Domenica 4 giugno 1995 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Brescia 1-0

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4 giugno 1995 - 2657 - Campionato di Serie A 1994/95 - XXXIV giornata

LAZIO: Marchegiani, Bacci, Favalli, Venturin, Negro, Chamot, Rambaudi, Fuser, Boksic (67' Casiraghi), L.Colucci, Signori. A disp.: Orsi, Bonomi, Nesta, De Sio. All. Zeman.

BRESCIA: Ballotta, Francini, Di Muri, Piovanelli, Baronchelli, Bonometti (84' Corini), Schenardi, Marangon, Neri, Giunta, Gallo. A disp.: Gamberini, Borra, Faini, Bernardi. All. A.Moro.

Arbitro: Dinelli (Lucca).

Marcatori: 90' L.Colucci.

Note: ammoniti Rambaudi e Negro per la Lazio, Gallo per il Brescia.

Spettatori: 56.000 circa.

Giuseppe Signori
Il goal decisivo di Colucci
Un momento della gara
Leonardo Colucci festeggiato dopo la marcatura

Nel giorno più brutto, la Lazio ha scavalcato il Parma agguantando il secondo posto, miglior piazzamento storico dopo il solitario scudetto datato 1974. Il calcio è fatto così. E il povero cronista è costretto, alla luce del risultato, a dissertare su questa Lazio indubbiamente lodevole ma irritantemente grigia nell'ultima partita, che ha sancito il trionfo in miniatura d'una squadra esaltata, alla fine, dal tripudio delle coorti biancoazzurre che in precedenza avevano però lanciato sibili d'insofferenza. Dunque una partitaccia. Affrontata dai laziali con ingiustificabile sufficienza e dal Brescia con altrettanta incomprensibile determinazione. Beh, per quasi novanta minuti, fino al gol, ci si è posti due interrogativi: perché una formazione ormai condannata potesse battersi con insolita e indomita rabbia; e perché la Lazio quasi snobbasse l'ultimo impegno al punto da rischiare di vanificare il sogno del secondo sorpasso stagionale dopo quello già realizzato sulla Roma. Per quasi un'ora e mezzo il Brescia, infatti, ha difeso il secondo posto del Parma molto meglio di quanto non faceva il medesimo Parma a Napoli. Le "rondinelle" hanno stritolato nella morsa di un disperato catenaccio Signori e Boksic, in evidente vacanza anticipata e sordi anche ai richiami del volenteroso Rambaudi che si sbracciava invano sulla destra. Il che ha messo in crisi l'incerta struttura biancoazzurra, alla quale l'apporto di Winter sembra essere prezioso. Neppure la buona notizia del vantaggio del Napoli sul Parma ha scosso più di tanto la Lazio.

Tant'è che qualche minuto dopo il boato della curva sud successivo al rigore di Agostini al San Paolo, la difesa romana ha concesso il lasciapassare ad un tal Gallo, ingenuo attaccante lombardo, il quale intimorito da cotanta benevolenza ha calciato incredulo e con scarsa convinzione, ed altrettanto incredulamente Marchegiani ha evitato il peggio parando con soffice tuffo. Nella ripresa non s'è visto di meglio, né di più. Signori ha accennato qualche guizzo d'antica memoria, senza alcun esito; Venturin, Fuser, il giovane Colucci e gli altri del centrocampo hanno remato a testa bassa e senza fantasia; Boksic non s'è mai svincolato dalla morsa per lui disposta da Baronchelli e compagni, fin quando non è stato, giustamente, sostituito da Casiraghi, il cui apporto però non è sembrato migliore; la difesa in blocco ha continuato ad affannare nei rari, ma sempre pericolosi, contropiedi bresciani; ed il povero Marchegiani è stato costretto ad esibirsi in altri due interventi prima uscendo coraggiosamente ancora sui piedi del fuggitivo Gallo, e successivamente due volte su iniziativa di Neri. Sul tramontar delle illusioni, il gol che ha restituito la voce ai tifosi e il sorriso ai distratti protagonisti d'una giornata, comunque, da dimenticare. La proposta, rabbiosa, è stata fatta da Venturin in una delle rare apparizioni costruttive: un laziale ed un bresciano hanno mancato l'intervento disorientando il bravo Ballotta e il giovane Colucci ha schiacciato abilmente in rete beffando il portiere. Un gol in zona Cesarini che ha regalato alla Lazio un successo poco meritato, e al tempo stesso il secondo posto, che legittimo o meno, resterà agli atti.

