Mercoledì 15 settembre 1993 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Lokomotiv Plovdiv 2-0
15 settembre 1993 - 2572 - Coppa UEFA 1993/94 - Trentaduesimi di finale - Andata.
LAZIO: Marchegiani, Bacci, Favalli (89' De Paola), Di Matteo, Luzardi, Cravero, Winter, Doll, Casiraghi, Di Mauro, Signori. A disp.: Orsi, Bergodi, Marcolin, Saurini. All. Zoff.
LOKOMOTIV PLOVDIV: Kolev, E. Dimitrov, E. Marinov, Kostov, Vasev, Valchev, Vachkov (77' R. Dimitrov), Milutinovic (62' Yumerski), Vukojevic, Petkov, Y. Marinov. A disp.: Botev, Dievizov, Krestev. All. Vutzov.
Arbitro: Listkievicz (Polonia).
Marcatori: 23’ Casiraghi, 55' Cravero.
Note: ammoniti Bacci, Casiraghi, E. Marinov. Espulsi: 63' Vasev, 80' Doll, 82' Petkov.
Spettatori: 48.112 con un incasso di £. 1.490.000.000.





► Il Messaggero titola: “Avanti Lazio. Più dura del previsto, ma la battaglia è vinta”. Continua il quotidiano romano: “In Coppa Uefa una squadra contratta ha ragione dei bulgari, prima ordinati in campo, poi sguaiati: tre espulsi, uno è Doll. Il ritorno biancazzurro in Europa premiato dai gol di Casiraghi e di Cravero. 50 mila tifosi all’Olimpico”.
Se questi sono i bulgari, tra due settimane li ritroveremo incattiviti nella loro tana. Fingendo modestia, si erano presentati in buon ordine, bravi con le loro geometrie e addestrati a perder tempo, ma poi, preso il primo gol e soprattutto il secondo, si sono rivelati per quelli che sicuramente saranno a Plovdiv. I tre espulsi, tra cui Doll, danno il senso dello scontro che si è aperto a metà del secondo tempo, quando, non potendo più difendere una sconfitta, quelli del Lokomotiv hanno trasformato il fatto sportivo in un becero scontro. La Lazio ha cercato in ogni modo il terzo gol, che l’avrebbe messa al riparo da ogni aggressione, ma la serie dei tiri è finita sempre fuori misura. Peccato, perché la differenza c'era, e valeva almeno un quattro a zero. Non è stata comunque, anche quando si è giocato, una bella partita, perché mai la squadra di Zoff è riuscita a srotolare l'abituale tema di quando le va tutto per il giusto verso. Il ritorno in Europa è stato festeggiato come la festa di San Gennaro, con fuochi e luminarie. Una ben organizzata messinscena, che spiega pure il record dei 35.000 abbonamenti (battuta la Roma!). la Lazio dei miracoli, che riuscì addirittura a vincere uno scudetto, e poi a non ricavarne due soldi ed a sbriciolarsi, adesso si è computerizzata, nulla sfugge sommando la fantasia alla matematica. Vedremo se all'ammodernamento degli uffici corrisponderà anche quello in campo, che è poi l'arbitro supremo.
Ieri sera il giudizio è stato ancora una volta rinviato per l'ordinata, tenacissima opposizione iniziale dei sottovalutati bulgari, bravissimi nei passi simultanei per mettere in fuorigioco i falchi laziali e nel tenersi raggruppati su due linee: spesso ho visto tutta la squadra in dieci metri. Contro questa siepe semovente è rimbalzato il gioco biancazzurro, un po' contratto. Davanti, Signori ha mancato due volte la mezza rovesciata, e, con la prima, anche il gol, non potendo ritrovarsi al meglio dopo una dolorosa sosta, ma si sono visti i tanto attesi scambi con Casiraghi, che scalpitava potendo finalmente rincorrere qualcosa. Al centravanti sono persino arrivati i soliti cross, e tuttavia ogni gesto sembrava casuale, perché a monte, un po' assorto Winter, un po' impreciso Di Mauro e un po' fermo Doll (rispetto alle abitudini) non c'era un comandante e si procedeva a tentoni, nell'ostentato ostruzionismo dei bulgari, i quali trasformavano ogni caduta in uno svenimento: il rosso Marinov ha compiuto un sit-in di tre minuti per una pallonata alla schiena. L’arbitro polacco tollerava e ammoniva soltanto Petkov, sfacciato immobilista. Bravi i difensori di [[Zoff Dino|Zoff] a non seguire gli avversari nei vagabondaggi. Quando l'agile Sadakov e il capelluto Vukojevic s'affacciavano, Bacci e Luzardi tenevano la zona.
L'idea più bella, che avrebbe pagato, era di fare avanzare Cravero, retrocedendo Di Matteo a libero (come usava al suo Paese). Da Cravero partiva il tiro sforbiciato che, con la deviazione di una manina opposta, arrivava a Casiraghi, pronto a sparare bucando il portiere e un terzino affiancati. Su quel gol la Lazio avrebbe potuto dispiegarsi, ma le locomotive non cambiavano atteggiamento, difendendo il minimo svantaggio. Vukojevic s'avventava su un errato passaggio di Di Matteo, afflosciandosi al cospetto di Marchegiani. Sarebbe stata l'unica paura insieme con la stizza di vedere Casiraghi ammonito per un calcio non dato. L'arbitro credeva alla sceneggiata del portiere rantolante, e Casiraghi veniva circondato dai compagni della finta vittima: ci rivedremo a Filippopoli!
