Lenzini Umberto: differenze tra le versioni
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Con lui c'è un maxiconsiglio formato da bel 17 persone: Fabiani, Miceli, Covelli, Gilardoni, Vaccaro, Casoni, Ercoli, il Marchese Gerini, Liberatori, Ciolfi, Tamilia, Antonelli, De Santis, De Acutis, Tribiori, Minciaroni, ed Agostini. |
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Versione delle 18:40, 26 dic 2007
Biografia
Lo zio d'America
Umberto Lenzini nasce a Walsenburg (Colorado - U.S.A.) il 20 Luglio 1912. Era figlio di emigranti originari di un paesino ai piedi dell'Abetone, andati in cerca di fortuna negli Stati Uniti dove vicino a Colorado Springs, a Huerfano, gestivano un classico emporio dove si poteva trovare dalla farina alla pistola colt. L'attività fruttò bene e la famiglia rientrò in patria: Umberto aveva 15 anni, e conservò il passaporto statunitense. Mentre i suoi genitori investivano i dollari guadagnati col duro lavoro in America, acquistando dei terreni nella zona alle spalle dell'attuale Piazzale degli Eroi fino alla Valle dell'Inferno, Umberto Lenzini terminava i suoi studi di ragioneria presso l'istituto "Duca degli Abruzzi" a piazza Indipendenza, con ottimo profitto. Amante dello sport e del calcio, cercò di praticare il suo sport preferito, ma a causa del suo status di cittadino americano non poteva essere tesserato. Finalmente viene aggregato dalla Pistoiese come libero, dove inizia a giocare vere partite. Poi passa alla Rondinella ed infine alla Juventus Roma, dove nel 1931 incontra in una gara la Lazio che vince 5-1. E' Lenzini a segnare la rete della bandiera della sua squadra. Su invito della sua famiglia, si trasforma da discreta ala sinistra in un ottimo centometrista, conquistando il titolo italiano dei giovani fascisti. Amava ricordare che sui 100 metri aveva un personale di 11 secondi. Finita la guerra, la famiglia Lenzini si dedica alle costruzioni edili e pian piano, grazie ad accurati investimenti, Umberto Lenzini insieme ai fratelli Aldo e Angelo si arricchiscono. La famiglia Lenzini edifica mezza Roma nord, dalla Balduina alla Pineta Sacchetti, fino alla Tomba di Nerone, costruendo un impero finanziario non indifferente che le apre le porte del giro delle persone più abbienti della capitale.
Presidente della Lazio

La passione per il calcio,però non è stata dimenticata da Umberto Lenzini che il 29 Ottobre 1964 entra nel consiglio di amministrazione della Lazio con la carica di Vicepresidente assieme a Miceli e con il gen. Vaccaro come presidente.
Con lui c'è un maxiconsiglio formato da bel 17 persone: Fabiani, Miceli, Covelli, Gilardoni, Vaccaro, Casoni, Ercoli, il Marchese Gerini, Liberatori, Ciolfi, Tamilia, Antonelli, De Santis, De Acutis, Tribiori, Minciaroni, ed Agostini.
Per le esigue casse della lazio è una boccata di ossigeno, ed infatti appena un anno dopo, il 18 Novembre 1965 viene eletto dall'assemblea dei soci nuovo Presidente della Lazio calcio ricevendo la società dal reggente Casoni.
Certamente Lenzini, non entra in un momento felice per la gloriosa società biancazzurra, invischiata nelle parti basse della classifica che nel 1967 la vede di nuovo retrocedere in Serie B.
Intanto il 27 Aprile 1967 la Lazio sui indicazione della F.I.G.C. si trasforma in società per azioni, elevando il capitale sociale da 1 milione a 400 milioni.
Quindi Lenzini liquida tutti e promuove segretario Fernando Vona un fedele laziale, in polisportiva dal 1947.
