Domenica 18 settembre 1938 - Milano, Arena Civica - Ambrosiana-Lazio 1-1

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18 settembre 1938 - 551 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1938/39 - I giornata

AMBROSIANA: Peruchetti, Buonocore, Setti, Locatelli, Olmi, Antona, Frossi, Demaria (I), Meazza, Ferrari, Ferraris (II).

LAZIO: Blason, Zacconi, Monza (II), Baldo, Ramella, Milano, Busani, Riccardi, Piola, Camolese, Costa. All. Giuseppe Viola.

Arbitro: sig. Scorzoni di Bologna.

Marcatori: 8' pt Piola, 17' st Meazza.

Note: tempo discreto, terreno buono.

spettatori: oltre 26.000.

Una fase di gioco
Demaria alle prese con Piola
Da "Il Calcio Illustrato"
La comitiva laziale a spasso per Milano alla vigilia dealla gara

Per la prima partita della stagione, veramente non si poteva pretendere di meglio di quello che la partita Ambrosiana-Lazio ha fornito. Nero azzurri di Milano e azzurri di Roma hanno dato luogo ad un incontro vivace, combattuto ed interessante: un primo tempo di buona levatura, qua e là episodi tecnici pregevoli, e in complesso una gara di buona qualità.

Che il pubblico milanese abbia, al termine della partita, lasciato il campo alquanto ammusonito, la cosa trova una logica spiegazione nel punto - prezioso punto invero - perduto in casa dalla squadra che porta il titolo di Campione d'Italia. Oltre 26.000 spettatori era convenuto sul campo, in massa impressionante, il pubblico. Più di 26.000 persone paganti per il primo incontro della stagione, costituiscono di per se una prova della vitalità del campionato. E' segno palese che l'interesse per la grande manifestazione non muore: se mai che aumenta. Se dall'aurora è dato giudicare della giornata, non torna difficile pronosticare l'attenzione delle masse concentrata sul campionato di quest'anno in maggior misura ancora che nelle stagioni scorse.

L'interesse attivo agli avvenimenti calcistici, più che essere entrato nelle abitudini, è passato oramai a far parte integrante della attività del popolo nostro. Nella giornata piena di sole, l'incontro ha avuto un inizio favorevole alla squadra ospite. A dire il vero, i primi a entrare in azione sono stati gli ambrosianisti, ma la loro supremazia non è durata che brevi minuti. Poi, poco a poco l'iniziativa passava alla Lazio, che, conducendo attacchi su attacchi, si mostrava ogni volta più pericolosa. Peruchetti non tardava a trovarsi impegnato: all'ottavo minuto, egli già era battuto. In sé, l'azione che aveva portato i laziali all'area di rigore milanese, non aveva nulla di speciale. Si trattava di un'avanzata qualunque, che ad un certo punto aveva preso aspetto di pressione più che di offensiva penetrante. Se non che la difesa neroazzurra si ingarbugliava sul più buono. Ne approfittava Piola che sparava senza esitazione non appena uno spiraglio si apriva nel groviglio. Il terzino Setti piombava sul vercellese al momento stesso in cui il tiro era scoccato e deviavo forse leggermente la palla nella sua traiettoria. Peruchetti si gettava in tuffo, riuscendo a toccare ma non a fermare il pallone, che penetrava in rete quasi a fil di palo, sulla sinistra del portiere.

Lungi dal provocare una immediata reazione milanese, questo punto segnava {'inizio di una continuata e prolungata offensiva laziale. Piola, liberatosi di due o tre avversari in modo magistrale, mancava una facile occasione subito dopo. Le iniziative di Piola costituivano una evidente fonte di gravi preoccupazioni per ì terzini ambrosianisti: le sue veementi incursioni gettavano lo scompiglio nella difesa avversaria. Ci volle del bello e del buono perché l'Ambrosiana potesse districarsi e riorganizzarci. Quando finalmente riuscì a tornare all'offensiva, non fu che per dimostrare la scarsa forza penetrativa della sua prima linea.

Due o tre volte, il mediano Locatelli si provava a sostituire i suoi inefficaci compagni dell' attacco nella parte del tiratore, e non era che poco prima del riposo che un bel tiro basso, un tiro veramente meritevole di successo, partiva dal piede di Ferraris, chiusosi al centro; Blason rispondeva con una magnifica parata a terra, la migliore di tutta la giornata. Negli ultimi minuti l'iniziativa tornava comunque alla Lazio. Le due squadre Fin qui le cose erano andate benino: il giuoco era stato franco, deciso, veloce, di discreta levatura sempre, ed in qualche momento schiettamente bello.

