Maestrelli e il dramma della sua malattia: differenze tra le versioni
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L'estate era ormai al suo massimo splendore, quando finalmente Maestrelli riprese le forze e lasciò il suo appartamento di Roma per recarsi in vacanza con tutta la famiglia a [[Rosa Marina]], |
L'estate era ormai al suo massimo splendore, quando finalmente Maestrelli riprese le forze e lasciò il suo appartamento di Roma per recarsi in vacanza con tutta la famiglia a [[Rosa Marina]], nella sua casa al mare. |
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Seppur ancora non al meglio delle energie, passò un buon periodo a ritemprarsi al sole e a riprendersi dallo stress dei mesi passati. |
Seppur ancora non al meglio delle energie, passò un buon periodo a ritemprarsi al sole e a riprendersi dallo stress dei mesi passati. |
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La stampa si dedicò alla sua inspiegabile guarigione con servizi su tutti i giornali e riviste. |
La stampa si dedicò alla sua inspiegabile guarigione con servizi su tutti i giornali e riviste. |
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Versione delle 22:48, 18 ott 2009
Marzo 1975: i primi sintomi


Verso la fine dell'inverno 1975 l'allenatore della Lazio Maestrelli iniziò ad avere dei disturbi di stomaco, quali bruciore e sensazioni di freddo. Questi sintomi dapprima molto radi cominciarono a presentarsi sempre con maggior frequenza, ma sia l'allenatore che lo staff sanitario non gli diedero tanto peso. Si pensò a una forma di gastrite da stress, in quanto l'allenatore era sotto pressione sia per i risultati non proprio brillanti della squadra, sia perchè si ventilava un suo passaggio dalla panchina dei biancazzurri a quella della Nazionale italiana, dove era stato designato come prima scelta alla successione del Direttore Tecnico Fulvio Bernardini da Artemio Franchi che ne aveva caldeggiato l'assunzione. Il perseverare dei sintomi e un conseguente malore dopo la gara di Bologna lo costrinsero, anche su consiglio del medico sociale Renato Ziaco, a sottoporsi ad esami medici presso la casa di cura Paideia. Questi esami prevedevano il ricovero per alcuni giorni e la squadra fu affidata al vice Roberto Lovati. Maestrelli entra in clinica il 31 marzo per sospetta colicistite.
Aprile: l'atroce scoperta

Le prime analisi confermarono che c'era qualcosa di più importante di una colicistite, ma per essere più precisi bisognava effettuarne delle altre e tenere il paziente sotto osservazione. Maestrelli vorrebbe tornare a casa, è irrequieto, ma viene convinto a rimanere in clinica. Purtroppo dal prof. Paride Stefanini arrivò la triste conferma che Maestrelli aveva un epatocarcinoma, ovvero: un tumore molto esteso al fegato. Non ha mai trovato conferma la frase riportata dal professore dopo aver visitato il malato: <<Perchè mi avete chiamato per farmi vedere un morto?>>. Della gravità della malattia ne fu subito informata sua moglie Lina e lo staff medico della Lazio. La squadra fu informata dal vice allenatore Lovati poco prima della gara interna col Torino e le conseguenze furono che i biancazzurri scesero in campo scossi e subirono una memorabile disfatta. La sera stessa dopo l'incontro si recarono tutti a trovare l'allenatore che, dimenticato il suo stato di salute, rimproverò i giocatori per la sconfitta. Il giorno 7 aprile si decise per l'intervento, che non ebbe esito positivo; il paziente fu aperto e richiuso quasi subito. Il tumore era troppo grande e le possibilità di vita non più di 3 mesi. Per il prof. Stefanini non c'erano speranze. Alla stampa fu detto che Maestrelli era stato operato di colicistite purulenta, ma alcuni addetti ai lavori scoprirono ben presto l'atroce verità e, pietosamente, tacquero. I comunicati dei giorni successivi parlarono di decorso post-operatorio soddisfacente. Una pietosa bugia anche per nascondere la verità al paziente che ogni mattina chiedeva, ed otteneva, di leggere i giornali. Maestrelli perse in poche settimane quasi 15 kg di peso. Aveva forti dolori che i sedativi a malapena lenivano. Era curato dalla moglie e dalle figlie più grandi Si era anche fatto posizionare un cannocchiale per seguire gli allenamenti, visto che la clinica era di fronte a Centro Sportivo Tor di Quinto-Tommaso Maestrelli, malgrado i medici gli avessero raccomandato di non esporsi a correnti d'aria.
Santoni, maghi e guaritori


