Selezione di opere di Ezio Sclavi: differenze tra le versioni
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► <b> [[24-25 Agosto 2012 Mostra/conferenza su Ezio Sclavi p.2|Parte seconda - L'artista Ezio Sclavi]] </b> |
► <b> [[24-25 Agosto 2012 Mostra/conferenza su Ezio Sclavi p.2|Parte seconda - L'artista Ezio Sclavi]] </b> |
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► <b> [[24-25 Agosto 2012 Mostra/conferenza su Ezio Sclavi p.3|Parte terza - Cenni biografici, giudizi critici, immagini]] </b> |
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► <b> [[24-25 Agosto 2012 Mostra/conferenza su Ezio Sclavi - Galleria immagini|Galleria di immagini sulla Mostra/conferenza]] </b> |
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| align=center | [[Immagine:Ezio Sclavi - C. Still - Jamais.jpg|center|150px|border]] {{-}} <b> Clyfford Still: Jamais - [[1944]] </b> |
| align=center | [[Immagine:Ezio Sclavi - C. Still - Jamais.jpg|center|150px|border]] {{-}} <b> Clyfford Still: Jamais - [[1944]] </b> |
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| align=justify | In un'atmosfera compatta e irrespirabile, quasi oppressa da terribile calura, quattro figure si allungano sinuosamente verso l'alto: spiccano sullo sfondo screziato che ricorda l'aria tremante di un caldo giorno estivo o una ruvida corteccia antica. <br> <br> Di verde smeraldo e rosso carminio sono i colori di anime primitive e irreprensibili, sono le tinte di una natura vergine e incorrotta, cui le unisce un legame intimo come quello di una madre con il feto che porta in grembo: sono cordoni ombelicali impiantati nell'utero della terra. <br> <br> Figure contorte, quasi animalesche, che rievocano le spire dei serpenti, il lungo collo delle giraffe o le eleganti forme dei fenicotteri: sono le donne africane, fiere e incorruttibili, emblema della fecondità e della femminilità, investite di un così alto ruolo nel cerchio della vita. <br> <br> Un'opera in cui riecheggia l'urlo ancestrale e primigenio della natura, ritmato dal rullo dei tamburi. <br> <br> Le suggestioni esotiche, il colore, l'aura di velata nostalgia che permeano il quadro lasciano intuire l'affetto e il ricordo struggente di quell'Africa astorica e senza tempo che tanto è affine a quel che scriverà Moravia venticinque anni dopo l'esecuzione di quest'opera sclaviana. <br> <br> I "Personaggi" che posano in fila nell'assordante silenzio della natura altro non sono che i ricordi del pittore mentre si susseguono in una sfilata variopinta nello sfondo viscoso del creato. <br> <br> <b> (Commento all'opera a cura di Margherita Gallo e Oscar Schiavo, studenti di classe terza del Liceo classico "Giulio Cesare" di Roma). </b> |
| align=justify | In un'atmosfera compatta e irrespirabile, quasi oppressa da terribile calura, quattro figure si allungano sinuosamente verso l'alto: spiccano sullo sfondo screziato che ricorda l'aria tremante di un caldo giorno estivo o una ruvida corteccia antica. <br> <br> Di verde smeraldo e rosso carminio sono i colori di anime primitive e irreprensibili, sono le tinte di una natura vergine e incorrotta, cui le unisce un legame intimo come quello di una madre con il feto che porta in grembo: sono cordoni ombelicali impiantati nell'utero della terra. <br> <br> Figure contorte, quasi animalesche, che rievocano le spire dei serpenti, il lungo collo delle giraffe o le eleganti forme dei fenicotteri: sono le donne africane, fiere e incorruttibili, emblema della fecondità e della femminilità, investite di un così alto ruolo nel cerchio della vita. <br> <br> Un'opera in cui riecheggia l'urlo ancestrale e primigenio della natura, ritmato dal rullo dei tamburi. <br> <br> Le suggestioni esotiche, il colore, l'aura di velata nostalgia che permeano il quadro lasciano intuire l'affetto e il ricordo struggente di quell'Africa astorica e senza tempo che tanto è affine a quel che scriverà Moravia venticinque anni dopo l'esecuzione di quest'opera sclaviana. <br> <br> I "Personaggi" che posano in fila nell'assordante silenzio della natura altro non sono che i ricordi del pittore mentre si susseguono in una sfilata variopinta nello sfondo viscoso del creato. <br> <br> <b> (Commento all'opera a cura di Margherita Gallo e Oscar Schiavo, studenti di classe terza del Liceo classico "Giulio Cesare" di Roma). </b> |