La retrocessione nei cadetti per il neo presidente è un colpo molto duro, e per uscire dalla difficile situazione chiama in società Fiore giovane ex presidente del Napoli presentandolo ufficialmente il 12 Giugno 1967.
Questi licenzia Neri e prende Gei come allenatore, ma i risultati saranno sconfortanti, e addirittura i biancazzurri rimangono coinvolti nella zona retrocessione.
Lenzini, quindi ha l'intuizione di richiamare Lorenzo alla panchina della Lazio dimenticando il burrascoso divorzio del 1964.
Don Juan, aveva idee chiare, e finalmente, nel 1968/69 la Lazio potè festeggiare la promozione in Serie A, vincendo il campionato cadetto.
Nel frattempo Lenzini rafforzava la sua quota azionaria divenendo padrone assoluto e promuovendo sia il tecnico che Giambartolomei come consiglieri personali.
La promozione in Serie A veniva festeggiata in pompa magna il 23 Giugno 1969 a villa Miani, e durante la festa il presidente biancazzurro annuncia alcune operazioni di mercato importanti: il definitivo ingaggio di Facco e di Mazzola (II) provenienti dall' Fc Inter, pagati 275 milioni di lire.
Inoltre annuncia l'acquisto di tre ragazzi che andranno ad infoltire la rosa, ma che nessuno conosce e che molti snobbano: Nanni dal Trapani, Wilson e Chinaglia dall'Internapoli.
La campagna acquisti per la stagione 1969/70 viene completata nei giorni seguenti acquistando il portiere Sulfaro e Papadopulo più altri 2 giovani Stellone e Chiossi.
Lenzini è un pò perplesso,ma Lorenzo lo tranquillizza dicendogli di puntare tutto sul giovane Chinaglia, buon attaccante in Serie C che potrebbe sfondare anche nella massima serie.
Chinaglia e Lorenzo
La stagione 1969/70 sembra per Lenzini, iniziare nei migliori dei modi. La scoperta di Chinaglia da parte di Lorenzo, sembra essere azzeccata, perchè il giovane attaccante si muove bene in campo e segna dei bei goals. Ad Ottobre si dimette Giambartolomei, e il consiglio di amministrazione subisce un rimpasto. Alla fine del girone d'andata la Lazio vivacchia in medio bassa classifica, e tra Lorenzo e Lenzini serpeggia del malumore, anche perchè il presidente è infastidito dagli atteggiamenti e da alcune dichiarazioni del tecnico Argentino. Comunque la squadra chiude all'ottavo posto, il migliore da quando è in carica come presidente. Intanto viene nominato segretario generale Galli. Nel'estate 1970 tra Lenzini e Lorenzo cala il gelo, a causa di alcune operazioni di mercato fatte dal presidente e non avallate dall'allenatore. Sopratutto l'acquisto del giovane portiere Castellini e di Manservisi scatenano il putiferio, tanto che l'estremo difensore non verrà più acquistato. Già in ritiro Lorenzo ha delle esternazioni che offendono Lenzini e il campionato 1970/71 sarà un calvario per tutte due. Dopo la trasferta di Cagliari nel Febbraio 1971 con la Lazio fanalino di coda Lorenzo viene esonerato, ma i tifosi si ribellano, e Lenzini deve revocare la sua decisione annunciando che venderà la Lazio a fine campionato e si ritirerà. Addirittura in casa con il Foggia, in una gara vinta 2-1, i due si scontreranno davanti ai giocatori. Ma Lenzini non ha nessuna voglia di mollare, ed in segreto contatta un 'ex arbitro internazionale Sbardella che ha velate simpatie per la Lazio. A campionato finito con la Lazio penultima e retrocessa, annuncia l'esonero di Lorenzo e conferisce l'incarico di Direttore sportivo allo stesso Sbardella spiazzando squadra stampa e tifosi. Chinaglia non ci sta, legato dall'amicizia con Lorenzo, dopo un'amichevole a Napoli, sbotta e chiede di essere ceduto, ma la reazione di Lenzini e sopratutto Sbardella è ferrea: viene deferito alla lega e multato. L'aria sta cambiando la disciplina e l'ordine cercano di riconquistarsi un posto in società.
