Il ritorno di Ciro Immobile all'Olimpico: differenze tra le versioni

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Versione delle 21:52, 14 dic 2025

Ciro per la prima volta da avversario
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Saluta la folla che lo acclama
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Di corsa sotto la curva
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La Lazio sempre nel cuore
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Difficile non cedere alla commozione
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Uno scatto con i suoi tifosi
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Il sorriso di Ciro
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Tra poco la partita, emozioni contrastanti
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Zaccagni premia Immobile
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Il vecchio e il nuovo capitano
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L'incontro con Sarri
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Qualche battuta con il tecnico di una volta
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Ora però avversari
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L'abbraccio con Sarri
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Immobile siede in panchina
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I pensieri si accavallano
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Stagione

La partita Lazio-Bologna 1-1

La scheda di Ciro Immobile


Il 7 dicembre 2025 si disputa all'Olimpico la quattordicesima giornata del campionato di Serie A tra Lazio e Bologna, che si conclude con il punteggio di 1-1. Tra i felsinei milita Ciro Immobile, al rientro da un infortunio e tenuto in panchina dal tecnico Italiano. Immobile si era trasferito al Besiktas nell'estate del 2024, dopo otto anni in biancoceleste e 207 gol realizzati, primatista assoluto tra i calciatori della storia laziale. Nell'estate del 2025 è rientrato in Italia, acquistato dal Bologna.

Il suo ritorno a Roma, all'Olimpico, con una maglia diversa da quella biancoceleste, ha suscitato commozione e un pieno di ricordi per gli appassionati laziali. Di seguito i momenti salienti della serata e le dichiarazioni di Immobile e degli altri protagonisti nella cronaca dei principali quotidiani. Il racconto del saluto ai tifosi, degli abbracci agli ex compagni di squadra, al suo vecchio tecnico Maurizio Sarri, il premio consegnatogli da Zaccagni, il capitano di oggi, le lacrime e le emozioni contrastanti al fischio di inizio. Una storia indimenticabile, che continua nei ricordi e nel legame indissolubile tra il popolo laziale e il suo eroe.


• Dal Corriere dello Sport: “Immobile è tornato re: “Eternamente grato”. Una serata magica”.

Di nuovo Re. Anche senza scendere in campo. Anche se solo per una notte. Immobile l’ha condivisa con altri momenti ad altissimo tasso emotivo, come i ricordi di Nicola Pietrangeli e Sinisa Mihajlovic alla presenza delle rispettive famiglie, ma è stata comunque la serata che aspettava da tempo. "Non ho parole, eternamente grato", scriverà in serata sui social. Non aveva avuto modo di viverla quando aveva lasciato la Capitale in modo rocambolesco, ieri è riuscito in un certo senso a chiudere un ciclo. Nel riscaldamento pre-partita, neanche il tempo di sentire il primo coro nei suoi confronti che si è presentato sotto la sua vecchia curva. Lo ha fatto autonomamente, senza permessi o cerimonie programmate dalla società (quella c’è stata solo dopo, con la consegna a metà campo di una maglia celebrativa da parte del capitano attuale, Mattia Zaccagni), tanto che le telecamere ci hanno impiegato un po’ prima di raggiungerlo. Ha azzerato gli stucchevoli divieti che erano stati lamentati alla vigilia dalla Nord, guardando commosso quella tifoseria che l’ha amato alla follia e che ha fatto esultare per 207 volte, più di chiunque altro nella storia del club. "Nessuno può impedire a un popolo di salutare la sua storia. Bentornato Ciro, in fondo all’anima per sempre tu", lo striscione esposto a ricoprire tutto il settore, con la gigantografia di una sua esultanza rabbiosa.

