Canestri Dino: differenze tra le versioni
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Difensore, allenatore e dirigente, nato a Prato il [[22 settembre]] [[1907]], deceduto a Roma il [[2 novembre]] [[1981]]. |
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Canestri Dino, difensore, allenatore e dirigente, nato a Prato il [[22 settembre]] del [[1907]], deceduto il [[2 novembre]] [[1981]]. Se il luogo di nascita lo fa essere toscano egli è stato sicuramente romano d'adozione. Venuto, infatti, a Roma per il servizio militare nel Corpo dei granatieri di Sardegna svolto nella caserma di Viale Giulio Cesare, fu notato da alcuni osservatori della Lazio mentre palleggiava nel cortile e invitato a provare alla [[Stadio Rondinella - Roma|Rondinella]]. Da quel momento non se n'è più andato e per visione della vita, carattere e mentalità è stato un capitolino purissimo e rappresentativo della città. Cominciò nelle giovanili del Prato nel [[1921]], nel ruolo di centrattacco, e in questo ruolo arrivò fino alla prima squadra. Come racconta la sorella, l'amore per il calcio di Dino aveva radici lontane: all'età di 10 anni nel giorno della prima Comunione giunse tardi alla cerimonia perchè strada facendo si era messo a giocare a pallone su un prato. Fu la lungimiranza dell'allenatore [[Koszegi Desiderio|Koszegi]] a trasformarlo in terzino e con tale maglia vinse il Campionato interregionale nel [[1924]]. Non è chiaro perchè gli osservatori laziali lo andarono a visionare in caserma. Probabilmente il suo acquisto fu caldeggiato dal suo vecchio allenatore del Prato, Koszegi, che nel frattempo era passato alla Lazio oppure fu segnalato alla società dal calciatore laziale, che poi divenne famoso giornalista, [[Mariani Cesare|Cesare Mariani]] a cui Dino era legato da grande amicizia. L'ostacolo più grande da superare per ingaggiare il giocatore fu quello di convincere la sua mamma che, donna molto all'antica e vedova, non voleva che il figlio si trasferisse nella "tentacolare" capitale d'Italia. Fu risolto questo problema grazie all'invio a Prato di abili e convincenti emissari laziali che, oltre a rassicurare la signora, offrirono un solido impiego a Dino all'Ufficio Cambi di Roma gestito dal consigliere e poi vice presidente biancoceleste [[Campos Raul|Raul Campos]]. Dino potè esordire contro il [[Genoa CFC|Genoa]] il [[2 febbraio]] [[1927]] (2-1). Il trio difensivo, impostato sul "metodo", con [[Sclavi Ezio|Sclavi]] in porta e Canestri e [[Bottacini Renato|Bottacini]] terzini, risultò tra i più forti reparti in assoluto fino al [[1933]] quando, a causa di un gravissimo infortunio riportato a Trieste, dovette cessare l'attività agonistica a soli 27 anni. Ma non per questo abbandonò la Lazio perchè divenne allenatore delle giovanili biancocelesti da cui uscirono campioni come [[Lombardini Umberto|Lombardini]], [[Vettraino Luigi|Vettraino]], [[Capponi Alessandro|Capponi]], [[Giubilo Corrado|Giubilo]] e tanti altri ottimi giocatori. Nel [[1941]], in un momento difficilissimo per la Lazio, accettò di allenare la prima squadra su invito pressante di [[Zenobi Remo|Remo Zenobi]] e riuscì a traghettarla in acque più tranquille. Durante la guerra fu l'allenatore avveduto e intelligente che permise alla Lazio di vincere il [[Campionato Romano|Campionato Romano]] del [[1944]] sia con la prima squadra che con i Ragazzi e il [[Campionato Italiano Juniores 1947/48|Campionato assoluto Ragazzi]] nella stagione [[1947/48]]. Anche dopo la guerra allenò le squadre giovanili biancocelesti e sempre con ottimi risultati. Nel [[1957]] eccolo di nuovo ad allenare la formazione di prima squadra in sostituzione dell'esonerato [[Ciric Milovan|Ciric]]. Nel frattempo alternò l'attività di talent-scouts per la Lazio (presidente della sezione squadre minori), con ruoli dirigenziali di grande responsabilità affidatigli da tutti i Presidenti che si susseguirono alla guida della società. Nel [[1958]] fu chiamato ad allenare la Nazionale Dilettanti in previsione delle Olimpiadi romane e per