La scelta di Maestrelli
La prima decisione da prendere è su chi affidare la panchina biancazzurra, che deve essere un nome di rottura con il passato. Sbardella ha un'intuizione avallata subito da Lenzini anche se con qualche perplessità. C'è un giovane allenatore che pur retrocedendo con il Foggia nella stessa stagione, aveva ben fatto negli anni precedenti con Reggina e gli stessi salentini, conquistando il premio Seminatore d'Oro in Serie C e in Serie B: Maestrelli. Appena avuto il via libera, Sbardella contattò Maestrelli, che senza qualche remora accettò l'incarico. Appresa la notizia, molti tifosi mugugnarono contro Lenzini, perchè il nuovo allenatore aveva un passato alla As Roma e non accettarono di buon grado la decisione, ma il presidente stavolta tirò dritto e affidò la squadra al quarantanovenne tecnico toscano. Che il vento fosse in qualche modo cambiato lo dimostrò il fatto che la Lazio conquistò la Coppa delle Alpi, primo trofeo in bacheca della gestione Lenzini. Maestrelli, dettò subito delle condizioni base, per il futuro della Lazio, due delle quali erano le conferme di Chinaglia e Massa per la stagione successiva. Lenzini arriva a rifiutare 500 milioni per l'attaccante, per far contento il neo allenatore. La vigilia del nuovo campionato non è facile, le casse languono e la squadra arriva addirittura allo sciopero del ritiro prima della trasferta di Terni. La Lazio però non gioca bene, vivacchia tra il terzo e il quinto posto, e Lenzini deve subire pressanti contestazioni da parte dei tifosi autodefinitisi Coscienza della Lazio alle cui spalle c'è sempre lui ; Lorenzo, bramoso di riprendersi la panchina della Lazio. Ma il presidente non cede di un passo dando fiducia incondizionata a Maestrelli, anche quando le cose girano male, e la squadra alla fine lo ripaga con il secondo posto e la promozione in Serie A.
Dalla beffa allo scudetto
La promozione sofferta salda di più la stima reciproca fra Lenzini e Maestrelli, mentre a Milano all'Hotel gallia sede del calciomercato, Sbardella di concerto con gli altri due compie una campagna acquisti che lascia di stucco i tifosi. Viene ceduto l'idolo Massa all'inter per 300 milioni più Frustalupi e Silva, preso il giovane portiere Pulici dal Novara. Una giovane sconosciuta ala, Garlaschelli arriva in comproprietà dal Como e il biondo centrocampista Re Cecconi dal Foggia su espressa richiesta dell'allenatore a Lenzini. Viene anche ceduto Sulfaro alla Roma per Petrelli e 18 milioni, scatenando le ire dei tifosi su Lenzini, reo di aver acquistato un romanista. Ma a chi lo contesta Lenzini replica, che le casse sono quello che sono, e questo è il massimo che può fare, senza contare che Chinaglia, è stato blindato e per lui sono state rifiutate offerte vicino al miliardo di lire. Comunque la squadra non va bene, e Lenzini vista la brutta figura in Coppa Italia comincia a pensare ad un esonero dell'allenatore, forse poco adatto al palcoscenico della massima serie. Il calendario mette in fila Inter, Fiorentina e Juventus per le prime tre giornate, e lui è sicuro che la Lazio non farà manco un punto ed allora avrà carta bianca per il cambio di panchina. Ed invece, da brutto anatroccolo, la Lazio si trasforma in un meraviglioso Cigno andando a lottare per lo Scudetto. L'euforia travolge tutto l'ambiente, e Lenzini si bea di tuttò ciò. Trionfali sono i suoi giri di campo, prima di ogni incontro, per ringraziare la folla Laziale che getta fiumi di denaro nelle casse biancazzurre facendo il tutto esaurito e i record di incassi per il campionato italiano. Commette un solo errore cacciando i Figli gemelli del tecnico, prima dell'inizio del derby di ritorno, mandando su tutte le furie il padre. Il giorno dopo si scusera con i pargoli, mandandogli in regalo una costosissima enciclopedia per ragazzi.
