Ziaco Renato: differenze tra le versioni
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[[image:Ziaco03mag1968.jpg|right|180px|thumb|Telegramma spedito a Ziaco da un gruppo di tifosi il 3 maggio 1968 (Gent. conc. Famiglia Ziaco)]] |
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[[Immagine:1ott72a.jpg|thumb|right|180px|Chinaglia con Ziaco rientra in campo dopo un'infortunio a Firenze nel 1972]] |
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[[Immagine:Ziaco D'Amico Re Cecconi.jpg|thumb|left|180px|Renato Ziaco con Vincenzo D'Amico e Luciano Re Cecconi]] |
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[[image:03dic72ziaco.jpg|left|190px|thumb|Chinaglia e Ziaco si abbracciano dopo la vittoria sul Cagliari nel 1972 (Gent.conc. Famiglia Ziaco)]] |
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Medico sociale, nato a Roma il [[20 febbraio]] [[1927]] ed ivi deceduto il [[25 giugno]] [[1985]]. |
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Renato Ziaco era figlio di un proprietario di azienda agricola Tullio Giulio. All'età di 23 anni si laureò in Medicina e Chirurgia, specializzandosi in seguito in Ortopedia. Nel [[1960]] fece parte dell'equipe medica delle Olimpiadi romane. Nel [[1961]] fu chiamato dalla Lazio con l'incarico di medico sociale in sostituzione del prof. [[Bolognese |
Renato Ziaco era figlio di un proprietario di azienda agricola Tullio Giulio. All'età di 23 anni si laureò in Medicina e Chirurgia, specializzandosi in seguito in Ortopedia. Nel [[1960]] fece parte dell'equipe medica delle Olimpiadi romane. Nel [[1961]] fu chiamato dalla Lazio con l'incarico di medico sociale in sostituzione del prof. [[Bolognese Domenico|Domenico Bolognese]]. Nel frattempo aveva scritto numerosi libri di traumatologia che ancor oggi sono fondamentali per chi s'avvicina a questi temi. Da giovane fu vittima di un grave incidente motociclistico che gli lasciò una ricorrente emicrania e una camminata leggermente sbilenca inconfondibile. |
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Renato Ziaco non fu un medico sportivo. Fu un Laziale che faceva il medico sportivo. Appassionato e disincantato, ingenuo e puro, anarchico e geniale, disordinato e coscienziosissimo, assolutamente disinteressato al denaro ma giocatore ostinato e perdente. Un personaggio gaddiano che sapeva unire una verace vena popolaresca alla raffinatezza e all'eleganza dei modi, del vivere e del parlare. Nel suo studio di Largo dei Fiorentini n. 1, o all'Ospedale San Giacomo o ancora alla Clinica Paideia, si avvicendavano clienti normali che, se poco abbienti, non faceva pagare e ai quali offriva il caffè e sportivi famosi di ogni disciplina e squadra che visitava in orari impossibili per non urtare la sensibilità dei loro medici sociali. I giocatori della Lazio andavano da lui per guarire dai traumi di gioco ma anche per ricevere consigli su tutta la gamma di problematiche, anche non sanitarie, che potevano affliggerli. Ottimo psicologo e uomo di mondo sapeva sempre dare il conforto giusto con assoluto disinteresse e solo pensando all'uomo e allo sportivo che aveva davanti. |
Renato Ziaco non fu un medico sportivo. Fu un Laziale che faceva il medico sportivo. Appassionato e disincantato, ingenuo e puro, anarchico e geniale, disordinato e coscienziosissimo, assolutamente disinteressato al denaro ma giocatore ostinato e perdente. Un personaggio gaddiano che sapeva unire una verace vena popolaresca alla raffinatezza e all'eleganza dei modi, del vivere e del parlare. Nel suo studio di Largo dei Fiorentini n. 1, o all'Ospedale San Giacomo o ancora alla Clinica Paideia, si avvicendavano clienti normali che, se poco abbienti, non faceva pagare e ai quali offriva il caffè e sportivi famosi di ogni disciplina e squadra che visitava in orari impossibili per non urtare la sensibilità dei loro medici sociali. I giocatori della Lazio andavano da lui per guarire dai traumi di gioco ma anche per ricevere consigli su tutta la gamma di problematiche, anche non sanitarie, che potevano affliggerli. Ottimo psicologo e uomo di mondo sapeva sempre dare il conforto giusto con assoluto disinteresse e solo pensando all'uomo e allo sportivo che aveva davanti. |