i Giochi Mediterranei. Quella squadra arrivò alle semifinali. In seguito fece ritorno nell'alveo societario e tecnico biancoceleste, ribadendo tutta la sua abilità, passione e grandissima signorilità confermata da tutti coloro che l'hanno conosciuto e comprovata dal suo grande amico Umberto Agnelli. Significativo fu l'episodio accaduto in occasione della nascita del suo primo nipotino Gianfranco. Dino fece stampare una carta d'identità per il neonato sulla quale, alla voce "segni particolari" fece indicare LAZIALE. Il bambino, oggi uomo adulto, è naturalmente un appassionato sostenitore biancoceleste E' rimasto nella Lazio fino al [[1964]]. Con la Lazio Canestri ha giocato, per complessive 6 stagioni, 26 gare ufficiali e ha messo a segno 1 rete. |
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Se il luogo di nascita lo fa essere toscano egli è stato sicuramente romano d'adozione. Venuto, infatti, a Roma per il servizio militare nel Corpo dei granatieri di Sardegna svolto nella caserma di Viale Giulio Cesare, fu notato da alcuni osservatori della Lazio mentre palleggiava nel cortile e invitato a provare alla [[Stadio Rondinella - Roma|Rondinella]]. Da quel momento non se n'è più andato e per visione della vita, carattere e mentalità è stato un capitolino purissimo e rappresentativo della città. Cominciò nelle giovanili del Prato nel [[1921]], nel ruolo di centrattacco, e in questo ruolo arrivò fino alla prima squadra. Come racconta la sorella, l'amore per il calcio di Dino aveva radici lontane: all'età di 10 anni nel giorno della prima Comunione giunse tardi alla cerimonia perché strada facendo si era messo a giocare a pallone su un prato. Fu la lungimiranza dell'allenatore [[Koszegi Desiderio|Desiderio Koszegi]] a trasformarlo in terzino e con tale maglia vinse il [[Campionato]] interregionale nel [[1924]]. Non è chiaro perché gli osservatori laziali lo andarono a visionare in caserma. Probabilmente il suo acquisto fu caldeggiato dal suo vecchio allenatore del Prato, [[Koszegi Desiderio|Koszegi]], che nel frattempo era passato alla Lazio oppure fu segnalato alla società dal calciatore laziale, che poi divenne famoso giornalista, [[Mariani Cesare|Cesare Mariani]] a cui Dino era legato da grande amicizia. |
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L'ostacolo più grande da superare per ingaggiare il giocatore fu quello di convincere la sua mamma che, donna molto all'antica e vedova, non voleva che il figlio si trasferisse nella "tentacolare" capitale d'Italia. Fu risolto questo problema grazie all'invio a Prato di abili e convincenti emissari laziali che, oltre a rassicurare la signora, offrirono un solido impiego a Dino all'Ufficio Cambi di Roma gestito dal consigliere, poi vice presidente biancoceleste e infine presidente generale [[Campos Raul|Raul Campos]]. Dino poté esordire contro il [[Padova]] il [[2 ottobre]] [[1927]] ([[Domenica 2 ottobre 1927 - Roma, stadio Nazionale - Lazio-Padova 0-3|0-3]]). Il trio difensivo, impostato sul "metodo", con [[Sclavi Ezio|Ezio Sclavi]] in porta e Canestri e [[Bottacini Renato|Renato Bottacini]] terzini, risultò tra i più forti reparti in assoluto fino al [[1933]] quando, a causa di un gravissimo infortunio riportato a Trieste, dovette cessare l'attività agonistica a soli 26 anni. Ma non per questo abbandonò la Lazio perché divenne allenatore delle giovanili biancocelesti da cui uscirono campioni come [[Lombardini Umberto|Umberto Lombardini]], [[Vettraino Luigi|Luigi Vettraino]], [[Capponi Alessandro|Alessandro Capponi]], [[Giubilo Corrado|Corrado Giubilo]] e tanti altri ottimi giocatori. Nel [[1941]], in un momento difficilissimo per la Lazio, accettò di allenare la prima squadra su invito pressante di [[Zenobi Remo|Remo Zenobi]] e riuscì a traghettarla in acque più tranquille. Durante la guerra fu l'allenatore avveduto e intelligente che permise alla Lazio di vincere il [[Campionato]] Romano del [[1944]] sia con la prima squadra che con i Ragazzi e il [[Campionato Italiano Juniores 1947/48|Campionato assoluto Ragazzi]] nella stagione [[1947/48]]. |