Un giro d'onore di Lenzini
Per tutti diventa il "Sor Umberto" o "Lo Zio D'America", la tifoseria lo adora, la stampa lo esalta. La Lazio, la sua Lazio a 90 minuti dalla fine del campionato 1972/73 ha la possibilità di vincere il campionato, ma a Napoli, in un ambiente ostile, arriva la fine del sogno tanto agognato. Qualcuno in verità, in settimana, aveva provato a consigliare a Lenzini di ammorbidire i partenopei con un premio a "perdere", ma il presidente, ligio ai suoi ideali dello sport aveva rifiutato. Non voleva neanche sentire nominare queste cose. Ma alla fine furono altri a dare un premio a "vincere" ai campani che vinsero 1-0 e fecero sfumare i sogni tricolori della Lazio. Lenzini nei giorni seguenti denunciò stranezze avvenute a Napoli, ma tutto fu messo a tacere, e ancor oggi, pur con tante ammissioni di diversi protagonisti dei tre campi coinvolti, non si è mai chiarito bene ciò che avvenne quel 20 Maggio 1973. Lenzini non si scoraggia e porta tutti in gita premio negli U.S.A. dove si giocheranno una serie di amichevoli. Per la stagione 1973/74 conferma tutti, ma allontana Sbardella, reo di aver svolto un ruolo oscuro nella cessione della società a una cordata capeggiata dal neo consigliere Riva. Il campionato ricomincia un pò in sordina, ma già a Natale la lazio vola in testa al campionato e stavolta non ce ne è per nessuno. Lenzini addirittura organizza pulmann con tifosi amici dove prima di ogni partita c'è la scopetta con l'allenatore. Il presidente è superstizioso e prima della gara compie sempre i soliti rituali: i biglietti omaggio ai giocatori, i rigori da segnare a Pulici, e la partita a carte col tecnico. Si arriva così al 12 Maggio 1974 quando un boato immenso lo accoglie nel trionfale giro del campo, accolto da oltre 90.000 tifosi per quello che è il suo giubileo.
Il giorno dello scudetto
Alle 17.45 l'arbitro fischia la fine della gara vinta sul Foggia per 1-0 e Umberto Lenzini diventa il primo presidente Campione d'Italia per la sezione Calcio. Festeggiamenti si accavallano per giorni e giorni, ormai è da tutti considerato "Papà Lenzini". Viene insignito in Campidoglio, e la stampa è tutta con lui.
Gli anni travagliati
Lenzini, è ben felice di sapere da Maestrelli che non si dovranno fare grossi acquisti per la stagione 1974/75, visto che l'U.E.F.A: ha ratificato la squalifica in Coppa dei Campioni. Arriva solo Badiani preso dalla Sampdoria, mentre ad Ottobre arriva Ghedin. Il campionato inizia bene, ma poi la squadra si smarrisce. A Febbraio viene informato dei strani malesseri dell'allenatore amico Maestrelli, ma non ci fa caso. Poi a Marzo 1975 l'allenatore ha una serie di malori che ne consigliano il ricovero. Il verdetto è atroce, Maestrelli ha un cancro al fegato; a Lenzini crolla il mondo addosso. Lo sostituisce momentaneamente con Lovati, sperando in una miracolosa guarigione dell'allenatore Campione d'Italia. Purtroppo deve arrendersi all'evidenza dei fatti e pensare ad un sostituto per la stagione successiva. Inoltre ci si mette Chinaglia che vuole andare a giocare un'amichevole con i Cosmos New York speranzoso di essere ceduto per ricongiungersi con la famiglia ormai