Domenica 23 maggio 1999 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Parma 2-1

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23 maggio 1999 Campionato di Serie A 1998/99 - XXXIV giornata

LAZIO: Marchegiani (26' Ballotta), Negro, Nesta, Mihajlovic, Favalli, Sergio Conceicao (59' Stankovic), R.Mancini (85' Fernando Couto), Almeyda, Nedved, Salas, Vieri. A disp. Lombardo, Pancaro, De La Peña, Gottardi. All. Spinosi - DT Eriksson.

PARMA: Buffon, Thuram, Sensini (77' Apolloni), Cannavaro, Sartor (64' Mussi), Fuser, D. Baggio, Boghossian, Vanoli, Fiore (83' De Angelis), Chiesa. A disp. Micillo, Nista, Tarana. All. Malesani.

Arbitro: Bazzoli (Merano).

Marcatori: 27' Salas, 54' Vanoli, 76' Salas.

Note: giornata estiva, terreno in perfette condizioni. Ammoniti: Mancini per proteste. Angoli 8-0 per la Lazio.

Spettatori: 73.967, incasso (record assoluto Lazio) 3.614.778.112 (paganti 39.609 per 2.506.735.000 lire, abbonati 34.358 per 1.108.043.112 lire).

Il biglietto della partita
Cragnotti con la Coppa delle Coppe appena vinta
La delusione negli occhi di Salas e Vieri al termine dell'incontro
Conceicao desolato in panchina

Lacrime Lazio sullo scudetto Milan. Le versano i giocatori in campo, ricambia l'Olimpico dalle sue tribune stracolme. Fatto salvo qualche deplorevole ma comunque marginale episodio, è un epilogo tanto amaro quanto composto e perfino toccante. Assaporato per tre lunghi mesi, il titolo svanisce sul più bello, e la fresca gioia di Birmingham per la prima affermazione internazionale con la coppa delle Coppe serve appena a rendere meno doloroso il commiato. Contro gli amici del Parma, un match quale doveva essere: il minimo indispensabile per portare a casa i tre punti, le orecchie tese a radioline e altrui sussulti, inclusi quelli che dopo poco più di un quarto d'ora segnalano erroneamente un Milan in svantaggio a Perugia. Finisce 2-1 per la Lazio, opposta più che all'intero Parma a un eccellente Buffon, di gran lunga migliore in campo, per niente disposto ad inchinarsi alla furia di Vieri. Finisce 2-1 ed è giusto che dopo settantasette giorni di astinenza e dopo una stagione (la prima in Italia) così straordinaria torni ad essere protagonista Salas. All'Olimpico si cominciò con una sua doppietta (Lazio-Cosenza 2-1 di coppa Italia il 9 settembre) e con una sua doppietta si chiude. Due colpi nell'area piccola, uno di fioretto e l'altro di sciabola, lo consacrano miglior cannoniere della Lazio '98-99, con le 15 reti in campionato cui vanno aggiunte le 8 nelle due coppe. Salas e Vieri, anche ieri trascinante, rappresentano la dote più importante di questa Lazio di Formula Uno, che la prossima stagione occuperà comunque un posto in prima fila nella griglia di partenza del campionato. Non potrebbe essere altrimenti, visto come ai soliti noti, tanto per cominciare, andrà ad aggiungersi un altro campione come Veron. Che all'Olimpico non c'è, causa provvidenziale infortunio. Privo anche di Crespo, Benarrivo, Longo, Asprilla, Balbo, Stanic e Orlandini, Malesani si arrangia come può, con tanto di panchina corta, occupata da due portieri (Micillo e Nista) e due primavera (Tarana e e De Angelis che alla fine metterà piede in campo). Eriksson dispone invece di tutti i titolari (si limiterà peraltro a una semplice staffetta Conceicao-Stankovic), ma essi viaggiano tra l'appagamento (Maiorca) e la speranza (Boskov). Ne nasce una partita che la Lazio "deve" per forza di cose vincere e che dunque, non foss'altro per questo e nonostante un Parma piuttosto compiacente, si può fare complicata. Tanto più se di mezzo c'è un giovanotto come Buffon, che nell'Olimpico vuole lasciare il segno (hai visto mai...) e che con le parate su Vieri (tre volte), Mihajlovic (due) e Nedved ci riuscirà perfettamente. Già, le complicazioni. Accade proprio questo nel secondo tempo, dopo il quasi indolore 1-0 del primo, con Salas lesto a sfruttare la solita punizione tranciante di Mihajlovic e il mezzo tiro di Negro in mischia, cui il Parma risponde con un'altra punizione doc, autore Chiesa, che schiaffeggia la traversa. Una ripresa che comincia con il pasticcio dei ritardi incendiari di Perugia, con Mancini che si piazza appena dentro gli spogliatoi davanti a un televisore collegato col Curi, e con l'arbitro Bazzoli che mostra un formidabile buon senso di fronte alle rimostranze orarie dei giocatori biancocelesti. Si riprende quasi in contemporanea con Perugia ma l'attenzione è così rivolta altrove che il brillante Vanoli in contropiede non può esimersi dal finire con tutto il pallone dentro alla porta difesa da Ballotta, che a suo tempo ha sostituito Marchegiani, colto da malessere passeggero. Mancano trentacinque minuti alla fine e siccome la speranza è l'ultima a morire, la Lazio insegue, cerca e alla fine ritrova quel successo buono alla fine solo per alimentare ulteriori rimpianti. Mancini-Negro-Salas, l'azione è bella, la conclusione del cileno ancora di più, la difesa del Parma un po' meno. Il resto è inutile attesa di un miracolo che non si materializza. E il finale è perfino struggente. Il più scosso, al di là' delle apparenze ? Eriksson. Impossibile dargli torto.

