Tommaso Maestrelli e la tessera di Partigiano

Da LazioWiki.

Tommaso Maestrelli
12 maggio 1974: Tommaso Maestrelli ha appena vinto il tricolore con la compagine biancoceleste
Un giovane Tommaso Maestrelli calciatore

La scheda di Tommaso Maestrelli

Un uomo buono. Un uomo onesto. Un uomo pieno di coraggio. Tommaso Maestrelli, l’uomo che costruì in ambito sportivo una delle più belle favole dello scorso secolo, quella della Lazio campione d’Italia del 1974, l’allenatore di grande umanità ma al tempo stesso tecnico moderno e all’avanguardia. Fu infatti capace di trasmettere alla sua squadra, oltre che valori morali e agonistici necessari per fare, di un gruppo di atleti ancora sconosciuti al grande pubblico, non sempre irreprensibili dal punto di vista della disciplina interna, un manipolo di combattenti capaci di grandi imprese, anche insegnamenti tecnico tattici futuribili e che proprio in quel periodo avevano preso piede in Europa attraverso i successi del calcio olandese. Tutto si conosce della sua vita, le vicende sportive, quelle personali, la famiglia come punto di riferimento, anche all’esterno. Valori che riusciva a trasmettere e a coniugare anche nell’ambito professionale, trasformando e forgiando secondo quei princìpi chi ha avuto la fortuna di lavorare con lui, di seguirne insegnamenti e regole di vita. Anche chi, per propria natura e indole, era esattamente l’opposto. Si conosce tutto, ma ogni tanto la ricerca storica trova l’occasione di aggiungere un tassello, un particolare, una conferma. Magari simbolica, che non stravolge, anzi rafforza, quanto si sapeva già, ma che mette ulteriormente a fuoco i contorni di una vita speciale, quella di un uomo, di un marito, di un padre, di un italiano esemplare.

L’ultima novità, l’ultima scoperta, è ad opera degli appassionati ricercatori del sito LazioWiki, progetto enciclopedico che, grazie ad un’opera di ricerca incessante e di analitica ricostruzione storica, ha ripercorso, tramandato e rivisitato la storia ultracentenaria della Società Sportiva Lazio, anche portando alla luce elementi poco noti e talvolta, nell’approfondire elementi relativi al contesto storico e sociale dell’epoca, ponendo in un’ottica diversa alcuni dogmi apparentemente inscalfibili delle origini e delle vicende della più antica società sportiva della Capitale e la biografia dei suoi protagonisti. Tommaso Maestrelli uno di questi. La scoperta è legata ad una parte importante della vita di Tommaso. Quella degli anni della guerra, della prigionia, dell’eroismo che ha connotato alcuni momenti e situazioni di quel periodo drammatico. L’elemento riportato alla luce e consegnato alla storia e alla biografia di Tommaso Maestrelli è un documento rilasciato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in particolare dalla Commissione Riconoscimento Partigiani Italiani all’Estero. Nell’immediato dopoguerra, tra il 1945 e il 1948, diverse commissioni, a carattere regionale, avevano operato producendo, recuperando e conservando documentazione ed elementi utili a tramandare conoscenze e vicende storiche del movimento partigiano, le pagine di eroismo, sofferenza e attaccamento ai valori della patria che ne aveva contraddistinto l’azione.

Con lo scioglimento, negli anni, di quelle commissioni, il risultato dell’attività fu concentrato a Roma, presso il Servizio Commissioni riconoscimento qualifiche partigiani presso il Sottosegretariato per l’assistenza ai reduci e ai partigiani della Presidenza del Consiglio dei ministri. Nel 1968 fu istituita una Commissione unica nazionale. Tra gli schedari presenti nell’Archivio Centrale dello Stato, quelli della Commissione riconoscimento partigiani italiani all’estero. Tra la documentazione presente e rinvenuta dai ricercatori di LW, la testimonianza di quella scelta di vita di Tommaso Maestrelli, il tesserino che ne attesta (posizione j/I477/3203 – Verbale dell’11 novembre 1954) l’adesione al movimento partigiano e il suo ruolo nei gradi di tenente e poi capitano. Le vicende di Tommaso negli anni della guerra sono quelle che hanno contraddistinto e segnato la vita di centinaia di migliaia di giovani, che la storia di quegli anni, lo scoppio del più grande conflitto bellico mai conosciuto, avrebbe stravolto. Tommaso era un giovane e promettente calciatore del Bari. Di origini toscane, aveva girovagato l’Italia con la sua famiglia al seguito del papà ferroviere, trovando poi dal 1935 una sede stabile nel capoluogo pugliese. Lì Tommaso emerse con le sue doti calcistiche che lo portarono ad esordire in Serie A, a soli sedici anni e la maglia biancorossa indosso, a San Siro contro i rossoneri del Milan. Ma la guerra incombeva e, pur godendo i calciatori di permessi speciali per poter raggiungere le proprie squadre e disputare le partite domenicali, queste occasioni andarono sempre più diradandosi con l’acuirsi del conflitto.

