Mesones Alberto

Da LazioWiki.

Alberto Mesones negli anni '20

Socio fondatore, nato a Roma il 5 febbraio 1882 e deceduto a Pretoria, in Sud Africa, il 31 ottobre 1982 all'età di cento anni: lì riposa. Soprannominato "Er Poncho".

Mesones vede la luce in Via Monserrato n. 25, figlio di Manuel Maria (diplomatico peruviano) e Maria Iacobini. Nel 1903, come nuotatore della R.N. Roma giunge 3° in una gara di fondo sul Tevere. Nel 1900 è già come portiere della squadra di waterpolo della Rari Nantes. Tra i fondatori della S.P. Lazio, con il sodalizio di Piazza della Libertà Alberto disputa numerose gare di nuoto e pallanuoto. Giocatore di Water Polo e capitano della R.N. Roma, vince il primo Campionato ufficioso di Pallanuoto. Nel 1898 fondava la società di nuoto Urbe et Farfa che ebbe vita brevissima. Nel 1903 istituisce, assieme ad Arturo Balestrieri e altri compagni, la S.S. Virtus di cui Mesones assume anche l'incarico di segretario. Atleta versatile, brilla anche come corridore podista. Nel settembre 1905 in viale delle Milizie eguaglia il primato italiano sui 400 m piani con il tempo di 51 secondi e 3 decimi. Il numero d'estrazione militare di Mesones era il 3904. Renitente alla leva alla chiamata del 1902. Suo fratello Luis Ignacio, già nuotatore della Rari Nantes, è protagonista di uno dei più famosi casi di cronaca nera intorno agli anni '20. Alberto lascia l'Italia nel 1913 e si dedica all'attività venatoria: accompagna notabili e avventurieri dell'epoca in epiche battute di caccia nella savana. Si impratichisce anche nel commercio. Molte delle notizie sulla vita straniera di Alberto provengono dalla sua corrispondenza con i fratelli Corelli. Mesones passa per l'Argentina, prima di giungere in Sud Africa. Tra il 1928 e 1929 ritorna a Roma per un breve periodo, prima di stabilirsi definitivamente nel continente africano.

Tratto dal libro di LazioWiki: Dal Tevere al Piave 1915 1918 gli atleti della Lazio nella grande guerra (Tutti i diritti riservati):
Alberto Mesones, di padre peruviano diplomatico a Roma, ma cittadino italiano, si era trasferito fuori dal Regno d’Italia già dal 1913. Le sue lettere inviate in seguito all’amico e compagno di tante gare sportive Corrado Corelli, parlavano di viaggi in Argentina, in Patagonia e dell’organizzazione di battute di caccia per ricchi nobili in Sud Africa. La guerra lo vide lontanissimo dal suolo patrio. Nel 1902 era stato dichiarato renitente alla leva. Tornerà solo per brevi periodi negli anni Venti per sbrigare faccende personali e probabilmente per rivedere suo fratello Luis Ignacio, anch’egli atleta ai primordi della fondazione, al centro di un clamoroso ed epocale processo per uxoricidio che appassionò l’opinione pubblica romana e nazionale e che lo portò a finire i suoi giorni in carcere cieco e minato nella salute.





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