Domenica 18 febbraio 1996 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Roma 1-0

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Stagione

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18 febbraio 1996 - 2687 - Campionato di Serie A 1995/96 - XXII giornata

LAZIO: Marchegiani, Gottardi, Favalli (90' Piovanelli), Di Matteo, Bergodi (70' Grandoni), Chamot, Signori, Fuser, Casiraghi, Winter, Boksic (39' Rambaudi). A disp.: Orsi, Marcolin. All. Zeman.

ROMA: Cervone, Aldair, Carboni, Statuto, Lanna, Petruzzi, Cappioli (78' Moriero), Thern, Balbo, Totti (83' Di Biagio), Fonseca (75' Delvecchio). A disp.: Sterchele, Annoni. All. Mazzone.

Arbitro: Nicchi (Arezzo).

Marcatori: 84' Signori (rig).

Note: espulso Signori dopo la trasformazione del rigore assegnato alla Lazio per essersi tolto la maglia. Ammoniti Favalli, Lanna, Totti. Esordio in serie A per Alessandro Grandoni classe 1977. Calci d'angolo: 7-6. Recuperi: 2' piu' 5'.

Spettatori: 70.000 circa.

Dal Guerin Sportivo: le foto della gara
Dal Guerin Sportivo: le foto della gara
Dal Guerin Sportivo: le foto della gara
Dal Guerin Sportivo: le foto della gara
Il biglietto (giallo) in "Distinti E."
Il calcio di rigore battuto da Signori
Il biglietto (grigio) in "Distinti O."
Un fotogramma del calcio di rigore
Il calcio di rigore visto di fronte
La gioia di Signori dopo la rete
I tifosi della Lazio prima dell'incontro
Il titolo de Il Messaggero

Povera Roma derubata: Lanna fa harakiri quando mancano pochi minuti all'epilogo, e l'inguardabile Lazio rafforza di rigore la supremazia cittadina. Così esulta Signori, esulta chi vince, dimenticando perfino il precedente squallore (offerto a sessantacinquemila presenzialisti) che pare riassumere i disincanti stagionali. Sempre colpa dell'assurda paura di farsi male ? Beh, a onor del vero, diretti da Thern partono subito sparati i propositori giallorossi, quasi impegnati a dimostrare certi vantaggi derivanti dalle sofferte correzioni d'assetto, con Mazzone, tipo Van Gaal, all'assalto del primato cittadino. Ma Zeman, che recita Zeman, non pare disturbato dall'improvvisa imitazione tattica, né ordina variazioni sul 4 3 3 di cui tiene il copyright, (almeno italiano), salvo presentare Signori nei paraggi dei centrali Lanna Petruzzi, mentre Casiraghi blocca quanto meno Carboni, e Boksic impegna l'imbattibile Aldair, sull'altra corsia. Insomma, anche se Cragnotti, versione Nostradamus, ha pronosticato il consolatorio 4 3 da suoni e luci, l'intera prima parte (un solo sinistro volante, griffato Casiraghi) esclude le abituali raffiche laziali, causa improvvise amnesie laddove dovrebbe operare l'equilibratore Di Matteo, peraltro poco supportato dai saltuari recuperi azzeccati tanto da Winter quanto da Fuser, palleggiatori sempre sotto pressing giallorosso, comunque meno grintosi rispetto all'accoppiata Cappioli Statuto. E' un derby sottosopra: i romanisti mantengono l'iniziativa, riescono pure a stare corti, quasi intendessero espropriare le prerogative biancocelesti con furore agonistico. Ma poi, dal gioco spesso spezzettato in venti metri d'assembramenti, cavano fuori dai loro lodevoli sforzi giusto una conclusione di Delvecchio, abile nel chiudere nonostante l'appicicaticcio Bergodi l'idea trasversale dettata da Carboni.

Colpa d'un tridente, masticabile senza problemi dal quartetto difensivo organizzato da Chamot, dove ad esempio l'invocato Totti non ne indovina una, lasciando rimpiangere Fonseca. E poiché pure Balbo appare stralunato, quasi bastasse toccargli duro le caviglie per vederlo arreso, la folla laziale vagheggia invano il ribaltamento, un po' di supremazia zemaniana, a passo di carica. Malinconica illusione: Signori resta un'ombra vagante; Casiraghi viene picchiato e si ritrova quasi tramortito fra Cervone Lanna in apertura di ripresa; Boksic, annullato da Aldair, esce addirittura sfatto, prima dell'intervallo, imprecando al solito derby inutile. Derby del nostro scontento; dei reparti arretrati prevalenti, dei copioni prevedibili. A cosa serve allora assimilare Rambaudi, in piena psicosi derby? Trascinato dove la Roma vuole, cioè nello scontro fisico senza pietà per i presunti creativi, il gruppo laziale arpiona comunque la vittoria insperata, immeritata, grazie a un minuto di follia giallorossa nel finale. Che comincia, quando Signori, risvegliato da un taglio del panchinaro Rambaudi, si procura e tratteggia la punizione carogna verso l'incrocio. Vola Cervone e graffia in corner, pare ordinaria amministrazione. Batte ancora Signori, però ora colto da un raptus distruttivo, Lanna ci mette una mano, visibile a chiunque. Rigore sacrosanto, regalato, che Beppe gol utilizza per sbancare il derby n.104. E poi si fa espellere per eccesso di feste.

