Domenica 27 dicembre 1942 - Torino, stadio Filadelfia - Torino-Lazio 2-2

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27 dicembre 1942 - 696 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1942/43 - XIII giornata

TORINO: Cavalli, Ferrini, Piacentini, Gallea, Ellena, Grezar, Ossola, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris (II).

LAZIO: Gradella, Monza (II), Ferri, Fazio, Ramella, Gualtieri, Koenig, Pisa (I), Borici, Flamini, Puccinelli. All. Popovic.

Arbitro: sig. Zelocchi di Bologna.

Marcatori: pt 4' Monza (II) (aut), 39' Koenig, 10' st Grezar (rig), 44' st Pisa (I).

Note: tempo grigio, campo pesante. Al 40' Grezar sbaglia un calcio di rigore concesso per un fallo di Ramella. Calci d'angolo 9 a 3 per il Torino.

Spettatori: 5.000. Incasso £. 38.000

La sfortunata autorete di Monza
Il titolo de "Il Littoriale"


I carri armati sovietici occupano di sorpresa l'aeroporto di Tacinskaja, da dove partono gli aerei da trasporto tedeschi che riforniscono la sacca di Stalingrado, dopodiché raggiungono Kotelnikovo. I tedeschi iniziano la ritirata dal Caucaso. Gli italiani sono lasciati a piedi e continuano a morire di stenti, freddo e sotto i colpi di artiglieria russa.


Torino, 28 dicembre. Il Torino sta dando delusioni al suo pubblico. La partita di ieri, chiusa alla pari contro un avversario incompleto, può venir considerata come appartenente alla serie negativa essa pure. Andò in vantaggio il Torino, subito all'inizio dell'incontro, al terzo minuto di giuoco, ma non per merito proprio, per un errore dell'avversario. L'azione, portata avanti sulla sinistra dei granata e conclusa con un tiro di Ferraris, portò ad un precipitoso intervento di Monza e ad una carambola fra portiere e terzino a seguito della quale la palla sfuggì dalle mani del portiere e sgusciò irresistibilmente in rete.

Sulla base costituita da questo infortunio dell'oppositore, i granata avrebbero potuto costruire con qualche serenità un giuoco sostanzioso, prendendo decisamente l'iniziativa. La sorte li aveva messi sulla buona via. Avvenne il contrario di quanto ci si attendeva.

Il gioco del Torino prendeva un tono più scialbo e sconclusionato che si possa immaginare. Idee poche, intesa scarsa e grande confusione: rari i passaggi indovinati. In contrapposto, pur non elevandosi al di sopra della mediocrità, la Lazio faceva una figurona. I suoi uomini sfoderavano impegno, correvano, lottavano, intercettavano i palloni che i granata passavano a vanvera ed in ogni possibile occasione ricorrevano a puntate offensive che portavano a situazioni pericolose per Ferrini e compagni.

Cavalli riceveva così per lo meno tanto lavoro quanto Gradella. Quest'ultimo salvava la sua rete da certa capitolazione in più di una occasione, ma Cavalli doveva confessarsi vinto al 37' minuto. A batterlo era Koenig che era venuto a prendere il posto di Borici, l'albanese sostituto di Piola nel ruolo di centravanti. Con bella padronanza della palla, Koenig inscenava l'azione, e, spostatosi leggermente sulla sinistra, la concludeva con un tiro basso che coglieva il portiere granata nel preciso momento in cui stava uscendogli incontro.

Alla ripresa, la fortuna volle nuovamente favorire il Torino, dandogli modo di tornare facilmente in vantaggio. Al 9' minuto infatti, dopo un periodo di sterile predominio granata, un difensore laziale, intervenendo su una confusa azione, fermava la palla colle mani: un fallo ben visibile, un fallo d'istinto non certo di malizia.

L'arbitro concedeva senz'altro il rigore e Grezar segnava con una legnata che non dava scampo a Gradella. Ritornato al comando, il Torino tornava a cincischiare, dominando, ma non concludendo nulla. A mala pena la incolore monotonia del giuoco era rotta, a tratti, da qualche spunto personale di Mazzola, di Ferraris o di Ossola.

Mazzola veniva atterrato malamente e trattenuto a terra in una di queste azioni. In questo periodo, Gradella, eseguiva una gran parata su un tiro da pochi passi ed in altra occasione, a portiere già battuto, la testa di un terzino deviava miracolosamente la palla impedendole di schizzare in rete. A dieci minuti dal termine, nuovamente la sorte favoriva i granata, offrendo loro il modo di arrotondare il vantaggio. Uno sgambetto a Ferraris in area, decideva l'arbitro a concedere un secondo « rigore ». Tirava ancora Grezar e falliva questa volta il bersaglio.

Ad attenuante del triestino va menzionato, però, che, all'istante del tiro, la palla era stata spostata dal preciso lancio di una pietra. Vecchio trucco di cattiva lega! Pareva che tutto fosse fatto oramai, e che il Torino più non potesse lasciarsi sfuggire di mano la vittoria, quando in un «serrate » più sbarazzino che incisivo, la Lazio prendeva ad incunearsi fra le maglie della poco vigile difesa granata.

In una di queste discese, Borici, destreggiandosi e dominando la palla con abilità, avanzava in piena area e serviva Pisa con un passaggio di rara precisione. Pisa non si faceva pregare, e con un tiro trasversale a mezza altezza batteva nettamente Cavalli. Mancavano due minuti alla fine: più nulla a fare per recuperare il punto perduto da parte dei Torino.

Pare tornato allo stato di nebulosità dell'inizio di stagione, questo Torino. Ha perso precisione, giuoca alto ed è soprattutto lento. Di un certo decadimento di forma notato qualche domenica fa, si è dato colpa agli eventi, alle contingenze che avevano agito come forza deprimente. Sarebbe veramente straordinario, se uomini di carattere, atleti, dessero prova di una sensibilità dalla forma e conseguenze perniciose per così lungo tempo.

Certi stati d'animo l'uomo che non sia un debole, li supera. Piuttosto è l'intera squadra che è rilassata e fiacca. Il pubblico, che conosce il valore delle individualità che compongono la compagine, ha giustamente delle pretese nei riguardi del Torino. Per questo giudica nel suo caso con maggior severità che in altri. La Lazio era incompleta più del Torino: mancava di Piola e di Romagnoli. Un gran giuoco non lo ha nemmeno essa. E' emersa nel confronto, ecco tutto, per la sua maggior mobilità, per il più deciso impegno, per la velocità sfoderata. Ha avuto la fortuna dalla sua in più di una occasione, che è bastato quel periodo del secondo tempo in cui il Torino qualche cosa di discreto è riuscito a combinare, per mettere gli ospiti in serio imbarazzo e per illuminare l'incontro di una luce particolare. Ma, in complesso, il pareggio se lo è meritato per lo spirito pratico dimostrato, per l'intelligenza con cui ha fatto fronte al <<sistema>> per la prontezza colla quale ha sfruttato le debolezze dell'avversario, per la bella prestazione atletica fornita.

Fonte: La Stampa a firma di Vittorio Pozzo