Corelli (I) Corrado: differenze tra le versioni
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file:corscult2.jpg|Una scultura di Corrado Corelli: "Il lanciatore di giavellotto". Legno e gesso. Datazione tra il 1930 e il 1940. Collezione dell' Accademia di San Luca (Roma) |
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file:corscult3.jpg|Una scultura di Corrado Corelli: "Buoi". Bronzo. Datazione 1910 circa. National Museum of Fine Arts (Valletta, Malta) |
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image:corelli3a.JPG|Un’opera di Filiberto Corelli: “L’aia”. Acquarello su carta. Datazione 1910 circa. Collezione privata |
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image:corelli2c.jpg|Un’opera di Filiberto Corelli: “Campagna di Anticoli”. Olio su tavola. Datazione 1910 circa. Collezione privata |
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file:corelli3c.JPG|Da “Il Messaggero” del 4 gennaio 1957 |
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Versione delle 13:39, 2 set 2015







Biografia
Corrado Corelli e Filiberto Corelli, rispettivamente ala e mezz'ala ambidestre. Sono i figli del grande pittore Augusto Corelli e di Maria Meddi, una delle belle modelle di Anticoli Corrado (RM) dei tanti pittori, nordici e italiani che in questo paesino del Lazio convennero dalla prima metà dell'800 agli inizi del '900 per la bellezza dei luoghi, la venustà delle modelle e per la luce trasparentissima dell'aria. Il figlio più grande era Corrado (chiamato così in onore di Anticoli), nato il 19 agosto 1884, mentre Filiberto era nato l'11 agosto del 1886.
Ambedue erano nati ad Anticoli Corrado (RM), ma vissero nella capitale e, nel clima di rinascita sportiva che dominava la città di inizio secolo, praticarono ogni tipo di atletismo. Nel 1906 furono notati da alcuni tecnici della Virtus, la società fondata da soci dissidenti della Lazio e che reclutava i propri atleti soprattutto tra gli studenti e la classe borghese, e furono subito ingaggiati proprio per schierarli in campo nel tentativo di contrastare il predominio della Lazio nel gioco del calcio. In quei tempi si veniva tesserati, ma nell'ambito dell'assoluto dilettantismo che vigeva, non esistevano contratti e regolamenti vincolanti nè per gli atleti, nè per le società. I due fratelli vennero più volte invitati dagli amici-rivali della Lazio, soprattutto da Sante Ancherani, a passare con i colori biancocelesti, ma opposero sempre un cortese ma fermo rifiuto. Nel giugno 1908 la Lazio fu invitata in Toscana per giocare la finale interregionale. Avuta l'autorizzazione del presidente Fortunato Ballerini, fu Ancherani che formò la squadra e nel momento che lesse la formazione ci si accorse che mancavano la mezz'ala e l'ala destra. Alle rimostranze dei compagni, Sante li rassicurò dicendo che avrebbe convinto i fratelli Corelli a partire per la Toscana. Detto fatto: una rappresentanza di giocatori si recò a casa dei due Virtussini e, facendogli balenare la possibilità di giocare una finale fuori Roma, convinse Corrado a lasciare la Virtus e ad accasarsi con la Lazio.
Corrado garantì anche per il fratello e la domenica successiva la Lazio partì per Pisa con una squadra fortissima che, per una serie di circostanze, fu costretta a giocare tre partite in un giorno, le vinse tutte e divenne campione interregionale del centro-meridione. Naturalmente i due fratelli Corelli furono tra i migliori in campo e soprattutto Corrado, alto m 1,74 con i capelli neri come anche gli occhi, nell'ultima partita contro la Virtus Juventusque di Livorno, con le sue velocissime sgroppate, era soprannominato "lo stambecco", consentì a Sante Ancherani di siglare il goal della vittoria finale. I problemi nacquero al ritorno a Roma, quando gli inferociti e sdegnati dirigenti della Virtus convocarono i due reprobi per minacciarli di esemplari punizioni. Corrado intervenne vigorosamnte per affermare il loro diritto di andarsene e di militare in una società che, al contrario della Virtus, dava sempre più importanza al calcio. I Corelli, ben presto, divennero tra i più appassionati e fedeli atleti dei colori biancocelesti. Ambedue non cambiarono mai società e fino alla loro morte si definirono Laziali con grande fierezza. Filiberto fu il primo che si ritirò. Già nel 1909 il suo nome non apparve più nelle cronache sportive, in quanto si dedicò completamente alla sua passione artistica: la pittura. Corrado restò a disposizione della Lazio fino al 1921, ma gli anni della guerra lo videro, dal primo all'ultimo giorno del conflitto, sempre in prima linea al fronte. Da segnalare che Corrado, appassionato nuotatore e podista, già nel 1898 aveva fondato con Alberto Mesones una società che ebbe brevissima vita denominata Urbe et Farfa.
