Dura solo un attimo, la gloria

Da LazioWiki.

La copertina del libro

Autore: Dino Zoff

Titolo: Dura solo un attimo, la gloria. La mia vita

Anno: 2014

Casa editrice: Mondadori (Strade blu. Non fiction)

Pagine: 172

Costo: € 17,00 - Anche in formato e-book al costo di € 9,99

Recensione: Questa non è una biografia tradizionale, ma una piccola storia d’Italia narrata dal punto di vista unico di un monumento allo sport, Dino Zoff, un “italiano asburgico”, taciturno e profondo, che ha attraversato mezzo secolo, incarnandone la voglia di farcela (anni ‘70 e ‘80), poi ponendosi come punto di riferimento mentre tutto vacillava (‘90 e 2000), e, infine, osservando da lontano il crepuscolo di un’epoca che sembrava d’oro. Nelle sue parole, solitamente poche e scabre, si alternano personaggi di primo piano e fugaci comparse, eroi invincibili e uomini pavidi, protagonisti, più o meno consapevoli, della grande trasformazione sociale italiana. Sull’eterno sfondo verde di campi di calcio più o meno gremiti, vediamo così agitarsi i personaggi più vari. C’è Gianni Agnelli, cui è costretto a mentire quando all’alba, prima che lui si fosse alzato, lo chiamava al telefono: “‘Che tempo fa, lì da voi, Zoff?’, ‘Sereno variabile, Avvocato’. Mica potevo dirgli che non avevo ancora aperto le finestre”. C’è Luca Cordero di Montezemolo, la sua impreparazione e la sua smania di novità, che lo licenzia dalla “sua” Juventus. C’è Silvio Berlusconi e le sue accuse d’indegnità dopo gli Europei del 2000, alle quali Zoff reagì dando le dimissioni. Ma, soprattutto, c’è il costante pensiero, carico di tenerezza e nostalgia, ma anche di ammirazione, per gli uomini silenziosi che hanno caratterizzato la sua storia, i custodi di quella dote preziosa che caratterizza tutte le persone migliori: “il pudore delle parole”. Dal padre, contadino di Mariano del Friuli, grande sacerdote di quell’antica religione della responsabilità tipica di certe zone così lontane dall’Italia, a Bearzot, il condottiero timido e testardo, e straordinariamente colto, passando per Scirea, l’amico amato e anche un po’ invidiato, e il presidente Pertini, quello della partita a scopone in aereo di ritorno dalla Spagna, in quella fantastica notte del’82. (F. Piccolo).