Coppi Fausto

Da LazioWiki.

Fausto Coppi nel 1949
Serse Coppi, fratello di Fausto, con la maglia della Lazio
Coppi con la maglia Nulli
Fausto, a destra, con la maglia Nulli e Serse con quella della Lazio nel 1945. Courtesy S.S. Lazio Generale
In questo articolo dello "Sport Illustrato" del 1954 viene rievocato il difficile momento trascorso da Fausto Coppi al termine della guerra quando temeva di non ritrovare la classe antica. Bella la foto di Fausto in divisa da militare
La tessera d'iscrizione n° 9 di Fausto Coppi per la S.S. Lazio Ciclismo-1945

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Il "Campionissimo", nato a Castellania (AL) il 15 settembre 1919 e deceduto a Tortona (AL) il 2 gennaio 1960.

La vicenda che portò Coppi a tesserarsi per la S.S. Lazio Ciclismo prese il via nei primi giorni del 1945. Fausto, prigioniero di guerra in un campo inglese a Caserta, s'incontra il 9 gennaio con un gruppetto di persone provenienti da Roma, guidato dal giornalista del Corriere dello Sport Osvaldo Ferrari. Con il cronista vi sono anche Pietro Chiappini, un veterano delle corse, suo vecchio grande amico, e compagno di squadra alla Legnano, un tifoso, e il costruttore di biciclette Edmondo Nulli che possiede un affermato negozio in via La Spezia. Fausto rivela che in due anni passati in guerra sul fronte africano, quasi completamente trascorsi in prigionia, non ha mai messo i piedi sui pedali di una bicicletta. Solo da pochi giorni utilizza una vecchia Legnano che uno sportivo di Somma Vesuviana, Giuseppe D'Avino, gli ha messo a disposizione a seguito di un suo appello pubblicato all'interno di un articolo firmato su un giornale da Gino Palumbo. La bici però ha un telaio da 56 centimetri e a lui occorre una più grande, da 60, per potersi allenare nel miglior modo possibile. Nel campo britannico, il campione (vincitore del Giro nel 1940 e detentore del record mondiale dell'ora) gode di una naturale, immensa popolarità tra i suoi compagni e notato questo il tenente Towell, che lo comanda, gli ha promesso qualche licenza per potersi allenare.

Nulli offre così una delle sue biciclette, mentre Pietro Chiappini, che ha portato in dono degli indumenti da corsa, promette d'interessarsi a trovare una società che possa seguirlo nella ripresa agonistica. Il 18 gennaio Coppi è a Roma dove incontra Nulli e Chiappini, e avendo già fatta richiesta alla F.C.I. si tessera per la S.S.Lazio Ciclismo. In quel periodo la Lazio è l'unica società romana, ma vista l'evoluzione bellica al Nord, anche italiana, ad avere una discreta organizzazione. Guidata dal competente ed entusiasta Presidente Peppino Stinchelli, la sezione conta su validi elementi come gli "Indipendenti" Romano Pontisso e Marcello Spadolini e su un gruppo folto di dilettanti guidato dall'eccellente Bruno Pontisso. Anche Chiappini si tessera per i colori biancocelesti per poter meglio assistere l'amico nel suo rientro alle corse. I due debuttano per la società, su biciclette della Nulli, arancioni con doppia fascia argentea, in occasione di un raduno al Velodromo Appio il 1° aprile per un' Americana a due che li vede alla fine classificarsi al quarto posto. Il rientro su strada avviene invece il 22 dello stesso mese per il Gran premio Apertura a Napoli (IV° posto).

Seguono altre prove poco fortunate come al Matteotti del 1 maggio con un ritiro per caduta. Finalmente il primo successo arriva nella Coppa Salvioni (27 maggio) quando con un'imperiosa volata in rimonta piega Gino Bartali. Per Fausto, appena rientrato da Tortona dove dopo due anni ha potuto finalmente rivedere i propri famigliari, sono giorni indimenticabili. Seguono altri successi come la Coppa Candelotti vinta per distacco (29 giugno) , il Circuito degli Assi (8 luglio) dove settantamila milanesi lo acclamano entusiasti e una notturna a Legnano dove in coppia con Mario Ricci si aggiudica un' Americana sui 100 giri e un' Australiana professionisti di 8 giri. Nel frattempo, l'amatissimo fratello Serse lo ha raggiunto a Roma, tesserandosi anche lui per la Lazio e conquistando nella seconda metà dell'anno diverse affermazioni con la casacca biancoceleste. I due fratelli sono entrambi ospiti della casa di Edmondo Nulli, in via Fazio degli Uberti n.12, al Casilino. Ad agosto il Commendatore Zambrini della Bianchi annuncia che la Casa tornerà alle corse nel 1946 e che Coppi sarà il capitano della stessa.