Chiamato alla leva il 29 dicembre 1904, fu assegnato come allievo ufficiale di complemento nel 21° Reggimento dopo aver conseguito i gradi di caporale e poi di sergente nel 48° Reggimento Pisa. Partito per la guerra con il grado di sottotenente dell'81° fanteria, tornò con il grado di maggiore e con una medaglia d'argento al valor militare ottenuta per l'eroico comportamento avuto durante un'azione bellica. Nel giugno del 1916, infatti, dal Quartier Generale del regio esercito riceve la motivazione della consegna della medaglia con il seguente dispaccio: "Medaglia d'argento al capitano di Fanteria Corrado Corelli. Preparava con intelligenza e dirigeva con slancio e valore l'azione della sua compagnia all'attacco di una trincea fortemente difesa dal nemico. Conquistatala dopo violento corpo a corpo, la rafforzava in modo da renderne sicuro il possesso. Respingeva quindi un violento contrattacco avversario. Esempio costante di mirabile calma e valore. Monfalcone, giugno 1916".
A chi lo interrogava su come potesse essere uscito incolume da tre anni in trincea rispondeva: "Ah, cara Lazio che m'hai coltivato tanto la salute e tu Dio benedetto che me la proteggi". I fratelli hanno giocato negli anni in cui la Lazio non ebbe rivali. Di loro non è possibile dire quante partite abbiano giocato e quanti goal possano aver segnato. Si sa soltanto che erano ambedue velocissimi, intelligenti e che possedevano purissima tecnica personale. Alla fine della carriera anche Corrado si dedicò all'arte rivelandosi valido scultore. Filiberto si spense a Roma il 13 ottobre del 1969. Corrado lo raggiunse due anni più tardi.
Filiberto e Corrado Corelli artisti
Figli del grande Augusto Corelli che è ritenuto unanimamente uno dei grandi artisti del gruppo di Anticoli Corrado, anche Filiberto si impose nel mondo artistico nazionale e internazionale come facente parte del cosiddetto "Gruppo dei venticinque", ovvero quegli artisti naturalisti riunitisi in gruppo a Roma il 24 maggio 1904 che, ricalcando le orme dei loro predecessori della prima metà del 1800, trovarono nel paese laziale e nella campagna intorno a Roma quel mondo intatto e incontaminato dalla modernità che esaltava la vita povera, ma lirica, dei contadini e la luce trasparente e magica di una natura vibratile e incantata. Un mondo da rappresentare "dal vero" e non con le allora vigenti formule accademiche e stantie. Il pittore, professore all'Accademia di Belle Arti, dopo essere stato allievo del padre negli studi di Via Margutta, Via Flaminia e poi in quello di Via Giulio Cesare, si espresse con grande perizia tecnica e con il sentimento presago di un uomo che sapeva che quel mondo sarebbe presto scomparso e che era quindi doveroso immortalare sulla tela. Sicuramente le sue opere risentirono dell'insegnamento paterno e della lezione del grande Giulio Aristide Sartorio, ma Filiberto seppe elaborare, in modo personale e pieno, l'eterno tema del rapporto tra natura umana e il creato naturale. Negli ultimi tempi della sua vita affrontò e approfondì il carattere religioso dell'esistenza.
Molto riservato e quasi schivo, Corrado ha affrontato le tematiche care al padre e al fratello, ma sviluppandole in senso plastico. Forse meno noto in campo artistico rispetto a Filiberto, ha però, anche attualmente, un buon mercato e le sue opere sono patrimonio di molte gallerie d'arte e collezioni nazionali ed estere. Filiberto e Corrado hanno donato molte opere del padre Augusto al Museo di Anticoli Corrado dove possono essere ammirate.
- Galleria di immagini
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Un'opera di Filiberto Corelli
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Un'opera di Filiberto Corelli
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Una scultura di Corrado Corelli: "Episodio di un terremoto". Terracotta. Datazione 1910 circa. Collezione dell' Accademia di San Luca (Roma)
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Una scultura di Corrado Corelli: "Il lanciatore di giavellotto". Legno e gesso. Datazione tra il 1930 e il 1940. Collezione dell' Accademia di San Luca (Roma)
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Una scultura di Corrado Corelli: "Buoi". Bronzo. Datazione 1910 circa. National Museum of Fine Arts (Valletta, Malta)
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Un’opera di Filiberto Corelli: “L’aia”. Acquarello su carta. Datazione 1910 circa. Collezione privata
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Un’opera di Filiberto Corelli: “Campagna di Anticoli”. Olio su tavola. Datazione 1910 circa. Collezione privata
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Da “Il Messaggero” del 4 gennaio 1957
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