Brivio Ernesto: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Brivio2.jpg|left|180px|thumb|Ernesto Brivio]]
[[Immagine:Brivio2.jpg|left|150px]] Tra i tanti personaggi che si sono incrociati con i destini della S.S. Lazio, Ernesto Brivio rivestì un ruolo tra i più pittoreschi e anche inquietanti. Divenne presidente della società in circostanze tragicomiche nel [[1962]] quando il commissario imposto dalla Lega, Massimo [[Giovannini Massimo|Giovannini]], in Assemblea generale, dichiarò che il debito della Lazio era di circa 500 milioni quando qualche giorno prima era risultato del doppio. Comunque il [[14 Giugno]] Giovannini venne riconfermato commissario per altri tre mesi dall'assemblea dei soci ma la Lega respinse la proroga. A questo punto venne creata una diarchia transitoria composta da Giovannini e [[Miceli Angelo|Miceli]]. [[image:Brivio3.jpg|right|200px]]Il successivo Congresso venne svolto il [[27 Settembre]] e, a sorpresa, fu eletto presidente il politico del M.S.I. Enesto Brivio che era stato eletto nel Consiglio Comunale di Roma. Brivio, ex brigatista nero e braccio destro del dittatore cubano Fulgencio Batista, di mestiere faceva il produttore cinematografico ma la sua effettiva consistenza patrimoniale rimase sempre un mistero. In quel momento storico per la Lazio sembrò però una manna scesa dal cielo e fu accolto come un salvatore della patria biancoceleste. Voce stentorea, oratoria maschia e decisa, programmi fumosi ma che apparivano chiari, gestualità studiata, riuscì ad ottenere un certo credito tra i tifosi più ingenui. Il suo primo atto fu quello di cacciare l'allenatore Carlo [[Facchini Carlo|Facchini]]. Al suo posto fu preso Juan Carlos [[Lorenzo Juan Carlos|Lorenzo]]. Alla riapertura delle liste di Novembre vennero ceduti [[Carosi Paolo|Carosi]] e [[Pinti Dimitri|Pinti]] e acquistati [[Garbuglia Gianfranco|Garbuglia]] e [[Rozzoni Orlando|Rozzoni]]. Durante un Lazio-Foggia venne quasi alle mani con l'allenatore dei satanelli Oronzo Pugliese e la lite tra questi due focosissimi personaggi ebbe un clamoroso risalto sui media del tempo. La Lazio, nel frattempo, passava di vittoria in vittoria ma Brivio era all'estero non si sa bene dove. Il [[1° Febbraio]] [[1963]] venne ferito da un colpo di pistola al dito mignolo in circostanze misteriose e la domenica successiva scese sulla pista dell'Olimpico, con una vistosissima fasciatura al braccio avvolto in un prezioso foulard di seta. L'episodio fece però aprire gli occhi sul personaggio e i dirigenti [[Siliato Leonardo|Siliato]], Miceli e Giovannini si dimisero. Il [[12 Febbraio]], nella riunione del consiglio generale, presente anche Brivio, tutto però sembrò tornare a posto quando l' "ultima raffica di Salò", come amava farsi chiamare, prese la parola e solennemente dichiarò: " Farò fronte ai miei impegni: o pago o parto". Partirà il [[21 Febbraio]]. Di lui si persero le tracce.
[[image:Brivio3.jpg|right|thumb|180px|Ernesto Brivio saluta il pubblico]]
La Lazio trovò un'ancora di salvezza parzialissima solo nella costituzione da parte di [[Casoni Gian Chiaron|Casoni]], [[Canestri Dino|Canestri]] e [[De Sando]] della "Lazio società per azioni" il [[18 Giugno]]. Più consistente, ai fini economici, fu la successiva nomina di Angelo Miceli a presidente.
[[image:Cds 28set62brivio.jpg|left|thumb|180px|Il giorno dell'elezione a presidente]]
[[File:briv.jpg|thumb|right|180px|Ernesto Brivio balla con la sua fidanzata Gianna Spatola che fungeva anche da segretaria]]
[[File:brivi.jpg|thumb|left|180px|Da La "Stampa Sera" del 1° febbraio 1963]]
[[File:briadd.jpg|200px|thumb|left|Brivio abbandona lo Stadio Olimpico]]
[[File:briv1962.jpg|right|200px|thumb|Brivio appena eletto presidente ammira la Coppa Italia 1958]]
[[file:Aereobrivio62.jpg|200px|thumb|left||Una delle trovate di Brivio: un aereo per incitare la squadra]]
[[File:brive.jpg|thumb|left|200px|Da "Il Messaggero" del 27 gennaio 1963]]
Nato a Milano nel [[1915]]. Tra i tanti personaggi che si sono incrociati con i destini della S.S. Lazio, Ernesto Brivio riveste un ruolo tra i più pittoreschi e anche inquietanti.


