31 Dicembre 1973

Da LazioWiki.

Scrive La Stampa: "Re mago", in anticipo Capodanno romano, anzi laziale. Con l'ultimo gol del 1973, alle 16,14 nello Stadio Olimpico, i biancocelesti di Maestrelli voltano la pagina della vecchia stagione. Il volto di Umberto Lenzini, costruttore edile e presidente del club romano, brilla come una statuina. Di qui alla Befana, il vincitore è lui, grazie alla rete messa a segno da Re Cecconi, autentico "re mago" per la squadra capitolina. Dicevamo ieri: carissimo contropiede. Ma solo per chi riesce a infilare un pallone nella porta avversaria. Sbagliano in modo incredibile Bigon e Biasiolo a Roma, proprio nel momento di pressione laziale, e qui la squadra meneghina perde la partita. Rimane la Juventus a tener testa alle "grandi" del Sud, cioè Lazio e Napoli. Ma aggiungiamo subito che "questa" Lazio ha nel suo interno le molle e i meccanismi adatti ad un anno che abbiamo definito "anomalo" fino alla noia. Perché? Perché al gioco disteso e ispirato dell'anno scorso ha aggiunto un briciolo di grinta determinatissima. Pur non facendo cose straordinarie, pur riuscendo a servire il suo Chinaglia solo a corrente alternata, i biancocelesti accumulano punti. Superano il '73 a quota diciassette, numero magico, misterioso, balordo, ma hanno un tocco fortunoso e meritevole che gli cade sempre a proposito, magari a pochi secondi dalla fine della partita. E si sa che la fortuna aiuta solo i migliori.

Proprio Altafini e Re Cecconi, commentando "a caldo" la domenica, hanno dato la misura di questa giornata. José rimpiange il punto perduto a Cagliari, Re Cecconi riconosce che la Lazio ha sofferto le sue difficoltà, e intorno alla metà della ripresa è stata addirittura graziata dal Milan. Nereo Rocco ha più di un diavolo per capello, ma deve lamentare gli errori dei suoi sventati ragazzuoli. Maestrelli sviene per la gioia, Vycpalek tira il fiato. Su San José "testina d'oro" i campioni possono far perno a difesa dello scudetto. Gli "eroi della domenica", insomma, non hanno affatto tradito le aspettative. L'impennata juventina è notevole, il ritorno alla vittoria dei granata procura sollievo. Da oggi sono proprio i "tremendisti" (se ritrovano carattere e manovra) a poter stabilire le leggi del campionato: in tre domeniche incontreranno Milan, Lazio, Napoli. Il primo è probabilmente fuori gioco, ormai, ma le altre due sono squadre che brillano di novelle virtù e sanno accendere fuochi. Le antiche virtù del Toro possono determinare un'altra svolta alla stagione, e su questo piano deve venir fuori la possibile carica della squadra piemontese. "Undicesima" al fulmicotone: perché Boninsegna obbliga Liedholm a cambiar partita dopo trenta secondi, perché il Milan perde quando già l'arbitro sta per fischiare la fine, perché le nobilissime provinciali, dal Foggia al Cesena, tengono testa sia ai signori Riva sia ai signori Savoldi. Mentre capitombola una Fiorentina che ha classe ma minor nerbo (e un De Sisti morde il freno con sagacia diplomatica).

Inizia un "altro" campionato, il 1974 deciderà le sue preferenze. Una squadra regolare come la Lazio ha fatto vedere il meglio, una squadra ora sorniona ora arrembante come la Juve cercherà di far rispettare la sua legge. Maestrelli ha meno uomini a disposizione di Vycpalek. Per questo è un "favorito ma non troppo". Però il tifoso esamini il calendario predisposto dalla Befana: è un sacco di pericoli e carbone. L'augurio di "Buon Anno" risulta ambiguo: vinceranno davvero i migliori?