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Anche dopo la guerra allenò le squadre giovanili biancocelesti e sempre con ottimi risultati. Nella seconda parte della stagione [[1957/58]] eccolo di nuovo ad allenare la formazione di prima squadra in sostituzione dell'esonerato [[Ciric Milovan|Milovan Ciric]]. Nel frattempo alternò l'attività di talent-scouts per la Lazio (presidente della sezione squadre minori), con ruoli dirigenziali di grande responsabilità affidatigli da tutti i Presidenti che si susseguirono alla guida della società. Nel [[1958]] fu chiamato ad allenare la Nazionale Dilettanti in previsione delle Olimpiadi romane e per i Giochi Mediterranei. Quella squadra arrivò alle semifinali. In seguito fece ritorno nell'alveo societario e tecnico biancoceleste, ribadendo tutta la sua abilità, passione e grandissima signorilità confermata da tutti coloro che l'hanno conosciuto e comprovata dal suo grande amico Umberto Agnelli. Significativo fu l'episodio accaduto in occasione della nascita del suo primo nipotino Gianfranco. Dino fece stampare una carta d'identità per il neonato sulla quale, alla voce "segni particolari" inserì LAZIALE. Il bambino, oggi uomo adulto, è naturalmente un appassionato sostenitore biancoceleste. Dino Canestri è rimasto nella Lazio fino al [[1964]]. Con la Lazio ha giocato per complessive 6 stagioni, 26 gare ufficiali e ha messo a segno 1 rete. Dino Canestri riposa al Cimitero Flaminio di Roma. |
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Tra i tantissimi giocatori che hanno indossato la maglia della Lazio, Dino Canestri è stato, insieme a pochissimi altri, un eccezionale modello di Lazialità e di attaccamento ai colori. |
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File:leva calcio 41.JPG|I partecipanti alla leva organizzata dalla Lazio nell'estate 1941. Al centro il supervisore Dino Canestri |
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File:Dino Canestri.jpg|Dino Canestri con Ermes Muccinelli |
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File:canemog.JPG| Un'allegra cena di carnevale: da sinistra Unzain, il professor Morera, la figlia di Canestri, Dino Canestri, sua moglie, la consorte di Flamini e Flamini |
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File:Canestri1928Disegno.jpg|Un disegno del 1928 raffigurante Canestri |
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File:CanestriCI.jpg|Da "Il Calcio e Ciclismo Illustrato" (anno 1965) |
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Difensore, allenatore e dirigente, nato a Prato il 22 settembre 1907, deceduto a Roma il 2 novembre 1981.
Se il luogo di nascita lo fa essere toscano egli è stato sicuramente romano d'adozione. Venuto, infatti, a Roma per il servizio militare nel Corpo dei granatieri di Sardegna svolto nella caserma di Viale Giulio Cesare, fu notato da alcuni osservatori della Lazio mentre palleggiava nel cortile e invitato a provare alla Rondinella. Da quel momento non se n'è più andato e per visione della vita, carattere e mentalità è stato un capitolino purissimo e rappresentativo della città. Cominciò nelle giovanili del Prato nel 1921, nel ruolo di centrattacco, e in questo ruolo arrivò fino alla prima squadra. Come racconta la sorella, l'amore per il calcio di Dino aveva radici lontane: all'età di 10 anni nel giorno della prima Comunione giunse tardi alla cerimonia perché strada facendo si era messo a giocare a pallone su un prato. Fu la lungimiranza dell'allenatore Desiderio Koszegi a trasformarlo in terzino e con tale maglia vinse il Campionato interregionale nel 1924. Non è chiaro perché gli osservatori laziali lo andarono a visionare in caserma. Probabilmente il suo acquisto fu caldeggiato dal suo vecchio allenatore del Prato, Koszegi, che nel frattempo era passato alla Lazio oppure fu segnalato alla società dal calciatore laziale, che poi divenne famoso giornalista, Cesare Mariani a cui Dino era legato da grande amicizia.