Nel secondo tempo non mutava il tema, perdere in quel modo doveva essere equiparato a una vittoria dai bulgari, che, oltre a perder tempo, adesso picchiavano. Signori batteva una punizione-corner da sinistra e per la seconda volta funzionava l'escursionismo di Cravero, pronto allo smash quale centravanti aggiunto. Preso il secondo gol, gli arcigni forestieri cambiavano opinione, cercando l'attacco senza peraltro mai arrivare a concludere. Cera la buffa storia di Vassev chiamato fuori dall'allenatore e tuttavia ribelle. Usciva al suo posto Milutinovic, sostituito da Inmarski e nello stesso momento, per aver reagito ad una spintarella di Signori, proprio Vassev veniva espulso. Da quel momento la partita diventava scontro, i bulgari si incarognivano coinvolgendo anche i laziali. Doll prendeva male un fallo veniale di Marinov, e si avventava sul nemico. L'arbitro era a due passi e cacciava il tedesco. Non era finita. Petkov, il principe delle perdite di tempo, già ammonito, riceveva ma seconda sgridata e per questo doveva anch'egli uscire. Si finiva così in dieci contro nove, ed era un brutto spettacolo. Speriamo bene.
► Di seguito la cronaca de La Repubblica.
Finire sotto una locomotiva bulgara, che non ha nulla d'elettrico in senso calcistico, è eventualità esclusa da questa messinscena coreografica montata dentro l'Olimpico”, per annunciare pure la grandezza costituzionale dei nuovi eurolaziali. E concesse le esagerazioni innamorate, dopo oltre tre lustri d'attesa, cominciano a scorrere i minuti di un battimuro tra gli sbarramenti del Plovdiv, tutto convogli difensivi, ma pure intensità agonistica, come se, consapevole dei propri limiti, intendesse solo ritardare il castigo. Proprio quanto piace ai solisti di Zoff, che quando dispongono di libertà espressiva ricordano le saette dei cartoons, e poco pressati clarineggiano tra Di Mauro, Winter, Di Matteo, Doll. Facile dunque sincronizzare davanti ad antagonisti renitenti al pressing di centrocampo, gesti atletici con leccornie tecniche. Meno semplice ripristinare subito le facoltà taumaturgiche di Signori, sopra cui piombano insieme i fratelli Marinov e lo stopper Vassev, mentre Milutinovic scala ad aiutare e puntato Dimitrov, qualora l'azione accerchiante preveda Casiraghi, finalmente è cercato spesso dagli esterni Favalli e Bacci.
I ragazzi di Vutzov non possono essere definiti competitivi, anche se certi impacci forse emotivi dei biancazzurri, nel momento di sintetizzare, li tengono in partita 23'. E se praticano un football di contenimento Anni '50 (tanto cuore, rinvii, discreta contraerea, strattonate), però nessun locomotore raggiunge sparato l'unico punto di riferimento avanzato, Vatchkov per il quale basta e avanza la sorveglianza fissa di Luzardi, con Cravero che sale indisturbato a proporre suggerimenti veloci. E, assente Fuser, il libero biancoceleste predilige puntare verso sinistra, scegliendo Favalli per la prima occasione, che Signori, spostato di scatto al centro, sciupa azzardando la volée e fuori quadro. Sempre da quella parte: stavolta la base di lancio per lo stesso Favalli è Di Matteo, ma Casiraghi controlla male di petto e addio assist.
La scudisciata del vantaggio arriva al secondo corner: esegue Signori, Kostov rintuzza, Cravero tiratore aggiunto centra la schiena provvidenziale di Vassev e ne discende una parabola per lo smash liberatorio di Casiraghi sottomisura. Anacronistica, ansimante locomotiva dei Balcani: preso il gol non muta atteggiamento, pedala ancora all'indietro e persino l'esperto Vassev trattiene dietro i compagni interditori Valtchev, Vukoevic, Petkov. Dovrebbero quindi arrivare altri gol, ma troppo contratta, non ancora sgombra psicologicamente, la Lazio si incarta. E Winter, irriconoscibile, soffre Petkov; e Doll pretende di aprire qualsiasi varco esclusivamente in dribbling. Vicenda a senso unico, a una sola porta, ma Signori di testa adesso non sa angolare la centrata Casiraghi e, quindi, a mansioni invertite, Casiraghi sbatte sullo slancio addosso al portiere Kolev, rimediando insulti, spintonate e una giusta ammonizione.
I bulgari picchiano soltanto, ma devono comunque rassegnarsi al secondo dispiacere. Favalli, sempre lui, viene atterrato mentre sta convergendo imprendibile. Signori tratteggia la punizione sulla tre quarti di sinistra e là in mezzo, saltando sul groviglio degli attendenti, Cravero indovina la capocciata. Poi altre botte bulgare, qualche accenno di reazione, qualche bottiglietta di plastica lanciata dalla tribuna Tevere, qualche scontro da brividi. E un cartellino rosso, sacrosanto, riceve il picchiatore Vassev, che mira alle caviglie di Signori. L'assalto prosegue, formicolante di sprechi. Sparano a salve Signori, Bacci, e poi incredibilmente Casiraghi. Lazio troppo nervosa. Lazio che cade nella trappola delle provocazioni, quando Doll intenderebbe vendicare Di Matteo torturato da Petkov. E viene espulso, Petkov, idem, tre minuti dopo, causa doppia ammonizione. Così di tanto dominio restano appena due gol, da amministrare tra due settimane con il cuore in gola.
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