Ancherani Sante: differenze tra le versioni
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Sante Ancherani nasce a Cotignola (RA) il [[6 settembre]] [[1882]], ma quasi subito si trasferisce prima a Tuscania (VT) e poi a Roma dove giunge all'età di 4 anni. |
Sante Ancherani nasce a Cotignola (RA) il [[6 settembre]] [[1882]], ma quasi subito si trasferisce prima a Tuscania (VT) e poi a Roma dove giunge all'età di 4 anni. |
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Amante dello sport e sopratutto della corsa, era sovente allenarsi, dopo la scuola, nella zona di [[Piazza d'Armi]], dove oggi si trova il quartiere "Prati" ma che allora era usato per le parate militari in quanto disabitato. |
Amante dello sport e sopratutto della corsa, era sovente allenarsi, dopo la scuola, nella zona di [[Piazza d'Armi]], dove oggi si trova il quartiere "Prati" ma che allora era usato per le parate militari in quanto disabitato. |
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Fu proprio qui che nel Febbraio [[1900]] qualcuno, tra i fondatori della Società Podistica Lazio, notò questo ragazzo dai capelli neri correre senza mai fermarsi e lo avvicinò. [[Pennacchia Mario|Mario Pennacchia]] nella sua ''Storia della Lazio (1969)'' descrive l'incontro in maniera romanzesca ma forse non molto dissimile dalla realtà. |
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Qualcuno gli chiese quanto facesse sui 100 metri ed egli, candidamente, rispose in dialetto romanesco: ''"Nun ce lo so, io corro e basta quanno sto in piedi"''. Lo vollero cronometrare e il risultato fu di 13 secondi e 10 decimi, un gran tempo per l'epoca. ''"Ce semo sbajati, puoi riprovà?"'' gli dissero e Santino riprovò fermando il cronometro a 13 secondi netti! Stavolta niente scuse, Santino è festeggiato e gli viene data la tessera numero 6, che egli conserverà nel portafoglio per tutta la vita. |
Fu proprio qui che nel Febbraio [[1900]] qualcuno, tra i fondatori della Società Podistica Lazio, notò questo ragazzo dai capelli neri correre senza mai fermarsi e lo avvicinò. [[Pennacchia Mario|Mario Pennacchia]] nella sua ''Storia della Lazio (1969)'' descrive l'incontro in maniera romanzesca ma forse non molto dissimile dalla realtà. Qualcuno gli chiese quanto facesse sui 100 metri ed egli, candidamente, rispose in dialetto romanesco: ''"Nun ce lo so, io corro e basta quanno sto in piedi"''. Lo vollero cronometrare e il risultato fu di 13 secondi e 10 decimi, un gran tempo per l'epoca. ''"Ce semo sbajati, puoi riprovà?"'' gli dissero e Santino riprovò fermando il cronometro a 13 secondi netti! Stavolta niente scuse, Santino è festeggiato e gli viene data la tessera numero 6, che egli conserverà nel portafoglio per tutta la vita. |
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Fino al [[1901]] a Roma nessuno sapeva cosa fosse il Football, gioco praticato in Inghilterra già dalla seconda metà del XIX secolo. Anche in Italia il nuovo gioco stava prendendo piede, sopratutto grazie ai marinai anglosassoni che sbarcavano nei porti di Genova e Palermo ed ai seminaristi scozzesi che venivano in Italia per studiare. |
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Un giorno di Gennaio del [[1901]] si presenta nella sede di [[Via Valadier]] un certo [[Seghettini Bruto|Bruto Seghettini]], chiedendo se in quella Società fosse praticato il Football. Ancherani rispose semplicemente che quel gioco lì loro non lo conoscevano e ne sentivano parlare per la prima volta. L'interlocutore non si perse d'animo e tirò fuori un pallone di cuoio che cadendo a terra rimbalzava. |
