Martedì 27 settembre 1994 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Dinamo Minsk 4-1

Da LazioWiki.

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27 settembre 1994 - 2615 - Coppa UEFA 1994/95 - Trentaduesimi di finale - gara di ritorno

LAZIO: Marchegiani, Negro, Favalli, Di Matteo, Cravero, Chamot, Rambaudi, Fuser, Boksic (48' Casiraghi), Winter, Signori. A disp.: Orsi, Bacci, Bergodi, Venturin. All.: Zeman.

DINAMO MINSK: Varivonchik, Yaskovich, Ostrowsky (75' Tcherniavski), Shtanyuk, Khatskevich, Lukhvich, Zhuravel, Shirokyi, Mayorov, Kashentsev (46' Demenkovets), Kachuro All.: Schekin.

Arbitro: Sig. Garcia Aranda Encinar (Spagna).

Marcatori: 9' Kachuro, 45' Ostrowsky (aut), 62' Favalli, 74' Boksic. 84' Fuser.

Note: ammonito Fuser. Calci d'angolo: 13-5. Partita trasmessa in differita da Rai2.

Spettatori: 34.000.

Il biglietto (verde) in "Curva Nord"
La rete di Boksic
Il biglietto (rosa) in "Curva Sud"
L'esultanza di Favalli dopo il goal realizzato

Servono consumi energetici ai limiti dello sfinimento, per uscire dall'incubo d'una vergognosa eliminazione europea, come quando Zoff allenava, come per ogni affacciata laziale in Europa. Trentaquatttromila spettatori, poi ampiamente risarciti da una quaterna che esclude Signori, vedono le streghe dopo appena sette minuti. Capita quando Negro, risalendo goffo da fondo campo, si lascia restringere dapprima la visuale e poi consente un incredibile scippo a Maiorov, cioè al primo oppositore che gli viene incontro. Palla soffiata via in scivolata, smistata semplicemente verso centro area sul piede d'un fruitore che crede forse di sognare. Si chiama Kachuro, occasionale eversore, che mai avrebbe immaginato d'arricchire lo 0-0 racimolato quindici giorni fa, con l'elargizione lampo. E ora, in pieno psicodramma, cosa combineranno gli "zemaniani", subito scattati per stravincere, subito ingannati dalle facili girandole d'apertura e da una capocciata di Negro (proprio lui!), sopra quella mischia furibonda attorno al portiere Varivonchik ? La compagnia Signori impiega almeno mezz'ora per trovare precisione nelle intese, per ristabilire un po' d'ordine nel suo arrembante andare a cronometro. Si tratta d' azzeccare l'azione d'aggiramento, recuperando alternative al tridente circondato e soprattutto a Signori braccato sui centimetri da due ispide sentinelle come Lukhvic e il rinforzo Zyuravel, finta ala votata esclusivamente ai raddoppi. La Dinamo Minsk, evoca l'antico Padova di Rocco, ma senza neppure tentare qualche contropiede articolato profittando dei tormenti psicologici degli oppositori, dei loro sbilanciamenti. Lascia sfumare così, attraverso un football distruttivo, privo di minima vocazione offensiva, il periodo favorevole. Tutti indietro nella pretesa di restringere il campo, di trasformarlo in un ring pure per colpi proibiti. Come tira da dietro Ostrovski, attanagliando Rambaudi lanciato da Di Matteo per imboccare con sprint obliquo l'imbocco d'area. Rigore sì o no? L'arbitro spagnolo, indifferente ai reclami, lascia proseguire. E i laziali macinano, coniugano trafelati il verbo correre, ossessionati dalla necessità di rientrare in gioco. Però manca lucidità, mancano gli affondi laterali che di solito Favalli sa garantire, mancano le corse intersecate senza palla, valorizzate da chi può dettare il passaggio. Dall'altra parte Negro è ridotto a uno straccio, mentre Winter o Di Matteo indirizzano ostinati i rifornimenti nell'imbuto centrale, semplificando i compiti distruttivi del Minsk, raccolto a protezione dell' ultimo sorvegliante Shtaniuk, staccato dietro la muraglia difensiva. Sembra impossibile trovare profondità, nonostante Signori sfondi in dribbling e reclami, accartocciato dal solito Lukhvic, un altro plausibile rigore. L'incitamento dagli spalti scandisce le cariche che, ad un soffio dall'intervallo propiziano il pareggio, tirando giù i rinunciatari di Minsk dalle loro esagerate fantasticherie. Prevale l'esperienza di Cravero, nel venire finalmente avanti scegliendo il tempo di battuta giusto per valorizzare lo sprint prepotente di Boksic oltre il ginepraio. E il croato sprinta inarrestabile, tagliando il cross basso, che eluso il portiere, costringe Ostrovski a preoccuparsi di Rambaudi facendo "harahiri". Classica autorete da stato confusionale dei bielorussi sotto pressione, e fra poco comincerà il tiro al bersaglio. Difatti, rovinata l'immeritata dote, non c'è scampo per i guastatori di Schekin, che riemergono sul campo avvertendo solo l'esigenza di sostituire Kashentsev, troppo offensivo nella loro ottica, con Demenkovetz, un altro guardiano del nulla propositivo, aggiunto per bloccare le sciabolate laziali. Il Minsk lascia lo sfizio di qualsiasi iniziativa ai più forti e allora su punizione di Signori, Negro rischia d'ottenere il perdono sbucando di testa per centrare il palo. Servono altri minuti, altre sofferenze, altre grida strozzate causa quel dilapidatore di Di Matteo, in gara con Boksic, negli spari a salve. Come può non finalizzare, l'invito di Fuser al culmine d'una splendida triangolazione, emblematica d'una squadra "zemaniana" comunque capace di dare spettacoli thrilling, di disperdere gli stessi guai che spesso si procura? Il tormentone allungato da un altro spreco Rambaudi che vanifica l'ormai inarrestabile Boksic, finisce dopo quasi settanta minuti d'apnea. Difatti l'appoggio laterale di Winter, serve a Favalli per svirgolare un tiro sotto traversa che acceca il portiere, in attesa d'un cross. Ormai si procede in discesa, mentre si sbriciolano gli sbarramenti predisposti. E allora Favalli, riesce ancora a proporsi protagonista con una palombella scavalcante: Varivonchik non si muove e Boksic lo trafigge. Così, la festa dopo l'inferno esplode, mentre Fuser sfruttando un corner corto Signori Rambaudi, irrompe a fissare la quaterna.

