Domenica 17 dicembre 1995 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Sampdoria 6-3

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17 dicembre 1995 - 2679 - Campionato di Serie A 1995/96 - XIV giornata

LAZIO: F.Mancini (46' Orsi), Gottardi, Favalli (74' Bergodi), Di Matteo, Negro, Chamot, Rambaudi (32' Casiraghi), Fuser, Boksic, Winter, Signori. A disp. Marcolin, Piovanelli. All. Zeman.

SAMPDORIA: Pagotto, Karembeu, Ferri, Mihajlovic, Sacchetti, Pesaresi (71' Lamonica), Seedorf (60' Iacopino), Evani, Invernizzi (53' Bellucci), Chiesa, R.Mancini. A disp.: Sereni, Maniero. All. Santarini. D.T. Eriksson.

Arbitro: Bazzoli (Merano).

Marcatori: 17' Signori, 40' Mihajlovic, 42' Signori (rig), 45' Mihajlovic (aut), 57' Winter, 65' Chiesa, 67' Casiraghi, 70' Fuser, 76' Chiesa (rig).

Note: ammoniti Pesaresi, Favalli, Bergodi, Karembeu. Calci d'angolo: 3-6.

Spettatori: 36.888.

Dal Guerin Sportivo il primo goal di Signori e il pareggio di Mihajlovic
Dal Guerin Sportivo il rigore di Signori e il 4-1 di Winter
Dal Guerin Sportivo il 4-2 di Chiesa e il successivo goal di Casiraghi
Dal Guerin Sportivo il sesto goal della Lazio con Fuser e il rigore conclusivo di Chiesa
Signori segna il primo gol
Esultanza biancoceleste
Chamot contro Mancini

Quel football khomeinista che Zdenek Zeman non abbandona mai s'abbatte sulla Samp e riproduce il punteggio tennistico (6-3) prediletto dal tecnico boemo, dopo sei sconfitte in otto precedenti esibizioni. Lazio apparentemente ritrovata, ma resta comunque arduo garantirne la durata. E resta difficile determinare i nuovi obiettivi dei biancazzurri, pur se questo campionato - ancora senza padrone - potrebbe riassimilarli nel complicato discorso scudetto. Meglio restare allora al festival del gol montato poco fa dentro lo stadio Olimpico, dove l'impallinato Pagotto cerca invano una domenica da artificiere per disinnescare tanta esplosiva produzione offensiva. Ma sotto la pioggia e sopra il terreno scivoloso, che pare minacciare ogni idea dinamica, gli zemaniani sanno subito prendere velocità, srotolando un meccanismo di raddoppi o tagli di campo capace d'azzerare qualsiasi contromossa blucerchiata. Pungolata dallo sciopero silenzioso degli innamorati traditi (la curva Nord semivuota inalbera una scritta eloquente: "I vostri stipendi donateli al Telefono Azzurro!"), la Lazio impiega appena 17 minuti a rilanciare Signori, scattista finalizzatore, oltre l'improvvisata sentinella Karembeu. Esecuzione tipo belle époque non trattenuta dalle mani del portiere, sempre approssimativo almeno quanto lo sbrindellato quintetto arretrato che dovrebbe semplificare i suoi compiti. Piena d'equivoci, la Samp costringe il rientrante Mancini a una prestazione contemplativa, di contraggenio, e senza nemmeno restituirgli l'abituale fascia da capitano. Altri tempi. Qui l'onore se lo prende Invernizzi, che lotta galvanizzato nel pantano per ripristinare impossibili equilibri centrocampistici, mentre Evani e Seedorf vengono travolti dal 4 3 3 laziale a passo di carica. Facile formalità ? Bè, uscito dolorante Rambaudi, i doriani pescano l'episodio illusorio, quando Negro deve stoppare scorrettamente proprio il redivivo Mancini. Punizione capziosa timbrata Mihajlovic, che sfugge alla presa dell'altro Mancini, lasciato poi negli spogliatoi nell'intervallo. Approfittando degli insistiti festeggiamenti ospiti, Fuser orienta l'immediata riscossa laziale, sventagliando lungo verso il nuovo entrato Casiraghi. Roba senza pretese, ammesso che l'uscente Pagotto sapesse controllare la palla saponetta. Invece perde quota e poi frana addosso all'attaccante molesto. Rigore regalato e Signori raddoppia. Qua si sfaldano le ambizioni doriane, che Boksic sullo slancio disperde: triangolazione con botta vincente, complice una deviazione di Mihajlovic da amico del giaguaro. Quanto segue attiene più alla pallamano (parole di Eriksson) che agli aggrovigliati spettacoli calcistici. I laziali straripano lungo spazi sguarniti, salvo permettere solo a Chiesa (sette gol in tre partite) due interferenze per alleggerire il passivo tennistico. Chiesa s'avvale una prima volta di Evani e di un velo di Mancini: sprint sul filo del fuorigioco, e tanti saluti pure ad Orsi attirato fuori, scavalcato in dribbling. Insomma, nonostante il bottino zemaniano, rimpolpato dalle facili marcature di Winter, Casiraghi e Fuser, si capisce che questo giovane talento doriano meriterebbe migliori supporti. E sempre lui, sgambettato da Gottardi, a fare centro su rigore, dopo un palo di Iacopino, ultima promessa del vivaio Mantovani. Certo, sono dettagli consolatori, sullo sfondo della lezione subita. E la Lazio valanga torna a sperare.

"Possiamo avere ancora qualche speranza nella corsa allo scudetto, abbiamo guadagnato due punti sul Milan capolista e sul Parma". Ringalluzzito dalla sonante vittoria contro la Sampdoria, Beppe Signori rilancia la sfida biancazzurra nella lotta per la conquista del tricolore. E lo fa in una domenica in cui lui realizza una doppietta. E, soprattutto, nella domenica in cui Zdenek Zeman decide di non parlare nel dopo partita. Un atteggiamento, quello del tecnico della Lazio, probabilmente dettato dalle polemiche che si sono scatenate attorno ai biancazzurri dopo la cocente eliminazione in Coppa Italia (sconfitta casalinga contro l'Inter, maturata negli ultimi minuti con un gol di Berti). L'allenatore, perciò, non ha potuto spiegare la sostituzione del portiere Mancini con Orsi: ufficialmente la dirigenza della Lazio ha fatto trapelare che il numero uno biancazzurro è rimasto vittima di un risentimento ad una coscia; ma la sensazione generale, piuttosto netta, è che il cambio possa essere stato imposto dal tecnico per la mezza "papera" di Mancini sulla rete di Mihajlovic. "Questo successo maturato a suon di gol ci restituisce serenità e morale. Basta con le polemiche, non giovano a nessuno, anzi fanno decisamente male alla squadra. Noi giocatori siamo tutti uniti. E siamo dalla parte di Zeman", ha aggiunto l'attaccante della Lazio, smentendo decisamente che all'interno dello spogliatoio ci siano dissapori. Visibilmente contrariato, invece, Eriksson: "Più che una partita di tennis, mi è sembrato che si trattasse di un incontro di pallamano", ha sottolineato il tecnico della formazione ligure. "La nostra partita è finita sul tre a uno per la Lazio. Ci siamo sbilanciati e abbiamo lasciato libere delle autostrade verso Pagotto", ha ammesso. Poi, l'affermazione che non t'aspetti: "Le voci che mi davano alla Lazio per la prossima stagione mi hanno disturbato. Ma io sono della Sampdoria e penso soltanto alla Sampdoria".

Fonte: Corriere della Sera