Fino al [[1901]] a Roma nessuno sapeva cosa fosse il Football, gioco praticato in Inghilterra già dalla seconda metà del XIX secolo. Anche in Italia il nuovo gioco stava prendendo piede, sopratutto grazie ai marinai anglosassoni che sbarcavano nei porti di Genova e Palermo ed ai seminaristi scozzesi che venivano in Italia per studiare. Un giorno di Gennaio del [[1901]] si presenta nella sede di [[Via Valadier]] un certo [[Seghettini Bruto|Bruto Seghettini]], chiedendo se in quella Società fosse praticato il Football. Ancherani rispose semplicemente che quel gioco lì loro non lo conoscevano e ne sentivano parlare per la prima volta. L'interlocutore non si perse d'animo e tirò fuori un pallone di cuoio che cadendo a terra rimbalzava. |
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In quel momento il giuoco del calcio era sbarcato anche nella capitale del Regno d'Italia. Fu lo stesso Santino a farsi promotore, presso i compagni basiti, di questo strano sport inglese che lo entusiasmava a tal punto da iniziare a giocarci ogni qual volta il tempo lo permetteva in quello sterminato prato dietro [[Piazza della Libertà]]. |
In quel momento il giuoco del calcio era sbarcato anche nella capitale del Regno d'Italia. Fu lo stesso Santino a farsi promotore, presso i compagni basiti, di questo strano sport inglese che lo entusiasmava a tal punto da iniziare a giocarci ogni qual volta il tempo lo permetteva in quello sterminato prato dietro [[Piazza della Libertà]]. Ancherani e compagni giocavano sempre fra loro, mettendo due sassi come porte e delimitando il campo con un albero o un cespuglio. Ai piedi gli scarponi di guerra del Regio Esercito, rimediati chissà come e chissà da chi, ma ottimi per dare colpi alla palla. Le carrozze ogni tanto si fermavano a guardare quei giovanotti dare calci ad una sfera di cuoio e le dame benpensanti si chiedevano, inorridite, in che mondo si vivesse. |
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| ⚫ | Tra una corsa ed una partita trascorse ancora un anno; nel mentre i ragazzi biancocelesti perdono 11-0 contro i più avanzati seminaristi scozzesi ma non si scoraggiano, anzi prendono spunto ed imparano la tecnica. Ancherani, di ritorno da un viaggio in Inghilterra, si porta dietro un paio di scarpini da calcio che fa smontare da un calzolaio di fiducia per riprodurli, cosicchè tutti possono dire addio alle calzature di fortuna con cui finora avevano giocato. Intanto a far compagnia alla Podistica è nata, ad opera di alcuni membri dissidenti, la Virtus, ed allora perchè non sfidarla anche in una gara di pallone ? Ancherani, che è ormai il centrattacco, il capitano e l'allenatore, prende la gara sul serio e fa allenare i compagni con 3 ore di partita e poi sgambatura sul percorso: Lungotevere, Viale Carso, Viale Angelico, Viale delle Milizie, per un totale di 3884 metri! |
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Ancherani e compagni giocavano sempre fra loro, mettendo due sassi come porte e delimitando il campo con un albero o un cespuglio. Ai piedi gli scarponi di guerra del Regio Esercito, rimediati chissà come e chissà da chi, ma ottimi per dare colpi alla palla. Le carrozze ogni tanto si fermavano a guardare quei giovanotti dare calci ad una sfera di cuoio e le dame benpensanti si chiedevano, inorridite, in che mondo si vivesse. |
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| ⚫ | I ragazzotti sono stremati ma felici e quando scendono in campo, il [[15 maggio]] [[1904|1904]] a [[Piazza d'Armi]], per quella che tutti concordano come la prima gara ufficiale della storia della Lazio, sono determinati a vincere. La partita è maschia e combattuta e alla fine prevalgono le maglie bianche laziali per 3-0 e Santino, che segna tutte le reti, viene portato in trionfo dai compagni. Il carisma di Ancherani era tale che i compagni lo adoravano. Lui intanto continuava a suonare la tromba ed era entrato nella banda comunale. Aveva anche salvato in vari periodi almeno sette persone che avevano tentato il suicidio gettandosi nel Tevere, lui che come nuotatore non era proprio impeccabile. |
