Ballerini Fortunato

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Fortunato Ballerini nasce a Sant'Angiolo (Fi) il 16 ottobre 1852. Ex presidente della Società Ginnastica Roma, passa alla storia per essere stato il primo vero presidente della Lazio, non considerando tale il fondatore idealista e generoso Bigiarelli che, pur avendo avuto per primo l' "Idea", ne rifiuta fin da subito il patrocinio in nome dell'uguaglianza e della fratellanza, cardini di quello spirito olimpionico che doveva unire tutti i soci sotto la bandiera bianca e celeste. Così, ufficialmente, la Lazio nasce senza presidente pur essendo Bigiarelli a tutti gli effetti la guida riconosciuta di quel manipolo di giovani e promettenti atleti, figli di una borghesia che sembra essersi dimenticata di loro, incapace di offrir loro un pò di sano divertimento per inseguire, invece, le sirene del progresso, perdendosi in passatempi frivoli e noiosi. I biancocelesti, con in cuore le gesta degli Antichi Greci, concepiscono lo sport in modo assolutamente moderno e danno vita a una vera e propria polisportiva, cimentandosi nel podismo, nella ginnastica, nel nuoto, nel canottaggio finchè, nel 1901, conoscono, per merito del socio del Racing Club di Parigi Bruto Seghettini, un oggetto misterioso quanto affascinante, fino ad allora mai visto a Roma: un pallone di cuoio per il gioco del calcio. In città, tra gli sportivi, è una rivoluzione e la Lazio si incarica di convocare per la prima volta un'assemblea tra soci, il 29 marzo 1901, nella quale viene approvato lo statuto sociale ed eletto presidente il cavaliere Pedercini, persona assai stimabile ma di salute instabile, e vicepresidente Pastori. La sede sociale di Via Valadier è un continuo affluire di atleti e, già a partire dal gennaio 1901, quando la direzione generale dell'Audax podistico italiano è trasferita da Milano a Roma con sede proprio in via Valadier, diventa il punto di riferimento per tutti gli Audax romani. Luigi Bigiarelli viene eletto direttore generale dell'A.p.i., il fratello Giacomo cassiere e Guido Annibaldi segretario. Per far fronte alle prime spese necessarie ad arredare il rustico stanzone al pianterreno di via Valadier, la Società è costretta a vendere i suoi primi trofei. Questo rappresenta un sacrilegio inconcepibile per l'idealista Bigiarelli, per il quale quelle medaglie hanno un valore spirituale insostituibile, e così, amareggiato e spinto anche dall'esigenza di raggiungere il fratello emigrato in Belgio, abbandona Roma e l'Italia ma non la Lazio. Continuerà a correre con i suoi colori e a onorarli di fronte al pubblico di tutto il mondo. "Orfani" della loro guida spirituale, con, sulla carta, un presidente poco presente per le cattive condizioni di salute, i soci si organizzano soprattutto intorno alle personalità dei Fondatori.



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