Maestrelli Maurizio

Da LazioWiki.
Massimo e Maurizio con il papà
Massimo e Maurizio con il papà
Massimo e Maurizio con il papà mentre giocano col subbuteo
In vacanza con la famiglia e alcuni calciatori
Assieme al fratello e al papà convalescente


Nato a Bari il 19 maggio 1963, morto a Roma il 28 novembre 2011 figlio di Tommaso Maestrelli. Assieme al fratello gemello Massimo diventa la mascotte della squadra biancazzurra tra il 1971 fino alla morte del padre. Sposa Monia Materazzi figlia dell'ex allenatore biancoceleste Giuseppe. La coppia ha due figli Andrea ed Alessio. Muore prematuramente a 48 anni stroncato da un male incurabile. '"Resterà indelebile nelle nostre menti il ricordo di quei due gemelli che scorrazzavano sul prato, allietando la vita del papà, e che hanno rappresentato la coppia di mascotte di quella formidabile squadra che vinse lo scudetto nel 1974"', disse il presidente generale della S.S. Lazio, Antonio Buccioni, esprimendo il cordoglio "di tutto il movimento biancoceleste", il giorno della sua morte.

Nota:

Il giorno della sua prematura scomparsa il giornalista Vincenzo Cerracchio scrive sul Messaggero questo articolo:

Maurizio Maestrelli aveva il sorriso franco del suo papà. E' morto ieri, giovanissimo come lui, lasciando nello sconforto una famiglia martoriata dal destino, annichilita dall'ennesimo dolore. E una famiglia più grande, quella della Lazio, che ancora adesso ricorda il grande Tommaso, l'allenatore dello scudetto del '74, come "il maestro": unico, inimitabile, un signore del calcio. Maurizio aveva solo 48 anni ed era papà anche lui, di due ragazzi, Andrea di 13 anni e Alessio di 8, che la maglia biancoceleste continuano a onorare nelle giovanili della squadra che il loro nonno portò al trionfo. Aveva sposato, Maurizio, un'altra donna di calcio: Monia è la figlia di Beppe Materazzi, che sedette sulla panchina della Lazio una quindicina d'anni dopo Tommaso, e sorella di Marco (ex interista e campione del mondo) e Matteo. Maurizio si è arreso a un male terribile, lo stesso che ci aveva sottratto suo padre a 53 anni. Lo stesso che aveva portato via sua sorella Patrizia. Una famiglia segnata da una tragedia infinita. La signora Lina, mamma Lina, è una donna minuta e forte: difficile trovare le parole, adesso, per dirle quanto la gente laziale, la sua immensa famiglia allargata, senta proprio, vivissimo, il suo stesso dolore. Vale lo stesso per Tiziana, l'altra sorella, e ancor di più, per chi conosce la sintonia che li legava, per il gemello Massimo. Già, i gemelli. Ci sono foto in bianco e nero di Maurizio e Massimo, piccolissimi, negli spogliatoi dell'Olimpico.

Sempre appesi al loro grande papà, tutti presi dal pallone e da quella squadra fatta tutta di fratelli maggiori che li coccolavano come mascotte: da Chinaglia a Wilson, da Pulici a Facco, da D'Amico (il più giovane allora della compagnia) a Petrelli, Oddi e Martini, da Nanni a Manservisi, a quell'eterno burlone di Garlaschelli. Frustalupi e Re Cecconi non ci sono più da tempo, come il dottor Ziaco e nonno Lenzini, che li rimproverava bonariamente quando si inseguivano negli spogliatoi passando tra le sue gambe. C'è tutto un mondo in quella squadra magnifica, in quel gruppo di ragazzi un po' folli e geniali. Loro, Maurizio e Massimo, raccontavano volentieri, erano ricordi spensierati, di cuccioli dello scudetto. In quella storica impresa c'era anche il loro sorriso. E non mancavano mai quando in seguito la famiglia laziale si riuniva per festeggiare l'uscita di un libro o una data particolare. Maurizio se ne va e lascia un altro di quei vuoti che non si possono colmare. Mercoledì alle 12, nella Chiesa di Santa Chiara a Piazza dei Giochi Delfici, l'ultimo appuntamento. Non mancherà nessuno, vedrete, perché il dolore unisce un popolo, come la gioia e l'esultanza. Lui vorrebbe che ci fossero sciarpe e bandiere come in quel maggio del '74. E chi vorrà, invece dei fiori, potrà portare un contributo alla lotta contro i tumori, all'Airc o alla Onlus Irene. Una battaglia che non finisce mai e che i Maestrelli hanno affrontato con la dignità che Tommaso seppe insegnare.

Intervenuto nell'emittente Radiosei il Team Manager della Lazio Maurizio Manzini: “Non è facile provare a dire qualcosa di sensato in queste terribili circostanze. Si sa che c’è una famiglia che sta soffrendo da cani come è ovvio, immagino non soltanto per questo tremendo lutto, ma per questo ennesimo tremendo lutto. C’è da dire che la famiglia Maestrelli è bersagliata da questo male maledetto che si è portato via prima Tommaso, poi Patrizia e adesso Maurizio. Mi vengono in mente delle immagini e mi rivedo a casa loro a Via Banti, me li vedo affacciati al balcone, me li vedo pieni di vita e di entusiasmo ed è terribile pensare che adesso Maurizio se ne è andato e su questa terra non lo vedrò più. È veramente un mix di sensazioni, una peggiore delle altre e in questo momento mi si stringe il cuore. Voglio mandare un grande abbraccio a Lina, a Massimo e a tutti gli altri che insieme a me hanno vissuto con la famiglia Maestrelli. Credo non ci sia molto più di questo da dire. Di fronte alla solennità della morte, non si può far altro che stringersi in silenzio e raccogliersi in preghiera per chi come me crede e sperare che questo ennesimo dolore, Lina e Massimo lo sappiano affrontare con la forza che hanno dimostrato in questi anni. È veramente un anno maledetto. Un altro pezzetto della mia vita che se ne va. Se ne è andato un pezzetto con Re Cecconi, se ne è andato un grande pezzo con Maestrelli, adesso con Maurizio, con Patrizia e tutti gli altri amici che alla fine diventano parte di te stesso e quando se ne vanno diventa terribile”. (Articolo riportato dal sito www.lazialita.com)


PAGINA IN AGGIORNAMENTO