Divenne presidente della società in circostanze tragicomiche nel [[1962]] quando il Commissario imposto dalla Lega, [[Giovannini Massimo|Massimo Giovannini]], in Assemblea generale, dichiarò che il debito della Lazio era di circa 500 milioni quando qualche giorno prima era risultato del doppio. Comunque il [[14 giugno]] [[Giovannini Massimo|Giovannini]] venne riconfermato Commissario per altri tre mesi dall'assemblea dei soci, ma la Lega respinse la proroga. A questo punto venne creata una diarchia transitoria composta da [[Giovannini Massimo|Giovannini]] e [[Miceli Angelo|Miceli]]. Il successivo Congresso venne svolto il [[27 settembre]] e, a sorpresa, fu eletto presidente il politico del M.S.I. Ernesto Brivio che era stato eletto nel Consiglio Comunale di Roma. Brivio, ex brigatista nero e braccio destro del dittatore cubano Fulgencio Batista, di mestiere faceva il produttore cinematografico ma la sua effettiva consistenza patrimoniale rimase sempre un mistero. In quel momento storico per la Lazio sembrò però una manna scesa dal cielo e fu accolto come un salvatore della patria biancoceleste.


Voce stentorea, oratoria maschia e decisa, programmi fumosi ma che apparivano chiari, gestualità studiata, riuscì ad ottenere un certo credito tra i tifosi più ingenui. Il suo primo atto fu quello di cacciare l'allenatore [[Facchini Carlo|Carlo Facchini]]. Al suo posto fu preso [[Lorenzo Juan Carlos|Juan Carlos Lorenzo]]. Alla riapertura delle liste di novembre vennero ceduti [[Carosi Paolo|Paolo Carosi]] e [[Pinti Dimitri|Dimitri Pinti]] e acquistati [[Garbuglia Gianfranco|Gianfranco Garbuglia]] e [[Rozzoni Orlando|Orlando Rozzoni]]. Durante un Lazio-[[Foggia]] venne quasi alle mani con l'allenatore dei satanelli Oronzo Pugliese e la lite tra questi due focosissimi personaggi ebbe un clamoroso risalto sui media del tempo. La Lazio, nel frattempo, passava di vittoria in vittoria ma Brivio era all'estero non si sa bene dove. Il primo febbraio [[1963]] venne ferito (qualcuno disse che si ferì) con un colpo di pistola al dito mignolo in circostanze misteriose e la domenica successiva scese sulla pista dell'[[Stadio Olimpico - Roma|Olimpico]], con una vistosissima fasciatura al braccio avvolto in un prezioso foulard di seta. Promise lo scudetto in breve tempo e dichiarò che se nelle ultime giornate la Lazio avesse avuto un vantaggio rassicurante avrebbe fatto esordire in prima squadra i due noti personaggi ma non calciatori [[Pietrangeli Nicola|Nicola Pietrangeli]] e l'attore Maurizio Arena.


L'episodio del ferimento fece però aprire gli occhi sul personaggio e i dirigenti [[Siliato Leonardo|Siliato]], [[Miceli Angelo|Miceli]] e [[Giovannini Massimo|Giovannini]] si dimisero. Il [[12 febbraio]], nella riunione del consiglio generale, presente anche Brivio, tutto però sembrò tornare a posto quando l' "ultima raffica di Salò", come amava farsi chiamare, prese la parola e solennemente dichiarò: ''"Farò fronte ai miei impegni: o pago o parto"''. Partirà il [[21 febbraio]]. Di lui si persero per un po' le tracce. Fu arrestato nel giugno [[1963]] in Libano ma riuscì ad evitare l'estradizione in Italia dove fu processato per bancarotta fraudolenta e condannato in contumacia. Sarà prosciolto nel [[1968]] in appello. Nel frattempo la Lazio trovò un'ancora di salvezza parzialissima solo nella costituzione da parte di [[Casoni Gian Chiarion|Gian Chiarion Casoni]], [[Canestri Dino|Dino Canestri]] e [[De Sando]] della "Lazio società per azioni" il [[18 giugno]]. Più consistente, ai fini economici, fu la successiva nomina di [[Miceli Angelo|Angelo Miceli]] a presidente.