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| ⚫ | Tra una corsa ed una partita trascorse ancora un anno; nel mentre i ragazzi biancocelesti perdono 11-0 contro i più avanzati seminaristi scozzesi ma non si scoraggiano, anzi prendono spunto ed imparano la tecnica. Ancherani, di ritorno da un viaggio in Inghilterra, si porta dietro un paio di scarpini da calcio che fa smontare da un calzolaio di fiducia per riprodurli, cosicchè tutti possono dire addio alle calzature di fortuna con cui finora avevano giocato. |
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Intanto a far compagnia alla Podistica è nata, ad opera di alcuni membri dissidenti, la Virtus, ed allora perchè non sfidarla anche in una gara di pallone ? Ancherani, che è ormai il centrattacco, il capitano e l'allenatore, prende la gara sul serio e fa allenare i compagni con 3 ore di partita e poi sgambatura sul percorso: Lungotevere, Viale Carso, Viale Angelico, Viale delle Milizie, per un totale di 3884 metri! |
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| ⚫ | I ragazzotti sono stremati ma felici e quando scendono in campo, il [[15 maggio]] [[1904|1904]] a [[Piazza d'Armi]], per quella che tutti concordano come la prima gara ufficiale della storia della Lazio, sono determinati a vincere. La partita è maschia e combattuta e alla fine prevalgono le maglie bianche laziali per 3-0 e Santino, che segna tutte le reti, viene portato in trionfo dai compagni. |
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Passano gli anni e i giocatori biancazzurri sono sempre più bravi nel nuovo gioco che comincia a piacere a tutte le classi sociali. Nel giugno [[1908]] vengono invitati a Pisa per un torneo interregionale, organizzato col patrocinio del comune toscano, segno che la fama della Lazio sta uscendo dai confini regionali. Per l'occasione Ancherani contatta due fratelli in forza alla Virtus: [[Corelli Corrado|Corrado Corelli]] e [[Corelli Filiberto|Filiberto Corelli]] e chiede loro di aggregarsi alla squadra per la trasferta in Toscana. I due accettano senza remore facendo infuriare i dirigenti della loro ormai ex squadra e creando, senza saperlo, il primo trasferimento della storia della Lazio. Il sabato mattina, i giovanotti, capitanati da Ancherani, partono in treno per il capoluogo toscano, dove giocheranno alle 16:30. La mattina seguente, mentre stanno per recarsi a visitare la città da turisti, vengono avvicinati da alcuni esponenti del comitato organizzatore che li supplicano di giocare contro il Lucca una partita, non in programma, per le 10:00. |
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Il carisma di Ancherani era tale che i compagni lo adoravano. Lui intanto continuava a suonare la tromba ed era entrato nella banda comunale. Aveva anche salvato in vari periodi almeno sette persone che avevano tentato il suicidio gettandosi nel Tevere, lui che come nuotatore non era proprio impeccabile. |
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| ⚫ | Ancherani guarda i suoi compagni ed accetta, tanto ci sarebbe stato tempo per recuperare la fatica. Così si gioca e la Lazio batte il Lucca 3-0. Santino e compagni quindi si recano in trattoria per il meritato pranzo ma, quando stanno ancora al secondo piatto, ecco di nuovo gli organizzatori che ancora una volta gli chiedono di giocare, stavolta con il Pisa che non vuole essere trattato in maniera diversa dai lucchesi. [[Faccani Augusto|Augusto Faccani]] si adira fortemente ma poi viene presa la decisione di giocare davanti a un pubblico ostile. Si registra un'altra vittoria, stavolta per 4-0, che fa zittire tutti. Giusto il tempo di sdraiarsi a riposare un attimo sull'erba che ecco presentarsi il Livorno per la finale. Ancherani suggerisce di farli sfogare e di contenerli: inventa, insomma, il catenaccio pionieristico. La partita sta quasi finendo sul pareggio a reti bianche quando, da un guizzo di [[Saraceni (I) Fernando|Saraceni]], la palla va a Corelli, questi crossa per Santino che, indisturbato e con i livornesi sbilanciati, mette in rete. Lazio batte Livorno 1-0. |