La notizia della malattia di Maestrelli fece il giro d'italia. Si presentarono sedicenti medici, santoni, ciarlatani. Solo uno di questi fu in qualche modo preso in considerazione e dopo che la moglie aveva sentito i pareri di Ziaco ed Alicicco fu chiamato per un consulto. Si chiamava Saverio Imperato e aveva scoperto una cura che applicava con successo da alcuni anni, la sinterapia, ovvero una sinergia fra terapie. «Alleanza, non guerra. Una strategia sinergica». Consiste in un potenziamento mirato e personalizzato delle difese naturali dell'organismo, attivazioni immunitarie selettive alle quali il paziente va sottoposto prima e dopo ciascuna chemioterapia, radioterapia, ormonoterapia, operazione chirurgica. Insomma, a differenza di tutti gli altri profeti di terapie alternative, Imperato non sottrae gli oncologici alle cure convenzionali. Eppure la scienza ufficiale lo ignora e lo osteggia. Magari dipende dal fatto che la sua cura ha il pregio di costare quasi nulla: troppo facile, troppo economica quindi osteggiata dalle grandi case farmaceutiche e dai baroni della medicina dell'epoca. Imperato prescrisse a Maestrelli 22 diverse medicine. Ogni farmaco a un minuto preciso. L'infermiera che glielo somministrava doveva controfirmare la ricetta temporizzata da lui. Un medico commentò la sua cura sarcasticamente: <<invece di morire dopodomani, cosi morira stanotte>> La sera dopo Maestrelli era in piedi, dopo mesi di letto. L'ormai ex allenatore (al suo posto era stato ingaggiato Giulio Corsini) iniziò a migliorare giorno dopo giorno, e cominciò ad alimentarsi regolarmente mangiando carne e pesce portatogli direttamente da Pescara dal suo amico Mario Tontodonati.
Il miracolo della ripresa


L'estate era ormai al suo massimo splendore, quando finalmente Maestrelli riprese le forze e lasciò il suo appartamento di Roma per recarsi in vacanza con tutta la famiglia a Rosa Marina, nella sua casa al mare.
Seppur ancora non al meglio delle energie, passò un buon periodo a ritemprarsi al sole e a riprendersi dallo stress dei mesi passati.
La stampa si dedicò alla sua inspiegabile guarigione con servizi su tutti i giornali e riviste.
Le analisi confermarono una regressione quasi totale della malattia.
Il peggio sembrava ormai alle spalle, tanto che tra il serio e il faceto Maestrelli volle leggere i "coccodrilli" che alcuni suoi amici giornalisti avevano preparato per la sua morte.
Apparentemente il calcio non gli mancava. Passava le sue giornate a giocare con i ragazzi, ma sicuramente in cuor suo stava pensando all'odore dell'erba del rettangolo di gioco e forse al fatto che se nulla di ciò fosse accaduto in quel momento sarebbe stato impegnato a selezionare i giocatori della Nazionale in vista delle qualificazioni per gli Europei e quelle ben più importanti per i mondiali in Argentina.
Ma era già un successo essere vivi ed in buona salute.
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Saverio Imperato intervistato dall' Europeo N.1 del 1976
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Dalla Domenica del Corriere 1975
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Dalla Domenica del Corriere 1975