Si diceva alla vigilia del derby: questa è una partita che vale tutta una stagione. Almeno il predominio cittadino, visto che il campionato è stato un fallimento. Da entrambe le parti. Bene o male, a seconda delle opinioni, ha vinto la Lazio. Significa che la Roma ha praticamente gettato al vento un anno intero. Adesso, la classifica per i ragazzi di Trigoria diventa cattiva: la Roma è al settimo posto, la coppa Uefa si allontana; bisogna vincerla se si vuole rimanere in Europa. Insomma, qual è il succo di questo semplice ragionamento? Riguarda la gestione o, se volete, la panchina giallorossa: forse Franco Sensi ha ancora dubbi e perplessità a proposito? Il presidente spera in un miracolo senza avere santi in paradiso? Suvvia, non scherziamo più, perché la gente della Sud non vuole essere gabellata e deve andare all'Olimpico per divertirsi. E per portare a casa un po' di gloria. Qualche secondo di follia ha attraversato la mente di Marco Lanna a pochi minuti dalla fine del derby. Altrimenti, non si capirebbe perché abbia toccato con le mani un pallone che non aveva nulla di trascendentale. Lo stress, la pressione, i nervi che saltano all'improvviso? Non si sa. Un fatto è certo: il gesto è incomprensibile e non ha nessuna scusante. Meglio, quindi, pensare ad un attimo di pazzia. Che poi scompare. Almeno così, mi auguro. Il derby l'ho cambiato io, tuonava il tecnico romanista durante la settimana. "Prima che mi sedessi sulla panchina di Trigoria, c'era stata una serie infinita di pareggi che aveva annoiato fino all'esasperazione il pubblico di Roma". E vero: da quando è arrivato il trasformista, i giallorossi hanno vinto una volta, ma ne hanno beccate due.

Il resto è stato un pareggio. Come sempre. Se qualcuno avesse detto ad un tifoso della Nord: "Fai un sogno e poi mandaci i tuoi desideri per fax", probabilmente nessuno avrebbe mai immaginato un regalo come quello che Lanna ha gentilmente offerto alla Lazio a 5 minuti dalla fine del derby. "Meglio, molto meglio", giurano i fedelissimi di Formello. "Più la sconfitta è amara, più cuoce". Sante parole. Lo avevano sostenuto in parecchi: "Questo non sarà un incontro noioso, ma altamente spettacolare, perché le due panchine si affronteranno a viso aperto". E Bergodi aveva aggiunto: "Vorrei uno spettacolo degno del pubblico di Roma". Che ne dite voi? A parte i tifosi con gli occhi foderati di prosciutto, chi può affermare che sia stata una partita degna di questo nome? Vorrei riportare una "chicca" letta sulla seconda pagina del più importante giornale sportivo della Capitale. Si parla e si scrive di un derby del passato, anno 1931, stadio Testaccio, mese di maggio. Il racconto si prolunga e, ad un tratto, la prosa diventa fantastica. Suona così: "I romanisti ci credevano ma avevano paura da dirlo ad alta voce"...Beh, ogni tanto un po' di autocritica non fa assolutamente male. Zeman aveva sostenuto la parte del risentito durante la settimana. Ai cronisti che gli dicevano che quello di ieri sarebbe stato un derby dei poveri, nel senso che il risultato di Roma-Lazio non avrebbe affatto coinvolto il pubblico italiano, il tecnico biancazzurro aveva risposto per le rime. "Non mi pare che si possa parlare di povertà. La Lazio è in corsa per la coppa Uefa, la Roma pure. Ed allora perché blaterare così a vanvera?" Certo, mister, lei ha ragione. La povertà è un sostantivo che lei non può conoscere. Ma a noi, poveri mortali, che viviamo soltanto di stipendio, questo vocabolo dà ancora tanti brividi. Mi creda.