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| ⚫ | Ricevute le medaglie, Ancherani e gli altri hanno l'idea di inviare un telegramma alla sede per comunicare la vittoria ottenuta. Il testo è il seguente: ''"Vinto Torneo 3-0, 4-0, 1-0"'' . In sede nessuno ci capisce nulla su cosa significasse tale dispaccio, in fondo si sapeva che si doveva giocare una sola gara, non tre, e solo quando i giovanotti torneranno a Roma il mistero sarà svelato, con grandi risate di tutti. |
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Passano gli anni e i giocatori biancazzurri sono sempre più bravi nel nuovo gioco che comincia a piacere a tutte le classi sociali. Nel giugno [[1908]] vengono invitati a Pisa per un torneo interregionale, organizzato col patrocinio del comune toscano, segno che la fama della Lazio sta uscendo dai confini regionali. |
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Per l'occasione Ancherani contatta due fratelli in forza alla Virtus: [[Corelli Corrado|Corrado Corelli]] e [[Corelli Filiberto|Filiberto Corelli]] e chiede loro di aggregarsi alla squadra per la trasferta in Toscana. |
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I due accettano senza remore facendo infuriare i dirigenti della loro ormai ex squadra e creando, senza saperlo, il primo trasferimento della storia della Lazio. |
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Il sabato mattina, i giovanotti, capitanati da Ancherani, partono in treno per il capoluogo toscano, dove giocheranno alle 16:30. La mattina seguente, mentre stanno per recarsi a visitare la città da turisti, vengono avvicinati da alcuni esponenti del comitato organizzatore che li supplicano di giocare contro il Lucca una partita, non in programma, per le 10:00. |
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| ⚫ | Ancherani continuava a giocare a pallone ed a suonare nella banda comunale. Dopo ogni partita c'era un calesse pronto a portarlo sul posto di lavoro. Ma nel [[1912]] dovette prendere la decisione di smettere con lo sport, in quanto ormai era divenuto inconciliabile giocare e lavorare. Affissi gli scarpini al chiodo, Santino tuttavia non si allontanò mai dalla Lazio, anzi, appena poteva, scappava in sede o correva a vedere una gara. Fu eletto anche Direttore Sportivo nell'Assemblea Generale del [[1912]]. Quando scoppia la [[Prima Guerra Mondiale]] Ancherani vedrà partire molti ragazzi tra cui il portiere [[Gaslini Lorenzo|Lorenzo Gaslini]] e [[Canalini Alberto|Alberto Canalini]] che non torneranno più e molti altri suoi amici che periranno nell'infame conflitto. |
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Ancherani guarda i suoi compagni ed accetta, tanto ci sarebbe stato tempo per recuperare la fatica. |
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Così si gioca e la Lazio batte il Lucca 3-0. Santino e compagni quindi si recano in trattoria per il meritato pranzo ma, quando stanno ancora al secondo piatto, ecco di nuovo gli organizzatori che ancora una volta gli chiedono di giocare, stavolta con il Pisa che non vuole essere trattato in maniera diversa dai lucchesi. |
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[[Faccani Augusto|Augusto Faccani]] si adira fortemente ma poi viene presa la decisione di giocare davanti a un pubblico ostile. |