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Nella Lazio ha fatto di tutto ma solo come medico aveva un incarico ufficiale. Fu allenatore, senza capire molto di tattica, nel [[1963]] quando [[Lorenzo Juan Carlos|Juan Carlos Lorenzo]], non potendo sedere in panchina |
Nella Lazio ha fatto di tutto ma solo come medico aveva un incarico ufficiale. Fu allenatore, senza capire molto di tattica, nel [[1963]] quando [[Lorenzo Juan Carlos|Juan Carlos Lorenzo]], non potendo sedere in panchina perché privo della nazionalità italiana e con [[Lovati Roberto|Bob Lovati]] squalificato o indisposto, veniva incaricato di trasmettere ai calciatori in campo le disposizioni che il trainer argentino urlava da dietro il recinto di gioco. Fu, silenziosamente, finanziatore della società in periodi molto oscuri. Fu dirigente e accompagnatore quando queste figure erano vacanti. Insomma fu un uomo e un professionista a tutto tondo e mosso solo dalla grande passione per i colori biancocelesti. Rimise in campo calciatori che sembravano irrecuperabili per lo sport attivo, fece giocare atleti che il giorno prima apparivano indisponibili, motivò giocatori che avevano perso la fiducia in sé stessi. |
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Non è sacrilego definirlo una specie di taumaturgo che non sbagliava una mossa. Fu l'elemento catalizzatore, insieme a [[Maestrelli Tommaso|Tommaso Maestrelli]], di quella congrega di folli individualisti che osarono vincere lo [[Scudetto]] nel [[1974]]. Ma alla festa in campo [[Domenica 12 maggio 1974 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Foggia 1-0|dopo la decisiva gara]] Lazio-[[Foggia]] non c'era |
Non è sacrilego definirlo una specie di taumaturgo che non sbagliava una mossa. Fu l'elemento catalizzatore, insieme a [[Maestrelli Tommaso|Tommaso Maestrelli]], di quella congrega di folli individualisti che osarono vincere lo [[Scudetto]] nel [[1974]]. Ma alla festa in campo [[Domenica 12 maggio 1974 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Foggia 1-0|dopo la decisiva gara]] Lazio-[[Foggia]] non c'era perché era andato ad operare [[Martini Luigi|Gigi Martini]] che durante la partita si era fratturato la clavicola. Fu colui che per primo diagnosticò la malattia che avrebbe portato alla morte [[Maestrelli Tommaso|Tommaso Maestrelli]] e che trovò la forza per comunicarlo ai giocatori, seguendo l'agonia del suo amico standogli vicino fino all'ultimo. E ancora fu colui che si precipitò al San Giacomo per tentar di salvare l'agonizzante [[Re Cecconi Luciano|Luciano Re Cecconi]] [[La tragedia della morte di Re Cecconi|colpito assurdamente]] da un colpo di pistola al polmone. Quelle stesse pistole, da lui detestate, che erano diventate l'oggetto preferito di quei calciatori esagerati che, per scherzo, gliene puntarono una caricata a salve alla tempia ed esplosero un colpo mentre Renato dormiva in una stanza dell'Hotel Americana. Quella volta ebbe lui bisogno del medico perché era svenuto dalla paura. |
