Domenica 25 ottobre 1992 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Atalanta 3-0

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25 ottobre 1992 - 2537 - Campionato di Serie A 1992/93 - VII giornata - calcio d'inizio ore 15.00

LAZIO: Fiori, Bonomi, Favalli, Bacci, Luzardi, Cravero, Fuser, Doll, Winter, Gascoigne (76' Corino), Signori (73' Sclosa). A disp.: Orsi, Stroppa, Neri. All. Zoff.

ATALANTA: Ferron, Porrini, Minaudo (73' Mascheretti), Valentini, Alemao, Montero, Rambaudi, Bordin, Ganz, De Agostini (58' Rodriguez), Perrone. A disp.: Pinato, Pasciullo, Tresoldi. All. Lippi.

Arbitro: Sig. Ceccarini (Livorno).

Marcatori: 1' Signori, 51' Winter, 80' Fuser.

Note: espulsi Alemao e Luzardi al 23' s.t. Ammoniti Valentini, Favalli, Bacci, Bordin, Signori. Antidoping: Stroppa, Neri, Mascheretti, Tresoldi. Calci d'angolo: 6-5.

Spettatori: 9836 paganti per un incasso di L. 326.440.000; abbonati 30.269 per una quota di L. 798.173.000.

Dal Guerin Sportivo: foto della gara
Dal Guerin Sportivo: foto della gara
Dal Guerin Sportivo: foto della gara

Ancora non s'era compiuto il primo minuto, che il signor Signori aveva già portato in vantaggio la Lazio. Aveva depositato nella rete di Ferron il primo dei tre gol biancoazzurri, sua ottava prodezza personale, che gli consentiva di stabilire subito una minima distanza con l'altrettanto signor Van Basten e di rimanere solo in testa alla platonica, ma egualmente prestigiosa, graduatoria dei cannonieri. Un gol, a dire il vero, agevolato da un'imperdonabile ingenuità collettiva della difesa atalantina: in due saltavano sul primo traversone lasciando spiovere il pallone nelle vicinanze di Gascoigne che facilitava il non troppo difficile tentativo del succitato Signori, sempre puntuale agli appuntamenti di prestigio. Il vantaggio immediato non agevolava affatto l'impresa laziale. Anzi, si aveva tutto il tempo, il primo per l'esattezza, per rendersi conto delle incongruenze da cui il sofisticato, seppur ancora incompiuto manipolo affidato alle cure di Zoff è afflitto. Le contromisure adottate dall'Atalanta, niente affatto sgomenta, aprivano falle e alimentavano dubbi sull'incerto centrocampo romano, autentico punto debole d'una formazione troppo sbilanciata. Forte, e se vogliamo troppo forte, di un'attrezzatura offensiva d'alto prestigio, la Lazio soffre di carenze diffuse negli altri settori, appena appena ammorbidite dall'opportuno accantonamento di Gregucci e dalla coraggiosa, inevitabile, esclusione dell'incolpevole Riedle, per consentire la presenza del preziosissimo Winter, a questo punto chissà se quarto o terzo straniero. Ma l'ottimo cursore olandese, benché confortato dall'appoggio di Fuser e Bacci, non sempre riusciva a coprire i vuoti determinati nel largo centrocampo biancoazzurro e per via delle ancora non perfette condizioni fisiche di Gascoigne e dalle apprensioni che frenano la crescita d'una difesa ancor alla ricerca del definitivo assestamento. Così, in questi larghi spazi trovava efficace sistemazione il vecchio Alemao che s'impegnava a guidare i suoi protetti, Montero, Rambaudi e Pasciullo in testa, in una disperata quanto eccessivamente elaborata carica rimasta sterile per l'evanescenza del reparto avanzato. Mentre la Lazio provava e riprovava, tanto per prendere la mano, a tessere manovre semplici, scarne, efficaci affidandosi alla sapiente seppur nervosa regia di Gascoigne, prezioso suggeritore di un irresistibile Signori e di Doll, nobile mezzapunta, ma anche galvanizzatore d'una squadra da troppo tempo in attesa di un leader. Ruolo e mansioni che Gascoigne può assolvere per prestigio e qualità tecniche, sempre che non esageri sotto l'aspetto caratteriale. Plateale, infatti, un richiamo a Doll reo, a suo avviso, di aver interpretato soggettivamente un invito a procedere; e particolarmente provocatoria una reazione ad un fallo di Alemao ai suoi danni verso la metà della ripresa, quando la Lazio aveva trovato il modo di mettere al sicuro il risultato. Una reazione spettacolare che determinava un ingiustificato parapiglia cumulativo, una pioggia di seggiolini dalla curva nord, l'espulsione del brasiliano di Bergamo e del laziale Luzardi, nonché l'incapacità dell'arbitro di tener in pugno quel che rimaneva da consumare. In apertura di ripresa, infatti, Doll era riuscito a liberare l'inafferrabile Signori il quale, testardo, metteva sui piedi del pronto Winter il pallone del raddoppio. Anche se Signori e Doll mancavano due facili occasioni, il successo era così garantito, ancora una volta, dalla straripante aristocrazia laziale, che poi prendeva a governare con sufficienza i resti d'una sfida ormai segnata, e che rischiava di finire in rissa. Opportuna a questo punto la decisione di Zoff di sostituire l'elettrico capocannoniere e il furbo Gascoigne, che non dovrebbe macchiare la sua valentia con atteggiamenti irritanti. Il gol di Fuser, una bomba su punizione dal limite, era in pratica uno spettacolare fuori scena, il suggello ad alla vittoria sacrosanta sull'Atalanta d'una Lazio che può e deve ancora crescere. Ma con calma.

Fonte: Corriere della Sera