tornata negli States. Lenzini accetta di fargli giocare l'amichevole ma non vuole cederlo definitivanmente. Intanto sceglie il nuovo allenatore che è Corsini. Questi, definito un sergente di ferro, smembra la squadra scudetto, e fa acquistare dei giocatori di suo gradimento. Quando finalmente Chinaglia torna alla Lazio trova pochissimi compagni vecchi e molti nuovi, e se la prende con il presidente. Il campionato inizia con una rete di un giovanotto trasteverino arrivato dalla primavera: Giordano che regala un momento felice in una stagione che sarà da dimenticare. Lenzini è al corrente delle liti furiose tra Chinaglia e Corsini, la squadra va male e rischia la Serie B. Intanto la Lazio è al centro di un caso politico senza precedenti: in Spagna il regime del dittatore Francisco Franco ha una recrudescenza e la Lazio per conto del suo presidente Lenzini, si rifiuta di ospitare il Barcelona Fc nella gara di andata di Coppa U.E.F.A., perdendo a tavolino per 0-3. Tutta Italia applaude la decisione del presidente che si sente fiero del gesto fatto davanti al mondo intero. Finalmente, dopo un'ennesima sconfitta, decide di esonerare Corsini, anche perchè ha saputo che Maestrelli è miracolosamente migliorato. Affidare di nuovo la squadra a lui è automatico. E con Maestrelli sofferente, ma di nuovo in panchina la Lazio si salva all'ultima giornata,anche se il campionato ha una coda disciplinare a causa di un ricorso dell'Ascoli Calcio su un tentativo di illecito prima della gara col Cesena. Ed invece, le cose erano andate diversamente,in quanto, con estrema ingenuità, Lenzini aveva dato mandato di saldare alcune pendenze con Frustalupi ed Oddi ormai in forza ai romagnoli, a Lovati che prontamente aveva espletato prima della partita dando adito a voci di corruzione. Qualche settimana prima però, controvoglia, Chinaglia era stato ceduto al Cosmos, dopo innumerevoli pressioni del giocatore che aveva anche minacciato di smettere facendo perdere soldi alla Lazio. Prima della fine del campionato Long John lascia la squadra e per Lenzini è solo la prima fitta al cuore di una lunga serie in arrivo. La vendita di Chinaglia porta nelle vuote casse biancazzurre 650 milioni di lire. Questi soldi vengono spesi per acquistare nuovi giocatori voluti dal nuovo allenatore Vinicio ,mentre Maestrelli rimane nello staff come supervisore.
Maestrelli Lenzini e Vinicio
Lenzini non riesce ad entusiasmarsi più di tanto da quella Lazio che torna a giocare bene e dimora nelle parti alte del campionato. Ha in mano 3 ragazzi che promettono grandi cose, uno è Bruno Giordano, gli altri 2 sono Manfredonia e Agostinelli prodotti del vivaio, ma il suo pensiero è all'aggravarsi delle condizioni di Maestrelli che il 2 Dicembre1976 morì dopo una breve agonia. Era la fine di un periodo d'oro per la Lazio forse irripetibile. E non si era ancora ripreso quando la sera del 18 Gennaio 1977 gli arriva una telefonata che gli gela il sangue. Re Cecconi era stato colpito da un'arma da fuoco dopo uno scherzo mal riuscito ad un amico gioielliere. Solo il tempo di correre all'ospedale che il giocatore era già morto. Un colpo durissimo per Lui, e per tutta la Lazio.
