Domenica 4 aprile 2004 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Siena 5-2

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4 aprile 2004 - 3094 - Campionato di Serie A 2003/04 - XXVIII giornata -

LAZIO: Sereni, Oddo, Stam, Mihajlovic, Zauri, Fiore (82' Fernando Couto), Albertini, Dabo, Cesar, S.Inzaghi (73' Muzzi), C.Lopez (40' Corradi). A disposizione: Casazza, Negro, Favalli, Liverani. Allenatore: Mancini.

SIENA: Fortin, Cufré, Juarez, Mignani, Guigou, D'Aversa (67' Ventola), Cucciari, Vergassola, Lazetic (67' Chiesa), Flo (80' Fernando Menegazzo), Taddei. A disposizione: G.Rossi, M.Innocenti, Berretti, Argilli. Allenatore: Papadopulo.

Arbitro: Sig. Dondarini (Finale Emilia).

Marcatori: 4' Cesar, 9' Guigou, 25' Taddei, 29' Fiore, 45' Cesar, 49' Cesar, 77' Corradi.

Note: ammoniti Albertini per gioco scorretto, D'Aversa e Cufré per proteste. Calci d'angolo: 4 - 4. Recuperi: 3' p.t., 3' s.t.

Spettatori: paganti 3.803 per un incasso di euro 68.581,00, abbonati 41.547 per una quota di euro 524.683,30.


Cesar Rodriguez Aparecido autore di una tripletta
Stefano Fiore in azione
Festa laziale

La Gazzetta dello Sport titola: "Cesar III, imperatore della Lazio. Il brasiliano mattatore con una tripletta: Siena travolto dal gioco sulle fasce di Mancini. Ai toscani fa male l'Olimpico: in due partite hanno incassato il 25% dei gol subiti in totale".

Continua la "rosea": Stadio difficile, l'Olimpico. Mai come ora. Non ditelo al Siena. Fosse per il presidente De Luca, lo chiuderebbe vita natural durante, lasciandoci magari dentro l'arbitro Dondarini. I toscani non perdevano dal 22 febbraio, quando la Roma su questo stesso prato rifilò loro sei gol a zero. Quarantadue giorni, due vittorie e tre pareggi dopo, ecco di nuovo l'impianto romano: la Lazio si ferma a cinque (a due), ma solo perché nell'ultimo quarto d'ora si fa accademia. E pensare che a un dato momento gli uomini di Papadopulo erano pure passati in vantaggio. Ma con una difesa così puntualmente impreparata sulle palle inattive, capace di consacrare uomo del match Cesar, autore della bellezza di tre reti, evento che molto difficilmente potrà ripetersi, è già molto essersi fermati lì. In due partite all'Olimpico il Siena ha preso il 25% dei gol subiti (11 su 44) nell'intera stagione. Vertigine da grande stadio, o forse, più semplicemente, la sfortuna d'essersi trovato due volte nel posto e nel momento sbagliato. Quanto al match di ieri, poi, c'è di mezzo anche la questione arbitrale: i primi tre gol della Lazio, tutti nati da altrettanti calci di punizione, sono stati contestati dai toscani, i primi due con buoni motivi. Sull'1-0 Inzaghi ha calciato d'astuzia servendo subito Cesar ma con palla in movimento, proprio la stessa irregolare modalità per la quale la Lazio aveva contestato il definitivo 2-2 dell'Udinese il 14 marzo. Sul secondo (il 2-2 di Fiore) e sul terzo (il 3-2 di Cesar) le posizioni di Inzaghi e Cesar profumano di fuorigioco, ma ci vogliono i fermi immagine della moviola per stabilire che nel primo dei due casi c'è posto per l'annullamento.

La Lazio non ha attaccanti capaci di brillare sotto porta, ma la semplicità con cui è andata ugualmente a bersaglio è stata assoluta. Partita condizionata dall'approssimazione delle difese (anche quella biancoceleste, Stam a parte, ha mostrato le sue crepe), ma soprattutto dalla capacità di entrambe le squadre di sfruttare in chiave offensiva le corsie esterne. Sulle ali di Fiore e Cesar la Lazio è decollata soprattutto quando Mancini ha rotto gli indugi affiancando una seconda torre (Corradi) a Inzaghi, togliendo lo spento Lopez. Erano passati quaranta minuti e due gol per parte, ma dopo quella mossa c'è stata solo la Lazio. Ancora fresca e vivace per poter tenere botta al Parma, all'Inter e a quant'altri hanno preso a correre all'inseguimento del quarto posto. Il Siena torna da Roma con le ossa rotte più nella forma che nella sostanza: è squadra tutto sommato ben viva, e forse se Papadopulo avesse osato qualcosa meno dello spregiudicato 4-3-3, infoltendo una metà campo in cui in mezzo Albertini e Dabo avevano le loro difficoltà, sarebbe stato meglio. La salvezza è ancora da timbrare, ma una ragionevole fiducia ha pieno diritto di cittadinanza. Mancini, costretto a fare a meno dello squalificato Giannichedda, ha lasciato in panchina Liverani, puntando su una coppia (Dabo-Albertini) ad alto rischio, visto che i due avevano collezionato in campionato dal 6 gennaio a oggi solo tre presenze da titolari ciascuno, senza mai vincere una partita. Albertini è stato in effetti a lungo in balìa di Vergassola e di una zona del campo dove anche Taddei e le avanzate di Guigou (peraltro insufficiente come terzino su Fiore) hanno pesato, al pari della scarsa assistenza fornita da Oddo.

Sull'altro versante, invece, la decisione di far riposare il neointerista capitan Favalli è stata premiata da una buona prestazione di Zauri, che ha spesso fatto da trampolino di lancio a Cesar. Su quella corsia Cufrè è stato letteralmente spazzato via. La Lazio è stata brava a non smarrirsi dopo l'uno-due del Siena, che ha ribaltato il match infilandosi sempre dalla stessa parte, prima con l'ex romanista Guigou (gran tiro da fuori dopo precedente superparata di Sereni su Vergassola), e poi con il probabile romanista Taddei, da assist dell'ex laziale Lazetic, che in contropiede ha tagliato a fette la difesa biancoceleste. Il Siena è rimasto in vantaggio per soli quattro minuti, poi Fiore in mischia ha pareggiato sfruttando il cross di Cesar e il fuorigioco di rientro di Inzaghi, sempre presente nel vivo delle altrui difese. Che fosse la giornata giusta di Cesar lo si è capito nel primo minuto di recupero, quando l'effetto Corradi ha provocato una punizione dal limite che Mihajlovic ha scaricato sulla barriera. La palla impazzita è piovuta proprio tra i piedi del brasiliano che poi è stato bravo e freddo nel battere Fortin. All'inizio della ripresa la Lazio ha chiuso subito (4') la pratica col gol e l'azione più bella. Inzaghi ha rubato palla al solito Cufrè e un Fiore sempre più... portoghese è stato bravissimo a cercare e trovare Cesar sul secondo palo. Partita finita, successivi cambi ininfluenti e gol di Corradi da terra, complice Fortin. Sabato a Torino contro la Juve sarà tutto più complicato.