Domenica 27 novembre 1994 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Roma 0-3

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27 novembre 1994 - 2627 - Campionato di Serie A 1994/95 - XI giornata

LAZIO: Marchegiani, Negro, Favalli (56' Cravero), Di Matteo, Bergodi, Chamot, Rambaudi, Fuser, Boksic (11' Casiraghi), Winter, Signori. A disp.: Orsi, Bacci, Venturin. All. Zeman.

ROMA: Cervone, Aldair (82' S.Benedetti), Lanna, Piacentini, Petruzzi, Carboni, Moriero (67' Annoni), Cappioli, Balbo, Giannini, Fonseca. A disp.: Lorieri, Maini, Totti. All. Mazzone.

Arbitro: Boggi (Salerno).

Marcatori: 2' Balbo, 25' Cappioli, 51' Fonseca.

Note: ammoniti Boksic e Fuser per la Lazio, Piacentini, Lanna, Fonseca, Balbo e Moriero per la Roma. Espulso al 54' Negro.

Spettatori: 75.300 di cui 33.149 abbonati per un incasso di £. 3.315.000.000.

Dal Guerin Sportivo: alcune foto della partita
Una fase della partita
Il biglietto della partita
Lazialità del dicembre 1994
Lazialità del dicembre 1994

Il cosiddetto derby d'Italia, giocato a chiacchiere dalla scorsa estate, e poi montato via via dalle spacconate laziali, si appiattisce in un amen, anzi si capovolge, travolgendo i presunti favoriti. Lo domina, senza intermittenze, l'artigianato trasteverino del "sor Carlo Mazzone", che azzecca ogni mossa per accartocciare le soluzioni biancazzurre rimaste sotto traccia. Lo orienta, nell'Olimpico dei primati (somma punti, affluenza record), questa Roma casereccia, con alcuni schemi micidiali. Lo squarcia, dopo tre minuti, Abel Balbo, terminale del primo "dietrofront" velocizzato sull'asse Piacentini Moriero, corsia destra, che sorprende Favalli fuori posto, poi Bergodi attirato verso lo scattista Fonseca. Dribbling aggirante e cross diventano ineluttabili, ma l'argentino stracircondato non dovrebbe farcela. Invece sbuca sopra Chamot, Negro, Di Matteo e sradica l'inzuccata trapassante. Zeman s'alza composto dalla panchina forse per capire meglio la sua "partita normale", mentre il silenzio laziale lascia presagire altre tempeste. Perché ? E' una squadra soprattutto stanca quella che sta soccombendo, stracciata negli anticipi, afflosciata lungo le corsie esterne, imbottigliata nell'interno campo. Ripiegati gli addobbi scenografici, l'annunciato "party" di zona boema sparisce dentro le viscere giallorosse. Mazzone sceglie solo un paio di marcature fisse: Aldair a occultare Signori, Lanna addosso allo spauracchio Boksic, Petruzzi dietro tutti. Però l'Alan ancora convalescente dura il tempo d'essere toccato duro dal libero giallorosso. Segue una scena di disperata reazione: il croato, dolorante alla solita gamba destra, tira pugni verso qualsiasi romanista nei paraggi e, ammonito, sollecita la sostituzione. Avanti Casiraghi, che non riuscirà mai ad approfondire le saltuarie idee dei compagni propositori. La Roma "croata", cioè italianista nell'aggiungere alle chiusure football articolato, dilaga, coglie occasioni a pioggia. E prima di raddoppiare, ribadisce la propria superiorità mandando due volte Fonseca a tormentare Marchegiani, che allontana il supplizio di piede allungandosi quale protesi difensiva. La Lazio non esiste. E quando prova a materializzarsi rimedia botte dolorose e fortuite. Negro, privo di punti di riferimento, disorientato tanto dalle improvvise apparizioni Fonseca quanto dagli inserimenti Giannini, si spacca l'arcata sopracciliare in un contrasto. Beppe gol, fantasma dell'opera, ci rimette il naso e ricorre a una maschera protettiva. I "mazzoniani" insistono a tavoletta ed è trionfo. Cosa resta del decantato 4 3 3 zemaniano, se perfino Carboni sul suo versante impedisce lo straripare di Rambaudi, riducendolo comparsa? Carboni sventaglia adesso di qua: va sparato Moriero oltre l'esitante Favalli e dal fondo tratteggia a rientrare per l'irrompente Cappioli. Difesa celeste annichilita, 0-2 memorabile. Zeman è una sfinge sullo sfondo del "crac" dei suoi segugi, forse sopravvalutati in questi periodi d'avventurose scelte sacchiane. Difficile spiegare diversamente le inquietudini di Negro, che persa palla causa Carboni, lo scalcerà, rimediando cartellino rosso. O di Favalli, sempre in ritardo, giustamente rilevato da Cravero nell'impossibile rimonta con dieci uomini. Aspettando la fine della lezione giallorossa, che rimanda a identico bottino accumulato trentaquattro anni fa, lo stato confusionale degli zonaroli attanaglia l'unico cecchino di circostanza, Rambaudi, stonato nel chiudere a lato una proposta filtrante del redivivo Fuser. La Roma va in discesa, mentre alcune bandiere bruciano in curva Nord, epicentro dello spaccato tifo laziale. La Roma sfonda sempre le fiancate biancazzurre e stavolta ne profitta Giannini, occasionale ala sinistra: biancazzurri chissà dove, il principe si coordina e trova Fonseca all'appuntamento di testa con la tripletta. Forse è troppo, forse i "mazzoniani" riprenderanno slancio per raggiungere la vetta. Lo spiega Balbo, lanciatore Fonseca, squadernandosi nella volée traversa dello scempio. Poi, esplode la festa romanesca.

Fonte: Corriere della Sera