Domenica 28 dicembre 1941 - Torino, stadio Benito Mussolini - Juventus-Lazio 2-0

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28 dicembre 1941 - 661 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1941/42 - X giornata

JUVENTUS: Peruchetti, Foni, Rava, Depetrini, Olmi, Locatelli, Bellini, Sentimenti (III), Lushta, Varglien II, Varglien I.

LAZIO: Gradella, Romagnoli (II), Monza (II), Fazio, Ramella, Baldo, Gualtieri, Pisa (I), Piola, Flamini, Puccinelli. All. Popovic.

Arbitro: sig. Scorzoni di Bologna - Guardalinee: sigg. Verzetti e Stevano.

Marcatori: pt 10' Lushta, st 21' Varglien (I).

Note: tempo variabile. Campo buono.

Spettatori: 10.000.


La Juventus ha vinto, e senza provocar batticuori fra i suoi tifosi. Ma non bisogna credere che abbia fornito gioco scintillante e che con la nuova disposizione data alla prima linea abbia risolto la quadratura del cerchio o la tripartizione dell'angolo.

Varglien I si è ripreso verso il termine dell'incontro e ha dimostrato come una troppo prolungata quarantena dalla prima squadra non giovi al rendimento di un giocatore. Una trovata si può invece ritenere il richiamo di suo fratello maggiore: un calciatore trentacinquenne pieno di vitalità, che ha fatto vedere come, quando la passione, la serietà di vita e la caparbia volontà animano i muscoli e si può rimanere gagliardamente in servizio attivo anche oltre i... limiti di età.


La vittoria bianco-nera ha avuto ieri il nome di Varglien I. La Lazio, specie in conseguenza della sparata di cinque palloni sul gobbo del Bologna, era aspettata un po' come il lupo mannaro della situazione. Viceversa, dopo i primi ululati, si è potuto assodare come non si trattasse poi di una belva famelica e pericolosa. Gli azzurri hanno fatto molti progetti di bel gioco, ma tali progetti sono sempre finiti in archivio, senza passare alla fase di realizzazione.

Dapprincipio tanto da una parte che dall'altra si è rimasti alquanto abbottonati: ognuno aveva paura di scoprirsi. I mediocentri rimanevano incollati agli opposti centravanti; ma poi, quando Olmi si è accorto che Piola, malgrado la grande veglia di fare non poteva contare sulla fattiva collaborazione dei compagni e quando Ramella ha potuto constatare che Lushta non riusciva a diventare pericoloso per quella sua inveterata ostinazione di giocherellare, di insistere, di rigirarsi quasi come i cani che vogliono mordersi la coda, ha abbandonato quell'accenno all'applicazione del « sistema » e il gioco ha accennato a farsi più vario, rapido ed arioso.


Diciamo: ha accennato, poiché tale non è diventato affatto. La partita, complessivamente, è parsa poco meglio che mediocre. Solo nella ripresa si è avuto qualche motivo di compiacersi: la Juventus ha preso a combinare con un certo maggiore ordine e un tal quale estro. Poca roba: fumidi lampi di magnesio in una nebbiosa atmosfera. In mezzo quel « tran tran » gli episodi migliori e più concitati, sono stati quelli delle due segnature juventine. Veramente si dovrebbe dire tre, perché i bianconeri hanno anche segnato una terza rete, che Scorzoni non ha concesso, per fallo sul portiere, commesso, però, dopo che la palla già era andata oltre la linea della porta. Entrambe le segnature sono da trascrivere all'attivo di Varglien I, anche se nella prima egli ha avuto il necessario aiuto di Lushta. Al 10' Sentimenti ha allungato il pallone a Bellini e l'estremo destro è disceso rapido per poi operare un lungo ed alto traversone al centro. Parecchi azzurri e bianconeri hanno spiccato il salto per intercettare la sfera, ma tutti l'hanno mancata. Una vera palla perduta. Quando pareva che essa dovesse terminare oltre la linea di fondo è intervenuto Varglien I come una furia. L'anziano è arrivato in tempo, ha controllato il pallone col petto, l'ha rinviato al centro un po' all'indietro; Lushta non ha avuto altro da fare che toccare per mettere in rete, mentre Gradella aveva attaccato al palo l'avviso classico di tutti i portieri: torno subito, uscendo per tentare di acciuffare quella sfera vagante.

La seconda segnatura è venuta al 21' della ripresa. Olmi ha battuto una punizione poco oltre la metà campo, Lushta ha girato il pallone di testa, alzandolo a campanile. Mischia breve e confusa, nella quale è intervenuto Varglien I a dir la sua: tiro tagliato, secco e tempestivo. Due a zero. Molta altra cronaca non si è avuta: tre o quattro belle, ma non eccezionali, parate divise equamente fra Gradella e Peruchetti. Qualche veramente apprezzabile smistamento di Piola alle sue ali, operato con girate acrobatiche. Le ali azzurre, sorvegliate, non potevano profittarne secondo le intenzioni loro e di Piola.

Fonte: La Stampa