Montesi Maurizio


Centrocampista, nato a Roma il 26 Luglio 1957. Minuto (m 1,70, kg 67) ma generosissimo e infaticabile pendolo di centrocampo. Giocatore proveniente dal vivaio laziale e valorizzato dal tecnico Roberto Lovati che stravede per lui. Entra nella rosa della prima squadra biancoceleste nel 1976 ma non riesce a giocare. Viene spedito in serie B all'Avellino, allenato dall'ex bandiera laziale Paolo Carosi, per fare esperienza e gioca 21 partite contribuendo alla storica promozione degli Irpini in serie A. Anche l'anno seguente si fa onore, 20 presenze, ma nel 1979/80 ritorna alla base giocando 19 gare. Il 4 Marzo 1980, in un'intervista rilasciata a "Repubblica", denuncia le malefatte del calcio e il giro di soldi che le scommesse clandestine fanno arrivare a tutti i livelli del sistema. Il 23 dello stesso mese esplode ufficialmente lo scandalo e insieme alle penalizzazioni e alle squalifiche per molti giocatori e squadre, viene squalificato per quattro mesi anche Maurizio per omessa denuncia, sebbene egli sia quello che con coraggio ha fatto aprire la botola della corruzione, mentre chi sapeva taceva. Nei campionati successivi, con la Lazio spedita in B dai tribunali sportivi, è inattivo nella stagione 1980/81 e ne gioca altre due, 1981/82 e 1982/83, totalizzando complessivamente solo 11 partite. Un primo grave incidente subito a Cagliari lo tiene fuori campo per mesi, mentre un secondo, all'Olimpico contro la Sambenedettese, lo fa smettere prematuramente con il calcio. Montesi aveva molte qualità tecniche e una grinta fuori del comune. Un giocatore che in campo era l'ultimo ad arrendersi e onorava sempre la maglia. Un giovane degli anni '70, acuto e sensibile, colto e impegnato. Militava nei gruppi di estrema sinistra e non rinunciava mai a denunciare le storture della società. Da Avellino fu rispedito alla Lazio quando dichiarò che i tifosi erano pronti a mobilitarsi e a creare disordini per la squadra del cuore ma si assoggettavano passivamente di fronte ad un potere politico corrotto e prepotente. Abbandonato da tutti quelli che conosceva nel mondo del calcio, coinvolto in alcuni mai chiariti episodi di cronaca nera, di lui da molti anni si sono perse completamente le tracce. I sostenitori laziali più sensibili lo ricordano e lo apprezzano come uomo coraggioso e come calciatore generoso e leale.