Il Calciomercato 1943: differenze tra le versioni
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Versione attuale delle 02:37, 25 gen 2018
In un clima tremendo a causa di una guerra che si sta dimostrando disastrosa per l'Italia, anche a Roma si vivono momenti di grave pericolo e il calcio sembra essere una cosa lontana dalla testa dei cittadini dell'Urbe. Tutte le strutture sportive sono abbandonate. Il 15 agosto 1943 la Lazio dà un segno di vita e in un comunicato affida le proprie sorti ai Padri Fondatori e si richiama agli Ancherani, ai Masini e ai Saraceni. In un momento atroce, improvvisamente la Lazio chiama a raccolta i suoi residui giocatori alla Rondinella e chiama a guidarli il fedelissimo e impagabile Canestri. L'Italia è spezzata in due e l'Autorità calcistica delibera di far svolgere campionati locali. A Roma rifioriscono antichi nomi di società dei primi anni del secolo come Alba, Juventus Romana, M.A.T.E.R., squadre aziendali come l'Avia e i Vigili del Fuoco o di rioni come la Trastevere e queste compagini daranno vita al cosiddetto Campionato Romano. La Lazio dispone dei seguenti atleti: portieri Gradella e Rega (I); terzini Valenti, Ferrarese, De Pierro; mediani Ramella, Manfrè (I), Gualtieri, Andreolo (che per fortuite circostanze si trova a Roma e, pur campione del mondo e pluriscudettato con il Bologna, si accasa con i biancocelesti); attaccanti Mancini, Capponi, Lombardini, Longhi (I), D'Orazi, Manola, Risso, Koenig. A metà stagione però il forte Ramella raggiungerà il suo Piemonte e per la Lazio sarà una grave perdita. Durante il campionato Roma è occupata dalle truppe naziste e si verificano i più odiosi episodi di repressione. Le SS, aiutate dai solerti militi fascisti, torturano i cittadini romani entrati nella Resistenza nelle celle di Via Tasso, di Palazzo Braschi e nelle stanze delle Pensioni Jaccarino e Oltremare. Vi è la strage delle Fosse Ardeatine e innumerevoli episodi di rappresaglia contro la popolazione inerme ridotta alla fame. Molti giocatori laziali vengono fermati dalle SS e solo alcuni provvidenziali salvacondotti riservati ai calciatori, evitano deportazioni e la prigione.