Alla ripresa sopravveniva un deterioramento. Subito, l'Ambrosiana, come presa da uno di quei dubbi atroci che da anni ogni tanto la torturano, cambiava tutto l'ordinamento della prima linea: Demaria passava all'ala sinistra, Meazza assumeva il ruolo di mezz'ala destra e Ferraris veniva a unire al centro. Predominio milanese. La Lazio, come se volesse vivere sul vantaggio acquisito, non ha che difendersi. Giuoco con le mezze ali arretratissime, e Piola, isolato, è ridotto a fare a lungo da spettatore.

Al 18.o minuto giunge in modo inaspettato il pareggio. Fallo a danno di Frossi sulla destra ambrosianista. Tira Locatelli alto. Blason esce, alza le mani, intercetta, ma di colpo, forse perché accecato dal sole, si lascia sfuggire il pallone. Meazza, sornione, con un leggero tocco lo spedisce raso a terra nella rete sguarnita di difensori. Uno a uno. Come marcatura fu tutto lì. Si videro ancora dei tiri sibilare di fianco ai pali, ma di punti non se ne vide più. La Lazio usciva dal suo riserbo, dopo il pareggio, e tornava ad assumere atteggiamento aggressivo, ma il tono del suo giuoco era calato notevolmente. Verso il termine ambedue le squadre davano segni evidenti di stanchezza. Da notare che, poco dopo il 20.o m., il terzino Setti dell'ambrosiana, in uno scatto produceva uno strappo all'inguine per cui doveva lasciare il campo di giuoco senza più farvi ritorno, Antona retrocedeva allora al posto del compagno infortunato, Demaria si improvvisava mediano al posto di Antona e la prima linea tirava avanti alla bell'e meglio con quattro uomini. Le poche considerazioni a cui si presti questa partita di apertura, l'hanno fatte prendendo per base il lavoro del primo tempo. Sulla linea dei primi quarantacinque minuti, il giuoco ha offerto spunti di interesse. Particolarmente per quanto riguarda la Lazio. Un Piola svelto. deciso, sfondatore come nei suoi giorni migliori, in Baldo sicuro di sé, un Monza energico colpitore, e, più che altro, un più piacevole e più sbrigativo sistema di impostare le azioni, dovuto forse anche alle tendenze del nuovo centro mediano Ramella è, al momento attuale, tutt'altro che un tecnico raffinato — di tocchi fini e di mosse astute nel suo repertorio finora non se ne vedono — ma è un ragazzone pieno di forza e di fiato, che fa le cose in modo semplice, deciso, pratico, e che quindi fa sentire la sua presenza in campo.

Occorre lasciarlo giuocare nella sua posizione, anche se incapperà in qualche cattiva giornata, lasciare che si faccia uno esperienza sua: qualcosa di molto buono ne potrebbe uscire, perché qualcosa di più che discreto già si vede oggi. In fatto di velocità e di preparazione atletica generale, la Lazio — che ha portato via da Milano un punto il cui vero valore essa apprezzerà forse soltanto più tardi — ha lasciato l'impressione di trovarsi un passo più avanti dell'Ambrosiana. Anche nel primo tempo, quando la stanchezza ancora non si faceva sentire, i neroazzurri han giuocato più da fermi, con minore prontezza di scatto, con maggiore impaccio nei movimenti, principalmente in quel che concerne Meazza, Ferrari e Demaria.

Quest'ultimo non poteva logicamente disporre che di una preparazione sommaria; ma anche quando egli sarà riuscito a portarsi al livello del suo valore livello dei più apprezzabili ... il suo ritorno in squadra ha tutta l'aria di rimettere i tecnici milanesi di fronte ad un problema di sistemazione della prima linea che pareva ormai superato, e che può nuovamente e facilmente ingenerare scrupoli, incertezze e correnti. In migliori condizioni di forma, nel confronto cogli avanti, si trovano Ferraris ed i mediani. Ma l'Ambrosiana tutta va rivista fra qualche poco, quando ogni suo elemento sarà fisicamente più a punto, e quando il giuoco si troverà in uno stadio più avanzato di preparazione. Per il momento, occorre lasciarla al suo lavoro. Vittorio Pozzo.

Fonte La Stampa





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