Domenica 6 gennaio 1924 - Roma, campo Rondinella - Lazio-Fortitudo 2-2

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6 gennaio 1924 - Amichevole - inizio ore 14.30

LAZIO: Sclavi, Saraceni I, Dosio, Nesi, Parboni, Orazi I, Mariani, Ottier, Filippi, Maneschi, Saraceni II.

FORTITUDO: Vittori, Lommi, Bianchi II, Gobbi, Cellini, Zamporlini, Scardola, Bianchi I, Bramante, Sansoni III, Canestrelli.

Arbitro: Sig. Galassi dell'Audace Club Sportivo.

Marcatori: per la Fortitudo Saraceni I (aut) e Canestrelli (rig); per la Lazio Filippi e Mariani.

Note:

Spettatori:

Dalla rivista "Lazio" del 15 gennaio 1924 un commento sulla gara. Si segnala l'assenza delle ultime righe in quanto poco leggibili.
"Il Messaggero" del 6 gennaio 1924 presenta la gara

Tratto dall'immagine qui a fianco proposta:

Sul campo della Rondinella si sono incontrate domenica scorsa la Lazio e la Fortitudo in contesa amichevole. La partita si svolse fiaccamente e nessunadelle due squadre riuscì a segnare una superiorità. La Lazio mancante di Bernardini e Fraschetti fu discontinua all'attacco ed assai fallosa in difesa ove Saraceni I commise troppi errori. La Fortitudo mancante di Ferraris IV e con Canestrelli dolorante, giuocò meglio della rivale ed avrebbe meritata la vittoria. Forte ed omogenea in difesa, mancò all'attacco ove Bramante e Sansoni III non seppero profittare di facili occasioni. I punti vennero segnati da Saraceni I (autogol) e da Canestrelli su calcio di rigore, per la Fortitudo; da Filippi e Mariani per la Lazio.


Tratto dalla rivista "Lazio" del 15 gennaio 1924, un breve commento sulla gara:

Il giorno dell'Epifania, i fogli sportivi annunciavano "la disfida Lazio-Fortitudo. Già, la disfida. La Fortitudo era convinta di batterci. Accadde a noi come accade a quelle donne che l'opinione pubblica designa come autentiche turris eburnee. Finché la loro fama è intatta, si riguardano e se ne parla con religioso rispetto; ma al loro primo fallo, l'acredine che la folla nutre sempre per chi sta in alto, scoppia e dilaga e tutti si slanciano famelici su quella che è ritenuta una ormai facile preda. Così per noi, battuti dall'Alba, per quale mai ragione avremmo dovuto resistere alla Fortitudo? Certo, i fatti stavano per dare ragione ai nostri avversari. La Lazio giuocò così male, quel giorno, ma così male che meritava senz'altro di esser promossa alla... terza divisione. Segno che durante la pausa cui era stata costretta, aveva meticolosamente curato l'allenamento. Il compito della difesa pesò tutto sulle robuste spalle di Parboni, e del bravo, modesto Sclavi. L'attacco, alla bene e meglio, andò avanti a strappi ed era anche riuscito a cogliere una vittoria non convincente, certo, non brillante, ma pur sempre una vittoria, allorché l'arbitro pensò bene che nel giorno gaudioso dell'Epifania non era giusto infliggere d'urgenza a far segnare il pareggio. Benissimo, ringraziamo il signore e confortiamoci intanto per gli applausi sibilanti e le grida con le quali il pubblico sottolineò, giustamente, la nostra infelice esibizione.






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