Mannocci Umberto: differenze tra le versioni

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Nato a Livorno il [[24 aprile]] [[1922]], morto nel Novembre [[2004]]. Fu un buon mediano e cominciò la sua carriera nel Pisa nel [[1939]]. Restò con i nerazzurri fino al [[1942]]. Dopo le vicende belliche ricominciò nella Massese nel [[1944]], mentre dal [[1945]] al [[1949]] militò nella squadra della sua città. La [[Sampdoria]] lo acquistò per la stagione [[1949/50]] ma l'anno seguente lo cedette alla Cremonese. Nella stagione successiva passò alla [[Reggina]] e poi restò due anni dall'altra parte dello Stretto, con i giallorossi del [[Messina]]. Il campionato [[1954/55]] lo vide protagonista nel Siracusa prima di concludere la sua carriera agonistica nelle file dei toscani del Cecina nella stagione [[1955/56]].
Nato a Livorno il [[24 aprile]] [[1922]], morto nel novembre [[2004]]. Fu un buon mediano e cominciò la sua carriera nel Pisa nel [[1939]]. Restò con i nerazzurri fino al [[1942]]. Dopo le vicende belliche ricominciò nella Massese nel [[1944]], mentre dal [[1945]] al [[1949]] militò nella squadra della sua città. La [[Sampdoria]] lo acquistò per la stagione [[1949/50]] ma l'anno seguente lo cedette alla Cremonese. Nella stagione successiva passò alla [[Reggina]] e poi restò due anni dall'altra parte dello Stretto, con i giallorossi del [[Messina]]. Il campionato [[1954/55]] lo vide protagonista nel Siracusa prima di concludere la sua carriera agonistica nelle file dei toscani del Cecina nella stagione [[1955/56]].


Intraprese la carriera di allenatore guidando il Pisa nel campionato [[1956/57]]. Nella stagione [[1960/61]] sedette sulla panchina dell'Arezzo. L'anno successivo fu al Messina e nel campionato [[1962/63]] guidò la squadra siciliana in una storica promozione in [[serie A|A]]. Il suo nome s'impose agli occhi degli esperti e il presidente [[Miceli Angelo|Miceli]] lo portò alla Lazio nella stagione [[1964/65]], in sostituzione del "traditore" [[Lorenzo Juan Carlos|Juan Carlos Lorenzo]] che aveva firmato con la [[Roma AS|Roma]]. Confermato dal nuovo presidente [[Lenzini Umberto|Lenzini]] trascorse un altro anno a Roma ma fu esonerato il [[7 novembre]] [[1966]], dopo la settima giornata del campionato [[1966/67]] e sostituito con [[Neri Maino|Maino Neri]]. L'anno seguente tornò al Messina. Allenò in seguito altre squadre (Mantova, Potenza, Pisa, Frosinone, Marsala, Cosenza nel [[1976/77]], di nuovo Frosinone anche come direttore sportivo, Galatina, Colleferro) ma senza più guidare compagini di alto blasone. Mannocci è stato un tecnico pragmatico e saggio, tipico esponente di un calcio difensivo ma che non tralasciava le iniziative in contropiede, affidate sempre a giocatori veloci e scelti con molta cura. Del resto la Lazio della seconda metà degli anni 60 fu una società con poche ambizioni e scarsa di mezzi e il "triglione", così era soprannominato l'allenatore livornese, seppe onestamente dimensionarla in rapporto alle possibilità.
Intraprese la carriera di allenatore guidando il Pisa nel campionato [[1956/57]]. Nella stagione [[1960/61]] sedette sulla panchina dell'Arezzo. L'anno successivo fu al Messina e nel campionato [[1962/63]] guidò la squadra siciliana in una storica promozione in [[serie A|A]]. Il suo nome s'impose agli occhi degli esperti e il presidente [[Miceli Angelo|Miceli]] lo portò alla Lazio nella stagione [[1964/65]], in sostituzione del "traditore" [[Lorenzo Juan Carlos|Juan Carlos Lorenzo]] che aveva firmato con la [[Roma AS|Roma]]. Confermato dal nuovo presidente [[Lenzini Umberto|Lenzini]] trascorse un altro anno a Roma ma fu esonerato il [[7 novembre]] [[1966]], dopo la settima giornata del campionato [[1966/67]] e sostituito con [[Neri Maino|Maino Neri]]. L'anno seguente tornò al Messina. Allenò in seguito altre squadre (Mantova, Potenza, Pisa, Frosinone, Marsala, Cosenza nel [[1976/77]], di nuovo Frosinone anche come direttore sportivo, Galatina, Colleferro) ma senza più guidare compagini di alto blasone. Mannocci è stato un tecnico pragmatico e saggio, tipico esponente di un calcio difensivo ma che non tralasciava le iniziative in contropiede, affidate sempre a giocatori veloci e scelti con molta cura. Del resto la Lazio della seconda metà degli anni 60 fu una società con poche ambizioni e scarsa di mezzi e il "triglione", così era soprannominato l'allenatore livornese, seppe onestamente dimensionarla in rapporto alle possibilità.

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Umberto Mannocci

Nato a Livorno il 24 aprile 1922, morto nel novembre 2004. Fu un buon mediano e cominciò la sua carriera nel Pisa nel 1939. Restò con i nerazzurri fino al 1942. Dopo le vicende belliche ricominciò nella Massese nel 1944, mentre dal 1945 al 1949 militò nella squadra della sua città. La Sampdoria lo acquistò per la stagione 1949/50 ma l'anno seguente lo cedette alla Cremonese. Nella stagione successiva passò alla Reggina e poi restò due anni dall'altra parte dello Stretto, con i giallorossi del Messina. Il campionato 1954/55 lo vide protagonista nel Siracusa prima di concludere la sua carriera agonistica nelle file dei toscani del Cecina nella stagione 1955/56.

Intraprese la carriera di allenatore guidando il Pisa nel campionato 1956/57. Nella stagione 1960/61 sedette sulla panchina dell'Arezzo. L'anno successivo fu al Messina e nel campionato 1962/63 guidò la squadra siciliana in una storica promozione in A. Il suo nome s'impose agli occhi degli esperti e il presidente Miceli lo portò alla Lazio nella stagione 1964/65, in sostituzione del "traditore" Juan Carlos Lorenzo che aveva firmato con la Roma. Confermato dal nuovo presidente Lenzini trascorse un altro anno a Roma ma fu esonerato il 7 novembre 1966, dopo la settima giornata del campionato 1966/67 e sostituito con Maino Neri. L'anno seguente tornò al Messina. Allenò in seguito altre squadre (Mantova, Potenza, Pisa, Frosinone, Marsala, Cosenza nel 1976/77, di nuovo Frosinone anche come direttore sportivo, Galatina, Colleferro) ma senza più guidare compagini di alto blasone. Mannocci è stato un tecnico pragmatico e saggio, tipico esponente di un calcio difensivo ma che non tralasciava le iniziative in contropiede, affidate sempre a giocatori veloci e scelti con molta cura. Del resto la Lazio della seconda metà degli anni 60 fu una società con poche ambizioni e scarsa di mezzi e il "triglione", così era soprannominato l'allenatore livornese, seppe onestamente dimensionarla in rapporto alle possibilità.

Nella Lazio ha disputato 81 gare, totalizzando 21 vittorie, 29 pareggi e 31 sconfitte.