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Nella sua lunga permanenza alla Lazio, 25 anni, fu confermato da quasi tutti i presidenti e gli allenatori che si susseguirono. Solo dopo lo [[Calcioscommesse 1980|scandalo scommesse]] del [[1980]] ebbe dei forti contrasti con la dirigenza e fu sostituito dal dott. [[Bartolini Claudio|Claudio Bartolini]]. Nel [[1983]] [[Chinaglia Giorgio|Giorgio Chinaglia]] lo richiamò, insieme al massaggiatore [[Trippanera Luigi|Luigi Trippanera]], e riprese il suo prezioso lavoro. Il [[7 gennaio]] [[1985]], cadde sulla pista dell'[[Stadio Olimpico - Roma|Olimpico]] alla fine [[Lunedì 7 gennaio 1985 - Roma, stadio Olimpico – Lazio-Milan 0-1|della partita]] Lazio-[[Milan]], scivolando sulla neve. Fu ricoverato per una costola fratturata e contestualmente gli fu scoperto lo stesso male che aveva portato via [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]] e l'accompagnatore della squadra [[Bezzi Luigi|Gigi Bezzi]]. Quando si rimise un po' in sesto volle seguire la sua Lazio [[Domenica 28 aprile 1985 - Verona, stadio Marc'Antonio Bentegodi - Verona-Lazio 1-0|nella trasferta di Verona]] in pullman. Il viaggio per lui fu un tormento ma non si lamentò. L'ultima volta che uscì fu per presenziare alla festa di Francesco, un bambino a lui carissimo. Poi si ricoverò in una clinica di Ravenna e poco prima della morte, in un ospedale nei pressi di San Giovanni. |
Nella sua lunga permanenza alla Lazio, 25 anni, fu confermato da quasi tutti i presidenti e gli allenatori che si susseguirono. Solo dopo lo [[Calcioscommesse 1980|scandalo scommesse]] del [[1980]] ebbe dei forti contrasti con la dirigenza e fu sostituito dal dott. [[Bartolini Claudio|Claudio Bartolini]]. Nel [[1983]] [[Chinaglia Giorgio|Giorgio Chinaglia]] lo richiamò, insieme al massaggiatore [[Trippanera Luigi|Luigi Trippanera]], e riprese il suo prezioso lavoro. Il [[7 gennaio]] [[1985]], cadde sulla pista dell'[[Stadio Olimpico - Roma|Olimpico]] alla fine [[Lunedì 7 gennaio 1985 - Roma, stadio Olimpico – Lazio-Milan 0-1|della partita]] Lazio-[[Milan]], scivolando sulla neve. Fu ricoverato per una costola fratturata e contestualmente gli fu scoperto lo stesso male che aveva portato via [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]] e l'accompagnatore della squadra [[Bezzi Luigi|Gigi Bezzi]]. Quando si rimise un po' in sesto volle seguire la sua Lazio [[Domenica 28 aprile 1985 - Verona, stadio Marc'Antonio Bentegodi - Verona-Lazio 1-0|nella trasferta di Verona]] in pullman. Il viaggio per lui fu un tormento ma non si lamentò. L'ultima volta che uscì fu per presenziare alla festa di Francesco, un bambino a lui carissimo. Poi si ricoverò in una clinica di Ravenna e poco prima della morte, in un ospedale nei pressi di San Giovanni. |
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In questo periodo la Lazio non gli fu vicina. [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]], che lo stimava immensamente, preso dai suoi megalomani, irrealistici e fallimentari investimenti, si presentò al suo capezzale solo il giorno della sua morte. Altri dirigenti avevano diradato le visite. [[Giordano Bruno|Bruno Giordano]], che stava firmando il contratto con il [[Napoli SSC|Napoli]], scappò dalla città partenopea in cui era appena giunto, senza aver apposto la firma e sconvolto raggiunse Renato, memore di quanto il medico aveva fatto per lui dopo la frattura di tibia e perone patita ad Ascoli. Ai funerali, nella chiesa di Cristo Re a Viale Mazzini, la bara fu portata a spalla dai suoi ragazzi e [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]] pianse tardivamente ma dolorosamente per tutta la cerimonia stretto vicino alla signora Carla e la figliola Letizia. In chiesa erano presenti le tantissime persone sconosciute che aveva curato, moltissimi atleti e anche coloro che l'avevano raggirato economicamente sfruttando la sua ingenuità e verso i quali Ziaco non rivolse mai parole di biasimo, conformemente alla sua etica. Nel tentativo di salvare la Lazio dallo scandalo delle scommesse, spese, inutilmente, centinaia di milioni di lire. Fu per questo che qualcuno, biecamente, cercò di coinvolgerlo pesantemente nella vicenda. Ziaco, ancora una volta, signorilmente come nella tradizione laziale, non reagì. |