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| align=center | [[Immagine:Ezio Sclavi - Personaggi 5.jpg|center|380px|border]] {{-}} <b> Personaggi - [[1962]] </b> |
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| Figure consumate e corrose. Contorni di sangue indelebile. Trama di esistenze vissute insieme, ma senza mai incontrarsi in un mondo che appare tela viscosa di ragno. |
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| align=center | [[Immagine:Ezio Sclavi - Dopo cosi'.jpg|center|380px|border]] {{-}} <b> Dopo, così? (Personaggi) - [[1964]] </b> |
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| Rossi profili di uccelli con becchi da demoni. Ombre lavagna su cielo d'aurora. Schiavi in catene? Pur sempre guidati da scorta dorata. |
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| align=center | [[Immagine:Ezio Sclavi - Personaggi 6.jpg|center|380px|border]] {{-}} <b> Personaggi - [[1964]] </b> |
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| Anime riunite si compenetrano nei colori del fuoco come spighe di grano che attendono la falce. Idolo ovale di resurrezione e celeste manto mariano che, aperto, avvolge e protegge cosa resta di uomini che un tempo furono eroi. {{-}} {{-}} {{-}} [[Immagine:Ezio Sclavi - P. Della Francesca - Madonna del Parto.jpg|center|250px|border]] {{-}} <p style="text-align:center; font-weight:bold;"> Piero della Francesca: |
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Madonna del Parto - 1467 </p> |
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| align=center | [[Immagine:Ezio Sclavi - Paesaggio con personaggi-radice.jpg|center|380px|border]] {{-}} <b> Paesaggio con personaggi-radice - [[1965]] </b> |
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| Borgo corrusco o faglie rocciose? Radici strappate dalla terra di fronte ad un'acqua lustrale in cui rigenerarsi per tornare alle radici dell'umanità. Calura di fuoco che scioglie figure di cera. Ghigni primordiali di fronte alla natura di argilla e d'erba, rantoli di luce accecante sull'alba del mondo. |
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| align=center | [[Immagine:Ezio Sclavi - Paesaggio con personaggi-radice 2.jpg|center|380px|border]] {{-}} <b> Paesaggio con personaggi-radice - [[1965]] </b> |
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| Uomini-radice perplessi di fronte alla bianca strada che va alla montagna. Vogliono davvero abbandonare il verde prato della semplicità e purezza? <br> Ma è pur sempre una strada che porta alla conoscenza, ardua da raggiungere, ma da cui non esiste via di ritorno. Irrevocabile scelta. <br> C'è solo ciò che rimane del reale. Un'Africa? Forse. <br> Non vista ma raccontata per segni; un continente mentale. Non descritto ma evocato. |
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| align=center | [[Immagine:Ezio Sclavi - Taggia Via Littardi.jpg|center|380px|border]] {{-}} <b> Taggia, via Littardi - [[1966]] </b> |
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| Fondale senza profondità. Piatta abituale presenza di case solide che imprimono sicurezza, argine di angusta Liguria spinta nel mare. Caldi colori di sempre, turchine volte a crociere, rampe infinite. <br> Calore asfissiante, colore pacificatore. <br> Ma quali enigmi la storia ha celato dentro quei muri antichi? {{-}} {{-}} {{-}} [[Immagine:Ezio Sclavi - Taggia - L'odierna Via Littardi.jpg|center|250px|border]] {{-}} <p style="text-align:center; font-weight:bold;"> Taggia, Via Littardi oggi </p> |
