Gradella Uber: differenze tra le versioni

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Uber è stato un portiere essenziale e con grande senso del piazzamento. Raramente, e solo all'occorrenza, metteva in mostra le sue doti di acrobazia. Uber Gradella è stato un giocatore corretto e sportivo ed è un uomo di grandissima signorilità e gentilezza, come nella migliore tradizione della vera Lazialità. E' stato per lungo tempo il decano dei giocatori laziali. Muore alle ore 1.50 del [[6 gennaio]] [[2015]].
Uber è stato un portiere essenziale e con grande senso del piazzamento. Raramente, e solo all'occorrenza, metteva in mostra le sue doti di acrobazia. Uber Gradella è stato un giocatore corretto e sportivo ed è un uomo di grandissima signorilità e gentilezza, come nella migliore tradizione della vera Lazialità. E' stato per lungo tempo il decano dei giocatori laziali. Muore alle ore 1.50 del [[6 gennaio]] [[2015]].


'''Scrive [[Il Messaggero]] il giorno della sua scomparsa''':
'''Scrive il Messaggero''':''È morto Uber Gradella. Lo storico portiere biancoceleste aveva 93 anni. Da anni Uber viveva nella sua casa romana sulla Cassia dopo aver lasciato la sua attività, gestore della Bottega dello Sport a piazza Mancini, punto di ritrovo di moltissimi sportivi che andavano da Gradella per scambiare con lui opinioni o solo per chiedere un consiglio.
Nato a Mantova il 14 giugno 1921, Uber è stato grande amico di Silvio Piola. Il suo arrivo alla Lazio è avvenuto nel 1940 proveniente dal Verona, e vi rimase per tutti gli anni ’40.''


''È morto Uber Gradella. Lo storico portiere biancoceleste aveva 93 anni. Da anni Uber viveva nella sua casa romana sulla Cassia dopo aver lasciato la sua attività, gestore della Bottega dello Sport a piazza Mancini, punto di ritrovo di moltissimi sportivi che andavano da Gradella per scambiare con lui opinioni o solo per chiedere un consiglio.''
''Nato a Mantova il 14 giugno 1921, Uber è stato grande amico di Silvio Piola. Il suo arrivo alla Lazio è avvenuto nel 1940 proveniente dal Verona, e vi rimase per tutti gli anni ’40. Con la maglia biancoceleste Uber ha giocato 161 gare tra campionato di serie A, Coppa Italia e campionati di guerra.''
''Ricordare Uber per chi lo ha conosciuto, nel momento dell’addio, è difficile. C’è l’immagine dell’uomo di grande gentilezza, lo sportivo vero che aveva sempre una parola di conforto per tutti, anche per chi lo aveva tradito. Raccontava molto del suo passato, e le sue erano storie entusiasmanti, in bianco e nero come in bianco e nero erano i poster appesi nel suo piccolo ufficio nel seminterrato del suo negozio. Un volo in porta, gli anni belli della giovinezza. E ci ricordava com’era il calcio allora, il pranzo in trattoria con i compagni a piazzale Flaminio, il tram per raggiungere lo stadio e giocare. Qualche volta un salto in sede, che allora era in via Frattina, un ritrovo per tanti, mica un bunker o un luogo da difendere. Si parlava, si discuteva, c’era il calcio, c’era lo sport: era tifo sano.''
''Amava il contatto con gli altri, gli amici, gli sportivi. Alla festa per il suo novantesimo compleanno erano in tanti per lui. Quel 14 giugno del 2011 ha vissuto un giorno bellissimo, l’abbraccio di Felice Pulici, di Ernesto Alicicco sfogliando l’album delle sue fotografie. Un giorno gli regalammo due giornali dei suoi anni d’oro alla Lazio, due giornali trovati in un mercatino. A casa sua, con la moglie Magda, con il figlio Massimo e Monica, la prima di tre sorelle, si è emozionato con quelle pagine tra le mani.
''Arrivato a Roma nel 1940 nella Lazio di Silvio Piola, suo gradissimo amico, ha giocato 21 partite mostrando il suo valore. Poi, nel 1942-43, gli anni della guerra, è finito a Biella e, l’anno successivo, il 1944, al Novara. Intanto Pozzo, il cittì della nazionale, lo seguiva con attenzione.
''A Roma, Uber è tornato nel 1945 per giocare nel campionato romano prima di tornare nella seria A che nel 1947-48 era ripresa. L’anno seguente, il 1949, lo ha visto vittima di un grave infortunio. Nel febbraio di quell’anno, a due minuti dalla fine di Atalanta-Lazio, Gradella si è infortunato gravemente al ginocchio sinistro rimanendo fuori per oltre un anno. Il suo posto è stato preso da Sentimenti IV e quando è guarito, piuttosto che giocare con un’altra squadra avendo avuto dalla Lazio la lista gratuita (allora c’era il cartellino che era di proprietà della società) ha preferito abbandonare l’attività.''
''Nel frattempo, nel 1946, la Lazio non aveva soldi per pagargli l’ingaggio ma lo ha aiutato ad aprire la sua attività commerciale di abbigliamento e attrezzature sportive dando vita al marchio Gradella Sport. E proprio nel suo negozio, Uber aveva contatti con il mondo sportivo, quello del Coni e delle Federazioni.''
''Non di rado, tra le mura della sua Bottega dello Sport andava Giulio Onesti, il presidente del Coni, che amava discutere per ore con Gradella andando da lui a piedi dal Palazzo H. Ma non solo lui, non solo il grane capo dello sport italiano, il dirigente più bravo di tutti: la “sua” Bottega era meta di tanti personaggi importanti.
''Gradella, molto amato dai tifosi, incarnava davvero la lazialità, dentro e fuori dal campo. Era un giocatore corretto, aveva grande signorilità e gentilezza che ha sempre portato la Lazio nel cuore. Nel 2011, in occasione della commemorazione di Silvio Piola, si è presentato all’Olimpico per ricordare l’ex campione e suo grande amico, ricevendo l’abbraccio del popolo biancoceleste.''
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Versione delle 14:20, 6 gen 2015