In questo periodo la Lazio non gli fu vicina. [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]], che lo stimava immensamente, preso dai suoi megalomani, irrealistici e fallimentari investimenti, si presentò al suo capezzale solo il giorno della sua morte. Altri dirigenti avevano diradato le visite. [[Giordano Bruno|Bruno Giordano]], che stava firmando il contratto con il [[Napoli SSC|Napoli]], scappò dalla città partenopea in cui era appena giunto, senza aver apposto la firma e sconvolto raggiunse Renato, memore di quanto il medico aveva fatto per lui dopo la frattura di tibia e perone patita ad Ascoli. Ai funerali, nella chiesa di Cristo Re a Viale Mazzini, la bara fu portata a spalla dai suoi ragazzi e [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]] pianse tardivamente ma dolorosamente per tutta la cerimonia stretto vicino alla signora Carla e la figliola Letizia. In chiesa erano presenti le tantissime persone sconosciute che aveva curato, moltissimi atleti e anche coloro che l'avevano raggirato economicamente sfruttando la sua ingenuità e verso i quali Ziaco non rivolse mai parole di biasimo, conformemente alla sua etica. Nel tentativo di salvare la Lazio dallo scandalo delle scommesse, spese, inutilmente, centinaia di milioni di lire. Fu per questo che qualcuno, biecamente, cercò di coinvolgerlo pesantemente nella vicenda. Ziaco, ancora una volta, signorilmente come nella tradizione laziale, non reagì. |
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Furono i giudici a ritenerlo al di sopra di ogni sospetto e ad escludere il suo sia pur minimo coinvolgimento. La figura di Renato Ziaco si staglia ancora nitidissima, a |
Furono i giudici a ritenerlo al di sopra di ogni sospetto e ad escludere il suo sia pur minimo coinvolgimento. La figura di Renato Ziaco si staglia ancora nitidissima, a quasi quaranta anni dalla sua morte, tra i più grandi Laziali di ogni tempo. |
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image:22set72mm.jpg|Da Momento Sera del 22/09/1972:Ziaco "miracola" Facco |
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image:ziaco28.jpg|Ziaco e Maestrelli escono dal campo |
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image:ziaco_lovati60.jpg|Ziaco e Lovati |
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immagine:20nov72ps1.JPG|20 novembre 1972 La Lazio è prima a sorpresa e i giornali si contendono i giocatori (Gent.Conc. Famiglia Ziaco) |
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image:22set72mm.jpg|Da Momento Sera del 22/09/1972: Ziaco "miracola" Facco |
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image:07nov72ti.jpg|1972: Da Il Tifone: intervista a Ziaco per i 10 anni di Lazio |
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immagine:20nov72ps1.JPG|20 novembre 1972: La Lazio è prima a sorpresa e i giornali si contendono i giocatori (Gent.Conc. Famiglia Ziaco) |
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image:papaziaco.jpg|1972: Il necrologio per la perdita del padre |
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image:28nov72ms.jpg|1972: Da Momento Sera:Ziaco soccorre Wilson a Bergamo |
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image:10dic72ee.jpg|Chinaglia e Ziaco lasciano il campo <br> (Gent. conc. Famiglia Ziaco) |
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image:30mar73mm.jpg|1973: Da Momento Sera, un articolo su Ziaco |
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file:ziacorenato (1).JPG|Ziaco con Maestrelli <BR> (si ringrazia Raffaele Galli) |