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| align=center | [[Immagine:Ezio Sclavi - I torchi.jpg|center|380px|border]] {{-}} <b> I Torchi, Bussana - [[1966]] </b> |
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| Desiderio di fermarsi nella nera casa dalle ante spalancate sull'alba ma che non guardano l'orizzonte di un mare cobalto troppo vicino. Consapevole nostalgia di ciò che è trascorso. L'inizio di una nuova vita senza passioni. <br> Energia e dolcezza. {{-}} {{-}} {{-}} [[Immagine:Ezio Sclavi - Bussana - I torchi.jpg|center|300px|border]] {{-}} <p style="text-align:center; font-weight:bold;"> I torchi di Bussana oggi </p> |
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| align=center | [[Immagine:Ezio Sclavi - Lingueglietta.jpg|center|380px|border]] {{-}} <b> La chiesetta dell'infanzia (Lingueglietta) - [[1968]] </b> <br> <br> [[Immagine:Ezio Sclavi - Lingueglietta oggi.jpg|center|350px|border]] {{-}} <b> La chiesetta dell'infanzia (Lingueglietta) oggi </b> |
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| align=justify | Barriera sacra che sembra galleggiare su calmo mare. Muti muri dai tanti strati sovrapposti. Forse un unico varco, troppo angusto, per fuggire dai ricordi infantili che tanto stridono con un presente sospeso. Varco sempre più stretto. Il pittore, creatore di forme e colori, muore. Elegia meridiana, laica pala d'altare. Addio alle colline d'Oltrepò, al verde campo della [[Stadio Rondinella - Roma|Rondinella]], all'urlo della folla, ai lampi biancocelesti, al cuoio che sfugge e che si placa, all'Africa di fuoco, alle sue nobili figure d'ebano, ai tubi di colore su pennelli sapienti, al forcipe che estrae ricordi dalla memoria esausta. Tepore di Liguria schiacciata tra monti e mare e che sa già di Francia. Restano tele che vanno interrogate per svelare l'enigma. <br> Il pittore, in realtà, non muore. |
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► <b> [[24-25 Agosto 2012 Mostra/conferenza su Ezio Sclavi p.2|Parte seconda - L'artista Ezio Sclavi]] </b> |
► <b> [[24-25 Agosto 2012 Mostra/conferenza su Ezio Sclavi p.2|Parte seconda - L'artista Ezio Sclavi]] </b> |
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► <b> [[24-25 Agosto 2012 Mostra/conferenza su Ezio Sclavi p.3|Parte terza - Cenni biografici, giudizi critici, immagini]] </b> |
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► <b> [[24-25 Agosto 2012 Mostra/conferenza su Ezio Sclavi - Galleria immagini|Galleria di immagini sulla Mostra/conferenza]] </b> |
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► <b> [[21 Agosto 2013 Appendice Ezio Sclavi - Galleria immagini|Appendice]] </b> |
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► <b> [[Sclavi Ezio|La scheda di Ezio Sclavi]] </b> |
► <b> [[Sclavi Ezio|La scheda di Ezio Sclavi]] </b> |
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Versione attuale delle 09:28, 21 ago 2013
► Parte prima - Le vicende sportive di Ezio Sclavi ► Parte seconda - L'artista Ezio Sclavi ► Parte terza - Cenni biografici, giudizi critici, immagini ► Galleria di immagini sulla Mostra/conferenza
Selezione di opere di Ezio Sclavi
Giocatore - 1951 Il ricordo di anni lontani...di fango e di dura terra spaccata dal sole..una sfera di cuoio arpionata tra traiettorie
Giovane africano – Tra il 1942 ed il 1945 L'Africa e la sua gente. Sguardo fiero di aquila mai vinta. Bellezza regale su pelle d'oro. Spalle inclinate su schiena mai curva.
Il porto di Oneglia - 1950 Un cielo troppo piano per essere reale. Un'idea di cielo custodita nella memoria.
Porta San Martino – 1932 Scorcio aberrato di caseggiato dai tanti occhi chiusi sulla vita.
La tenda - 1932 Dimore degli uomini ancorate su un cielo capovolto. Lievi, trasparenti, diafane.
...Continua...
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