Domenica 14 novembre 1937 - Roma, stadio del P.N.F. - Lazio-Livorno 3-0

Da LazioWiki.

Stagione

Turno precedente - Turno successivo

14 novembre 1937 - 528 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1937/38 - IX giornata

LAZIO: Blason, Zacconi, Monza (II), Camolese, Viani (I), Milano, Busani, Riccardi, Piola, Marchini, Capri. All. Giuseppe Viola.

LIVORNO: Bulgheri, Bertagni, Del Buono, Querci, Uslenghi, Garraffa, Neri, Montanari, Arcari IV, Capaccioli, Pomponi

Arbitro: sig. Moretti di Genova

Marcatori: 38' pt Piola, 32' st Busani, 39' st Riccardi

Note: terreno pesante, cielo coperto. Angoli 6-4 per il Livorno

Spettatori: 6.000.


Immagini della gara
Da Il Calcio Illustrato

Il Littoriale titola: "Lazio batte Livorno 3-0 (1-0) - Piola e compagni impongono i diritti della miglior classe ad un Livorno combattivo e spigliato oltre ogni previsione"

Il successo laziale, allo scoccar del novantesimo minuto, aveva preso aspetto e consistenza adeguati al distacco esistente tra le due avversarie ieri in campo: ma alla differenza sostanziale, fatta di scienza calcistica e di classe, dì finezze e di esperienza, e che si basava sui precedenti e sulla classifica; ché a voler guardare alle apparenze, e avendo sott'occhio solo il film della partita di ieri, tirando di proposito un colpo di spugna sulla lavagna del passato, potremmo anche concludere che il risultato è forse eccessivo. Non che la Lazio non meritasse di vincere, intendiamoci bene; ma più equo, tuttavia, sarebbe stato un punteggio meno netto; e comunque il Livorno avrebbe meritato di segnare.

Batti e ribatti. Pensate: la Lazio, convinta della sua superiorità e non potendo dimenticare – è umano - la modesta posizione in classifica dei Livorno, riteneva, probabilmente, di potere dosare le forze. Tra le caratteristiche delle grandi squadre, anche questa di saper ottenere il massimo rendimento - il massimo indispensabile - col minimo sforzo, è una dote di capitale importanza in un campionato lungo: e più che mai poter seguire tale linea di condotta sarebbe stato utile ieri, con Monza non del tutto efficiente per la noiosa indisposizione avuta nel corso della settimana, e Viani un po' sofferente anch'egli per un disturbo all'inguine.

Avvenne, al contrario, che la Lazio fu costretta a dare fondo a tutte le risorse; e portatasi in vantaggio solo pochi minuti prima del riposo, si senti tranquilla e sicura soltanto quando il trillo finale si approssimava. Dopo la mezz’ora, cioè, della ripresa.

Fu un lavoro di logorio, di demolizione, di smantellamento, che gli undici atleti in maglia azzurra dovettero fare contro il Livorno, per averne ragione. Sinché il fiato lo sorresse in pieno, e anche dopo, il Livorno non si dette per vinto: fu ad un soffio più volte prima dall'andare in vantaggio, poi dal pareggio; e dopo la prima occasione perduta subito allo inizio del gioco, per mera sfortuna, da Neri (tiro che colpiva il paletto, mentre il portiere era spostato dalla parte opposta), ci volle tutta l'abilità di Blason, autore di parate numerose e bellissime, per evitare il goal. Ci dirà lo spettatore laziale che Bulgheri ha fatto altrettanto. D'accordo, ma risponderemo che il Livorno... non è la Lazio; e rimane il fatto che, nel primo tempo, furono gli ospiti ad attaccare molto di più, ed attaccare bene.

Quando, al 38', Piola con una rovesciata superba su centrata di Busani, rovesciata in molti punti simile - ma più ragionata se non altrettanto spettacolare - a quella di Michelini di domenica scorsa, ebbe messo un punto all'attivo, la Lazio tirò un sospiro; ma non si senti tranquilla ancora. Contro una squadra amaranto veloce, tecnica, omogenea e piena di baldanza, un punto solo di vantaggio era povera cosa.

C'era stato raccontato che il Livorno, dopo subito un goal, si smontava: ieri invece, niente di tutto questo: tuttavia la superiorità offensiva - sterile e sfortunata quanto si vuole, ma superiorità - del primo tempo, era stata conquistata a caro prezzo. Offensive garibaldine con otto uomini, con i terzini a metà campo; e quindi necessità di ripiegamenti fulminei, massacranti, nelle reazioni dei pericolosissimi avversari.

