Giovannini Massimo

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Massimo Giovannini, il primo a sinistra, con Angelo Miceli e Leonardo Siliato
Massimo Giovannini
Massimo Giovannini
Giovannini con Miceli

Massimo Giovannini venne nominato Commissario dal Presidente della Lega Giuseppe Pasquale il 10 febbraio 1961, dopo le dimissioni di Costantino Tessarolo dell'1 febbraio, in uno dei momenti più drammatici per le sorti della società.

I primi passi del Commissario furono improntati sul pragmatismo e sul controllo severo delle spese. Giovannini era già stato consigliere della società e seppe trovare un accordo tra alcuni vecchi dirigenti e i soci più accesi nella protesta contro i tanti personaggi che si erano proposti come salvatori della Lazio ma che non possedevano né le possibilità finanziarie né quelle imprenditoriali per attuarne il ristabilimento economico. Purtroppo sotto la sua gestione i biancocelesti conobbero per la prima volta nella loro storia l'umiliazione della serie B ma i risultati sportivi furono diretta conseguenza dell'estrema precarietà economica. Nell'assemblea del 14 giugno 1962, con la squadra che aveva fallito per un solo punto la promozione in serie A e con la soluzione della crisi ancora lontana, Giovannini lesse una relazione in cui si chiariva che la situazione debitoria della Lazio superava il miliardo di lire ma che, grazie ad una politica di risparmi e di transazioni, il deficit era miracolosamente sceso a circa la metà di quell'enorme cifra.

I soci decisero di prolungare di tre mesi il commissariamento societario ma la Lega fece opposizione e impose la nomina di un responsabile. Il 21 luglio il socio Angelo Miceli, in una sorta di consolato, affiancò Giovannini nella gestione ordinaria per una durata di tre mesi e nel congresso del 27 settembre fu sorprendentemente eletto presidente il discusso Ernesto Brivio che formò un consiglio di cui gli stessi Giovannini e Miceli fecero parte. Inizialmente i sostenitori laziali furono entusiasti di questo pittoresco presidente ma alcuni atteggiamenti sconcertanti e le sue reali scarse disponibilità finanziarie, determinarono le dimissioni di Siliato, Miceli e dello stesso Giovannini che rientrarono solo il 21 febbraio 1963 dopo la fuga improvvisa di Brivio. Il 10 luglio venne riconfermato il duopolio Giovannini-Miceli che, anche grazie alla promozione della squadra in serie A, poté gestire più tranquillamente la società nonostante il deficit di 600 milioni. Ma lentamente il contributo di Massimo Giovannini alle sorti della Lazio scemò fino ad esaurirsi.

La Lazio si affidò al solo Angelo Miceli che, dopo un ulteriore periodo nel ruolo di Commissario, divenne presidente il 12 dicembre 1963. Massimo Giovannini ebbe la sfortuna di incontrare la Lazio in un periodo tra i più drammatici in assoluto per la società romana. Il giudizio critico sul suo operato è condizionato dalla difficilissima situazione economica in cui essa si dibatteva. Non fu un dirigente dalle alte capacità finanziarie e addirittura un certo suo pressapochismo contabile fece correre rischi elevati al club. Però ebbe il coraggio di assumersi sempre le sue responsabilità e non rifiutò nessun incarico, in un momento in cui era più facile defilarsi, pur di cercare di aiutare la Lazio. Prestò spesso il fianco a critiche pretestuose e strumentali ma l'amore per i colori biancocelesti ebbe sempre il sopravvento sulle contingenze e sul richiamo alla prudenza che gli veniva rivolto da più parti.



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