Fausto, seppur costretto a diradare i suoi impegni per qualche problema fisico, si aggiudica il Circuito di Lugano il 30 settembre battendo sulla distanza di 80 giri Leoni e Wagner . In autunno con l'Italia liberata dal Nazifascismo, ritorna al Nord. Si aggiudica il Circuito di Ospedaletti (18 novembre) per quello che è il suo sesto e ultimo successo per la S.S. Lazio. Sposa il 22 novembre Bruna Ciampolini e inizia a prepararsi per la nuova avventura con la Bianchi, con la quale correrà per un decennio cogliendo quei clamorosi successi (altri quattro Giri d'Italia, dopo il primo dell'anteguerra, due Tour de France, le maggiori classiche europee e il titolo di Campione del Mondo su strada nel 1953 a Lugano) che lo consegnano alla leggenda. In alcune interviste degli anni '50, Fausto non ha mancato di ricordare con affetto la Lazio che gli permise di ritornare a correre in quei tempi difficilissimi. Da ricordare la famosa radiocronaca di Mario Ferretti che, commentando l'arrivo della tappa del Giro d'Italia del 1949, la Cuneo-Pinerolo che prevedeva cinque colli alpini da scalare, esordì con la frase: "Un uomo solo è al comando, la sua maglia è biancoceleste (il biancoceleste era il colore sociale della Bianchi), il suo nome è Fausto Coppi".



La bicicletta di Fausto


Ci sono pagine che raccontano la Storia. E oggetti che la testimoniano. Meglio ancora, oggetti che l’hanno fatta, la Storia. Prendete il ciclismo, lo sport per eccellenza almeno da noi per l’intera prima metà del ‘900, a cavallo delle due guerre e ancora avanti fino ai nostri giorni. Deciso a sconfinare nella leggenda come tutte le attività di fatica, l’unico forse in grado di contrastare lo strapotere del calcio. E... prendete allora la bicicletta del Campionissimo. Sì, proprio di Fausto Coppi, quella che tagliò traguardi quasi sempre davanti, di una spanna, di metri, a volte di chilometri. Vi emozionereste a vederla? Non una delle tante – ne hanno individuate già 70 col marchio Bianchi usate da "Faustino" tra il 1945 e il 1958, all’apice della sua vorticosa salita – no, proprio la nostra, quella nel cuore di noi laziali, quella con cui lui vinse sei corse in pochi mesi, al rientro dalla prigionia, con la tessera biancoceleste nel taschino...

Ebbene, forse ci siamo. Laddove il forse, come vedremo, è necessario per rigore storico quanto pleonastico per induzione e per logica. Cos’è accaduto? Semplicemente che a LazioWiki, inteso come sito enciclopedico, un bellissimo giorno è arrivata una e-mail (ai tempi di Coppi sarebbe stata una compìta letterina) di un signore che per lavoro restaura bici antiche. Da passeggio, non da corsa. Le restaura come si fa con gli aggeggi meccanici: un colpetto di martello per raddrizzare, una riverniciata che rispetti il colore sbiadito di un tempo, qualche giunta alla catena e quantitativi industriali di grasso e di passione. Il signore in questione si chiama Alessandro Volta, il che è già un ottimo biglietto da visita per uno storico, e racconta di detenere una bicicletta presumibilmente appartenuta a Fausto Coppi nel suo periodo romano, bicicletta da poco acquistata da un anziano ex corridore, gregario e compagno di squadra del Campionissimo.

E’ una bici da corsa su strada, marcata Nulli, arancione con doppia striscia argentata. Lui, Alessandro Volta, si occupa di bici da passeggio ma stavolta dice di aver fatto un’eccezione. Vive nel Pavese e i luoghi di Coppi – Castellania dove nacque il 15 settembre del ’19 e Tortona dove morì il 2 gennaio del ’60, ovvero la zona di Alessandria - distano appena un’ora in linea d’aria da casa sua. Il cuore batte al ritmo della passione. Che è quella del signor Volta e che è quella dei ricercatori di LazioWiki. I quali non se lo fanno ripetere e partono in caccia. La storia di Coppi per fortuna è già scritta, approfondita, scandagliata in centinaia di pubblicazioni. Eppure – pensate un po’ – non esiste una foto dettagliata con la bici Nulli inforcata dal grande Fausto. Bici da corsa, s’intende. Perché una di lui con la bici da pista invece c’è ed è già nell’archivio di LazioWiki.

Nulli. E’ un nome che a questo punto avete visto ricorrere. E allora serve un salto nel passato, al 1945 per l’esattezza. La vicenda che portò Coppi a tesserarsi per la S.S. Lazio Ciclismo – si legge sulla scheda biografica riportata su LazioWiki - prese il via proprio nei primi giorni del 1945. Fausto, prigioniero di guerra in un campo inglese a Caserta, s'incontra il 9 gennaio con un gruppetto di persone provenienti da Roma, guidato dal giornalista del Corriere dello Sport, Osvaldo Ferrari. Con il cronista vi sono anche Pietro Chiappini, un veterano delle corse, suo vecchio grande amico e compagno di squadra alla Legnano, nonché il costruttore di biciclette Edmondo Nulli che possiede un affermato negozio in via La Spezia. Fausto rivela che in due anni passati in guerra sul fronte africano, quasi completamente trascorsi in prigionia, non ha mai messo i piedi sui pedali di una bicicletta. Solo da pochi giorni utilizza una vecchia Legnano che uno sportivo di Somma Vesuviana, Giuseppe D'Avino, gli ha messo a disposizione a seguito di un suo appello pubblicato all'interno di un articolo firmato su un giornale dal grande Gino Palumbo. La bici però ha un telaio di misure ridotte e a lui ne occorre uno più grande per potersi allenare nel miglior modo possibile.