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file:ziacorenato (4).JPG|Ziaco con Allodi e Maestrelli <BR> (si ringrazia Raffaele Galli) |
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file:ziacorenato (6).JPG|Ziaco 1971 <BR> (si ringrazia Raffaele Galli) |
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file:ziacorenato (7).JPG|Ziaco 1971 <BR> (si ringrazia Raffaele Galli) |
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file:23nov1973PaeseSera02.jpeg|Da [[Paese Sera]] del [[23 novembre]] [[1973]] |
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file:17dic1973Stampa06.jpg|Da [[La Stampa]] del [[17 dicembre]] [[1973]] |
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file:17dic1973PaeseSera09.jpeg|Da [[Paese Sera]] del [[17 dicembre]] [[1973]] |
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image:Ziaco_bet.jpg|1973: Ziaco è apprezzato anche dalla sponda giallorossa |
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file:ziaco83 (1).jpg|1983 Al Chinaglia day <br> (Foto International Press) |
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file:ziaco83 (5).jpg|1983 Al Chinaglia day <br> (Foto International Press) |
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file:ziaco83 (2).jpg|1983 Al Chinaglia day <br> (Foto Marcellino Radogna) |
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file:ziaco83 (3).jpg|1983 Al Chinaglia day <br> (Foto Marcellino Radogna) |
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file:ziaco83 (4).jpg|1983 Al Chinaglia day <br> (Foto Marcellino Radogna) |
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File:ZiacoBrasile.jpg|Il permesso di soggiorno rilasciato al dott. Ziaco in occasione di un viaggio in Brasile |
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File:Ziacofiglia.jpg|Insieme alla figlia Letizia |
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Versione attuale delle 22:16, 19 mag 2024


(Gent.conc. Famiglia Ziaco)


(Gent. conc. Famiglia Ziaco)





Medico sociale, nato a Roma il 20 febbraio 1927 ed ivi deceduto il 25 giugno 1985.
Renato Ziaco era figlio di un proprietario di azienda agricola Tullio Giulio. All'età di 23 anni si laureò in Medicina e Chirurgia, specializzandosi in seguito in Ortopedia. Nel 1960 fece parte dell'equipe medica delle Olimpiadi romane. Nel 1961 fu chiamato dalla Lazio con l'incarico di medico sociale in sostituzione del prof. Domenico Bolognese. Nel frattempo aveva scritto numerosi libri di traumatologia che ancor oggi sono fondamentali per chi s'avvicina a questi temi. Da giovane fu vittima di un grave incidente motociclistico che gli lasciò una ricorrente emicrania e una camminata leggermente sbilenca inconfondibile.
Renato Ziaco non fu un medico sportivo. Fu un Laziale che faceva il medico sportivo. Appassionato e disincantato, ingenuo e puro, anarchico e geniale, disordinato e coscienziosissimo, assolutamente disinteressato al denaro ma giocatore ostinato e perdente. Un personaggio gaddiano che sapeva unire una verace vena popolaresca alla raffinatezza e all'eleganza dei modi, del vivere e del parlare. Nel suo studio di Largo dei Fiorentini n. 1, o all'Ospedale San Giacomo o ancora alla Clinica Paideia, si avvicendavano clienti normali che, se poco abbienti, non faceva pagare e ai quali offriva il caffè e sportivi famosi di ogni disciplina e squadra che visitava in orari impossibili per non urtare la sensibilità dei loro medici sociali. I giocatori della Lazio andavano da lui per guarire dai traumi di gioco ma anche per ricevere consigli su tutta la gamma di problematiche, anche non sanitarie, che potevano affliggerli. Ottimo psicologo e uomo di mondo sapeva sempre dare il conforto giusto con assoluto disinteresse e solo pensando all'uomo e allo sportivo che aveva davanti.