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Uber Gradella
File:Gradella anni40.jpg
Uber Gradella, a sinistra, insieme al giovane collega Giubilo

Portiere, nato a Mantova il 14 giugno 1921 e deceduto a Roma il 6 gennaio 2015.

Dopo un breve tirocinio in compagini minori, arriva nel 1937/38 nella squadra della sua città natale, per poi trasferirsi al Verona l'anno seguente, dove però è sempre riserva. L'anno successivo gioca 33 partite in Serie B con gli Scaligeri. Nel 1940 arriva a Roma e con la Lazio di Silvio Piola, allenata da Geza Kertesz, gioca 21 partite dimostrandosi portiere sicuro e affidabile. L'anno successivo gioca per 29 volte a difesa della porta biancoceleste. Nel 1942/43 gli eventi bellici lo costringono a trasferirsi prima a Biella dove gioca nella squadra locale e poi nel '44 a Novara. Era stato richiesto dal C.T. della Nazionale Pozzo, che ne aveva intravisto le grandi qualità, e dove aveva come compagni di squadra Silvio Piola e Luciano Ramella.

Nel 1945 fa ritorno a Roma e in quell'anno disputa 19 partite nel campionato romano e poi altre 12 nel 1946. Alla ripresa dei campionati nazionali gioca 34 partite nel 1947/48 e solo 10 nel 1948/49, in quanto vittima di un grave infortunio riportato a Bergamo contro l'Atalanta, quando non esita a lanciarsi in presa nonostante molti uomini gli stiano per franare sopra un ginocchio. Ristabilitosi dopo molto tempo e pronto a riprendere il posto tra i pali biancocelesti, gli viene comunicato che non rientra nei programmi della Società, che nel frattempo aveva acquistato Lucidio Sentimenti, e gli viene concessa la lista gratuita. Uber dichiara che se deve andare a giocare con un'altra maglia preferisce abbandonare il calcio. Si stabilisce così in modo stabile a Roma dove apre esercizi commerciali di articoli sportivi che riforniscono le principali Federazioni del CONI. Fino all'anno 2005 gestisce direttamente il negozio dietro Piazza Mancini ed è sempre disponibile a parlare della Lazio che fu e di quella che è. Le pareti erano piene di giornali incorniciati rievocanti le sue splendide parate e le sue imprese. Dopo aver chiuso il suo esercizio commerciale a causa di alcuni problemi ortopedici alle gambe, si era stabilito sulla Via Cassia.

Uber è stato un portiere essenziale e con grande senso del piazzamento. Raramente, e solo all'occorrenza, metteva in mostra le sue doti di acrobazia. Uber Gradella è stato un giocatore corretto e sportivo ed è un uomo di grandissima signorilità e gentilezza, come nella migliore tradizione della vera Lazialità. E' stato per lungo tempo il decano dei giocatori laziali. Muore alle ore 1.50 del 6 gennaio 2015.

