Domenica 7 novembre 1999 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Verona 4-0

Da LazioWiki.

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7 novembre 1999 - 2.862 - Campionato di Serie A 1999/00 - IX giornata

LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta (68' Couto), Mihajlovic, Pancaro, Conceição, Simeone, Veron (73' Sensini), Nedved, Boksic, Salas (64' Mancini). A disposizione: Ballotta, Gottardi, Marcolin, S.Inzaghi. Allenatore: Eriksson.

VERONA: Frey, G.Filippini (4' Laursen), Franceschetti, Apolloni, Falsini, Diana, Marasco, L. Colucci, Brocchi, Melis (77' Salvetti), Adailton (67' Spehar). A disposizione: Battistini, Anastasi, Piovanelli, Aglietti. Allenatore: Prandelli.

Arbitro: Sig. Racalbuto (Gallarate) - Guardalinee Sigg. Farneti e Longo - Quarto uomo Sig. Camerota.

Marcatori: 18' Veron, 22' Salas, 45' Negro, 63' Boksic.

Note: giornata serena, terreno in ottime condizioni. Ammoniti: Veron, Laursen, Colucci per gioco scorretto. Angoli 7-5 per la Lazio. Recuperi: 3' p.t. 5' s.t.

Spettatori: 42.926 di cui 36.676 abbonati. Incasso £.1.321.590.722.

Le squadre al centro del campo prima dell'inizio del match
Juan Sebastian Veron scocca il tiro dalla bandierina...
... e la palla, con una traiettoria ad effetto, finisce in rete
Un altro fotogramma della rete del centrocampista argentino
Marcelo Salas insacca di testa il 2-0 biancoceleste
Un altro fotogramma della rete dell'attaccante cileno
L'esultanza di Marcelo Salas
Paolo Negro porta a tre le reti laziali
Alen Boksic per la quaterna biancoceleste
Marcelo Salas in azione

Contro il Verona la Lazio sfodera una partita superlativa che non lascia scampo agli scaligeri. I biancazzurri premono subito sull'accelleratore mettendo all'angolo i veneti che stentano ad arginare gli attacchi dell'undici di Eriksson. Già al 18' lo stadio esplode per una magia del fuoriclasse argentino Veron che segna direttamente da calcio d'angolo con un missile ad effetto che il portiere gialloblù Frey può solo osservare mentre s'insacca. Non passano neanche 5 minuti e la Lazio raddoppia: angolo di Veron (che per poco non insacca di nuovo) e palla colpita da Salas che di testa fulmina il malcapitato portiere scaligero. Verona in bambola e Lazio vicina alla terza marcatura con una punizione di Mihajlovic che si stampa sulla traversa.

L'appuntamento al goal è però rimandato di poco. Infatti al 45', su cross di un Veron in giornata di grazia, è Negro ad insaccare di testa alle spalle dell'estremo difensore veronese. La ripresa non vede la musica cambiare: Lazio costantemente in attacco e Verona a limitare i danni. Al 63' arriva il quarto goal ad opera di Boksic che, servito divinamente da Simeone, trafigge imparabilmente Frey. Per il croato è una rete significativa perché arriva dopo 609 giorni di astinenza all'Olimpico. Fino alla fine della gara è un monologo biancazzurro che però non porta altre emozioni. Grazie a questa vittoria la Lazio allunga in classifica: biancazzurri a quota 21, seguiti da Juventus a 18 punti e Milan a 17.


La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio ne inventa un'altra. Dopo le punizioni di Mihajlovic scopre i corner di Veron: è lui a schiantare il Verona. L'argentino è stato micidiale dalla bandierina: un gol, un assist a Salas, pericoli in serie. Suo anche il cross per il 3-0 di Negro. Verona del tutto impotente in una gara senza storia. A segno anche Boksic".