La Lazio ha problemi in difesa? Negro e Favalli sbagliano qualche passaggio e, soprattutto il primo, dà una mano alla Dinamo con un'ingenuità colossale in occasione della rete degli ospiti? Giù, bordate di fischi. L'Olimpico non perdona nulla ai due terzini. A fine gara, Zeman e i biancazzurri fanno quadrato e accusano il pubblico (e i giornalisti) di creare un caso che, secondo loro, non esiste. Non basta nemmeno la larga anche se inizialmente sofferta vittoria contro i bielorussi a riportare il sereno sulla sponda laziale del calcio capitolino. La mini contestazione del primo tempo, quando le cose non andavano bene, è cessata solo con il pareggio e, nella ripresa, sulle ali dell'entusiasmo per la riagguantata qualificazione e per il gioco a tratti spumeggiante, dagli spalti sono arrivati solo applausi a scena aperta. Ma ormai la frattura tra squadra e sostenitori s'era creata e, nel dopo partita, si è parlato praticamente solo di questo clima poco disteso. Ha iniziato il tecnico boemo, spendendo parole d'elogio per tutti i suoi ragazzi: "Sono soddisfatto", ha scandito inizialmente. Ma poi non ha lesinato critiche: "Negro e Favalli sono stati fischiati ed è umano che reagiscano", ha risposto quando gli è stato fatto notare che, dopo aver segnato la rete del vantaggio, Favalli ha indicato la tribuna con un gesto che la diceva lunga sul suo stato d'animo. "I problemi sono stati provocati da voi giornalisti, ma io ritengo che entrambi siano da Nazionale e mi auguro che presto ci giochino tutti e due. Favalli, del resto, è stato già convocato e Negro è stato con l'Under 21: io sono soddisfatto di loro, sono due terzini all'altezza della situazione", ha continuato Zeman. Insomma, il reparto arretrato della Lazio, secondo l'allenatore, deve essere ritenuto all'altezza di una formazione che punta alla conquista dello scudetto. Le parole del tecnico non sono bastate, le domande sono fioccate. E così l'allenatore biancazzurro ha dovuto ammettere che sul gol degli avversari Negro ha commesso un errore, "anche se la Dinamo Minsk ha avuto solo due occasioni da rete in tutta la partita e noi una ventina. Perciò credo che la nostra difesa si sia comportata bene". Winter, Signori e Rambaudi hanno difeso a denti stretti i compagni contestati dagli spettatori. "Il pubblico è stato fantastico", è stata la premessa molto diplomatica dell'olandese. Il quale ha però subito aggiunto che "i tifosi debbono essere più pazienti: c'è bisogno di tempo per raggiungere l'obiettivo che è stato fissato e per la fretta si possono anche commettere errori. I giovani hanno bisogno di tempo per crescere", ha ricordato riferendosi a Favalli e Negro. E poi ha specificato: "Nel calcio esistono anche gli avversari e la possibilità di sbagliare, non bisogna dimenticarlo". Nemmeno Rambaudi si è tirato indietro. Dopo aver fatto notare che "nel primo tempo l'arbitro ci ha negato due rigori incredibili e questo fatto ci ha condizionato", l' ex atalantino ha più che altro stigmatizzato l'atteggiamento dei sostenitori dei settori "vip": "Hanno fischiato solo dalle tribune, ma per fortuna ci ha pensato la curva a incitarci e sostenerci fino alla fine". Sorpreso dalla contestazione, invece, Signori: "Non li ho capiti, quei fischi. Soprattutto perché sono stati indirizzati a due giocatori che si sono battuti con il massimo impegno. Hanno sbagliato, questo è vero. Ma il loro contributo l'hanno dato ed è stato anche determinante per il risultato finale". Poi, la bordata: "Il pubblico va dietro a certe mode e a certi giornalisti. Quei due ragazzi sono giovani e devono essere aiutati: fischiandoli non si fa di certo il loro bene".

Fonte: Corriere della Sera