Domenica 3 febbraio 1980 – Perugia, stadio Renato Curi - Perugia-Lazio 0-0

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3 febbraio 1980 - 2030 - Campionato di Serie A 1979/80 - XIX giornata

PERUGIA: Mancini, Nappi, Ceccarini, Frosio, Della Martira, Dal Fiume, Goretti (65' Tacconi), Butti, Rossi, Casarsa, De Gradi. A disp.: Malizia, Calloni. All. Castagner.

LAZIO: Cacciatori, Tassotti, Citterio, Wilson, Manfredonia, Manzoni, Garlaschelli (88' D'Amico), Montesi, Giordano, Zucchini, Viola. A disp.: Avagliano, Pighin. All. Lovati.

Arbitro: Ballerini (La Spezia).

Note: espulso al 35' del primo tempo Lovati e in fase di recupero Wilson (in qualità di capitano a causa della melina dei suoi compagni). Incidenti tra tifosi a fine partita.

Spettatori: 21.000 circa per un incasso di £. 88.000.000.

Il biglietto (marrone) in "Curva Nord"
La cronaca della gara
Il biglietto (verde) in "Parterre Tribuna"

Doveva essere fra Perugia e Lazio il festival dei gol: non c'erano i due bomber più ricercati del campionato? La realtà è diversa: scarse conclusioni, scarsissimo spettacolo, anzi gioco raggelante, specie nella ripresa, quando la Lazio ha raccolto le forze a centrocampo e un po' con le tradizionali sceneggiate (un minuto perso ora, due più avanti, eccetera), un po' con le ammucchiate, ha portato a casa il suo primo punto in cinque anni di sfide in terra umbra. Lo zero a zero non provoca sicuramente sorpresa. Siamo abituati alle magre dei nostri attaccanti, specie se trovano sulla loro strada un difensore attento (Manfredonia per Rossi), pronto ad aiutarsi al momento opportuno anche con mezzi illeciti.

L'abbraccio operato dallo stopper laziale nei confronti di Rossi al 12' della ripresa non è stato notato dall'arbitro, ma è indubbio che fosse grave. Rossi, a fine gara, ha parlato apertamente di rigore negato, mentre da parte biancoceleste si tendeva naturalmente a sdrammatizzare. A pagare l'ostruzionismo laziale sono stati l'allenatore Lovati e, a fine gara, capitan Wilson, entrambi espulsi da un arbitro quasi esordiente sulla grande ribalta del calcio: lo spezzino Ballerini era alla sua quinta prestazione. Giustissima la prima decisione, discutibile la seconda in quanto la motivazione (ostruzionismo) avrebbe richiesto almeno un'ammonizione prima del drastico provvedimento.

Due decisioni che non hanno influito, quella riguardante Wilson è addirittura avvenuta in fase di recupero. L'arbitro avrebbe dovuto essere più severo prima, cioè nella fase critico della partita, quando la Lazio ha cercato di perdere tempo ponendo la gara sul piano della discussione e non del gioco. Il Perugia ha abboccato, cosicché gli ottimi venti minuti iniziali costruiti dagli umbri si sono persi in un nervosismo che aumentava col passare dei minuti e con Cacciatori - bravissimo in almeno tre circostanze - sempre imbattuto. Anzi, alla distanza, il Perugia ha finito per rischiare, come avviene solitamente in match di questo tipo: buon per lui che Mancini fosse ben piazzato nell'attimo della conclusione di Giordano e che l'attaccante abbia calciato il pallone nell'angolo dov'era piazzato il portiere e non come logica vuole, dalla parte opposta. Zero a zero, dunque, e anche zero in condotta per entrambe le squadre.

Il Perugia lo merita per il suo gioco: la Lazio per l'ostruzionismo. Fra le due squadre, la più scusabile è quella romana: in fin dei conti doveva ottenere il suo primo punto dopo cinque confronti negativi. In 450 minuti di gioco a Perugia, la Lazio non è ancora riuscita a segnare un gol, ma ora si è portata a casa un punto prezioso per una classifica così ristretta nella sua parte centrale. Il Perugia ha sbagliato tanto sprecando nella prima parte della gara, quando cioè è riuscita a mettere la Lazio alle corde, poteva dunque metterla fuori combattimento. L'assenza di Bagni non è stata bilanciata da Goretti, specie in quegli spunti che tagliano fuori la difesa avversaria con il cross per Rossi o altri compagni.

Gli uomini di Castagner hanno insistito nell'azione frontale, trovando un ferrea resistenza nella barriera organizzata da Lovati e ignorando sistematicamente Rossi, costretto a cercarsi il pallone anche al di fuori della propria zona. Il fatto non rientra sicuramente in una volontà comune di emarginare il giocatore più importante del complesso. Ogni tanto, però, il Perugia, com'è avvenuto con la Lazio, si dimentica di avere in squadra un giocatore che ha dimestichezza con il gol e lo tratta sistematicamente come un comune mortale. Logico che il risultato non si sblocchi, logico che la cronaca non registri praticamente nessuna conclusione di Rossi.

Non crediamo che Castagner sia così ottuso da non accorgersi di quanto avviene in campo. Anzi, il tecnico umbro è molto intelligente ed è stato valido al momento opportuno nel dare alla squadra quella sterzata indispensabile per integrarvi il suo bomber. Ma quando il Perugia torna all'antico è come se Rossi non esistesse. Inevitabile in questi casi lo zero a zero. Inoltre, quando è costretto ad attaccare, il Perugia mostra tutti i suoi difetti, che sono macroscopici in difesa e meno evidenti a centrocampo, anche se sul piano della continuità non sempre bastano la vena di Frosio e di Butti, nonché gli spunti dell'interessante De Gradi.

La Lazio aveva un obiettivo e l'ha raggiunto. Ha rischiato all'inizio, poi ha controllato il gioco a centrocampo, approfittando ogni tanto delle distrazioni degli umbri per avvicinarsi al gol. Non è certo squadra disposta a rallegrare lo spettacolo, anzi se può lo avvilisce ma con un intento ben preciso e in parte legittimato, se non proprio scusato, dalla classifica. Cacciatori, Manfredonia. Tassotti con Giordano e Viola sono stati i migliori in questa strana partita che non fa onore al calcio e al campionato, semmai ne conferma i suoi limiti tecnici. La designazione di Ballerini fatta dalla Caf ha colto tutti di sorpresa: in effetti la commissione arbitrale ha rischiato mandando allo sbaraglio un giovanotto in gamba ma evidentemente inesperto. Lo si è visto in più di una circostanza.

Fonte: La Stampa