L'addio a Nanni Gilardoni

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Giovanni "Nanni" Gilardoni

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La scheda di Giovanni Gilardoni

Il 10 luglio 2013 ci ha lasciato Giovanni "Nanni" Gilardoni, figura storica nel mondo biancoceleste. Negli articoli seguenti, tratti dagli organi di stampa, ricordiamo la figura del dirigente.


Dal Corriere dello Sport dell'11 luglio 2013:

Dalla Lazio di Brivio, datata 1962, a quella di Sergio Cragnotti, fino ai primi passi di Claudio Lotito nel mondo del calcio, giusto il tempo di accompagnarlo con la consueta serietà e discrezione. Cinquant'anni dentro alla Lazio giorno e notte, ottantatré anni di Lazio da tifoso: Nanni Gilardoni, il 2 novembre del 1930, era nato con il cuore biancoceleste. Nessun altro amore nella vita oltre ai suoi piccoli nipoti, Carlo, Guido, Marzia e Alessio, che oggi sono diventati grandi e vivranno con il ricordo di uno zio davvero speciale, custode di una storia diventata leggenda. Nanni era il "notaio" per tutti, per gli amici e per i clienti, per i laziali e per i romanisti. Nel suo studio, in via Nicotera, in Prati, sono stati chiusi tutti i più importanti affari della Lazio, soprattutto quelli legati alla società. Da presidente a presidente, era diventato l'uomo ombra che gestiva gli stati di crisi più che i successi: perché se la squadra era nei guai, ci pensava lui. Era una sorta di salvagente sempre a disposizione: discreto, mai in prima pagina oppure in vetrina in cerca di popolarità, ma determinante in tutto e per tutto. Rispondeva solo al suo grande amore: la Lazio.

Lo ricordiamo, tanto per fare un esempio, quando nel 1966 fu costretto a comunicare a Nello Governato, uno dei suoi più grandi amici, che la Lazio stava per cederlo all'Internazionale FC. "Ci servono i soldi per sopravvivere" gli disse con le lacrime agli occhi. Ma Nanni non riusciva a darsi pace quando lo vide con un'altra maglia e poco più di un anno dopo lo ricomprò mettendo la differenza che la società non poteva sostenere. Costo del cartellino, 20 milioni di lire, in parte coperti dal notaio Gilardoni che era sempre pronto a sostenere economicamente la società. Governato, ex giornalista di Tuttosport, fu riportato nel club anche come direttore sportivo proprio da Nanni, che ha trascorso la sua vita accanto a tutti i laziali più importanti della storia. Visse gli anni di Maestrelli nella gioia e nel dolore, condividendo con la famiglia una morte inaccettabile. Si era legato al dottor Ziaco, a Bob Lovati, a Felice Pulici, a Bruno Giordano, a Giancarlo Oddi, a Pino Wilson, a Vincenzo D'Amico, a Fernando Orsi e negli anni più recenti a Dino Zoff oltre che a Roberto Mancini. Seguì da vicino la crescita di Alessandro Nesta, che rappresentava la lazialità più bella negli anni della gestione-Cragnotti: Nanni, per amore della società, riuscì ad accettare anche la cessione del giovane capitano al Milan AC. D'altronde aveva vissuto l'addio di Giorgio Chinaglia prima di ispirare il suo rientro a Roma e anche quello di Paolo Di Canio quando i fratelli Calleri riuscirono ad evitare il fallimento avviando, con lui e Carlo Regalia, la ricostruzione.

Giovanni Gilardoni avrà visto centomila partite della Lazio, anche quelle di allenamento del giovedì. A bordo campo non mancava mai, in tribuna c'era sempre, in Italia e all'estero, in campionato e nelle Coppe. Il suo sorriso biancoceleste, l'eleganza di un gentleman, l'arguzia di un grande dirigente: Nanni ci ha lasciato ieri con discrezione, senza disturbare, proprio come aveva vissuto. Bob e Tommaso l'avranno già abbracciato, come tanti anni fa, inseparabili amici nella vita e nella morte.



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