Selezione di opere di Ezio Sclavi

Da LazioWiki.


Ezio Sclavi

Il calciatore, l'artista

"Un uomo d'Oltrepò"


Parte prima - Le vicende sportive di Ezio Sclavi

Parte seconda - L'artista Ezio Sclavi


Selezione di opere di Ezio Sclavi



Giocatore - 1951

Il ricordo di anni lontani...di fango e di dura terra spaccata dal sole..una sfera di cuoio arpionata tra traiettorie
rette e spezzate... colori infantili di maglie che fuggono come il tempo impietoso.
Passati odori di cuoio, di fango, di terra, di sole...



Il calciatore ferito - 1933
Occhi socchiusi rassegnati.
La gamba rossa di sangue rappreso.
Braccio disteso calzato da assurda scarpa.
Compagni ansiosi austeri monumenti fanno corteo al povero eroe.
Solo il pietoso masseur sa come lenire il dolore di vittima di troppa vitalità



Michelangelo: La Pietà - 1498


I compagni - 1933
Assorti nel vuoto di uno spogliatoio nudo.
Si attende l'inizio. Compagni ma soli



Giovane africano – Tra il 1942 ed il 1945

L'Africa e la sua gente. Sguardo fiero di aquila mai vinta. Bellezza regale su pelle d'oro. Spalle inclinate su schiena mai curva.



Il porto di Oneglia - 1950

Un cielo troppo piano per essere reale. Un'idea di cielo custodita nella memoria.
Tralicci e grovigli, angoli vivi e ombre nere.
Solitudine di sabbia umida. Masse colorate che celano l'orizzonte.
Verde catafalco che racchiude passate speranze.



Vaso di fiori – prima metà anni '50
Cinque azzurri, arancio e giallo.
Verde nido che abbraccia splendori rosati.
Una finestra discrimine tra corpo e spirito.
Arabeschi di Matisse su mosaico del Bosforo.



Porta San Martino – 1932

Scorcio aberrato di caseggiato dai tanti occhi chiusi sulla vita.
Cielo terso ma senza respiro. Sole che acceca vecchi muri e straduzze stracotte.
Alberi prepotenti. Stretta porta che non invita a passare.
Il mistero al di là di essa.



La tenda - 1932

Dimore degli uomini ancorate su un cielo capovolto. Lievi, trasparenti, diafane.
Corrusco fortino che ospita respiri e sudori di un'umanità che teme la luce, teme il pulsare di un cuore reso pietra da sentori di morte.
Un progresso arrogante che turba antica quiete.



Paesaggio in Provenza - 1933
Casette come dadini di intonaco colorato sommerse di erba e lavanda. Così come le ricorda la memoria, non come le vedono gli occhi. Luce trasparente che sedusse Cézanne, illuse Van Gogh, non turbò Picasso. Semplice bellezza in terra di Francia.

G. Braque: Case all'Estaque – 1908



Graniti dal terrazzo dello scultore Mazzullo - 1966
Malia d'equilibrio tra uno spazio mentale al modo di Paolo Uccello, un'esigenza di comprendere e porsi a misura di esso e il tempo che passa, corrode muri, genera polveri di calcina.
Contemplazione e azione, immobilità e caducità in eterno confronto.
La chiesa di San Basilio a Graniti (ME) oggi

Paolo Uccello: Il miracolo dell'ostia profanata - 1466



Giovane africano – Tabora, 1942
Un collo come arcaica torre medievale sorregge occhi d'Africa che da sempre guardano dal basso l'eternità del cielo.



Autoritratto - 1932
Mi piaccio o non mi piaccio? Non lo so. Di certo ho un corpo immenso. Ho il collo taurino, il mento imponente, delle belle labbra dalla forma agile, naso mascolino, occhi eleganti. Il mio torace è imponente e sono un atleta. Sono forte, possente, virile. Il mondo lo guardo dall'alto in basso, sempre a testa alta.
Ma c'è qualcosa..i miei occhi, le mie labbra, il mio naso. C'è qualcosa in me che non riesco a scorgere negli altri. Come lo chiamereste voi che mi guardate? Sopra i miei occhi muscoli immensi, a fior della mia pelle scorzuta, dietro i miei modi virili, dentro la mia figura, chi si nasconde? Lo vedo sotto i contorni dei miei occhi semichiusi, nella misteriosa forma delle mie narici, sul filo nero e concavo delle mie labbra sprezzanti e mi ossessiona. Da atleta quale sono, ritengo, anzi so, di avere un corpo. Ma c'è questa voce che dentro me mi sussurra: "No tu sei un corpo".
E questo sussurro, apparentemente di poca importanza mi si presenta, scimmia malefica, frenetico folletto e mi tormenta. Mi tormenta quando allo specchio vedo il mio corpo immenso, quando in allenamento sento le mie carni tendersi, le vene pulsare come viuzze gremite di sangue..e in questo sangue scorre il rombo silenzioso di ciò che sono. E poi riesco alla luce e sono solo un corpo, anzi ho un corpo. Un collo taurino, un mento imponente, belle labbra, naso virile. Non riesce a dire niente questo mio corpo immenso. Resta in silenzio duro, come un tronco. Ma i miei occhi semichiusi - semiaperti...quelli urlano.

(Commento all'opera a cura di Giuseppe Zampetti, 18 anni, studente di classe terza del Liceo classico "Giulio Cesare" di Roma).



Donne africane in un villaggio – anteriore al 1945


Solenni sagome ben piantate sulla terra come apostoli di Masaccio. Vivono, tribolano tra puri volumi bianchi e candidi velli di miti animali tra strisce di luce lontane ma vicine ad un cuore che le sente.



Masaccio: Il Tributo. Particolare - 1428



Composizione astratta - 1952
Armonico equilibrio di forme che paiono note musicali su un pentagramma sbilenco.
Gli aguzzi spigoli dell'esistenza.



Composizione astratta - 1951
Orda di forme aggrovigliate e caotiche che si staccano morbide su fondi impenetrabili. Principi vitali e cellule organiche prive di ogni struttura geometrica.



Max Ernst: L'orda - 1927


Fiori - 1960
Topazi, zaffiri, rubini su un mare di smeraldo mosso da vento impetuoso.
Resistenza accanita per non morire, troppo presto, in primavera.

Figure n. 2 (Personaggi) - 1962
Che resta del reale? Affilate figure graffite sul vuoto.

Figure n. 3 (Personaggi) - 1962
Bizzarre sagome interrogative sulle tre età delluomo.
Mal di vivere.
Fondo neutro di desolata assenza.



Alberto Giacometti: La grande testa - 1960


Personaggi - 1963
Segni reiterati ed ossessivi. Ritmi studiati ma compulsivi. Brulichio di spettri che alludono a stati d'animo insondabili e impenetrabili. Plumbee sbarre di surreale prigione.

Senza titolo – s.d.
Sindone disfatta piange i propri occhi di lago. Tragica acherotipa come di rughe dolorose coperte da velo di antiche speranze mai divenute concrete.

Sindone pietosa che nel suo orrore non spaventa ma consola per quieta morte attesa da sempre.



G. Sanmartino – Cristo velato: 1753

...Continua...


Parte prima - Le vicende sportive di Ezio Sclavi

Parte seconda - L'artista Ezio Sclavi

La scheda di Ezio Sclavi

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