Articolo del giorno

Da LazioWiki.
L'entrata in campo delle squadre e il giro d'onore di Umberto Lenzini
Luciano Re Cecconi in azione
Luigi Martini in una fase di gioco

Lazio-Foggia 1-0 del 12 maggio 1974

Stagione

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12 maggio 1974 - 1.818 - Campionato di Serie A 1973/74 - XXIX giornata - inizio ore 16.00

LAZIO: F.Pulici, Petrelli, L.Martini (50' Polentes), Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D'Amico. A disposizione: 12 Avagliano, 14 Franzoni. Allenatore: Maestrelli.

FOGGIA: Trentini, Cimenti, Colla, Pirazzini, Bruschini (66' Golin), Scorsa, Fabbian, Valente, S.Villa, Rognoni, Pavone. A disposizione: 12 Giacinti, 14 Delneri. Allenatore: Toneatto.

Arbitro: Sig. Panzino (Catanzaro) - Guardalinee Sigg. Coletta e Frattini.

Marcatori: 60' Chinaglia (rig).

Note: giornata estiva, terreno in perfette condizioni. Presenti in tribuna il Presidente della Repubblica Giovanni Leone, il Ministro Malfatti, l'On. Corona, il presidente del P.C.I. Enrico Berlinguer e l'On. Bozzi. Gravi incidenti a Scorsa (3 punti di sutura alla fronte) e Martini (frattura della clavicola). Espulso Garlaschelli al 62' per fallo di reazione. Ammoniti: 48' Rognoni per fallo su Martini, 59' Colla e Bruschini per proteste, 71' Frustalupi per gioco scorretto. Calci d'angolo 9 a 7 per la Lazio (p.t. 6-1). Sorteggio antidoping negativo.

Spettatori: 60.494 paganti e 18.315 abbonati per un incasso di £ 261.898.900. Cancelli aperti alle ore 8.45 per consentire l'accesso della folla radunatasi fuori dallo stadio già dalle 6.00 del mattino. Alcuni tifosi, privi di biglietto, scavalcano le recinzioni d'ingresso in Curva sud e Tevere non numerata.

La settimana trascorsa prima di questa gara non è stata uguale alle altre. Tutti sentivano che il traguardo era lì, a soli 180 minuti dalla fine di un Campionato logorante che aveva visto la Lazio battagliare su tutti i campi. Nei giorni precedenti l'incontro, la sede di Via Col Di Lana era stata invasa da tifosi in cerca di biglietti; le richieste pervenivano anche dal Canada, dall'Australia e dal Brasile. Nessuno voleva mancare all'appuntamento con la storia. Già all'alba lo stadio è pieno: intere famiglie a riempire prima le gradinate poi il parterre, ognuno con la sua bandiera, tanto da far tremare le squadre all'ingresso in campo in un oceano tutto biancoceleste. Stracolma anche la collina di Monte Mario e la "Madonnina" dove numerosi laziali, privi di biglietto, bivaccano sugli alberi muniti di cannocchiale. Umberto Lenzini, alle 15.30, fa il suo consueto giro d'onore, tra il tripudio della sua gente. Alle 16.00, poi, entrano le squadre in campo. La Lazio gioca con la formazione tipo mentre il Foggia deve almeno pareggiare per non retrocedere: ne deriva un incontro teso e poco spettacolare, anche a causa del caldo. Alla Lazio tremano le gambe ed il Foggia ne approfitta con Pavone che, di testa, impegna Pulici in una parata non difficile. E' poi la volta di Chinaglia che impensierisce Trentini con una punizione parata in tuffo. I rossoneri ci provano da calcio d'angolo, ma sterilmente. L'ex di turno Re Cecconi dà una mano in difesa, ma è pronto a ripartire in contropiede. Il primo tempo finisce così, senza che le due squadre abbiano fatto un'azione degna di rilievo. Maestrelli, negli spogliatoi, cerca di far ragionare i suoi ragazzi e tenta calmarli da quell'adrenalina che portano dentro sin dall'ultima giornata del Campionato precedente. Si accorge, però, che non viene ascoltato, non per mancanza di rispetto nei suoi confronti, ma perché i giocatori hanno la testa alla vittoria finale e non vedono e sentono altro.

La ripresa inizia con il grave infortunio a Martini che, cadendo, si rompe la clavicola, pregiudicando anche la convocazione per la Coppa del Mondo in programma Germania. Al 50' deve entrare Polentes in sostituzione del numero tre biancazzurro. Intanto Chinaglia ci riprova su punizione ma la difesa foggiana devia in angolo. E' troppo nervosa la Lazio, tanto da perdere quello smalto che l'ha accompagnata durante tutto il torneo. Fatto comprensibile perché è troppo alta la posta in palio e le gambe tremano al solo pensiero che una vittoria possa regalare il paradiso del gioco più bello del mondo e l'immortalità, che gli antichi greci credevano venisse donata ai vincitori dei giochi olimpici. Al 51' D'Amico sfiora la rete su un traversone da calcio d'angolo. La Lazio riprende ad attaccare come le conviene, ma la tensione taglia visibilmente le gambe. Al 58' l'episodio chiave: Garlaschelli scende sulla sinistra, crossa al centro e Scorsa, nel tentativo di deviare, stoppa la palla con la mano. Il direttore di gara indica subito il calcio di rigore e nelle tribune sono molti i tifosi colti da malore. I pugliesi protestano vivacemente con l'arbitro Panzino, mentre Chinaglia si avvicina per battere il penalty in uno stadio pietrificato dall'emozione. Pur non tirando bene, Long John riesce a segnare facendo esplodere la gioia di tutti i presenti. Il giocatore corre verso il centro del campo, i compagni riescono a malapena ad abbracciarlo, tutto intorno è una bolgia indescrivibile. Il nervosismo dilaga e a rimetterci è Garlaschelli, espulso dall'arbitro per un fallo di reazione su Cimenti: la Lazio giocherà gli ultimi 25 minuti in inferiorità numerica. Il Foggia attacca e si rende insidioso su punizione mentre dall'altra parte è D'Amico ad impensierire Trentini con un rasoterra dalla sinistra.

[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]] prende poi un pallone a centrocampo e, non vedendo compagni liberi, lo getta in tribuna Tevere: l'importante è far passare i minuti. D'Amico sfiora la traversa su un cross di Petrelli; Wilson ed Oddi non si muovono dalla difesa, mentre Frustalupi cerca di dare geometria ad un gioco in cui gli schemi sono ormai saltati. Anche Nanni non supera il centrocampo per paura di un contropiede foggiano e tutti sono attenti a mantenere la posizione assegnata. Passano così i minuti ed al 43' una punizione fischiata da Panzino viene capita dal pubblico come fischio finale tanto da derivarne una invasione di campo tale da far rischiare una sconfitta a tavolino. Fortunatamente il pubblico esce immediatamente dal rettangolo di gioco e la partita puà riprendere. Alle 17.45 finalmente l'arbitro decreta la fine della gara: La Lazio è Campione d'Italia 1973-1974, come recita il tabellone dell'Olimpico. La folla invade il campo ed i giocatori vengono denudati di maglie e calzoncini. Tommaso Maestrelli, Bob Lovati e Gigi Bezzi si guardano e si abbracciano commossi.


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