Non è festa grande, perché non s'è vinto niente. Né campionato, né coppa Uefa, né tantomeno la coppa Italia. Ma la gioia c'è comunque. A spiegarne il motivo è Sergio Cragnotti: "Al di là del secondo posto, sono contento per un altro motivo: la Lazio ha concluso davanti alla Roma, abbiamo ribadito l'egemonia cittadina dopo tanti anni di delusioni". Anche Zeman s'allinea: "Per me essere arrivato alle spalle della sola Juventus è una grande soddisfazione. Rimpianti? Sì, ci sono sempre per tutti", ammette onestamente il tecnico boemo. Che poi mette però le mani avanti: "Cercheremo di migliorarci ma questo non significa che dobbiamo arrivare a tutti i costi primi". E un Cragnotti inedito, quello che si presenta in sala stampa. Vicino a lui c'è Dino Zoff. Ma il presidente rimane zitto, parla solo per annunciare che la società non intende sostituire Gascoigne: l'unica possibilità di ingaggiare un quarto straniero è legata all'eventuale acquisto di un giovane nel ruolo di attaccante. E il proprietario della Lazio, dopo aver annunciato che i biancazzurri vogliono tenersi Winter e cercheranno di non far andare via Casiraghi, traccia un bilancio della stagione appena conclusa. Non prima di aver ricordato però di essere molto soddisfatto per i risultati raggiunti dalla squadra: "Ormai la nostra società è veramente competitiva. Nell'ultimo periodo, però, ci sono state parecchie critiche che, sinceramente, ritengo ingiustificate: fino a poco tempo fa il predominio delle formazioni del Nord era netto e schiacciante, abbiamo investito molto per migliorarci. E ritengo che questo sia avvenuto. Voglio ricordare, ha aggiunto, che abbiamo ottenuto vittorie eclatanti con Milan, Fiorentina, Foggia: la formazione è stata valorizzata e la società sta lavorando intensamente per raggiungere gli obiettivi che si è prefissa".

Cragnotti approfitta dell'occasione e detta le linee della Lazio che verrà. "Vogliamo essere ricordati come una squadra vincente, sono certo che il nostro sarà un futuro roseo". Si parla, inevitabilmente, di mercato. E qui arriva la brusca frenata: "Sono rimasto meravigliato per quello che è stato scritto nell'ultimo periodo. Noi non dobbiamo ricostruire l'organico ma solo "puntellarlo". Scusatemi, ma non riesco proprio a comprendere: abbiamo ceduto Gascoigne, ma l'abbiamo fatto per il bene suo e della Lazio. E vi garantisco che non si è trattato di una scelta di carattere finanziario: se fosse servito, avremmo tenuto Gascoigne. Ma il suo recupero sarà lento e difficile e per tornare al meglio ha bisogno di un ambiente adatto". Le voci di un dissesto economico e, quindi, della necessità di privarsi di alcuni giocatori molto appetibili devono aver notevolmente indispettito Cragnotti. "La Lazio non è in crisi finanziaria. Il gruppo che la controlla è sano e la società investirà solo quando servirà veramente l'acquisto di qualche giocatore", replica secco. "L'anno prossimo saremo pronti per lo scudetto. Piuttosto, mi dà fastidio che la squadra debba allenarsi al "Maestrelli". Una società come la nostra ha un'immagine internazionale da conservare: ho incontrato Mendoza in Spagna, mi ha fatto vedere il "Santiago Bernabeu". E ho provato invidia per il Real Madrid: la Lazio deve giocare all'Olimpico e noi non abbiamo la possibilità di gestire la pubblicità, né tantomeno i biglietti. Sono questi i problemi da risolvere", tuona Cragnotti. Il quale poi ha spiegato: "Avete visto l'Ajax? Bisogna curare il vivaio giovanile, è molto importante. Perché dovete considerarci presidenti scemi? L'obiettivo è quello di rinforzare il patrimonio per fare la Lazio del domani non quella del presente". E ancora, sulla campagna abbonamenti: "Vorrei che le tessere aumentassero, ma non è un problema. So già che saranno tra le trenta e le trentacinquemila, come in questi ultimi anni".

Fonte: Corriere della Sera