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| ⚫ | Si registra un'altra vittoria, stavolta per 4-0, che fa zittire tutti. Giusto il tempo di sdraiarsi a riposare un attimo sull'erba che ecco presentarsi il Livorno per la finale. Ancherani suggerisce di farli sfogare e di contenerli: inventa, insomma, il catenaccio pionieristico. La partita sta quasi finendo sul pareggio a reti bianche quando, da un guizzo di [[Saraceni (I) Fernando|Saraceni]], la palla va a Corelli, questi crossa per Santino che, indisturbato e con i livornesi sbilanciati, mette in rete. Lazio batte Livorno 1-0. |
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Ricevute le medaglie, Ancherani e gli altri hanno l'idea di inviare un telegramma alla sede per comunicare la vittoria ottenuta. Il testo è il seguente: ''"Vinto Torneo 3-0, 4-0, 1-0"'' . |
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Ancherani continuava a giocare a pallone ed a suonare nella banda comunale. Dopo ogni partita c'era un calesse pronto a portarlo sul posto di lavoro. Ma nel [[1912]] dovette prendere la decisione di smettere con lo sport, in quanto ormai era divenuto inconciliabile giocare e lavorare. |
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| ⚫ | Affissi gli scarpini al chiodo, Santino tuttavia non si allontanò mai dalla Lazio, anzi, appena poteva, scappava in sede o correva a vedere una gara. Fu eletto anche Direttore Sportivo nell'Assemblea Generale del [[1912]]. Quando scoppia la [[Prima Guerra Mondiale]] Ancherani vedrà partire molti ragazzi tra cui il portiere [[Gaslini Lorenzo|Lorenzo Gaslini]] e [[Canalini Alberto|Alberto Canalini]] che non torneranno più e molti altri suoi amici che periranno nell'infame conflitto. |
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Intorno agli anni venti apre una bottega di articoli per il calcio nei pressi di Via dei Prefetti. Ormai questo sport ha preso piede e sta diventando sempre più importante nel panorama mondiale. Fornisce palloni da gara per quasi tutte le partite giocate a Roma (a volte cucendoli lui stesso) e produce tutto ciò che serve ai calciatori stando sempre all'avanguardia nella ricerca del materiale migliore, importandolo anche dal Regno Unito, patria indiscussa di questo sport. |
Intorno agli anni venti apre una bottega di articoli per il calcio nei pressi di Via dei Prefetti. Ormai questo sport ha preso piede e sta diventando sempre più importante nel panorama mondiale. Fornisce palloni da gara per quasi tutte le partite giocate a Roma (a volte cucendoli lui stesso) e produce tutto ciò che serve ai calciatori stando sempre all'avanguardia nella ricerca del materiale migliore, importandolo anche dal Regno Unito, patria indiscussa di questo sport. |
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[[image:ancherani anni60.jpg|left|thumb|150px|Ancherani negli ultimi anni di vita]]Gli anni scorrono veloci. La Lazio è ormai una realtà consolidata e Sante non manca mai ad una partita. Si commuove quando vede [[Piola Silvio|Silvio Piola]] portare la Lazio a sfiorare lo [[Scudetto]] nel campionato [[1936/37]]. Poi gli anni bui della [[Seconda Guerra Mondiale]], quando tutto sembra perdersi, e poi la rinascita. |
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Alla fine degli anni '60 riceve uno smacco dall'allora presidente della Lazio [[Lenzini Umberto|Umberto Lenzini]] che, mal consigliato da qualcuno, gli toglie la tessera vitalizia. Santino prende allora il portafogli e si regala l'abbonamento in tribuna come un tifoso normale, lui che non lo è. Se ne va il [[9 settembre]] [[1971]] a 89 anni in una domenica quando la Lazio non gioca, come per non dare eccessivo fastidio, e se ne va tre anni prima di vedere coronato il suo sogno: vedere lo [[Scudetto]] cucito sulle maglie biancocelesti da lui amate visceralmente. |