Ne consegui che, nella ripresa, le parti si invertirono. Fu la Lazio a premere di più, e il Livorno a difendersi, un po' perché costretto, un po’ per risparmiare il fiato. Negli spunti reattivi, frequenti e talora pericolosi, minacciò ancora, ma non ebbe più modo di impegnare seriamente Blason come aveva fatto nel primo tempo. Quando - su un errore di Del Buono, l'unico della partita – Busani, il miglior attaccante e uno dei due migliori laziali in campo, sognò il secondo punto, la stanchezza del Livorno affiorò più apertamente: e il terzo punto fu quasi fatale, logica conseguenza della piega presa dalle cose,

Il Livorno può dire di essere caduto in piedi, nonostante il tre a zero; e la Lazio, appunto per aver vinto così nettamente una squadra forte come il Livorno, esce dal vittorioso incontro che la porta al comando della classifica, con tutti gli onori.

Le reti fatta e quelle sfiorate. Questa la fisionomia generale del giuoco. Volendo scendere a dettagli, sarà bene, per non dilungarci troppo, scegliere fior da fiore. La prima discesa fulminea della Lazio, vede Bulgheri parare sicuro il tiro conclusivo di Riccardi; ma il Livorno risponde fulmineo. Neri scappa, tira, cogliendo Blason spiazzato. Ma s'incarica il palo di rimandare verso sinistra: Pomponi è lontano, non può riprendere, e Zacconi respinge. Al 3', triangolo Garraffa-Pomponi-Capaccioli: Blason para con sicurezza il tiro a volo del promettente mezzo sinistro amaranto.

Altra parata di Blason, al 5' che devia in angolo un preciso tiro di Arcari, dopo manovra con Montanari e Pomponi. Bulgheri, poco prima, aveva bloccato a sua volta un pallone direttogli da Riccardi.

Si va avanti per un pezzo così, con incursioni velocissime alterne. Due parate di Bulgheri all'8', una di Blason, al 16', cui invano Pomponi tenta levare la palla. Poco dopo un diluvio di fischi, perché Piola filava indisturbato sul goal amaranto e l'arbitro lo ferma… per concedere una punizione a favore della Lazio, per precedente fallo.

I portieri lavorano a tutt'uomo; ma il Livorno è più sciolto e intraprendente e Blason ha il maggior lavoro, e lo disimpegna in modo impeccabile. Si salva in angolo ancora, al 23'; e, sulla reazione fulminea di Busani, altrettanto capita, e con non minor bravura, al portiere amaranto. Il terzo calcio d'angolo contro la Lazio ha origine al 31' da un tiro di Neri, ben servito da Capaccloli.

Subito dopo però la Lazio ha un autorevole risveglio, e dopo che Piola al 37' aveva sbagliato una facile occasione (confuso anche dal fischio tardivo dell'arbitro che ordinava la punizione contro gli ospiti qualche istante dopo... che era già stata battuta), la Lazio andava in vantaggio al 38'. Busani centrava, eludendo Del Buono; e Piola libero, rovesciava spettacolarmente in goal.

Insisteva Piola, ma Bulgheri parava: poi tornava all'attacco il Livorno; al 41' Blason bloccava una punizione magistralmente tirata da Pomponi dal limite dell'area, per sgambetto di Zacconi a Montanari; e all'ultimo minuto, dopo un tiro bruciante di Capri parato da Bulgheri, il veloce Neri rispondeva con una staffilata contro l'esterno della rete.

Il primo quarto d'ora della ripresa, però, vedeva maggiori attività della Lazio, che metteva all'attivo due angoli, al 2' e al 16', e impegnava più volte Bulgheri. Capaccioli, zoppicante, rallentava di attività; Bertagni era messo momentaneamente k.o. da un pugno in pieno viso... del collega portiere, uscito dai pali per sbrogliare una pericolosa situazione. Due volte Arcari IV si faceva luce su servizio di Montanari; ma una volta sparava altissimo, e un'altra si vedeva intercettare il tiro da Blason.

Dopo il secondo angolo, il Livorno si riprendeva, e ancora Arcarino impegnava Blason al 17'. C'era un salvataggio di Bulgheri contro il palo, al 21' su tiro di Piola, ma il Livorno minacciava: con Capaccioli al 23' otteneva un angolo al 26'; dava lavoro a Blason con Pomponi, al 28'. Per quanto però lavorassero i terzini, cui Uslenghi e Querci davano ottimo aiuto, il fiuto incominciava a far difetto agli ospiti, e specialmente Garraffa appariva provato. Così al 32' un preciso passaggio di Marchini a destra sorprendeva i mediani; e Busani, giocato abilmente Del Buono, avanzava, e segnava da pochi passi. Due a zero.

Il Livorno era in angolo ai 36’. Lo ricambiava al 38'; ma sul contrattacco della Lazio, mentre tutti i difensori ospiti, un po' in orgasmo, si affollavano intorno a Piola, Riccardi aveva via libera, e poteva segnare la terza rete. Un ultimo angolo a favore del Livorno veniva ripreso da Querci e spedito alto. Poi, nelle ultime battute prive di storia, anche Viani dava lavoro a Bulgheri.

