Fantoni (II) Octavio (Nininho): differenze tra le versioni
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Brasiliano, ma di origini Toscane, giunge alla Lazio, assieme al cugino Juan (Giovanni) durante la stagione [[1930/31]] divenendo subito titolare inamovibile, grazie alla sua classe e grinta. |
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Il [[25 Marzo]] [[1934]] esordisce in nazionale contro la Grecia, in quella che sarà la sua unica presenza in azzurro. |
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La Lazio, sconvolta dall'accaduto, chiede di non giocare il [[10 Febbraio]] contro il [[Livorno]], ma i Toscani s'oppongono al rinvio e costringono i biancocelesti a scendere ugualmente in campo, senza i cugini Fantoni, rimasti al capezzale del compagno e parente. |
La Lazio, sconvolta dall'accaduto, chiede di non giocare il [[10 Febbraio]] contro il [[10 febbraio 1935 - Livorno, - Livorno-Lazio 0-2|Livorno]], ma i Toscani s'oppongono al rinvio e costringono i biancocelesti a scendere ugualmente in campo, senza i cugini Fantoni, rimasti al capezzale del compagno e parente. |
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La gara, viene giocata tra le lacrime dei biancazzurri e la rabbia del mancato rinvio, e battono il Livorno 2-0. |
La gara, viene giocata tra le lacrime dei biancazzurri e la rabbia del mancato rinvio, e battono il Livorno 2-0. |
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Il giorno dopo, ai funerali, una grande folla accompagna lo sfortunato giocatore nell'ultimo viaggio, prima di essere tumulato. |
Il giorno dopo, ai funerali, una grande folla accompagna lo sfortunato giocatore nell'ultimo viaggio, prima di essere tumulato. |
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Versione delle 18:05, 11 ott 2007
Mediano, Nato a Belo Horizonte (Brasile) il 4 Aprile 1907, Morto a Roma l' 8 Febbraio 1935. Brasiliano, ma di origini Toscane, giunge alla Lazio, assieme al cugino Juan (Giovanni) durante la stagione 1930/31 divenendo subito titolare inamovibile, grazie alla sua classe e grinta. E' una pedina fondamentale nel gioco biancoceleste e i tifosi lo amano per il suo carattere combattivo e mai domo, ma con grande rispetto per gli avversari. Il 25 Marzo 1934 esordisce in nazionale contro la Grecia, in quella che sarà la sua unica presenza in azzurro. Salta poche partite, fino al 20 Gennaio 1935, contro i granata, s'infortuna al naso. Sembra nulla di serio, ma la ferita non si rimargina e continua a buttargli sangue. Fantoni non sene preoccupa più di tanto, ma due giorni dopo viene colpito da setticemia che lo porta, dopo atroci sofferenze, ed inutili speranze alla morte dopo sole 2 settimane, l' 8 Febbraio, proprio nel momento in cui il fratello stava entrando nella stanza dell'ospedale. La Lazio, sconvolta dall'accaduto, chiede di non giocare il 10 Febbraio contro il Livorno, ma i Toscani s'oppongono al rinvio e costringono i biancocelesti a scendere ugualmente in campo, senza i cugini Fantoni, rimasti al capezzale del compagno e parente. La gara, viene giocata tra le lacrime dei biancazzurri e la rabbia del mancato rinvio, e battono il Livorno 2-0. Il giorno dopo, ai funerali, una grande folla accompagna lo sfortunato giocatore nell'ultimo viaggio, prima di essere tumulato.