Scelta. Un messaggio che ha dipinto un velo di lucidità sugli occhi di Ciro e sul quale si è soffermato per qualche secondo anche Vincenzo Italiano a inizio partita. È anche per questo che l’allenatore del Bologna ha evitato di incrociare lo sguardo di Ciro durante il riscaldamento nella ripresa, memore dell’infortunio della prima giornata contro la Roma all’Olimpico: "Ha ricevuto una fantastica accoglienza da parte dei laziali, con quella curva con la sua immagine. Da brividi. Lui è un ragazzo che ha dato l’anima per la Lazio, è stato veramente un capitano. Sono convinto che l’emozione sia stata tantissima per lui. Ora avrà 15-20 minuti nelle gambe e non era questa la partita per iniziare a metterlo in moto. Ci sarà tempo per farlo esprimere nel migliore dei modi". E probabilmente sì, è stato meglio così. Anche perché nella ripresa, il Bologna attaccava proprio sotto la Nord. E nella sua notte da Re, non c’era spazio per alcun compromesso.


• Da Il Messaggero: “Salutiamo la nostra storia”. Ciro in lacrime sotto la Curva. Zaccagni gli regala la targa del club. Gli abbracci con gli ex compagni. Lotito: “Ha deciso lui di andar via”.

Il protagonista. Altro che Immobile. L'Olimpico è tutto in piedi per Ciro. "Nessuno può impedire a un popolo di salutare la sua storia", scrive la Nord quando alle 17.30 Immobile corre commosso sotto la Curva. Riceve sciarpa e cappello e sorride in lacrime. È l'altro ex De Silvestri ad asciugargliele, mentre la Sud lo celebra: «Campione e orgoglio della prima squadra della Capitale». Se Isaksen lo esalta ai microfoni ("Una leggenda, è ancora il nostro capitano"), capitan Zaccagni gli consegna il dono del club: una targa con la maglia 17 incorniciata per il miglior marcatore biancoceleste. 207 gol e 55 assist in 298 dal 1’. In Nord uno stendardo raffigura il suo iconico urlo d'esultanza e sulle note di “Un'avventura” di Battisti campeggia il messaggio: "Bentornato Ciro, in fondo all'anima per sempre tu". Agrodolce l'omaggio in Sud-Est, accompagnato da una standing-ovation: “La nostra storia resta Immobile”. Un'era durata 2907 giorni non si dimentica: nei suoi 8 anni laziali solo Messi, Kane e Lewandowski hanno segnato più dell'8° cannoniere di A. Nel sottopassaggio gli ex compagni sono tutti per lui, da Cataldi a Marusic, l'ultimo è Sarri. "Ciro è leggenda e bandiera, meritava un simile tributo", dirà Mau in sala stampa. Impassibile Lotito a Dazn. "L'ho acquistato io e l'ho trattato come uno di famiglia. Ha deciso in autonomia di non proseguire con noi, gli abbiamo voluto bene. Tutto ciò che inizia ha una fine, io faccio il presidente da 22 anni". Dopo una ripresa a scaldarsi, Italiano gli ha preferito Dallinga per lasciarlo sereno: "La Nord ha incantato anche me, gli tremavano le gambe". Al fischio finale una mano va sul cuore, l'altra ringrazia per l'accoglienza. Uscito dal campo sulle spalle di Lazzari e Zaccagni, è tenero l'abbraccio ai componenti dell'intero staff, preludio a mezz'ora di saluti e aneddoti nello spogliatoio biancoceleste. L'Olimpico è rimasto casa.


• Da Il Tempo: “Da Ciro a Sinisa: la notte dei ricordi”. La Nord omaggia il ritorno a casa di Immobile. Spazio anche per Pietrangeli.

