Cavallera Vindice

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Mezzofondista della Sezione di Atletica leggera. Nato a Genova il 9 giugno 1911 da Giuseppe e Annetta Vassallo. Il padre fu un medico, legato al Partito Socialista, che, dopo essere stato deputato dal 1913 al 1919, diventerà senatore nel 1948. Vindice, cresciuto in ambiente socialista, si laureò in Giurisprudenza a Roma nell'agosto 1933, dopo aver compiuto parte dei suoi studi all'Università di Torino, dove si era iscritto nel 1930. Fervente antifascista, fece parte del movimento "Giustizia e Libertà" di Carlo Rosselli. Giunto a Roma nel tardo 1932 per completare gli studi, già nel gennaio 1932 venne denunciato al Tribunale speciale dalla questura di Torino, ottenendo ad aprile dello stesso anno l’assoluzione per “non aver commesso il fatto”. Nel 1933 si iscrisse alla Sezione di Atletica Leggera della S.S. Lazio che, dopo i successi riportati in epoca pionieristica, si era sciolta alla metà degli anni '20 per poi riformarsi, grazie alla strenua opera di Olindo Bitetti, nel 1932. Nel 1933 e 1934 Cavallera si mise in luce come uno dei migliori mezzofondisti biancocelesti. Eccellente nei 3000 e nei 1500 metri piani, si impose in molte gare a livello cittadino e regionale. Il suo record sui 3000 m fu di 9 minuti e 48 secondi, mentre sui 1500 m vantò un tempo di 4 minuti e 26 secondi. Di non alta statura, ma resistente e veloce fu uno dei migliori podisti romani. Quando nel 1934 la Sezione, per motivi economici e di gestione, cessò di esistere, Vindice partecipò a numerose gare, organizzate dal regime, con la maglia della Facoltà di Legge. Fu vincitore nei Littoriali e negli Agonali. La sua attività sportiva si interruppe nel luglio 1935 quando ricevette una ulteriore segnalazione da parte della direzione generale di Pubblica Sicurezza. Fu deferito al tribunale di Torino e, in questa sede, nella sentenza emessa in data 28 febbraio 1936, il giovane studente di Filosofia, facoltà alla quale si era iscritto dopo la laurea in Legge, fu condannato a 8 anni di carcere per il reato di “cospirazione politica mediante associazione per commettere delitti contro la personalità dello Stato”. Rifiutò di firmare un’istanza di grazia fatta pervenire in suo favore e continuò dalla prigionia la sua battaglia contro la politica fascista. Liberato a seguito di alcuni condoni nel maggio 1940, fu inviato sul fronte greco-albanese. Tornato a Roma, dopo l'8 settembre entrò in clandestinità e divenne uno dei punti di riferimento della lotta partigiana nelle file del partito d'Azione. Nel novembre 1943 fu arrestato insieme alla moglie Iole Vigna e sottoposto a durissimi interrogatori. Iscritto nella sezione di Atletica Leggera nel 1934.