Più la gente applaude sugli spalti, più sale il magone dei laziali e cominciano a scendere copiose le lacrime sul volto dei giocatori. Stankovic abbraccia Mihajlovic ed in quello stare stretti c'è tutta la solidarietà per un momento che resta tragico e per ben altri motivi. Piange Paolo Negro, seduto sul campo, anche Sergio Conceicao non trattiene i lucciconi. Marcelo Salas resta con lo sguardo nel vuoto: la sua doppietta è stata inutile, nello spogliatoio lo raggiungerà poi il presidente Sergio Cragnotti per complimentarsi. Pietrificati gli sguardi degli altri, che fanno una fatica enorme a concludere il giro di campo per una festa (quella per la coppa Coppe) che oggi non può essere tale. Roberto Mancini, vicino ai 35 anni, vive con particolare pessimismo questo momento: "E' un mattone duro da digerire" si limita a dire. Capitan Nesta, forte della sua gioventù con la rabbia in corpo rilancia: "Vinceremo l'anno prossimo". Rimane la voglia di scomparire dal palcoscenico-stadio al più presto, per cercare di dimenticare in fretta questo scudetto scivolato via dopo averlo sentito proprio per quasi tre mesi. Chi riesce a non perdere il proprio "aplomb" è Sven Goran Eriksson. Hai voglia a girare attorno alle parole, puoi azzardare tutte le analisi possibili: questo però resterà lo scudetto perso dalla Lazio, e da Eriksson che non riesce a scucirsi da dosso questa immagine di perdente, quando si parla di campionato. "Ma in molti dimenticano che in oltre dieci anni in Italia soltanto qui a Roma ho avuto delle squadre per poter vincere. Nelle altre stagioni nemmeno i dieci migliori tecnici del mondo messi insieme avrebbero potuto vincere lo scudetto con le formazioni a mia disposizione". C'è un pizzico d'orgoglio nelle dichiarazioni dello svedese, ma resta il fardello di quello scudetto che non arriva: "Per quanto mi riguarda non sarà un peso particolare. Sto già pensando al futuro, alla prossima stagione e ripartiremo per vincere tutto. Comunque lo scudetto non è una maledizione per me". Si cerca di camuffare la delusione, ma poi lo stesso Eriksson ammette: "E' tanta l'amarezza. Ma personalmente era molto più forte otto giorni fa dopo il pareggio di Firenze. Lì abbiamo perso il primo posto ed abbiamo scoperto che vincere contro il Parma sarebbe potuto non bastare. Nonostante tutto abbiamo fatto un buon campionato. Tanti punti, superiori alla media inglese ideale. Abbiamo vinto più di tutti in trasferta, ma questo non è bastato". A questo punto è logico chiedersi dove si è sbagliato. "Non so. Posso dire Firenze, oppure Salerno, Venezia, Empoli, il derby, la Juve. Per me il motivo principale resta il fatto che all'inizio della stagione abbiamo avuto troppi infortuni. Datemi Nesta e Vieri dall'inizio: magari questo scudetto lo vinciamo con un mese di anticipo". Già, ma dopo quella partenza, la Lazio ha avuto comunque il pieno controllo del campionato. Anche sette punti di vantaggio sul Milan: è da quel momento che bisogna individuare l' errore. "Bah, io dico che Firenze è stata fondamentale. Spero proprio che saremo più fortunati con gli arbitri nella prossima stagione. Un anno fa il rigore-non rigore contro la Juve, nella partita decisiva all'Olimpico. Stavolta il rigore-non rigore su Salas...". Queste sono accuse sulla regolarità del campionato, ma poi lo svedese frena: "No, non credo che c'è motivo di pensare male". Ma questo Milan ha meritato lo scudetto ? "Sicuramente nel finale non ha sbagliato un colpo. Ma se i rossoneri sono stati più bravi di noi questo è accaduto per pochissimo. Anche meno di quel punto in classifica di differenza". Le ultime parole Eriksson le riserva giustamente al pubblico: "Favoloso. Mai visto un Olimpico così bello, pieno e festante. Capisco chi ha pianto, ma oggi l'ambiente ha mostrato grande maturità . Tutti insieme continueremo a vincere. Di sicuro".

Alcuni sostenitori della Roma che sbeffeggiavano un gruppo di tifosi laziali sono stati protagonisti di una serie di incidenti avvenuti nel dopopartita. Un romanista che attraversava piazza del Popolo in motorino è stato colpito con l'asta della bandiera da due laziali. Più o meno nello stesso momento, un tram pieno di laziali è arrivato in piazzale Flaminio mentre passava un gruppo di romanisti con le bandiere giallorosse. Immediato lo scontro: un fumogeno è stato lanciato contro un'auto della Polizia, due cassonetti rovesciati. Nel quartiere di Testaccio, storico cuore del tifo romanista, tifosi giallorossi hanno "festeggiato" la mancata vittoria dello scudetto della Lazio. Annullata la festa che era stata organizzata in piazza San Giovanni nel caso in cui la Lazio avesse vinto lo scudetto. Massimo Marianella e Fulvio Collovati, telecronisti di Tele+, sono stati contestati a lungo dai tifosi laziali ai quali sono saltati i nervi verso la fine della gara. I tifosi hanno lanciato ai due bottiglie di plastica. Malesani: "Il Milan ha meritato il titolo".

Fonte: Gazzetta dello Sport