È stata la notte di Ciro. Non gli è nemmeno servito entrare in campo. Era la prima volta che tornava nel suo stadio, la prima da avversario. Non se lo sarebbe aspettato neanche lui. Il destino ha voluto così, il popolo laziale ha risposto alla grande. Striscione gigante in Curva Nord: “Nessuno può impedire ad un popolo di salutare la sua storia”. E così è stato. Passerella sotto al settore più caldo dello stadio. Sciarpa in mano, occhi oltre la semplice commozione. Italiano non gli concede nemmeno i minuti finali. Meglio così, sarebbe stato troppo doloroso vederlo andare a pressare quelli che fino a poco tempo fa erano i suoi compagni di squadra. Prima del fischio d’inizio l’abbraccio con colui che ha ereditato la sua fascia: Mattia Zaccagni gli ha consegnato la maglia incorniciata. Numero 17, nemmeno a dirlo. Le chiacchiere nel tunnel con Provedel, Patric e Romagnoli. Le sberle, per gioco, con Guendouzi e Marusic. È rimasto nel cuore di tutti, come ha confermato Maurizio Sarri a fine partita: “Ho parlato con Ciro 5 minuti, l’ho lasciato nel nostro spogliatoio che parlava con i suoi ex compagni. Questa dopotutto è casa sua”.

Difficile rimanere indifferenti davanti a una testimonianza d’amore così grande. Anche se non sei un tifoso della Lazio, anche se sei l’allenatore della squadra avversaria. “Fantastica accoglienza da parte dei laziali, con quella Curva, la sua immagine, gli striscioni, farsi sentire per un ragazzo che qui ha dato l’anima. Mi vengono i brividi perché sono convinto che l’emozione sia stata bellissima”. La commozione è stata forte, anche perché oltre a Immobile, la società ha reso omaggio anche a Sinisa Mihajlovic, a quasi 3 anni dalla sua morte (16 dicembre 2022). Il club ha invitato la famiglia allo stadio: poco prima del fischio d’inizio, la moglie Arianna e i figli Dusan, Nicholas e Viktorija sono scesi in campo proprio con lo striscione dell’ADMO mentre tutto lo stadio ricordava Sinisa. Impossibile trattenere l’emozione e anche per i 40.000 dell’Olimpico. Anche De Silvestri e Ravaglia, che lo hanno avuto da allenatore nel Bologna, hanno raccontato il loro stato d’animo: “Ci piace ricordare Sinisa, alla fine è partito tutto da lì. Questa è una serata speciale, è la sua partita e vogliamo ricordarlo sempre”. Ma non è finita qui. Prima che le squadre entrassero in campo, sui maxi-schermi dello Stadio Olimpico è stato mandato un video dedicato a Nicola Pietrangeli, leggenda del tennis azzurro scomparso il 1° dicembre scorso. Tifoso della Lazio, non ha mai nascosto la propria fede biancoceleste. E ieri sera, la famiglia ha raccolto per lui l’affetto dell’Olimpico. A loro è stata consegnata una maglia speciale dedicata proprio allo sportivo italiano, vincitore di due edizioni del Roland Garros e capitano della nazionale italiana in grado di ottenere il primo successo azzurro in Coppa Davis.


• Da La Gazzetta dello Sport: “Il ritorno. L’emozione di Immobile acclamato dagli ex tifosi”.

Il re del gol nella storia della Lazio si è commosso. Prima volta da ex per Ciro Immobile all’Olimpico. E lacrime di emozione quando è andato a salutare i tifosi biancocelesti sotto la Curva Nord. “L’ho acquistato io e l’ho trattato come uno di famiglia. – ha detto il presidente della Lazio Claudio Lotito a Sky – Grande giocatore, poi ha scelto di non proseguire, una scelta fatta autonomamente. Sono 22 anni che faccio il presidente, il tempo passa per tutti”. Immobile è rimasto in panchina, Italiano ha spiegato la scelta: “Giovedì ho forzato mettendolo in campo. Sta tornando in condizione. Oggi forse per lui non era la partita ideale, per emozioni e ricordi…”. Sarri su Immobile: “L’ho lasciato negli spogliatoi nostri a parlare con gli ex compagni. Ciro qui è di casa. Quanti gol ha fatto con la Lazio? 207. Alla faccia …”, ha chiuso ridacchiando il Comandante.





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