Nella Lazio ha fatto di tutto ma solo come medico aveva un incarico ufficiale. Fu allenatore, senza capire molto di tattica, nel 1963 quando Juan Carlos Lorenzo, non potendo sedere in panchina perché privo della nazionalità italiana e con Bob Lovati squalificato o indisposto, veniva incaricato di trasmettere ai calciatori in campo le disposizioni che il trainer argentino urlava da dietro il recinto di gioco. Fu, silenziosamente, finanziatore della società in periodi molto oscuri. Fu dirigente e accompagnatore quando queste figure erano vacanti. Insomma fu un uomo e un professionista a tutto tondo e mosso solo dalla grande passione per i colori biancocelesti. Rimise in campo calciatori che sembravano irrecuperabili per lo sport attivo, fece giocare atleti che il giorno prima apparivano indisponibili, motivò giocatori che avevano perso la fiducia in sé stessi.
Non è sacrilego definirlo una specie di taumaturgo che non sbagliava una mossa. Fu l'elemento catalizzatore, insieme a Tommaso Maestrelli, di quella congrega di folli individualisti che osarono vincere lo Scudetto nel 1974. Ma alla festa in campo dopo la decisiva gara Lazio-Foggia non c'era perché era andato ad operare Gigi Martini che durante la partita si era fratturato la clavicola. Fu colui che per primo diagnosticò la malattia che avrebbe portato alla morte Tommaso Maestrelli e che trovò la forza per comunicarlo ai giocatori, seguendo l'agonia del suo amico standogli vicino fino all'ultimo. E ancora fu colui che si precipitò al San Giacomo per tentar di salvare l'agonizzante Luciano Re Cecconi colpito assurdamente da un colpo di pistola al polmone. Quelle stesse pistole, da lui detestate, che erano diventate l'oggetto preferito di quei calciatori esagerati che, per scherzo, gliene puntarono una caricata a salve alla tempia ed esplosero un colpo mentre Renato dormiva in una stanza dell'Hotel Americana. Quella volta ebbe lui bisogno del medico perché era svenuto dalla paura.
Nella sua lunga permanenza alla Lazio, 25 anni, fu confermato da quasi tutti i presidenti e gli allenatori che si susseguirono. Solo dopo lo scandalo scommesse del 1980 ebbe dei forti contrasti con la dirigenza e fu sostituito dal dott. Claudio Bartolini. Nel 1983 Giorgio Chinaglia lo richiamò, insieme al massaggiatore Luigi Trippanera, e riprese il suo prezioso lavoro. Il 7 gennaio 1985, cadde sulla pista dell'Olimpico alla fine della partita Lazio-Milan AC, scivolando sulla neve. Fu ricoverato per una costola fratturata e contestualmente gli fu scoperto lo stesso male che aveva portato via Maestrelli e l'accompagnatore della squadra Gigi Bezzi. Quando si rimise un po' in sesto volle seguire la sua Lazio nella trasferta di Verona in pullman. Il viaggio per lui fu un tormento ma non si lamentò. L'ultima volta che uscì fu per presenziare alla festa di Francesco, un bambino a lui carissimo. Poi si ricoverò in una clinica di Ravenna e poco prima della morte, in un ospedale nei pressi di San Giovanni.
In questo periodo la Lazio non gli fu vicina. Chinaglia, che lo stimava immensamente, preso dai suoi megalomani, irrealistici e fallimentari investimenti, si presentò al suo capezzale solo il giorno della sua morte. Altri dirigenti avevano diradato le visite. Bruno Giordano, che stava firmando il contratto con il Napoli, scappò dalla città partenopea in cui era appena giunto, senza aver apposto la firma e sconvolto raggiunse Renato, memore di quanto il medico aveva fatto per lui dopo la frattura di tibia e perone patita ad Ascoli. Ai funerali, nella chiesa di Cristo Re a Viale Mazzini, la bara fu portata a spalla dai suoi ragazzi e Chinaglia pianse tardivamente ma dolorosamente per tutta la cerimonia stretto vicino alla signora Carla e la figliola Letizia. In chiesa erano presenti le tantissime persone sconosciute che aveva curato, moltissimi atleti e anche coloro che l'avevano raggirato economicamente sfruttando la sua ingenuità e verso i quali Ziaco non rivolse mai parole di biasimo, conformemente alla sua etica. Nel tentativo di salvare la Lazio dallo scandalo delle scommesse, spese, inutilmente, centinaia di milioni di lire. Fu per questo che qualcuno, biecamente, cercò di coinvolgerlo pesantemente nella vicenda. Ziaco, ancora una volta, signorilmente come nella tradizione laziale, non reagì.