Tommaso ricevette la cartolina di precetto, fu costretto a salutare, forse per sempre, la sua famiglia e la sua amata Lina, diretto in Montenegro, nell’area di Cettigne e Podgorica. Il reparto era quello di artiglieria nella Divisione Ferrara. Nelle sue lettere a Lina, ad un certo punto sempre più occasionali, fino ai lunghi mesi di silenzio nelle fasi più crude, disperate e avanzate della guerra, anche il racconto rassicurante di qualche partita di calcio giocata sul suolo jugoslavo. Nei primi tempi. Poi l’oblio. Poi i lunghi mesi della speranza, della preoccupazione, fino a momenti di rassegnazione di chi lo amava, la disperazione di non rivederlo più. Dopo l’8 settembre, la Divisione Ferrara ricevette l’ordine di collaborare con i nazisti, ma tanti valorosi soldati, tanti giovani, pur cresciuti nel contesto culturale e ideologico imposto dal regime fascista, evidentemente avvertivano un naturale e spontaneo trasporto per la libertà e percepivano in modo più profondo, come effetto degli anni della guerra, dei sacrifici, del legame con la propria famiglia, lontano ma mai reciso, presente ogni attimo nella mente e nel cuore, qualità come il coraggio, l’eroismo, la dignità. Molti sacrificarono la vita, altri furono disarmati e deportati in campi di concentramento. Tommaso Maestrelli nel lager di Sajmiste, vicino Belgrado. Tra i lavori forzati cui erano costretti, la rimozione delle macerie causate dai bombardamenti. Tommaso riesce a fuggire, riceve aiuto dall’altruismo e dalla riconoscenza della popolazione locale, che lo protegge e lo nasconde per giorni. Gli curano una ferita riportata alla gamba, che, ironia del destino, avrebbe potuto causargli l’impossibilità di riprendere l’attività agonistica una volta terminata la guerra. Ma, in quel momento, quella prospettiva non era nei pensieri di Tommaso, non era nelle sue speranze. C’era solo quella di ritrovare la propria famiglia, riabbracciare la sua Lina. E di onorare, con il proprio impegno e la propria dedizione, anche mettendo in gioco la propria vita, il suo essere italiano. Un italiano libero.

Si unisce quindi alla Brigata Garibaldi per combattere contro i nazisti. Il partigiano Tommaso Maestrelli ottiene sul campo i gradi di capitano e, con più di trecento uomini sotto la sua guida, partecipa alla liberazione della Dalmazia. Tornò in Italia i primi di luglio del 1945, giunse a Bari e ritrovò la sua Lina. La vita ricominciò, la guerra e suoi interminabili momenti di sacrificio ed eroismo, sofferenza e coraggio, erano alle spalle. Ma il sacrificio e la sofferenza, l’eroismo e il coraggio, avrebbero continuato a caratterizzare la vita di Tommaso. Un uomo semplice, buono, legato ai valori della famiglia, alla sua donna e ai suoi quattro figli, ma non per questo lontano dal bisogno di dare qualcosa, contribuire, alla vita civile e ad un ruolo attivo nella società. Siamo nei primi anni del dopoguerra. Si candidò e venne eletto, nelle consultazioni elettorali del 1946 a Bari, nel Consiglio comunale, nelle liste del movimento di sinistra "Lista Garibaldi". Credeva in determinati valori, ma al tempo stesso era capace di comprendere e stabilire rapporti profondi anche con chi sceglieva altre strade ed altre idee. Fino a conquistarne il rispetto, l’amicizia e un vincolo fraterno o paterno. È quanto accadde in quegli anni con il suo amico più caro, Mario Tontodonati, le cui simpatie politiche erano diverse dalle sue, senza che ciò affievolisse minimamente il legame fraterno che li univa, è quanto sarebbe accaduto nella Lazio degli anni Settanta, con alcuni suoi calciatori che politicamente erano dall’altra parte. Ma che nella quotidianità della vita erano dalla sua.

Egli che era per loro il padre. L’esempio. L’uomo per cui combattere e vivere il proprio eroismo. Oggi alcuni di loro sono sepolti con lui, nella sua tomba di famiglia presso il cimitero di Prima Porta a Roma. Per questo, quando tornò dalla malattia, un ritorno alla vita come quello del luglio del 1945, quel luglio in cui si riaffacciò alla porta di casa riabbracciando la sua famiglia e la donna con cui ne avrebbe costruito una nuova, quel dicembre del 1975 e nei mesi successivi diede, tornando sulla panchina a guidare i suoi ragazzi, ancora una volta la prova del suo coraggio, della grande dignità con cui aveva vissuto e continuava a vivere. Per sé, per la sua famiglia, per tutti coloro che lo apprezzavano e gli volevano bene. E i suoi ragazzi gli regalarono, sul campo, un’ormai insperata salvezza da una retrocessione che ad un certo punto sembrava inevitabile. Un’impresa sportiva non paragonabile dal punto di vista dello spessore tecnico allo scudetto conquistato due anni prima, ma che, grazie al valore morale che gli attribuì la presenza a bordo campo di Tommaso Maestrelli, assunse un significato speciale ed epico. E quando dopo qualche mese, il 2 dicembre 1976, se ne andò, lasciò a tutti un insegnamento che verrà tramandato negli anni e che conquisterà anche chi non ebbe la fortuna di poterlo conoscere direttamente. Ma che, leggendone la biografia, ascoltando il racconto di chi lo ha vissuto e interpretando il significato e i princìpi della sua vita, ne resterà conquistato e segnato profondamente nel proprio cuore non solo di tifoso, ma soprattutto di cittadino innamorato dei valori della libertà, dell’onestà e della famiglia.



La tessera rilasciata dalla Commissione Riconoscimento Partigiani Italiani all'Estero a Tommaso Maestrelli



► Fonti consultate:

• "Uno più undici", Franco Recanatesi, L’Airone;

Guerin Sportivo – Il Cuoio – articolo “Tommaso Maestrelli: un esempio immortale, oltre lo scudetto della Lazio”;

• LazioWiki – Biografia di Tommaso Maestrelli



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