Scrive Il Messaggero il giorno della sua scomparsa:

È morto Uber Gradella. Lo storico portiere biancoceleste aveva 93 anni. Da anni Uber viveva nella sua casa romana sulla Cassia dopo aver lasciato la sua attività, gestore della Bottega dello Sport a piazza Mancini, punto di ritrovo di moltissimi sportivi che andavano da Gradella per scambiare con lui opinioni o solo per chiedere un consiglio. Nato a Mantova il 14 giugno 1921, Uber è stato grande amico di Silvio Piola. Il suo arrivo alla Lazio è avvenuto nel 1940 proveniente dal Verona, e vi rimase per tutti gli anni ’40. Con la maglia biancoceleste Uber ha giocato 161 gare tra campionato di serie A, Coppa Italia e campionati di guerra. Ricordare Uber per chi lo ha conosciuto, nel momento dell’addio, è difficile. C’è l’immagine dell’uomo di grande gentilezza, lo sportivo vero che aveva sempre una parola di conforto per tutti, anche per chi lo aveva tradito. Raccontava molto del suo passato, e le sue erano storie entusiasmanti, in bianco e nero come in bianco e nero erano i poster appesi nel suo piccolo ufficio nel seminterrato del suo negozio. Un volo in porta, gli anni belli della giovinezza. E ci ricordava com’era il calcio allora, il pranzo in trattoria con i compagni a piazzale Flaminio, il tram per raggiungere lo stadio e giocare. Qualche volta un salto in sede, che allora era in via Frattina, un ritrovo per tanti, mica un bunker o un luogo da difendere. Si parlava, si discuteva, c’era il calcio, c’era lo sport: era tifo sano. Amava il contatto con gli altri, gli amici, gli sportivi. Alla festa per il suo novantesimo compleanno erano in tanti per lui. Quel 14 giugno del 2011 ha vissuto un giorno bellissimo, l’abbraccio di Felice Pulici, di Ernesto Alicicco sfogliando l’album delle sue fotografie. Un giorno gli regalammo due giornali dei suoi anni d’oro alla Lazio, due giornali trovati in un mercatino. A casa sua, con la moglie Magda, con il figlio Massimo e Monica, la prima di tre sorelle, si è emozionato con quelle pagine tra le mani. Arrivato a Roma nel 1940 nella Lazio di Silvio Piola, suo gradissimo amico, ha giocato 21 partite mostrando il suo valore. Poi, nel 1942-43, gli anni della guerra, è finito a Biella e, l’anno successivo, il 1944, al Novara. Intanto Pozzo, il cittì della nazionale, lo seguiva con attenzione. A Roma, Uber è tornato nel 1945 per giocare nel campionato romano prima di tornare nella seria A che nel 1947-48 era ripresa. L’anno seguente, il 1949, lo ha visto vittima di un grave infortunio. Nel febbraio di quell’anno, a due minuti dalla fine di Atalanta-Lazio, Gradella si è infortunato gravemente al ginocchio sinistro rimanendo fuori per oltre un anno. Il suo posto è stato preso da Sentimenti IV e quando è guarito, piuttosto che giocare con un’altra squadra avendo avuto dalla Lazio la lista gratuita (allora c’era il cartellino che era di proprietà della società) ha preferito abbandonare l’attività. Nel frattempo, nel 1946, la Lazio non aveva soldi per pagargli l’ingaggio ma lo ha aiutato ad aprire la sua attività commerciale di abbigliamento e attrezzature sportive dando vita al marchio Gradella Sport. E proprio nel suo negozio, Uber aveva contatti con il mondo sportivo, quello del Coni e delle Federazioni. Non di rado, tra le mura della sua Bottega dello Sport andava Giulio Onesti, il presidente del Coni, che amava discutere per ore con Gradella andando da lui a piedi dal Palazzo H. Ma non solo lui, non solo il grane capo dello sport italiano, il dirigente più bravo di tutti: la “sua” Bottega era meta di tanti personaggi importanti. Gradella, molto amato dai tifosi, incarnava davvero la lazialità, dentro e fuori dal campo. Era un giocatore corretto, aveva grande signorilità e gentilezza che ha sempre portato la Lazio nel cuore. Nel 2011, in occasione della commemorazione di Silvio Piola, si è presentato all’Olimpico per ricordare l’ex campione e suo grande amico, ricevendo l’abbraccio del popolo biancoceleste.

Palmares

  • 1 Campionato Romano di guerra 1943/44





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