Gli anni scorrono veloci. La Lazio è ormai una realtà consolidata e Sante non manca mai ad una partita. Si commuove quando vede [[Piola Silvio|Silvio Piola]] portare la Lazio a sfiorare lo [[Scudetto]] nel campionato [[1936/37]]. Poi gli anni bui della [[Seconda Guerra Mondiale]], quando tutto sembra perdersi, e poi la rinascita. Alla fine degli anni '60 riceve uno smacco dall'allora presidente della Lazio [[Lenzini Umberto|Umberto Lenzini]] che, mal consigliato da qualcuno, gli toglie la tessera vitalizia. Santino prende allora il portafogli e si regala l'abbonamento in tribuna come un tifoso normale, lui che non lo è. Se ne va il [[9 settembre]] [[1971]] a 89 anni in una domenica quando la Lazio non gioca, come per non dare eccessivo fastidio, e se ne va tre anni prima di vedere coronato il suo sogno: vedere lo [[Scudetto]] cucito sulle maglie biancocelesti da lui amate visceralmente. |
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Anni dopo molti esperti concorderanno che il vero padre della Lazio sia stato lui, pur senza rendersene conto, perchè il calcio, a Roma e nella Lazio, ha avuto piede grazie alla sua tenacia e al suo entusiasmo, assieme naturalmente ad un gruppo di scapestrati ragazzotti che con il loro gioco facevano inorridire le dame in carrozza della Roma di inizio novecento. |
Anni dopo molti esperti concorderanno che il vero padre della Lazio sia stato lui, pur senza rendersene conto, perchè il calcio, a Roma e nella Lazio, ha avuto piede grazie alla sua tenacia e al suo entusiasmo, assieme naturalmente ad un gruppo di scapestrati ragazzotti che con il loro gioco facevano inorridire le dame in carrozza della Roma di inizio novecento. |
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[[Categoria:Biografie|Ancherani, Sante]] |
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Versione delle 17:01, 20 mar 2013









Biografia
Sante Ancherani nasce a Cotignola (RA) il 6 settembre 1882, ma quasi subito si trasferisce prima a Tuscania (VT) e poi a Roma dove giunge all'età di 4 anni.
Piccolo di statura, ma agile e forte, studiava alle scuole tecniche con buon profitto. Amante dello sport e sopratutto della corsa, era sovente allenarsi, dopo la scuola, nella zona di Piazza d'Armi, dove oggi si trova il quartiere "Prati" ma che allora era usato per le parate militari in quanto disabitato.
La scoperta della Lazio
Fu proprio qui che nel Febbraio 1900 qualcuno, tra i fondatori della Società Podistica Lazio, notò questo ragazzo dai capelli neri correre senza mai fermarsi e lo avvicinò. Mario Pennacchia nella sua Storia della Lazio (1969) descrive l'incontro in maniera romanzesca ma forse non molto dissimile dalla realtà. Qualcuno gli chiese quanto facesse sui 100 metri ed egli, candidamente, rispose in dialetto romanesco: "Nun ce lo so, io corro e basta quanno sto in piedi". Lo vollero cronometrare e il risultato fu di 13 secondi e 10 decimi, un gran tempo per l'epoca. "Ce semo sbajati, puoi riprovà?" gli dissero e Santino riprovò fermando il cronometro a 13 secondi netti! Stavolta niente scuse, Santino è festeggiato e gli viene data la tessera numero 6, che egli conserverà nel portafoglio per tutta la vita.
Pioniere e capitano
Fino al 1901 a Roma nessuno sapeva cosa fosse il Football, gioco praticato in Inghilterra già dalla seconda metà del XIX secolo. Anche in Italia il nuovo gioco stava prendendo piede, sopratutto grazie ai marinai anglosassoni che sbarcavano nei porti di Genova e Palermo ed ai seminaristi scozzesi che venivano in Italia per studiare. Un giorno di Gennaio del 1901 si presenta nella sede di Via Valadier un certo Bruto Seghettini, chiedendo se in quella Società fosse praticato il Football. Ancherani rispose semplicemente che quel gioco lì loro non lo conoscevano e ne sentivano parlare per la prima volta. L'interlocutore non si perse d'animo e tirò fuori un pallone di cuoio che cadendo a terra rimbalzava.
