Di Carpegna Nolfo

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Nolfo di Carpegna

Velocista della Sezione di Atletica Leggera, nato a Roma il 5 febbraio 1913 dalla nobile e antica famiglia Carpegna, originaria del Montefeltro, e deceduto a Roma il 30 settembre 1994.

Nolfo di Carpegna era un pronipote del fondatore dell'ASCI (Associazione Scautistica Cattolica Italiana), il conte Mario di Carpegna, dignitario pontificio, che nel 1916 volle creare questa organizzazione giovanile di matrice cattolica in contrapposizione al CNGEI, che aveva un'impostazione laica e finalità pedagogico-educative, fondato nel 1913 da Carlo Giovanni Colombo. Mal sopportata dal regime fascista, l'ASCI fu abolita definitivamente in due diversi momenti tra il 1927 e il 1928 e sostituita con l'Opera Nazionale Balilla. Nolfo entrò a far parte dell'ASCI nel periodo immediatamente precedente allo scioglimento. In seguito svolse attività clandestina tra il 1928 e il 1930 nel gruppo Roma V come caposquadriglia delle Aquile. Tale attività clandestina continuò fino al 1931, quando la sorveglianza del regime si fece più stringente. Tuttavia riuscì ad assistere, come esterno, al 5º Jamboree mondiale dello scautismo che si tenne a Vogelenzang, Bloemendaal nei Paesi Bassi dal 31 luglio 1937 al 9 agosto 1937. Giovane aitante e fisicamente preparato, Nolfo si iscrisse alla neonata Sezione di Atletica leggera della S.S. Lazio e a partire dal 1933 partecipò a diverse competizioni con ottimi risultati nella velocità. Nella Lazio ebbe modo di stringere amicizia sia con Vindice Cavallera, che con Edgardo Contini, anch'essi validi atleti e accomunati dalla stessa visione antifascista.

La brevissima vita della Sezione biancoceleste costrinse Nolfo, al pari di Vindice, a competere nelle gare universitarie di regime come i Giochi Goliardi e gli Agonali con la maglia della facoltà di Giurisprudenza, era diventato avvocato nel 1934, e anche con quella di Lettere, avendo conseguito questa seconda laurea nel 1936. Le sue prestazioni, a livello cittadino e regionale, furono ottime. Il Contini, invece, difese i colori della facoltà di Ingegneria. Divenuto ufficiale del Regio Esercito nel 1938, l'anno successivo conseguì il diploma di Perfezionamento in Storia dell'Arte e nel 1940 vinse il concorso per Ispettore alla Sovrintendenza alle Gallerie. Inviato in questa funzione a Parma, vi restò poco perché richiamato alle armi come sottotenente di un reparto mobilitato in zona di guerra. Avendo giurato fedeltà al Re, combatté valorosamente e si meritò due Croci di Guerra. Dopo l'8 settembre 1943, dovendo scegliere tra una rassicurante adesione alla R.S.I. e la rischiosa lotta partigiana, non ebbe dubbi ed ebbe a dire "tanti secoli di dignità familiare non potevano essere infangati da un momento di vigliaccheria". Nell'estate 1944, si recò a Ponte di Legno dove trovò un ricovero semiclandestino presso l'abitazione dei conti Gavazzi, imparentati con la moglie di Nolfo, la contessa Vittoria di Carpegna.

Il 12 settembre 1944 Nolfo entrò a far parte della brigata partigiana cattolica delle Fiamme Verdi, assumendo come nome di battaglia quello di "Gabrielli". Il gran passo di vivere la Resistenza venne da lui compiuto solo dopo un accurato controllo del carattere politicamente neutro del suo Gruppo e della sua discendenza ideale dai reparti degli Alpini scioltisi dopo l'8 settembre. Nei primi tempi visse le esperienze comuni a tutti i partigiani con azioni, colpi di mano, attentati, ma presto le sue qualità gli permisero di assumere ruoli sempre più delicati specialmente nella Valcamonica e nella zona del Mortirolo. Quest'ultima divenne, dal novembre del 1944 all'aprile 1945, uno dei capisaldi dell'attività partigiana. La posizione strategica e l'esistenza di fortificazioni risalenti alla prima guerra mondiale, spinsero i distaccamenti C.15 e C.19 della Brigata "Antonio Schivardi", appartenente alla Divisione Fiamme Verdi "Tito Speri", a sistemarsi a 2000 m. di quota, dove i due gruppi di circa trenta uomini, comandati l'uno da Luigi Tosetti (ex maresciallo dei carabinieri di Edolo) e l'altro proprio da Nolfo, si fusero, dando vita al Gruppo Alta Valle-Sciatori. Gruppo che andò poi rafforzandosi, tramite rifornimenti di materiale bellico fornito dagli Alleati mediante aviolanci.

Nel febbraio 1945 i nazisti ordinarono alla legione fascista "Tagliamento" di liberare il Passo del Mortirolo che avrebbe loro favorito il raggiungimento della Val Vermiglio e del Brennero. In due successive sanguinose battaglie, con le forze nazifasciste dieci volte superiori numericamente a quelle delle Fiamme Verdi, i partigiani ebbero la meglio e liberarono, senza l'aiuto alleato, Edolo e l'intera valle. A tali battaglie di Carpegna partecipò con onore guadagnandosi la Medaglia d'Argento al Valor Militare e raggiungendo il grado di commissario politico del Comando nella zona operativa Alta Valle Camonica. Terminato il conflitto, Nolfo riprese servizio presso la sua amministrazione statale e fu assegnato a Venezia, dove tornò ad occuparsi di arte. Egli si era staccato dalla sua famiglia e da Roma nel 1941 e il suo desiderio fu quello di fare ritorno nella capitale. Vi riuscì soltanto nel 1950 prestando servizio alla sovrintendenza alle Gallerie del Lazio. Nel 1952 diresse la Galleria Nazionale di Arte antica di cui curò il catalogo, il riordino e il restauro in vista del successivo trasferimento a Palazzo Barberini. Nel 1959 lo Stato italiano, che aveva acquistato la Collezione Odescalchi, lo incaricò del riordino e del restauro di molti suoi preziosissimi reperti. Nel 1963 si trasferì con la sua famiglia a Bruxelles per assumere un ruolo di grande importanza presso la Comunità europea. Rimase all'estero fino al suo collocamento a riposo. Appassionato di armi antiche e moderne, divenne un cultore della materia tanto da scrivere testi fondamentali in quest'ambito. La sua eccezionale competenza lo portò ad avere l'incarico di consulente per la creazione del Museo Civico delle Armi di Brescia.





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