Domenica 29 gennaio 1989 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 0-0

Da LazioWiki.

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29 gennaio 1989 - 2398. Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1988/89 - XV giornata - Inizio ore

LAZIO: Martina, Marino, Monti, Pin, Gregucci, Piscedda, Di Canio (83' Beruatto), Icardi, Rizzolo, Acerbis, Sosa. A disp. Fiori, Muro, Greco, Dezotti. All. Materazzi.

JUVENTUS: Tacconi, Favero, Cabrini, De Agostini, Brio, Tricella, Galia, Rui Barros, Altobelli (63' Buso), Zavarov, Marocchi. A disp. Bodini, N.Napoli, Magrin, Laudrup. All. Zoff.

Arbitro: Magni (Bergamo).

Note: giornata primaverile, terreno in buone condizioni, nessun ammonito. Angoli 4-3 per la Lazio.

Spettatori: circa 50.000 presenti per un incasso di £. 996.790.000; 11.337 abbonati per una quota di £. 363.745.00.

Icardi trascina Marocchi
Rovesciata di Sosa
Gregucci in difesa
Gregucci contro Altobelli
Il biglietto della gara

Sarebbe stato il ping pong della noia se nel secondo tempo la Lazio non avesse dato fondo, pur nella sua povertà tecnica, ad una serie di generosi tentativi per risolvere la partita. E, forse, la brutta Juventus vista all'Olimpico avrebbe vinto questa gara contro la Lazio e contro la paura se l'arbitro Magni, fino a quel momento poco mobile ma tutto sommato sufficiente, non le avesse negato un calcio di rigore per intervento scorretto commesso all'82' da Gregucci ai danni di Buso. Ma nel calcio l'uso del condizionale è assolutamente sterile. Restano perciò le immagini sfocate di una gara sostanzialmente poco piacevole, scadente sul piano tecnico e delle idee e perfino noiosa per lunghi, interminabili spazi di tempo. Agatha Christie dice che una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze rappresentano due coincidenze, ma tre coincidenze mettono insieme un indizio.

La Juventus, forse per evitare processi, non ha voluto offrire ai suoi detective, ai critici cioè, un'immagine ancora distratta, soprattutto negli ultimi minuti, e si è preoccupata di muovere la classifica dopo i dispiaceri raccolti a Firenze prima ed al Comunale di Torino dopo. Ma bastano questi recenti ricorsi storici per spiegare i suoi atteggiamenti impacciati e rinunciatari, la difficoltà a tessere ripetuti e fluidi scambi per liberare un uomo al cross oppure davanti alla porta avversaria ? E' probabile che le radici di un'involuzione abbastanza evidente si trovino però in episodi lontani, quando i rischi erano maggiori ma lo spettacolo era di qualità senza dubbio migliore di quella che si degusta (si fa per dire) oggi.

E se si pensa che la Lazio del secondo tempo va vicina al gol tre volte nel giro di sette minuti (55' girata centrale di Rizzolo, 59' palo di Sosa, 61' fucilata di Di Canio e volo di Tacconi), si è portati a concludere che i rischi per la Signora non sono del tutto finiti e il bel gioco sì. Il quadro è completato da un tentativo di Icardi, il quale costringe al 79' il portiere bianconero a compiere l'intervento più difficile della gara. E la Juventus ? Assiste, reagisce oppure s'addormenta ? Nessuna di queste cose o un po' di tutte queste cose messe Insieme. Certamente si adegua all'insufficiente incisività della Lazio del primo tempo e fa poco più di nulla per lanciare qualche allarme in direzione di Martina.

E se al 63' non ci fosse Barros a sbagliare un pallonetto e, di conseguenza, ad impegnare con tiro mezz'aria il numero uno laziale, alla fine del 90' la squadra di Zoff non potrebbe attribuirsi nessun merito offensivo. A parte l'intervento di Gregucci che si aggrappa, all'82', a Buso il quale sta controllando il pallone nei pressi di Martina. Che succede, dunque, alla Signora ? Che la sconfitta subita in casa dall'Atalanta la condiziona più di quanto si possa credere. La rinuncia a Laudrup significa confermare uno spento Altobelli, mai pericoloso, anche se di rado servito come si conviene.

I due stranieri che restano in squadra non fanno alcunché di decisivo. Barros risulta pressoché inutile, ben guardato dall'appiccicoso Monti, mentre Zavarov aspetta il secondo tempo per dimostrare soltanto scampoli di quel che sa. Ridotto nell'asse portante, il centrocampo vive del gran correre di Marocchi, il più bravo in campo bianconero, della posizione-tampone di Galia a destra, del generoso chiudere nel centro-sinistra di De Agostini. Piace molto di più il reparto omologo laziale, con il lucido Pin, l'ostinato Icardi e il testardo Acerbis, cui danno sostegno Marino (terzino che avanza spesso in solitudine) e il geniale Di Canio, capace di generare le uniche fiammate di fantasia in mezzo ad un mare di grigiore. Anche la Lazio non intende rischiare, cerca il colpo e subito si arrocca e la partita a scacchi gli riesce visto che la difesa non corre mai rischi.

Neppure Buso, mandato in campo al 64', si rende utile, ma come potrebbe in tali condizioni, senza cioè l'appoggio costante e vicino, necessario per una punta ? La duplice disfatta (Fiorentina e Atalanta) fa scattare l'emergenza, cioè ottenere un punto ad ogni costo, e l'emergenza non è mai madre di prove spettacolari e poco avare. Restano male i tifosi bianconeri presenti all'Olimpico, speravano di riscoprire in trasferta il collettivo che, all'inizio del campionato, aveva raccolto molti rischi ma anche tanti consensi. E il primo tempo ? Meglio dimenticarlo ? Sosa, De Agostini e Zavarov caricano male il fucile, e lo spettacolo, salvo 10' è deprimente davvero. Nel finale di gara Gregucci interviene in area su Buso che cade. Per i bianconeri era rigore.

Fonte: La Stampa