In quel momento il giuoco del calcio era sbarcato anche nella capitale del Regno d'Italia. Fu lo stesso Santino a farsi promotore, presso i compagni basiti, di questo strano sport inglese che lo entusiasmava a tal punto da iniziare a giocarci ogni qual volta il tempo lo permetteva in quello sterminato prato dietro Piazza della Libertà. Ancherani e compagni giocavano sempre fra loro, mettendo due sassi come porte e delimitando il campo con un albero o un cespuglio. Ai piedi gli scarponi di guerra del Regio Esercito, rimediati chissà come e chissà da chi, ma ottimi per dare colpi alla palla. Le carrozze ogni tanto si fermavano a guardare quei giovanotti dare calci ad una sfera di cuoio e le dame benpensanti si chiedevano, inorridite, in che mondo si vivesse.
Tra una corsa ed una partita trascorse ancora un anno; nel mentre i ragazzi biancocelesti perdono 11-0 contro i più avanzati seminaristi scozzesi ma non si scoraggiano, anzi prendono spunto ed imparano la tecnica. Ancherani, di ritorno da un viaggio in Inghilterra, si porta dietro un paio di scarpini da calcio che fa smontare da un calzolaio di fiducia per riprodurli, cosicchè tutti possono dire addio alle calzature di fortuna con cui finora avevano giocato. Intanto a far compagnia alla Podistica è nata, ad opera di alcuni membri dissidenti, la Virtus, ed allora perchè non sfidarla anche in una gara di pallone ? Ancherani, che è ormai il centrattacco, il capitano e l'allenatore, prende la gara sul serio e fa allenare i compagni con 3 ore di partita e poi sgambatura sul percorso: Lungotevere, Viale Carso, Viale Angelico, Viale delle Milizie, per un totale di 3884 metri!
I ragazzotti sono stremati ma felici e quando scendono in campo, il 15 maggio 1904 a Piazza d'Armi, per quella che tutti concordano come la prima gara ufficiale della storia della Lazio, sono determinati a vincere. La partita è maschia e combattuta e alla fine prevalgono le maglie bianche laziali per 3-0 e Santino, che segna tutte le reti, viene portato in trionfo dai compagni. Il carisma di Ancherani era tale che i compagni lo adoravano. Lui intanto continuava a suonare la tromba ed era entrato nella banda comunale. Aveva anche salvato in vari periodi almeno sette persone che avevano tentato il suicidio gettandosi nel Tevere, lui che come nuotatore non era proprio impeccabile.
Il torneo di Pisa
Passano gli anni e i giocatori biancazzurri sono sempre più bravi nel nuovo gioco che comincia a piacere a tutte le classi sociali. Nel giugno 1908 vengono invitati a Pisa per un torneo interregionale, organizzato col patrocinio del comune toscano, segno che la fama della Lazio sta uscendo dai confini regionali. Per l'occasione Ancherani contatta due fratelli in forza alla Virtus: Corrado Corelli e Filiberto Corelli e chiede loro di aggregarsi alla squadra per la trasferta in Toscana. I due accettano senza remore facendo infuriare i dirigenti della loro ormai ex squadra e creando, senza saperlo, il primo trasferimento della storia della Lazio. Il sabato mattina, i giovanotti, capitanati da Ancherani, partono in treno per il capoluogo toscano, dove giocheranno alle 16:30. La mattina seguente, mentre stanno per recarsi a visitare la città da turisti, vengono avvicinati da alcuni esponenti del comitato organizzatore che li supplicano di giocare contro il Lucca una partita, non in programma, per le 10:00.