Continua la "rosea": Si moltiplicano gli esperti di balistica della Lazio. Nel giorno in cui Mihajlovic evita di abusare dei propri muscoli, ecco Veron. Comincia a calciare corner dall'angolo per lui giusto, quello al confine tra la Tevere e la Curva sud, così da consentire al piede destro di colpire il pallone d'interno, a rientrare. Risultato, il Verona, troppo ingenuo per calcare certi campi senza incappare in severissime lezioni, è spazzato via in una ventina di minuti. 4-0 e i tre gol del primo tempo arrivano tutti da lì. Il calcio d'angolo iniziale è un avviso ai naviganti, Frey è superato e Salas finisce in rete al posto del pallone che passa via. Il secondo è un vero e proprio s.o.s, Frey è ancora superato e a salvarlo ci pensa... Simeone che rinvia più o meno sulla linea. Il terzo è gol, perché Veron decide di far da solo (anche se poi confesserà una certa casualità nel gesto) e infila il pallone all'incrocio dei pali opposto, con Frey che non ha ancora aggiustato la propria posizione. Il quarto è 2-0, perché sempre sul secondo palo Salas trova il tempo giusto per inzuccare in gol sopra la testa di Falsini, del portiere nemmeno a parlarne. Il quinto e il sesto vengono calciati dalla parte opposta, Veron usa il destro "a uscire" e nella prima circostanza costruisce il colpo al volo di Mihajlovic dal vertice dell'area di rigore più lontano, tiro fuori ma spettacolo puro. Il settimo e ultimo corner del primo tempo (e dell'intera esibizione di Veron) è 3-0 un attimo dopo la delusione dell'Olimpico per aver visto Nedved calciarlo corto. Il fatto è che l'argentino è in ritardo, ma non abbastanza da non pretendere il pallone sulla tre quarti: il cross parte da lì e la zuccata buona, sempre sotto disattenta osservazione di Falsini e Frey, è di Negro. E' tutta qui la partita che allunga la fuga della Lazio, l'unica squadra italiana in grado di ottimizzare, variando, le sempre più importanti "palle inattive". Al contrario dell'approccio un po' supponente con cui fu affrontato il Lecce, stavolta la concentrazione è stata massima fin dai primi minuti. Va detto che Veron e il Verona distano molto più della vocale che li separa. E dove non sono arrivati i colpi di stecca dell'argentino, c'è stato il resto. A cominciare da Nesta, che dopo l'infortunio si è ripresentato in forma azzurra per la gioia di Zoff, provvidenziale riacciacco anticonvocazione a parte.

Per passare alla essenzialità di Salas e Boksic, autore nella ripresa del quarto gol, l'unico su azione manovrata, una stoccata di destro in corsa su assist verticale di Simeone. Questi non ha fatto rimpiangere lo squalificato Almeyda, un pizzico di pressing in meno ma tanta quantità e addirittura qualcosina di più in avanti. Il match non ha richiesto particolari performance da parte dei due esterni di centrocampo, Conceiçao e Nedved, le cui interpretazioni tattiche sono spesso decisive, ma che stavolta si sono quasi potuti astenere. A scanso di equivoci, e in attesa di pesare un Verona che dopotutto la domenica precedente aveva fermato sullo 0-0 il Milan, Eriksson aveva schierato la Lazio migliore (fatto salvo Almeyda), per otto undicesimi naturalmente diversa da quella maramalda di martedì a Kiev. Solo Negro, Pancaro e Simeone hanno timbrato due volte il cartellino, senza accusare alcun sintomo di overdose da calcio. Dopo un'ora di gioco, a 4-0 acquisito, Eriksson ha potuto far circolare la panchina: si è rivisto Mancini, poi largo anche a Couto e Sensini, per centellinare le risorse di Salas, Nesta e Veron. E peccato che il regolamento non abbia consentito al tecnico svedese di spaziare oltre nelle sostituzioni. Considerazione che chiama in causa il Verona. Non era questa la partita in cui andare a racimolar punti, ma la sensazione di fragilità che abbiamo ricavato nell'osservare i veneti consegnarsi al nemico è stata assoluta. Prandelli ha tentato il 4-5-1, col solo Adailton, che ha buona tecnica ma l'aria d'essere un po' troppo per bene, lasciato in avanti. Un'ipotesi di trincea che si è dissolta non appena la Lazio ha deciso di usare l'aviazione. Il Verona, che ha qualche giocatorino rapido ed efficace palla a terra (Brocchi Cristian|Brocchi]], Marasco, Colucci), ha denunciato totale incapacità di opporre contromisure adeguate. Ben presto la partita è diventata quasi un'amichevole. Il giusto per far allenare anche Marchegiani e per far divertire la gente. Che continua ad essere inspiegabilmente poca, appena 43 mila tra paganti e abbonati. La prossima volta Olimpico esaurito, poco ma sicuro. Per forza, è Roma-Lazio.