Domenica 6 giugno 1993 - Torino, stadio Delle Alpi - Juventus-Lazio 4-1

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6 giugno 1993 - 2567 - Campionato di Serie A 1992/93 - XXXIV giornata- calcio d'inizio ore 15.00

JUVENTUS: Peruzzi, Torricelli, De Marchi, Marocchi, Kohler, Carrera, Conte, Platt (46' Di Canio), Vialli, R.Baggio, Ravanelli (60' Giacobbo). A disp.: Rampulla, Dal Canto, Galia. All. Trapattoni.

LAZIO: Orsi, Bergodi, Favalli (81' Corino), Bacci, Luzardi, Cravero, Fuser, Marcolin, Riedle, Gascoigne (56' Stroppa), Signori. A disp.: Fiori, Sclosa, Neri. All. Zoff.

Arbitro: Sig. Sguizzato (Verona).

Marcatori: 2' Fuser, 10' R.Baggio (rig), 15' Vialli, 31' R.Baggio (rig), 73' Di Canio.

Note: ammoniti Cravero e Di Canio. Antidoping: De Marchi, Galia, Bergodi e Fiori. Esordio in serie A per Giacobbo classe 1974. Calci d'angolo: 5-9.

Spettatori: 42.000 circa con 5.411 paganti e 37.405 abbonati con un incasso di £.154.200.000.

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Un'azione della gara
L’esultanza di Paolo Di Canio

Il campionato delle mille contraddizioni juventine è finito a suon di gol e con Gianluca Vialli portato in trionfo sotto la curva Scirea e deciso a far pace con i tifosi dopo le nostalgie blucerchiate affidate due settimane fa alla Tv. E' finito nel segno del quattro: quarto posto in classifica, a dodici punti dal Milan, dietro Inter e Parma, zona Uefa centrata, senza la necessità dell'invito del presidente Johansson, quattro reti alla Lazio di Zoff. E' finito nel segno di Baggio, rigorista implacabile, e di Vialli, che chiude la stagione più sofferta della carriera firmando prima il suo sesto gol e poi uno sfogo clamoroso, dopo sei mesi di silenzio, che si lega al suo impiego tattico e all'addio alla maglia azzurra. La chiusura della stagione bianconera è avvenuta in un clima da apoteosi e non certo per la conquista della Coppa Uefa: la notizia della retrocessione della Fiorentina in serie B ha riaperto vecchie ferite e ha convinto il popolo bianconero a cori insolenti e a momenti di indicibile gioia. Eppure per la Juve il pomeriggio dell'ennesimo ritorno di Zoff a Torino (fra gli applausi e i cori, come sempre, più di sempre) era cominciato malissimo. Dopo 2' la Lazio era già in vantaggio: fallo di Conte su Marcolin, punizione a sorpresa di Fuser, pallone nell'angolino alla sinistra dell'immobile Peruzzi. Dopo la disfatta di otto giorni prima a Pescara, con maxi multa annunciata, tirava una brutta aria per i giocatori bianconeri. Di striscioni ce n'erano tanti e tutti velenosi. "Boniperti sei grande, lasciali in mutande"; "Acquisti? La dignità non è sul mercato". Sollecitati da cori vicini all'insulto, i giocatori devono aver capito in fretta che non era domenica adatta agli scherzi e ad altre figuracce. E non hanno tardato a raddrizzare la situazione, complice una Lazio distratta in difesa e mai concreta in attacco. Otto minuti dopo il gol, Fuser entrava in contatto con Marocchi, che andava a terra, e l'arbitro Sguizzato, all'ultima partita in A della sua bella carriera, fischiava il rigore che Baggio trasformava, mandando la palla prima a sbattere sul palo interno e poi in rete. Baggio si travestiva da Platini al 16'; era bravo a sfilarsi dalla marcatura di Bacci, attento e preciso per quasi tutta la partita, retrocedeva al limite dell'area bianconera e trovava un lancio di sessanta metri, che spediva Vialli verso il gol. Vialli superava in velocità Luzardi, chiamava all'uscita Orsi e lo scavalcava con un pallonetto preciso, che firmava il 2-1. Riedle sciupava un paio di occasioni per il pareggio, la Juve non perdonava: ancora Baggio anticipava i difensori laziali, metteva un pallone in mezzo, Orsi respingeva, Favalli strattonava Ravanelli e l'arbitro, fiscalissimo, fischiava un secondo rigore: ancora Baggio, ancora gol, quello che gli serviva per salire a quota ventun reti e insediarsi nel ruolo di vice capocannoniere, alle spalle di Signori, che a Torino non trovava mai l'ispirazione giusta per farsi largo nella difesa bianconera. Nella Lazio, senza Winter, non si avevano notizie di Gascoigne: è stanco, depresso per i rovesci inglesi, non sta bene e si vede; l'unico guizzo era una punizione, finita a lato, proprio alla fine del primo tempo. Invece la Juve non smetteva mai di spingere, nemmeno nella ripresa, quando Trapattoni sostituiva Platt, infortunato, con Di Canio e proprio l'ex laziale si scatenava in uno show personale, concluso dalla rete del 4-1: una grande azione di Vialli, lancio per Di Canio, che superava anche Orsi e metteva in rete (29'). Ormai c'era tempo soltanto per Cravero, che con un tiro scheggiava la traversa e per poco altro. L'attenzione di tutti si trasferiva alle notizie che arrivavano dagli altri campi e che portavano la Fiorentina in B. Tutti felici, non Trapattoni, che sognava un campionato ben diverso (l'uscita di scena a fine novembre, dieci sconfitte, pesano come macigni). A lui le disgrazie degli altri non interessano. E adesso dovrà ripartire con quello che ha. Agnelli è stato chiaro: i soldi per la Juve sono finiti; l'austerità è la nuova parola d'ordine. E chissà se farà rima con scudetto.

Fonte: Corriere della Sera