Come ha giocato la Lazio. Il giudizio sulla squadra di Piola è insito nel quadro generale della partita, col quale abbiamo iniziato la narrazione. Ha pesato la classe; la pronta e lucida percezione che contro il Livorno di ieri non era il caso di scherzare, ha impedito non solo sorprese brutte, comunque difficili; ma anche al punteggio di rimanere in limiti striminziti, inadeguati alla differenza dei valori come in teoria li classifichiamo. Che la Lazio, in linea tecnica abbia giocato una gran partita, non si può dire; ma le grandi partite, si sa, si vedono solo contro avversari della stessa statura, o contro rivali di classe nettamente inferiore, come non è certamente il Livorno attuale.

Monza si è rinfrancato dopo qualche incertezza iniziale ed ha completato egregiamente la difesa, che ha avuto in Blason in forma smagliante l'uomo migliore: la mediana, non sempre continua, nonostante il disturbo di Viani, ha tenuto con autorità, anche se Camolese non vale in seconda fila quello che rende come interno sinistro. L'attacco... pare impossibile, ma qui dovremo essere severi. Solo elogi per Busani, e quasi soltanto elogi per Piola, che in un quintetto dove ognuno - salvo l'ala destra - lavorava per proprio conto, difficilmente avrebbe potuto fare di più. Ma mediocre e piatto Capri, che ha fatto rimpiangere Costa, sia pure non nel suo migliore momento; molto meno preciso delle ultime partite Riccardi; e, quanto a Marchini, ha fatto si qualche ottima cosa: ma da un uomo della sua classe si può e si deve pretendere una prestazione più tenace, e meno infiorata dalle lunghe pause di grigiore ed abulia che l'hanno caratterizzata ieri.

Proprio perché l'attacco laziale è quello che è, i tre punti segnati non ci fanno perdere la visione dalla realtà. Come lavoro delle mezze ali - diciamolo con franchezza - gli ospiti amaranto, ieri, hanno superato la Lazio. Che cosa manca al Livorno? Migliore impressione - forse anche perché molto meno ci attendevamo dagli amaranto - il Livorno non poteva suscitare. Ottimo in difesa, con un Bulgheri veramente ottimo, un Del Buono colpitore preciso e migliore uomo della squadra, ha sorpreso anche per l'autorità con la quale Bertagni ha retto la fatica. Affiatata e abile nel doppio gioco, la mediana. Uslenghi e Garraffa, ieri, sono apparsi sotto una luce diversa, sconosciuta. Non più i giocolieri del pallone e gli acrobati soltanto: ma atleti che compiono un lavoro utile, attenti nei marcare l'avversario, tenaci in difesa come nel sostenere gli avanti. Querci, meno appariscente, è stato dei tre quello che ha finito più fresco. Quando sarà guarito del tutto del ginocchio che ancora non fa giudizio, e potrà essere più preciso nel rimando, avremo in lui uno dei migliori laterali d'Italia.

All'attacco, veloci e insidiose le ali, lavoratori infaticabili gli interni; Arcari IV, in virtù della classe, si adatta bene in un ruolo che non è il suo. Manca agli amaranto un po' di nitroglicerina, dì fulmicotone per il tiro finale. Ma anche senza... così potenti esplosivi, il settore c'è. Capacciola ha solo bisogno di un po' più di esperienza, ma è già più che una promessa. Avrebbe fatto anche meglio, nel secondo tempo, se non fosse rimasto toccato duro e zoppicante in una ripicca con Camolese. Montanari, lavoratore indefesso, ha un fiato da struzzo. Peccato che queste sue doti magnifiche sprechi sovente in giochetti cogli avversari, anziché pensare sempre e unicamente al compagno smarcato. Il secondo goal l'ha un po' sulla coscienza lui, tutto impegnato in un tu per tu con Marchini.

Ma nel complesso la squadra c'è e buona. La vedremo presto in posizioni di classifica assai più rassicuranti. Lo merita, perché delle squadre del secondo plotone venute a Roma, Fiorentina, Lucchese, Bari, il Livorno è senza dubbio quella che ha più favorevolmente impressionato. Può darsi che lo squilibrio tra la qualità del lavoro offensivo svolto, e i frutti raccolti, dipenda... dall'aver tre mezze ali, e non un centravanti. Ma è una pecca, crediamo, alla quale si potrà porre rimedio presto. Siamo già sulla buona strada.

Come il Livorno, l'arbitro sig. Moretti di Genova, nuovo per Roma, è apparso alle volte un po' scarso di autorità e di esperienza. Tecnicamente però il suo operato non è in alcun modo attaccabile: e la partita, piena di angolosità notevoli, lo ha certo facilitato.

Correttissimo ed entusiasta Il pubblico. In tribuna d'onore, S. E. Valle, Vittorio e Bruno Mussolini, gli onorevoli Marinelli, Delcroiz e Ferretti.