Morì a Como l'[[11 dicembre]] [[1976]].

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[[Categoria:Biografie|Brivio, Ernesto]]
[[Categoria:Biografie|Brivio, Ernesto]]
[[Categoria:Presidenti|Brivio, Ernesto]]
[[Categoria:Presidenti Sezione Calcio]]

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Ernesto Brivio
Ernesto Brivio saluta il pubblico
Il giorno dell'elezione a presidente
Ernesto Brivio balla con la sua fidanzata Gianna Spatola che fungeva anche da segretaria
Da La "Stampa Sera" del 1° febbraio 1963
Brivio abbandona lo Stadio Olimpico
Brivio appena eletto presidente ammira la Coppa Italia 1958
Una delle trovate di Brivio: un aereo per incitare la squadra
Da "Il Messaggero" del 27 gennaio 1963

Nato a Milano nel 1915. Tra i tanti personaggi che si sono incrociati con i destini della S.S. Lazio, Ernesto Brivio riveste un ruolo tra i più pittoreschi e anche inquietanti.

Divenne presidente della società in circostanze tragicomiche nel 1962 quando il Commissario imposto dalla Lega, Massimo Giovannini, in Assemblea generale, dichiarò che il debito della Lazio era di circa 500 milioni quando qualche giorno prima era risultato del doppio. Comunque il 14 giugno Giovannini venne riconfermato Commissario per altri tre mesi dall'assemblea dei soci, ma la Lega respinse la proroga. A questo punto venne creata una diarchia transitoria composta da Giovannini e Miceli. Il successivo Congresso venne svolto il 27 settembre e, a sorpresa, fu eletto presidente il politico del M.S.I. Ernesto Brivio che era stato eletto nel Consiglio Comunale di Roma. Brivio, ex brigatista nero e braccio destro del dittatore cubano Fulgencio Batista, di mestiere faceva il produttore cinematografico ma la sua effettiva consistenza patrimoniale rimase sempre un mistero. In quel momento storico per la Lazio sembrò però una manna scesa dal cielo e fu accolto come un salvatore della patria biancoceleste.

Voce stentorea, oratoria maschia e decisa, programmi fumosi ma che apparivano chiari, gestualità studiata, riuscì ad ottenere un certo credito tra i tifosi più ingenui. Il suo primo atto fu quello di cacciare l'allenatore Carlo Facchini. Al suo posto fu preso Juan Carlos Lorenzo. Alla riapertura delle liste di novembre vennero ceduti Paolo Carosi e Dimitri Pinti e acquistati Gianfranco Garbuglia e Orlando Rozzoni. Durante un Lazio-Foggia venne quasi alle mani con l'allenatore dei satanelli Oronzo Pugliese e la lite tra questi due focosissimi personaggi ebbe un clamoroso risalto sui media del tempo. La Lazio, nel frattempo, passava di vittoria in vittoria ma Brivio era all'estero non si sa bene dove. Il primo febbraio 1963 venne ferito (qualcuno disse che si ferì) con un colpo di pistola al dito mignolo in circostanze misteriose e la domenica successiva scese sulla pista dell'Olimpico, con una vistosissima fasciatura al braccio avvolto in un prezioso foulard di seta. Promise lo scudetto in breve tempo e dichiarò che se nelle ultime giornate la Lazio avesse avuto un vantaggio rassicurante avrebbe fatto esordire in prima squadra i due noti personaggi ma non calciatori Nicola Pietrangeli e l'attore Maurizio Arena.

L'episodio del ferimento fece però aprire gli occhi sul personaggio e i dirigenti Siliato, Miceli e Giovannini si dimisero. Il 12 febbraio, nella riunione del consiglio generale, presente anche Brivio, tutto però sembrò tornare a posto quando l' "ultima raffica di Salò", come amava farsi chiamare, prese la parola e solennemente dichiarò: "Farò fronte ai miei impegni: o pago o parto". Partirà il 21 febbraio. Di lui si persero per un po' le tracce. Fu arrestato nel giugno 1963 in Libano ma riuscì ad evitare l'estradizione in Italia dove fu processato per bancarotta fraudolenta e condannato in contumacia. Sarà prosciolto nel 1968 in appello. Nel frattempo la Lazio trovò un'ancora di salvezza parzialissima solo nella costituzione da parte di Gian Chiarion Casoni, Dino Canestri e De Sando Fernando della "Lazio società per azioni" il 18 giugno. Più consistente, ai fini economici, fu la successiva nomina di Angelo Miceli a presidente.

Morì a Como l'11 dicembre 1976.




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