Ancherani guarda i suoi compagni ed accetta, tanto ci sarebbe stato tempo per recuperare la fatica. Così si gioca e la Lazio batte il Lucca 3-0. Santino e compagni quindi si recano in trattoria per il meritato pranzo ma, quando stanno ancora al secondo piatto, ecco di nuovo gli organizzatori che ancora una volta gli chiedono di giocare, stavolta con il Pisa che non vuole essere trattato in maniera diversa dai lucchesi. Augusto Faccani si adira fortemente ma poi viene presa la decisione di giocare davanti a un pubblico ostile. Si registra un'altra vittoria, stavolta per 4-0, che fa zittire tutti. Giusto il tempo di sdraiarsi a riposare un attimo sull'erba che ecco presentarsi il Livorno per la finale. Ancherani suggerisce di farli sfogare e di contenerli: inventa, insomma, il catenaccio pionieristico. La partita sta quasi finendo sul pareggio a reti bianche quando, da un guizzo di Saraceni, la palla va a Corelli, questi crossa per Santino che, indisturbato e con i livornesi sbilanciati, mette in rete. Lazio batte Livorno 1-0.
Ricevute le medaglie, Ancherani e gli altri hanno l'idea di inviare un telegramma alla sede per comunicare la vittoria ottenuta. Il testo è il seguente: "Vinto Torneo 3-0, 4-0, 1-0" . In sede nessuno ci capisce nulla su cosa significasse tale dispaccio, in fondo si sapeva che si doveva giocare una sola gara, non tre, e solo quando i giovanotti torneranno a Roma il mistero sarà svelato, con grandi risate di tutti.
L'addio al calcio giocato
Ancherani continuava a giocare a pallone ed a suonare nella banda comunale. Dopo ogni partita c'era un calesse pronto a portarlo sul posto di lavoro. Ma nel 1912 dovette prendere la decisione di smettere con lo sport, in quanto ormai era divenuto inconciliabile giocare e lavorare. Affissi gli scarpini al chiodo, Santino tuttavia non si allontanò mai dalla Lazio, anzi, appena poteva, scappava in sede o correva a vedere una gara. Fu eletto anche Direttore Sportivo nell'Assemblea Generale del 1912. Quando scoppia la Prima Guerra Mondiale Ancherani vedrà partire molti ragazzi tra cui il portiere Lorenzo Gaslini e Alberto Canalini che non torneranno più e molti altri suoi amici che periranno nell'infame conflitto.
Intorno agli anni venti apre una bottega di articoli per il calcio nei pressi di Via dei Prefetti. Ormai questo sport ha preso piede e sta diventando sempre più importante nel panorama mondiale. Fornisce palloni da gara per quasi tutte le partite giocate a Roma (a volte cucendoli lui stesso) e produce tutto ciò che serve ai calciatori stando sempre all'avanguardia nella ricerca del materiale migliore, importandolo anche dal Regno Unito, patria indiscussa di questo sport.
Laziale fino alla morte
Gli anni scorrono veloci. La Lazio è ormai una realtà consolidata e Sante non manca mai ad una partita. Si commuove quando vede Silvio Piola portare la Lazio a sfiorare lo Scudetto nel campionato 1936/37. Poi gli anni bui della Seconda Guerra Mondiale, quando tutto sembra perdersi, e poi la rinascita. Alla fine degli anni '60 riceve uno smacco dall'allora presidente della Lazio Umberto Lenzini che, mal consigliato da qualcuno, gli toglie la tessera vitalizia. Santino prende allora il portafogli e si regala l'abbonamento in tribuna come un tifoso normale, lui che non lo è. Se ne va il 9 settembre 1971 a 89 anni in una domenica quando la Lazio non gioca, come per non dare eccessivo fastidio, e se ne va tre anni prima di vedere coronato il suo sogno: vedere lo Scudetto cucito sulle maglie biancocelesti da lui amate visceralmente.
Anni dopo molti esperti concorderanno che il vero padre della Lazio sia stato lui, pur senza rendersene conto, perchè il calcio, a Roma e nella Lazio, ha avuto piede grazie alla sua tenacia e al suo entusiasmo, assieme naturalmente ad un gruppo di scapestrati ragazzotti che con il loro gioco facevano inorridire le dame in carrozza della Roma di inizio novecento.
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