Edmondo Nulli, il meccanico costruttore di biciclette, diventerà un autentico benefattore per il campione, ridotto pelle e ossa dalla lunga detenzione: non solo gli costruirà una bici su misura ma lo ospiterà nella propria casa in via Fazio degli Uberti, al Casilino, rimpinzandolo di generose porzioni di tagliatelle al ragù... Per Nulli fu un grande onore e anche una grande fortuna avere Fausto Coppi in squadra. Per il regolamento di allora i corridori professionisti avevano, infatti, il dovere di indossare la maglia della propria Casa ciclistica. Quindi Nulli, considerando che la pubblicità anche all’epoca era la chiave del successo, fu felice del fatto che Coppi tornasse alle corse con una maglia recante sul petto il suo nome, quasi uno sponsor "ante litteram". Ed è questo il motivo per cui Fausto, pur tesserato per la SS Lazio, non poté indossare la maglia della società biancoceleste, quella peraltro invece indossata da suo fratello Serse in quanto dilettante. Che prove abbiamo che la bicicletta giunta in possesso del signor Volta sia davvero quella con cui Coppi gareggiò su strada? Con cui ri-esordì il 22 aprile 1945 (quarto posto al Gran Premio Apertura a Napoli), con cui vinse per la prima volta con la Lazio la Coppa Salvioni il 27 maggio, fino al 18 settembre quando si aggiudicherà l’ultima delle sei gare da tesserato biancoceleste, il Circuito di Ospedaletti, prima di sposare Bruna Ciampolini, accasarsi alla Bianchi e strabiliare ancora il mondo con una serie di imprese memorabili...

Ebbene, c’è il racconto dell’anziano ciclista romano che vendette la bici al signor Volta. Un racconto semplice: Coppi gliela regalò quando andò via dalla SS Lazio, così per generosità, un bel gesto allora frequente tra capitano e gregario. L’ex compagno di squadra, anche lui meccanico, l’ha utilizzata, ritoccata e poi tenuta lì, fin quando avrà ritenuto di poterci ricavare qualche euro contattando mesi fa un collezionista, per l’appunto Alessandro Volta. E poi c’è un dato incontrovertibile. Rivelato ai ricercatori di LazioWiki da Paolo Amadori, con Paolo Tullini il massimo esperto di biciclette coppiane, e da Gianpiero Petrucci di Viareggio, autore, insieme ad Auro Bulbarelli, di un’opera monumentale sul Campionissimo ("Coppi per sempre". Ed. Gribaudo - 2018). Entrambi, viste le fotografie, ammettono che, non avendo mai osservato direttamente una bicicletta Nulli, non sono in grado di esprimere giudizi certi. Ma che la bicicletta è senza dubbio risalente alla seconda metà degli anni ’40, sebbene alcuni elementi costruttivi sembrerebbero successivi (probabilmente modifiche apportate dall’ex ciclista romano).

L’elemento più interessante è però costituito dalle misure della bicicletta (61x57) che erano usate da pochissimi corridori del tempo, tra cui Fausto Coppi, maniacalmente attento a questo particolare. E’ una bici per corridori alti e Coppi era quasi 1,80, un’eccezione rispetto alla media, assai più minuta, degli altri. Eccoci, dunque, all’epilogo. LazioWiki, che ha a cuore la storia della S.S. Lazio e che è un’Associazione culturale no-profit, ha ritenuto di dover avvisare la S.S. Lazio Generale dell’opportunità di acquisire questo reperto di probabile alto valore storico. E la S.S. Lazio, recependo positivamente le informazioni fornite da LazioWiki, ha provveduto a far rientrare nel suo patrimonio culturale questa bicicletta. Il 9 gennaio 2019 la gloriosa società biancoceleste compirà 119 anni e la dirigenza generale, impersonata dal dottor Antonio Buccioni, mostrerà ai partecipanti alla cena sociale che si terrà al Circolo Canottieri Lazio questo suggestivo reperto sportivo. Noi di LazioWiki ne andiamo orgogliosi, siamo fieri di essere un punto di riferimento e di raccordo: ancora una volta siamo stati decisivi nello svelare aspetti importanti della storia della Lazio mettendoli a disposizione della Polisportiva e di tutti gli appassionati. Passione, del resto, fa rima con missione.





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