, per scusarsi e giurare che il [[28 ottobre]] non voleva uccidere nessuno.

Il [[29 ottobre]] [[2001]], a ventidue anni dal tragico episodio, viene posta una targa in memoria di Vincenzo allo [[Stadio Olimpico - Roma|stadio Olimpico]], lato curva nord. Il [[13 giugno]] [[2011]] Vanda del Pinto, vedova di Vincenzo, si spegne all'età di 61 anni. ► [[Paparelli Vincenzo|Clicca qui per continuare la lettura]]


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Versione delle 22:10, 5 nov 2014

Vincenzo D'Amico
Un'immagine di Vincenzo D'Amico nei primi anni '80

5 novembre

Vincenzo D'Amico

Vincenzo D'Amico nasce a Latina il 5 novembre 1954 e da molti addetti ai lavori è considerato l'ultima bandiera biancazzurra per il suo attaccamento alla maglia e alla Società. Un divertente aneddoto riguarda la sua data di nascita. Il padre lo registrò all'anagrafe solo il giorno dopo scordandosi di specificare che era nato il 5. L'addetto comunale registrò la data con il giorno 6, per questo molti almanacchi riportano questa data e non quella vera. Già in adolescenza il pallone è parte indissolubile delle sue giornate dopo la scuola. Ci si accorge subito che il ragazzo ha talento, ma è anche irrequieto e ogni tanto, come è giusto per i bambini della sua età, compie qualche monelleria per la disperazione dei genitori. La classe cristallina lo porta a giocare giovanissimo per la squadra degli allievi provinciali C.O.S. Latina e poi nell'Almas e, dopo un interessamento della Roma, giunge alla Lazio nel 1970 dove segue la solita trafila delle giovanili mettendosi in mostra per il tocco di palla vellutato ed una visione di gioco fuori dal comune per un ragazzino così giovane. E' però molto indisciplinato e tende ad ingrassare e non sono poche le volte in cui viene messo a dieta ed invitato a fare una vita da atleta. Ma la gola a volte è più forte e a tavola non si sa contenere. Ma sono peccati veniali per un giocatore che da solo riesce a risolvere le partite più difficili con i pari età.

Il giovane Vincenzo si fa largo progressivamente nelle squadre minori ma subisce un primo serio infortunio. Comunque viene segnalato a Tommaso Maestrelli che va a visionarlo rimanendo incantato dal suo modo di giocare sopraffino ed intelligente. Nell'ultima parte della stagione 1971/72 viene aggregato alla prima squadra e il 21 maggio 1971 esordisce da titolare in Serie B contro il Modena con la maglia numero 11 e gioca una bella gara. Non ha ancora 17 anni. Viene poi convocato nella nazionale Juniores dove disputa 5 partite. Sembra così lanciato per il grande salto ma un secondo infortunio al ginocchio, più grave del precedente e riportato il 5 ottobre 1972 nel corso di un'amichevole a Rieti, lo costringe a saltare tutta la stagione 1972/73 rischiando di finire anticipatamente la carriera. Solo grazie alle cure mediche e alla forte fibra questo pericolo viene scongiurato. ► Clicca qui per continuare la lettura




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