Martini Luigi: differenze tra le versioni
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Difensore. Nato a Capannori (Lu) il [[15 giugno]] [[1949]] inizia la carriera sui campi di calcio nel [[1966/67]] nella [[Lucchese]] in [[serie D]] dove vi rimane due anni per poi passare al [[Siena]], militante in terza categoria. Nel [[1969/70]] arriva in [[serie B]] con il [[Livorno]] e nel [[1971]] è acquistato dalla Lazio |
Difensore. Nato a Capannori (Lu) il [[15 giugno]] [[1949]], inizia la carriera sui campi di calcio nel [[1966/67]] nella [[Lucchese]] in [[serie D]] dove vi rimane due anni per poi passare al [[Siena]], militante in terza categoria. Nel [[1969/70]] arriva in [[serie B]] con il [[Livorno]] e nel [[1971]] è acquistato dalla Lazio di [[Lenzini]] dove rimane fino al ritiro definitivo dal calcio avvenuto nel [[1979]]. |
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All'inizio della carriera gioca come ala destra nella Lucchese, quindi fa il mediano a Siena e nella Lazio in serie B; poi [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]], nell'estate del [[1972]], trovandosi con gli uomini contati in difesa, lo trasforma da mediano in terzino incursore, consegnandogli quindi la maglia numero tre con licenza offensiva illimitata. |
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L'intuizione dell'allenatore rende Martini una delle carte vincenti di quella squadra prodigiosa. Fa il "fluidificante", secondo il modello olandese in voga nei primi anni Settanta, ma in modo rivoluzionario rispetto ai canoni del periodo: non deve arrivare sul fondo ma muoversi in diagonale per stanare il libero avversario e permettere all'attacco laziale di giocare senza una seconda chiusura. |
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Queste caratteristiche di gioco, rendondolo un pendolo da un'area di rigore all'altra, gli valgono persino il soprannome di "Zatopek", il fondista cecoslovacco che alle [[Olimpiadi]] di [[Helsinki]] del [[1952]] vinse 5000 metri, 10000 metri e maratona. Nelle discese sulla fascia sinistra Martini non è solo ma è affiancato dal compagno, "fratello" come lo definisce lui stesso, [[Re Cecconi Luciano|Re Cecconi]], in un lavoro di copertura frutto di un'ottima sincronia, anche e soprattutto fuori dal campo. |
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Nello spogliatoio lo chiamano invece Gigi "il comandante" perchè ha già la passione del volo e in ritiro passa tutte le ore libere a studiare per il brevetto di pilota. L'attrazione per il cielo ce l'ha dentro fin da quando, ai tempi del Livorno, ha cominciato a salire sui C-119 dell'Aeronautica per lanciarsi giù con il paracadute assieme agli istruttori della Folgore. |
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Il [[12 Maggio]] [[1974]] è Campione d'Italia ma non può partecipare alla festa scudetto di Lazio-Fggia a causa di un infortunio alla clavicola che lo costringe a uscire al 5' della ripresa e a ricoverarsi in ospedale. |
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Tuttavia ritrova presto la forma fisica tanto che qualche mese dopo lo scudetto riceve la chiamata nella [[Nazionale]] di [[Bernardini Fulvio|Bernardini]] che lo promuove titolare in un'amichevole contro la [[Bulgaria]]. La parentesi in azzurro però si chiude immediatamente, a detta di Martini anche per un certo ostracismo da parte della stampa del nord. Per Gigi ci sarà solo il biancoceleste fino al [[1979]] quando, a soli 29 anni, preso il brevetto di pilota, salirà sul suo aereo e saluterà per sempre il calcio, rifiutando per ultimo la chiamata in extremis della [[Roma]] di [[Liedholm Nils|Liedholm]]. |
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Diventa così pilota dell'Alitalia e infine si dedica alla vita politica fino all'elezione in Parlamento nel 2001 come deputato di Alleanza Nazionale. |
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In maglia biancoceleste ha vissuto otto stagioni, collezionando 249 presenze e 10 reti tra campionato e coppe. |
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Versione delle 22:17, 9 giu 2007
Difensore. Nato a Capannori (Lu) il 15 giugno 1949, inizia la carriera sui campi di calcio nel 1966/67 nella Lucchese in serie D dove vi rimane due anni per poi passare al Siena, militante in terza categoria. Nel 1969/70 arriva in serie B con il Livorno e nel 1971 è acquistato dalla Lazio di Lenzini dove rimane fino al ritiro definitivo dal calcio avvenuto nel 1979. All'inizio della carriera gioca come ala destra nella Lucchese, quindi fa il mediano a Siena e nella Lazio in serie B; poi Maestrelli, nell'estate del 1972, trovandosi con gli uomini contati in difesa, lo trasforma da mediano in terzino incursore, consegnandogli quindi la maglia numero tre con licenza offensiva illimitata. L'intuizione dell'allenatore rende Martini una delle carte vincenti di quella squadra prodigiosa. Fa il "fluidificante", secondo il modello olandese in voga nei primi anni Settanta, ma in modo rivoluzionario rispetto ai canoni del periodo: non deve arrivare sul fondo ma muoversi in diagonale per stanare il libero avversario e permettere all'attacco laziale di giocare senza una seconda chiusura. Queste caratteristiche di gioco, rendondolo un pendolo da un'area di rigore all'altra, gli valgono persino il soprannome di "Zatopek", il fondista cecoslovacco che alle Olimpiadi di Helsinki del 1952 vinse 5000 metri, 10000 metri e maratona. Nelle discese sulla fascia sinistra Martini non è solo ma è affiancato dal compagno, "fratello" come lo definisce lui stesso, Re Cecconi, in un lavoro di copertura frutto di un'ottima sincronia, anche e soprattutto fuori dal campo. Nello spogliatoio lo chiamano invece Gigi "il comandante" perchè ha già la passione del volo e in ritiro passa tutte le ore libere a studiare per il brevetto di pilota. L'attrazione per il cielo ce l'ha dentro fin da quando, ai tempi del Livorno, ha cominciato a salire sui C-119 dell'Aeronautica per lanciarsi giù con il paracadute assieme agli istruttori della Folgore. Il 12 Maggio 1974 è Campione d'Italia ma non può partecipare alla festa scudetto di Lazio-Fggia a causa di un infortunio alla clavicola che lo costringe a uscire al 5' della ripresa e a ricoverarsi in ospedale. Tuttavia ritrova presto la forma fisica tanto che qualche mese dopo lo scudetto riceve la chiamata nella Nazionale di Bernardini che lo promuove titolare in un'amichevole contro la Bulgaria. La parentesi in azzurro però si chiude immediatamente, a detta di Martini anche per un certo ostracismo da parte della stampa del nord. Per Gigi ci sarà solo il biancoceleste fino al 1979 quando, a soli 29 anni, preso il brevetto di pilota, salirà sul suo aereo e saluterà per sempre il calcio, rifiutando per ultimo la chiamata in extremis della Roma AS di Liedholm. Diventa così pilota dell'Alitalia e infine si dedica alla vita politica fino all'elezione in Parlamento nel 2001 come deputato di Alleanza Nazionale. In maglia biancoceleste ha vissuto otto stagioni, collezionando 249 presenze e 10 reti tra campionato e coppe.