Da Vinicio a Lovati
L'anno tormentato dai lutti finisce con la Lazio 5^ in classifica finale. Un ottimo risultato che riporta i biancazzurri tra l'elite del campionato. Lenzini assume un nuovo direttore sportivo Manni ma la campagna acquisti è scarna come le casse della società. E la squadra risente parecchio del mancato rinnovamento, ritornando ad annaspare la centro classifica. Vinicio inasprisce i rapporti con la squadra specialmente con i giovani creando una spaccatura insanabile che inevitabilmente porta al suo esonero dopo la gara persa a Foggia per 3-1. Lenzini, quindi preferisce la soluzione interna rappresentata in Lovati che porta in salvo la squadra e si merita la conferma per l'anno seguente. Il presidente è sempre alle prese con il bilancio, e ad ogni inizio di stagione è battaglia per gli ingaggi. quando la rottura con un giocatore sembra insanabile, eccolo la che trova comunque una soluzione. Non poche volte, anzi spesso, deve ricorrere al suo patrimonio personale per sanare un deficit che ogni giorno assume le dimensioni di un buco nero. Con Lovati in panchina passa anche la stagione 1978/79 dove Giordano regala la soddisfazione di vincere la classifica dei marcatori. Lui e Manfredonia sono i pezzi pregiati di questa squadra, ma Lenzini rinuncia alle lusinghe ed ai soldi dei squadroni del Nord, per non attirarsi le ire dei tifosi.
La rovina del calcioscommesse
La stagione 1979/80 sembra trascorrere, per Lenzini, come sempre tra il deficit da ripianare, e la sua Lazio che staziona metà classifica. L'anno nuovo inizia con una sconfitta a Milano contro il Milan per 2-1, un risultato che ci può stare visto che i rossoneri sono i Campioni uscenti,ma alcune settimane dopo qualcuno avvisa il presidente che quella non è stata una gara "Regolare", o almeno così sono delle voci che circolano nell'ambiente. Dopo qualche approfondimento Lenzini viene a sapere che due commercianti di Ladispoli, Trinca e Cruciani starebbero per denunciare un giro di partite truccate andate a male che li avrebbero gettati sul lastrico. Lenzini non vuole credere a tutto ciò e pensa che sia un ricatto per estorcere soldi e rifiuta un tentativo di mettere a tacere il nome della Lazio in cambio della somma persa dai due. Il 23 Marzo 1980 invece, scoppia lo scandalo dopo Perscara-Lazio 0-0. Fuori dallo stadio, invece dei tifosi, c'è la guardia di finanza che arresta Giordano , Cacciatori, Wilson e Manfredonia accusati di aver truccato partite a scopo di lucro. Il colpo è durissimo, Lenzini ha un malore e forse non ha più la voglia di ricominciare daccapo. Per la prima volta pensa seriamente di lasciare. La Lazio viene condannata, dopo essere stata assolta, in primo grado, alla retrocessione in Serie B, I giocatori squalificati da 5 anni a 3 anni e 6 mesi. Praticamente è il collasso finanziario. Lenzini si indebita per risanare tutto, chiama un giovane direttore sportivo Moggi per ripartire da zero, assieme al nuovo allenatore, l'emergente Castagner . Aveva ingaggiato anche il forte centrocampista olandese Van de Kerkhof , ma la retrocessione lo aveva fatto ritornare a casa. Pochi mesi dopo, ormai stanco passa la mano ai fratelli che l'anno successivo,il 1981 cedono tutta la società a Casoni facendo uscire definitivamente la famiglia Lenzini dalla Lazio. Umberto Lenzini rimane solo in qualità di presiddente onorario.
L'Addio alla Lazio e la sua scomparsa
Piano piano, Lenzini si allontana dalla Lazio, non va più allo stadio per molto tempo, ritornandoci solo sporadicamente. Apprende con simpatia che il figliol prodigo Chinaglia vuole tornare comprandosi la società e benedice l'operazione speranzoso nel definitivo rilancio. Ma anche questa nuova speranza viene delusa, L'ultima uscita pubblica è in una trasmissione di una tv locale, dove il conduttore Plastino aveva creato una diretta di 24 ore per scongiurare il fallimento imminente della società, nel 1986. Il 22 Febbraio 1987 Lenzini muore a Roma, circondato dai suoi familiari, e 2 giorni dopo vengono celebrati i funerali nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura, dove raccoglie l'ultimo saluto dalla squadra e della sua gente.
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La morte di Papà Lenzini I funerali di Umberto Lenzini

