Marcacci Walter: differenze tra le versioni

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File:MarcacciWalter2.jpg|Walter Marcacci]]
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Image:Marcacci2.jpg|Walter Marcacci
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Image:Marcacci.jpg|Marcacci durante un Lazio-Pro Vercelli del [[1930/31]]. E' il penultimo giocatore da sinistra a destra.
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File:laureamarcacci.jpg|Da "Il Littoriale" del 20 luglio 1932
File:laureamarcacci.jpg|Da "Il Littoriale" del 20 luglio 1932
File:MarcacciTrionfale.jpg|Nel 1945 quando era dirigente del Trionfale
File:MarcacciTrionfale.jpg|Nel 1945 quando era dirigente del Trionfale

Versione delle 16:48, 5 mag 2020

Walter Marcacci


Centrocampista, nato a Castellina Marittima (PI) il 21 novembre1908 e deceduto a Roma il 28 giugno 1989. Disputa 5 stagioni in maglia biancoceleste a partire dal 1929, ma cresce nel vivaio biancoceleste e nel 1924 è nella squadra Boys.

Con la Lazio colleziona 16 presenze in Campionato.

Nel 1932 si laureò in Medicina e Chirurgia con 110 e lode a soli 23 anni e 8 mesi. Nel 1945/46 è dirigente del Trionfale.

La testimonianza di Mario Mazzetti che ha narrato alcuni particolari della storia del Reparto Dietologia dell'Ospedale Sant'Eugenio di Roma

La Divisione di Medicina era retta a quel tempo dal Prof, Walter Marcacci un ex titolare della Lazio ottimo medico di comprovata esperienza e grande buon senso, che ha insegnato tutto quel che serviva per svolgere con semplicità ed efficacia il lavoro di corsia. Parlava poco in corsia, praticava personalmente la radioscopia a tutti i pazienti nuovi, finché fu proibita per evitare di finire bruciati dai raggi X. Al termine della visita gli piaceva riunire tutti gli assistenti nel suo studio per prendere tè con biscottini insieme ai suoi collaboratori, servito dalla suora caposala e fare commenti ai fatti del giorno. Quando si avvicinava al letto di un paziente chiedeva nome e città di provenienza, due informazioni con le quali riusciva a inquadrare il personaggio perché lui, forse per merito del campionato di calcio conosceva tutti in tutta Italia. Se dopo aver obbligatoriamente visitato il paziente si era convinto che non aveva niente che giustificasse il ricovero strofinava i polpastrelli delle tre dita pollice, indice e medio, quella mossa che noi facciamo quando parliamo di minuzie e per indicare che in realtà quel paziente non aveva alcunché e che poteva andare a casa.




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