L'ostacolo più grande da superare per ingaggiare il giocatore fu quello di convincere la sua mamma che, donna molto all'antica e vedova, non voleva che il figlio si trasferisse nella "tentacolare" capitale d'Italia. Fu risolto questo problema grazie all'invio a Prato di abili e convincenti emissari laziali che, oltre a rassicurare la signora, offrirono un solido impiego a Dino all'Ufficio Cambi di Roma gestito dal consigliere, poi vice presidente biancoceleste e infine presidente generale Raul Campos. Dino poté esordire contro il Padova il 2 ottobre 1927 (0-3). Il trio difensivo, impostato sul "metodo", con Ezio Sclavi in porta e Canestri e Renato Bottacini terzini, risultò tra i più forti reparti in assoluto fino al 1933 quando, a causa di un gravissimo infortunio riportato a Trieste, dovette cessare l'attività agonistica a soli 26 anni. Ma non per questo abbandonò la Lazio perché divenne allenatore delle giovanili biancocelesti da cui uscirono campioni come Umberto Lombardini, Luigi Vettraino, Alessandro Capponi, Corrado Giubilo e tanti altri ottimi giocatori. Nel 1941, in un momento difficilissimo per la Lazio, accettò di allenare la prima squadra su invito pressante di Remo Zenobi e riuscì a traghettarla in acque più tranquille. Durante la guerra fu l'allenatore avveduto e intelligente che permise alla Lazio di vincere il Campionato Romano del 1944 sia con la prima squadra che con i Ragazzi e il Campionato assoluto Ragazzi nella stagione 1947/48.
Anche dopo la guerra allenò le squadre giovanili biancocelesti e sempre con ottimi risultati. Nella seconda parte della stagione 1957/58 eccolo di nuovo ad allenare la formazione di prima squadra in sostituzione dell'esonerato Milovan Ciric. Nel frattempo alternò l'attività di talent-scouts per la Lazio (presidente della sezione squadre minori), con ruoli dirigenziali di grande responsabilità affidatigli da tutti i Presidenti che si susseguirono alla guida della società. Nel 1958 fu chiamato ad allenare la Nazionale Dilettanti in previsione delle Olimpiadi romane e per i Giochi Mediterranei. Quella squadra arrivò alle semifinali. In seguito fece ritorno nell'alveo societario e tecnico biancoceleste, ribadendo tutta la sua abilità, passione e grandissima signorilità confermata da tutti coloro che l'hanno conosciuto e comprovata dal suo grande amico Umberto Agnelli. Significativo fu l'episodio accaduto in occasione della nascita del suo primo nipotino Gianfranco. Dino fece stampare una carta d'identità per il neonato sulla quale, alla voce "segni particolari" inserì LAZIALE. Il bambino, oggi uomo adulto, è naturalmente un appassionato sostenitore biancoceleste. Dino Canestri è rimasto nella Lazio fino al 1964. Con la Lazio ha giocato per complessive 6 stagioni, 26 gare ufficiali e ha messo a segno 1 rete. Dino Canestri riposa al Cimitero Flaminio di Roma. Tra i tantissimi giocatori che hanno indossato la maglia della Lazio, Dino Canestri è stato, insieme a pochissimi altri, un eccezionale modello di Lazialità e di attaccamento ai colori.
- Galleria di immagini
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Canestri con Bottacini in una foto autografa del settembre 1930. Costituivano la coppia dei terzini titolari della Lazio
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I partecipanti alla leva organizzata dalla Lazio nell'estate 1941. Al centro il supervisore Dino Canestri
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Dino Canestri con Ermes Muccinelli
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Un'allegra cena di carnevale: da sinistra Unzain, il professor Morera, la figlia di Canestri, Dino Canestri, sua moglie, la consorte di Flamini e Flamini
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Un disegno del 1928 raffigurante Canestri
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Da "Il Calcio e Ciclismo Illustrato" (anno 1965)
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