Furono i giudici a ritenerlo al di sopra di ogni sospetto e ad escludere il suo sia pur minimo coinvolgimento. La figura di Renato Ziaco si staglia ancora nitidissima, a quasi quaranta anni dalla sua morte, tra i più grandi Laziali di ogni tempo.
- Galleria di immagini (Si ringrazia La famiglia Ziaco per il contributo)
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Ziaco e D'Amico
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Ziaco visita Re Cecconi
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Ziaco con Governato nel 1971
(Gent. conc. Famiglia Ziaco) -
Ziaco e Maestrelli escono dal campo
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Ziaco e Lovati
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1970: Ziaco controlla i denti di Chinaglia
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1970: Ziaco rientra negli spogliatoi
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1970: Ziaco fotografato dal Messaggero
(Gent. conc.Famiglia Ziaco) -
Da Momento Sera del 22/09/1972: Ziaco "miracola" Facco
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7/11/1972: Ziaco sconsiglia Chinaglia di giocare il derby
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1972: Da Il Tifone: intervista a Ziaco per i 10 anni di Lazio
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20 novembre 1972: La Lazio è prima a sorpresa e i giornali si contendono i giocatori (Gent.Conc. Famiglia Ziaco)
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1972: Il necrologio per la perdita del padre
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1972: Da Momento Sera:Ziaco soccorre Wilson a Bergamo
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1973: Ziaco trattiene a stento Maestrelli dopo una rete della Lazio
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17/12/1972: Ziaco in campo per far sospondere Milan-Lazio per nebbia
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Chinaglia e Ziaco lasciano il campo
(Gent. conc. Famiglia Ziaco) -
1973: Da Momento Sera, un articolo su Ziaco
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Ziaco con Maestrelli
(si ringrazia Raffaele Galli) -
Ziaco
(si ringrazia Raffaele Galli) -
Ziaco con Gianni Morandi infortunato
(si ringrazia Raffaele Galli) -
Ziaco con Allodi e Maestrelli
(si ringrazia Raffaele Galli) -
Ziaco con Allodi e Maestrelli
(si ringrazia Raffaele Galli) -
Ziaco 1971
(si ringrazia Raffaele Galli) -
Ziaco 1971
(si ringrazia Raffaele Galli) -
Ziaco 1971
(si ringrazia Raffaele Galli) -
1973: Ziaco è apprezzato anche dalla sponda giallorossa
-
1983 Al Chinaglia day
(Foto International Press) -
1983 Al Chinaglia day
(Foto International Press) -
1983 Al Chinaglia day
(Foto Marcellino Radogna) -
1983 Al Chinaglia day
(Foto Marcellino Radogna) -
1983 Al Chinaglia day
(Foto Marcellino Radogna) -
La valigietta di Ziaco con i ritagli di giornali ben curati messa a disposizione dalla figlia Letizia per LazioWiki
(Gent. conc. Famiglia Ziaco) -
La valigietta di Ziaco con i ritagli di giornali ben curati messa a disposizione dalla figlia Letizia per LazioWiki
(Gent. conc. Famiglia Ziaco) -
La notizia della morte di Renato Ziaco
-
Il permesso di soggiorno rilasciato al dott. Ziaco in occasione di un viaggio in Brasile
-
Insieme alla figlia Letizia
LazioWiki ringrazia la Famiglia Ziaco per aver messo a disposizione l'archivio personale
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